venerdì 9 marzo 2012



Spagna sull'orlo della siccità

PAOLA DESAI
2012.03.07

La Spagna sta vivendo l'inverno più secco da quando esistono dati precisi sulle piogge, cioè dagli anni '40 del 1900. E la mancanza di pioggie fa temere un nuovo ciclo di siccità, anche se per il momento il problema più immediato è piuttosto l'inquinamento atmosferico nei grandi centri urbani, da Madrid e Barcellona a Siviglia e altre città. La causa immediata della mancanza di pioggia è un persistente anticiclone che da mesi sta fermo sul golfo di Biscaglia: l'alta pressione assorbe le perturbazioni - anzi, burrasche - in arrivo dall'Atlantico che di solito si abbattono sulla penisola iberica dalla costa cantabrica. Si tratta di una ramificazione dell'anticiclone delle Azorre, spiegano i meteorologi, e nel breve termine non si muoverà - dunque niente pioggie.
Da dicembre dunque sono caduti sulla Spagna meno di 60 litri per metroquadro - nel 1980-81, anno del precedente record, ne erano caduti 86 litri. La Spagna ha così accumulato un deficit del 40% nell'attuale anno idrologico, che si usa contare da ottobre. Non è ancora una situazione di emergenza, spiegava al quotidiano el Paìs il capo dell'Agenzia spagnola di Meteorologia in Catalogna, Antoni Vives: le riserve d'acqua nel paese si mantengono intorno al 62% del totale («stiamo vivendo di rendita sul 2009 e 2010, che sono stati anni molto piovosi»). Ma certo queste riserve si stanno abbassando, e la cosa preoccupa perché di solito è proprio adesso che bacini e falde idriche si riempiono: poche piogge estive sono poco rilevanti sul bilancio idrologico dell'anno, ma se le riserve d'acqua non si rinnovano in inverno, la situazione può diventare critica. Alcune regioni più secche, come le Canarie, l'Andalusia e parti meridionali della Castiglia, già temono il peggio; l'associazione degli agricoltori del Guadalquivir ha calcolato che se non pioverà in primavera andrà perso il 40% del raccolto di olive. Per il momento, dice il meteorologo capo, «è una siccità significativa ma non eccezionale. Dipenderà tutto da cosa succederà in primavera, il periodo di maggiori piogge nella nostra meteorologia».
Nell'immediato, il problema è piuttosto l'inquinamento urbano. Barcellona e Madrid si ritrovano sotto una spessa cappa di inquinamento, riferiscono i giornali spagnoli. Da una settimana la presenza di particolato (le microscopiche particelle solide di sostanze tossiche) nell'aria si è mantenuta su medie alte. A Barcellona ha raggiunto i 70 microgrammi per metro cubo in pieno centro urbano (il massimo tollerabile per gli standard europei è 40 microgrammi per metro cubo). A Madrid, tra media di gennaio e febbraio, sono stati registrati in media 60 microgrammi di biossido di azoto per metro cubo, ma in certe zone sono stati raggiunti 100 microgrammi. Siviglia, Bilbao, tutte le aree urbane registrano tra 50 e 70 microgrammi per metro cupo di particolato, cioè concentrazioni pericolose. La cosa è quasi ovvia: la principale fonte di inquinamento atmosferico urbano è il traffico dei veicoli, che emettono gas e particolato; questo continua ad accumularsi, a meno che arrivino le piogge a «lavare» l'aria. L'inquinamento atmosferico contribuisce ad aggravare malattie respiratorie - secondo un'indagine europea citata dal Paìs, nella sola area di Barcellona l'inquinamento atmosferico incide per 3.500 morti all'anno. Che fare? Gruppi ambientalisti accusano: la Spagna non ha un piano nazionale per la qualità dell'aria, non ci sono piani d'emergenza per intervenire quando l'inquinamento supera i livelli di guardia: limitare il traffico, ad esempio, come avviene in molte città europee. «Succede ogni anno, e ogni volta è lo stesso: bisogna sperare nella pioggia, perché l'amministrazione non vuole prendere misure impopolari», critica Greenpeace Spagna.

http://www.ilmanifesto.it/attualita/terra-terra/manip2pz/4f579aeae428b/

martedì 6 marzo 2012



Se Roma vuole l'acqua, la paghi. E' questo il senso del vertice istituzionale convocato dal "principe reggente" di Filettino, l'avvocato Carlo Taormina cui parteciperanno il comune, la Regione Lazio e l'Acea e che avrà per tema lo sfruttamento delle risorse idriche di cui il paese ciociaro dispone. (nella foto, il vessillo con tanto di stemma del Principato di Filettino).
E' il primo passo di una battaglia lanciata da comune guidato da Luca Sellari che alla fine del 2011, con tanto di assemblea costituente, si è autoproclamato autonomo, con l'ambizione di diventare una sorta di Principato. La piccola San Marino del Lazio, insomma, rivendica i suoi diritti proprio a partire dall'acqua, da quella immensa ricchezza rappresentata da uno dei più grandi bacini idrici d'Europa a servizio di Roma e di molti territori della provincia, ma che alle casse del comune non porta alcun vantaggio economico.
Così Filettino, per voce di Carlo Taormina, tenta la via diplomatica chiamando a raccolta il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, l'assessore regionale all'ambiente Marco Mattei, il commissario straordinario per l'emergenza Massimo Sessa e il presidente della società Acea.
"Filettino – spiega Taormina – non intende subire passivamente iniziative pregiudizievoli per l'ambiente, per l'economia e la vita dei cittadini ed intende ottenere adeguate misure risarcitorie in termini di risorse economiche e di interventi infrastrutturali, attraverso i quali perseguire l'obiettivo del rilancio turistico e dell'occupazione del territorio. Il Principato – prosegue Taormina – è certo che l'istituendo tavolo di lavoro, se fondato su equilibrio, competenze e necessarie sensibilità sociali, saprà impedire il ricorso ad operazioni anche intransigenti per tutelare la popolazione ed è sicuro di poter contribuire all'eliminazione degli sprechi cui la Regione Lazio è costretta per la presenza di arsenico nelle acque, che dovrebbero essere sostitute da quelle provenienti dalla Fonte del Pertuso".
http://www.dimmidipiu.com/cronaca-frosinone/13248-filettino-non-molla-roma-scroccona-ci-paghi-lacqua.html

 


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DELIBERAZIONE 1 MARZO 2012 
74/2012/R/IDR 

AVVIO DI PROCEDIMENTO PER LADOZIONE DI PROVVEDIMENTI TARIFFARI E PER 
LAVVIO DELLE ATTIVITÀ DI RACCOLTA DATI E INFORMAZIONI IN MATERIA DI SERVIZI 
IDRICI 


L'AUTORITÀ PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS 


Nella riunione del 1 marzo 2012 

VISTI

 la direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 ottobre 
2000 che istituisce un “quadro per l'azione comunitaria in materia di acque”; 
 la legge 14 novembre 1995, n. 481, recante “Norme per la concorrenza e la 
regolazione dei servizi di pubblica utilità. Istituzione delle Autorità di 
regolazione dei servizi di pubblica utilità”; 
 il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e, in particolare, gli articoli 141, 
comma 2,  151, 154, comma 1 e 170, comma 3, lettera l); 
 la sentenza della Corte costituzionale n. 26 del 2011; 
 il decreto legge 13 maggio 2011 n. 70, come convertito nella legge 12 luglio 
2011 n. 106 e, in particolare, l’art. 10 commi 14 e 15; 
 il decreto del Presidente della Repubblica 18 luglio 2011, n. 116, recante 
“Abrogazione parziale a seguito di referendum dell'articolo 154, comma 1, del 
Dlgs 152/2006 in materia di tariffa del servizio idrico integrato” (di seguito: dPR 
n.116/11); 
 il decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, come convertito nella legge 22 
dicembre 2011, n. 214 e, in particolare, l’articolo 21; 
 la deliberazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas (di seguito: Autorità) 
29 dicembre 2011, GOP 63/11; 
 la deliberazione dell’Autorità 2 febbraio 2012, 29/2012/A/idr. 

CONSIDERATO CHE:  

 il quadro legislativo ha definito, tra gli altri, i seguenti compiti di regolazione e 
controllo in materia di servizi idrici: 
a) definire i livelli minimi di qualità del servizio, sentite le Regioni, i gestori e 
le associazioni dei consumatori, esercitando, allo scopo, poteri di 
acquisizione di documenti, accesso e ispezione nonché poteri sanzionatori, in 
caso di inosservanza, in tutto o in parte, dei propri provvedimenti; 
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b) predisporre una o più convenzioni tipo, di cui all'articolo 151 del decreto 
legislativo 3 aprile 2006, n. 152; 
c) definire le componenti di costo per la determinazione della tariffa relativa ai 
servizi idrici per i vari settori di impiego dell'acqua, anche in proporzione al 
grado di inquinamento ambientale derivante dai diversi tipi e settori di 
impiego e ai costi conseguenti a carico della collettività; 
d) predisporre il metodo tariffario per la determinazione, con riguardo a 
ciascuna delle quote in cui tale corrispettivo si articola, della tariffa del 
servizio idrico integrato, sulla base della valutazione dei costi e dei benefici 
dell'utilizzo delle risorse idriche e tenendo conto, in conformità ai principi 
sanciti dalla normativa comunitaria, sia del costo finanziario della fornitura 
del servizio che dei relativi costi ambientali e delle risorse, affinché siano 
pienamente attuati il principio del recupero dei costi ed il principio "chi 
inquina paga";  
e) approvare le tariffe predisposte dalle autorità competenti; 
f) verificare la corretta redazione del piano d'ambito, esprimendo osservazioni, 
rilievi e impartendo, a pena d'inefficacia, prescrizioni sugli elementi tecnici 
ed economici e sulla necessità di modificare le clausole contrattuali e gli atti 
che regolano il rapporto tra le Autorità d'ambito territoriale ottimale e i 
gestori del servizio idrico integrato;  
g) emanare direttive per la trasparenza della contabilità delle gestioni e valutare 
i costi delle singole prestazioni, definendo indici di valutazione anche su 
base comparativa della efficienza e della economicità delle gestioni a fronte 
dei servizi resi;  
h) formulare proposte di revisione della disciplina vigente, segnalandone altresì 
i casi di grave inosservanza e di non corretta applicazione;  
i) predisporre annualmente una relazione sull'attività svolta, con particolare 
riferimento allo stato e alle condizioni di erogazione dei servizi idrici e 
all'andamento delle entrate in applicazione dei meccanismi di 
autofinanziamento, da trasmettere al Parlamento e al Governo; 
 l’articolo 21, commi 13 e 19, del decreto legge n. 210/11, come convertito in 
legge n. 214/11, ha stabilito che “sono trasferite all’Autorità per l’energia 
elettrica e il gas le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi 
idrici”, da esercitarsi con i medesimi poteri attribuiti all’Autorità stessa dalla 
legge n. 481/95; 
 l’individuazione della totalità delle funzioni spettanti all’Autorità, è demandata 
al dPCM di cui all’articolo 21, comma 19, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 
201, come convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214; e ciò anche in 
relazione alle funzioni già attribuite alla Commissione nazionale per la vigilanza 
sulle risorse idriche dall’articolo 161 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 
152, e dalle altre disposizioni vigenti alla data di entrata in vigore del decreto 
legge n.70/11 e di cui l’articolo 10, comma 15, del medesimo decreto legge ha 
disposto il trasferimento. 





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CONSIDERATO, INOLTRE, CHE

 con lettera del 24 febbraio 2012, inviata in copia anche ai Presidenti delle 
Regioni, il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha 
segnalato all’Autorità “l’esigenza di dare attuazione a quanto stabilito dalla 
Corte Costituzionale, con la sentenza 26/2011, in merito all’abrogazione del 
comma 1 dell’articolo 154 del D.Lgs. 152/06 relativo “all’adeguata 
remunerazione del capitale investito”, così come stabilito dal DPR 18 luglio n. 
116”; 
 nella medesima lettera del 24 febbraio 2012, il Ministro dell’Ambiente e della 
Tutela del Territorio e del Mare ha chiarito che “il provvedimento in materia 
tariffaria debba essere adottato anche nelle more dell’emanazione del DPCM 
attuativo di cui all’articolo 21, comma 19, del DL 6 dicembre 2011, numero 201, 
convertito in legge 22 dicembre 2011 numero 214”. 

CONSIDERATO, ALTRESÌ, CHE

anche nel caso particolare dei servizi idrici: 

 l’articolo 2, comma 20, lettera a), della legge n.481/95 prevede che l’Autorità, 
per lo svolgimento delle proprie funzioni, richiede, ai soggetti esercenti il 
servizio, informazioni e documenti sulle loro attività;  
 l’articolo 2, comma 22, della legge n.481/95 stabilisce che le pubbliche 
amministrazioni e le imprese sono tenute a fornire all’Autorità, oltre a notizie e 
informazioni, la collaborazione per l’adempimento per le sue funzioni. 

CONSIDERATO, INFINE, CHE

 sono disponibili banche dati, presso enti e amministrazioni locali e regionali, 
nonché banche dati nazionali che contengono un insieme di informazioni che, 
ancorché non complete, sono comunque necessarie per lo svolgimento delle 
funzioni di regolazione e controllo in materia di servizi idrici. 

RITENUTO CHE

 al fine di definire una regolazione del settore che tenga conto dei principi 
indicati dalla normativa europea e nazionale, garantendo adeguati livelli di 
qualità del servizio, sia commerciale (ad esempio, avvio e gestione del rapporto 
contrattuale; accessibilità e continuità del servizio) che tecnica (ad esempio, 
livello di pressione) e di prestazione (ad esempio, percentuale minima di 
popolazione servita; percentuale di realizzazione degli investimenti previsti, 
quantità minima garantita), sia necessario acquisire un quadro completo dei dati 
e delle informazioni rilevanti in tema di servizi idrici; e che sia a tal fine 
necessario integrare quanto già contenuto nelle banche dati esistenti mediante 
richieste specifiche nei confronti delle Regioni, degli enti locali, nonché di ogni 
altro soggetto pubblico o privato a qualunque titolo operante nei servizi idrici. 


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RITENUTO, ALTRESÌ, CHE

 nell’ambito della leale collaborazione istituzionale, al fine di pervenire nel più 
breve tempo possibile ad un quadro regolatorio certo, sia necessario avviare con 
la massima celerità un procedimento per la predisposizione di una metodologia 
per la determinazione della tariffa dei servizi idrici e per la connessa regolazione 
della qualità dei servizi medesimi, in conformità con i principi della normativa 
comunitaria e nazionale ed in modo da coniugare l’inderogabile esigenza di 
aumento delle infrastrutture nel settore idrico con il quadro normativo risultante 
dal dPR n.116/11; 
 la predisposizione della suddetta metodologia rientri nelle funzioni trasferite 
all’Autorità per effetto dell’articolo 21, commi 13 e 19, del decreto legge 6 
dicembre 2011, n. 201, come convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214; 
 nel corso del suddetto procedimento dovrà in ogni caso tenersi conto delle 
determinazioni assunte con il dPCM di cui all’articolo 21, comma 19, del 
decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, come convertito dalla legge 22 dicembre 
2011, n. 214 


DELIBERA 


1. di avviare un procedimento per l’adozione di provvedimenti tariffari in materia di 
servizi idrici, volto ad adeguare la regolazione tariffaria ai principi indicati dalla 
normativa europea e nazionale, garantendo adeguati livelli di qualità dei servizi 
medesimi; in particolare, in sede di prima applicazione, di specializzare il 
procedimento alle attività che compongono il servizio idrico integrato; 
2. di dare mandato agli uffici dell’Autorità di formulare, nei confronti delle Regioni, 
degli enti locali, nonché di altri soggetti pubblici o privati a qualunque titolo 
operanti nei servizi idrici, richieste di dati e informazioni necessarie per ricostruire 
un quadro sistemico e completo del settore idrico, anche mediante la collaborazione 
di altre pubbliche amministrazioni; 
3. di proseguire la collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del 
Territorio e del Mare di cui alla deliberazione 29 dicembre 2011, GOP 63/11, anche 
al fine di precisare i rispettivi ambiti di competenza; 
4. di dare mandato, nelle more della necessaria riorganizzazione della struttura 
dell’Autorità, al Gruppo di lavoro istituito con deliberazione 2 febbraio 2012, 
29/2012/A/idr, per lo svolgimento dell’attività di cui al precedente punto 1 e, in 
collaborazione con il Dipartimento Affari Legislativi e Relazioni Istituzionali, per lo 
svolgimento delle attività di cui al precedente punto 2;  
5. di trasmettere la presente deliberazione al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del 
Territorio e del Mare, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alle Regioni; 
6. di pubblicare il presente provvedimento sul sito internet dell’Autorità 
www.autorita.energia.it. 


1 marzo 2012  IL PRESIDENTE 
 Guido Bortoni 

PREVISTI INTERVENTI PER 65 MILIONI DI EURO

Acqua all'arsenico: nuova proroga a emergenza
A rischio ancora 716mila persone nel Lazio

La governatrice Polverini ha ottenuto uno spostamento al 31 dicembre 2012 dello stato emergenziale per portare i livelli del metallo sotto i 10 mg. Coinvolti 83 comuni

ROMA - La questione arsenico è tutt'altro che archiviata nel Lazio. Il presidente della Regione Renata Polverini, in qualità di commissario delegato, ha chiesto ed ottenuto dal Governo una proroga allo stato di emergenza sino al prossimo 31 dicembre 2012. Al momento sono ancora 83 i comuni coinvolti tra Roma, Latina e Viterbo, per un totale di 756mila abitanti che dovranno ancora fare i conti con la presenza del pericoloso metallo nell'acqua, con concentrazioni tali da metterne a rischio la potabilità.

ANCORA EMERGENZA - Una proroga allo stato emergenziale che la dice tutta sulla inadeguatezza degli interventi sino ad oggi messi in campo proprio luce della deroga concessa dall'Unione europea che chiude un occhio sulla concentrazione consentita innalzando il livello a 20 microgrammi. Tutto ciò quando la legge vigente considera il limite massimo a soli 10 microgrammi litro, in ossequio agli studi dell'Oms sulle soglie di arsenico oltre le quali la salute dell'uomo viene seriamente compromessa (l'arsenico è una sostanza altamente cancerogena, ndr).
INTERVENTI PREVISTI - Imponente la quantità degli interventi in emergenza calendarizzati per portare il livello di arsenico sotto i 10 microgrammi, visto che l'Unione europea difficilmente consentirà il superamento di questo limite oltre il 2012, pena un procedura d'infrazione. In tutto 65 milioni di euro serviranno per portare a compimento tutti gli interventi previsti: risanamento acquedotti, dearsenizzatori, potabilizzatori e quanto altro sarà necessario. In tutto 39 progetti da portare a termine a carico di Acqualatina, Acea Ato 2 o appaltati dalla Regione, da un minimo di 100mila ad un massimo 8,3 milioni di euro (tanto costa, ad esempio, la nuova addutrice idrica da Ninfa a Cisterna di Latina). Ma i tempi per realizzare tutto si sono dilatati rendendo necessaria la proroga dell'emergenza per il Lazio.
PROROGA GOVERNATIVA - Come recita la nota del consiglio dei Ministri dello scorso 5 marzo «La proroga, chiesta dal Commissario delegato – Presidente della Regione Lazio, si è resa necessaria per garantire il completamento degli interventi di potabilizzazione di carattere straordinario e urgente approvati il 14 marzo 2011 e finalizzati a ricondurre le concentrazione di arsenico entro i limiti stabiliti dalla Commissione europea, oltre che a salvaguardare da possibili gravi rischi a interessi pubblici primari quali la salute e l’igiene pubblica».
COMUNI COINVOLTI - Scrive ancora il Governo: «In particolare, secondo la relazione sullo stato di avanzamento dei lavori predisposta dalla struttura del Commissario delegato, per i Comuni delle Province di Latina e Roma (30 in totale con il coinvolgimento di circa 470 mila abitanti) il rientro nei parametri consentiti sarebbe imminente grazie agli interventi già avviati. Più difficile, invece, il lavoro sui 53 Comuni interessati nella Provincia di Viterbo (circa 286.000 persone coinvolte) perché, oltre ad avere un’alta concentrazione di arsenico, a carattere naturale, in gran parte delle fonti di approvvigionamento idrico potabile, hanno schemi idrici fortemente frammentati che non consentono un’agevole integrazione del sistema degli acquedotti».
VITERBO OFF LIMITS - La situazione di Viterbo, dunque, resta tra le più gravi: l'appalto da 7 milioni di euro per i lavori di potabilizzazione è stato appena aggiudicato un gruppo di imprese bresciano, riunito nell'Ati Sideridraulic System SpA di Cellatica. Ma nel viterbese come sui Castelli romani e in provincia di Latina, dovranno passare almeno altri dieci mesi tra autobotti, divieti per bambini, anziani e donne incinta, bottiglie di acqua minerale, prima di riaprire i rubinetti di casa senza la paura di venire, lentamente, avvelenati.
Michele Marangon6 marzo 2012 | 17:29
http://roma.corriere.it

lunedì 5 marzo 2012

 Roma, Acea paga affitti ai manager coi soldi pubblici. “No comment, è privacy”
La multiutility partecipata al 51% dal Comune provvede alle case dei dirigenti. Tra loro anche Paolo Zangrillo, fratello del medico personale di Sivlio Berlusconi

L’ultimo manager è arrivato in azienda nel settempre scorso. Si chiama Paolo Zangrillo ed è il fratello minore di Alberto, medico personale di Silvio Berlusconi. Lavorava alla Iveco di Brescia alla direzione del personale, e in fase di contrattazione con l’Acea, l’azienda partecipata al 51 % dal Comune di Roma che gli offerto lo stesso ufficio, ha ottenuto anche un sostanzioso benefit. Il benefit che ha fatto storcere il naso ai piccoli azionisti e ha fatto gridare allo scandaloMassimiliano Valeriani, combattivo consigliere Pd in Campidoglio, è l’affitto, fin quando ricopra un ruolo in Acea, di una casa di quasi 200 metri quadri in pieno centro, a pochi passi dal Quirinale.

Il destino sembra essere generoso con i direttori del personale Acea. Da quando è cambiata la giunta, infatti, l’azienda ne ha in carico altri due. Il primo si chiama Gianfranco Gennaro. Il secondo, subentrato al primo nel luglio 2009, è Stefano Tempesta, oggi responsabile della Corporate Strategy, all’epoca anche in corsa per diventare direttore generale.

Gennaro proveniva dalla Tirreno Power, uno dei principali produttori elettrici italiani, quando, nel maggio del 2006 fu assunto in Acea. Anche lui ottenne che l’azienda gli pagasse l’affitto di una casa nel centro di Roma, oltre a un contratto che, senza bonus, arrivava a quasi 300 mila euro l’anno, più che sufficiente per trovarsi un affitto ai costi di mercato.

Erano temopi migliori, quelli. Le azioni Acea viaggiavano attorno ai 15 euro contro i 5, 3 di oggi. Da via Ostiense non era passata l’ondata della parentopoli di Alemanno, e nei bilanci alla voce “personale” il saldo era di 230 milioni (2007), non di 295 (2009). Adesso, dicono i bene informati, Gennaro potrebbe andar via da Acea, lasciando anche l’appartamento.

Ricorda Marco Causi, già assessore al Bilancio nella Roma di Veltroni, oggi deputato del Pd, che quello di Gennaro era un caso unico: “La stragrande maggioranza dei manager della multiutility del Campidoglio proveniva da Roma, quindi non aveva senso fornirgli una casa. Anzi, spesso si erano fatti le ossa proprio all’interno dell’azienda. Oggi, invece, provengono soprattutto dal nord Italia”. Dal nord Italia proviene ad esempio l’ingegner Paolo Gallo, torinese di nascita, una vita tra Fiat, Edison e Edipower. Anche per lui, oggi direttore generale, Acea avrebbe provveduto all’alloggio. Prima pagandogli un albergo in centro, poi fornendogli una casa. Un appartamento, in zona Eur, sarebbe anche tra i benefit di cui dispone Sergio Agosta (notizia successivamente smentita dal diretto interessato, ndr), il responsabile dell’Area Energia, finito nell’occhio del ciclone nel novembre scorso per via delle bollette pazze recapitate ai cittadini romani da un sistema informatico malfunzionante.

Nulla di scandaloso in questa offerta di benefit, ma forse una maggiore trasparenza non guasterebbe, soprattutto perchè parliamo di soldi pubblici e di una responsabilità che è anche in capo al Comune di Roma, primo azionista. Avendo richiesto conferme ad Acea riceviamo invece la seguente risposta: “Non commentiamo notizie che possano riguardare la privacy dei dirigenti. Semmai domani l’azienda potrà provvedere a smentire e a querelare”. Spiegare no.

In Acea è poi dall’ottobre scorso vacante il posto di direttore dell’ufficio comunicazione e relazioni esterne, che non è l’ufficio stampa ma una macchina che gestisce un budget da una decina di milioni di euro in pubblicità e sponsorizzazioni. L’ultima notizia dà in pole position Daniela Carosio attualmente Direttore centrale della comunicazione esterna delle Ferrovie e moglie di Luigi Via-nello, già portavoce di Cesare Geronzi (banchiere assai caro alla Roma di Alemanno) all’epoca delle Generali. Per quel posto, del resto, non è ancora tramontata l’ipotesi di Simone Turbolente, già portavoce proprio del sindaco della Capitale, giudicato però “inadeguato” dai vertici industriali della società, Caltagirone in testa (l’imprenditore romano è il primo azionista privato della società). Tra i due, però, potrebbe inserirsi anche Salvo Buzzanca, il più vicino al presidente di Acea Giancarlo Cremonesi, che l’ha portato lì dall’Acer. Se non altro vivono già tutti e tre a Roma.

http://www.ilfattoquotidiano.it