lunedì 2 gennaio 2012

"NON E' CORRUZIONE, MA LOBBYING"

  Ma che ne pensano gli amministratori delle  città? Alla domanda intesa ad accertare se la corruzione esiste nei confronti degli eletti e degli amministratori delle comunità, gli interessati rispondono con frasi che rassicurano o con dei pensieri contorti del tipo:"In passato, pratiche di questo tipo sono certamente esistite ma bisogna considerare che tali pratiche sono quasi scomparse al giorno d' oggi...", "ci sono sempre e ovunque delle pecore nere , ma sarei molto sorpreso se la corruzione  esistesse realmente e in modo diffuso", " Oggi è diventata più visibile di prima, si è più sorvegliati, ci sono meno ingenuità", "che cosa intendete con corruzione, è vasta, la corruzione... dov' è  che  comincia e dove  si ferma?" Se voi mi chiedete se delle società ammorbidiscono responsabili politici  facendo scivolare verso di loro delle buste, vi rispondo che è possibile, se ne sente parlare, ma non è la stessa cosa che in Sicilia. Se invece voi mi interrogate sul lobbying, sì, questo esiste, è un po' l'espressione della democrazia, la volontà di persuadere l'eletto può passare per delle procedure  a volte un pò al limite, ma non ho mai assistito a degli arricchimenti personali... ".
La corruzione è una dimensione sistematica legata al processo di privatizzazione", si può leggere in una relazione dell'internazionale dei servizi pubblici (ISP) consacrata recentemente alla valutazione dei vantaggi e degli inconvenienti della gestione pubblica e privata del settore dell'acqua. L'opinione è interessante  se la si  compara con le parole degli eletti. Infatti, la corruzione esiste in questo settore ad un livello considerevole, e non soltanto in Francia.
 L'ex direttore del Fondo Monetario Internazionale, Michel Camdessus, lo ha lui stesso affermato senza ambiguità presentando, nel marzo 2003, una relazione sul finanziamento delle infrastrutture d'accesso all'acqua nel mondo. Una relazione che i principali attori dell'acqua avrebbero preferito vedere definitivamente insabbiata tanto è allarmante, e soprattutto perché, dinanzi all'ampiezza della corruzione, egli non esita a chiamare tutti gli osservatori (associazione, agenti pubblici o privati..) ad intensificare la vigilanza ed a denunciare le pratiche incerte che avessero  constatato. La relazione enumera alcune situazioni tipiche:"Une società può essere indotta a pagare per apparire sull'elenco degli offerenti qualificati o per limitare il numero di questi offerenti. Essa può essere indotta a pagare per ottenere una bassa valutazione di un bene pubblico destinato ad essere ceduto in gestione o venduto, oppure può essere indotta a pagare per essere avvantaggiata in un processo di selezione...".
Vi si possono aggiungere alle pratiche discutibili ed altre anomalie regolarmente individuate da parte dei controllori pubblici il principio detto del "diritto di accesso". Quest'ultimo, diventato completamente illegale in Francia dal 1995 con la legge Barnier ma che sopravvive sotto forme appena più sottili, consiste nel versare alla comunità che fa la gara d'appalto una somma di denaro cospicua. Gli utenti, che lo ignorano, non ci vedono ovviamente dei problemi, tanto più che ignorano anche il fatto che questa "generosità" non costa nulla al gruppo privato; essa verrà  rimborsata senza che gli utenti ne sappiano nulla sulle loro fatture. In una parola, l'operazione permette all'eletto di accantonare delle somme notevoli nei conti del suo comune, somme che non dovranno essere richieste agli elettori sotto forma di maggiori tasse molto impopolari, ma che tuttavia saranno ugualmente loro prelevate. Grazie a questa misura, alcuni eletti possono essere confermati nelle loro cariche, ad ogni tornata elettorale.


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