venerdì 9 marzo 2012



Spagna sull'orlo della siccità

PAOLA DESAI
2012.03.07

La Spagna sta vivendo l'inverno più secco da quando esistono dati precisi sulle piogge, cioè dagli anni '40 del 1900. E la mancanza di pioggie fa temere un nuovo ciclo di siccità, anche se per il momento il problema più immediato è piuttosto l'inquinamento atmosferico nei grandi centri urbani, da Madrid e Barcellona a Siviglia e altre città. La causa immediata della mancanza di pioggia è un persistente anticiclone che da mesi sta fermo sul golfo di Biscaglia: l'alta pressione assorbe le perturbazioni - anzi, burrasche - in arrivo dall'Atlantico che di solito si abbattono sulla penisola iberica dalla costa cantabrica. Si tratta di una ramificazione dell'anticiclone delle Azorre, spiegano i meteorologi, e nel breve termine non si muoverà - dunque niente pioggie.
Da dicembre dunque sono caduti sulla Spagna meno di 60 litri per metroquadro - nel 1980-81, anno del precedente record, ne erano caduti 86 litri. La Spagna ha così accumulato un deficit del 40% nell'attuale anno idrologico, che si usa contare da ottobre. Non è ancora una situazione di emergenza, spiegava al quotidiano el Paìs il capo dell'Agenzia spagnola di Meteorologia in Catalogna, Antoni Vives: le riserve d'acqua nel paese si mantengono intorno al 62% del totale («stiamo vivendo di rendita sul 2009 e 2010, che sono stati anni molto piovosi»). Ma certo queste riserve si stanno abbassando, e la cosa preoccupa perché di solito è proprio adesso che bacini e falde idriche si riempiono: poche piogge estive sono poco rilevanti sul bilancio idrologico dell'anno, ma se le riserve d'acqua non si rinnovano in inverno, la situazione può diventare critica. Alcune regioni più secche, come le Canarie, l'Andalusia e parti meridionali della Castiglia, già temono il peggio; l'associazione degli agricoltori del Guadalquivir ha calcolato che se non pioverà in primavera andrà perso il 40% del raccolto di olive. Per il momento, dice il meteorologo capo, «è una siccità significativa ma non eccezionale. Dipenderà tutto da cosa succederà in primavera, il periodo di maggiori piogge nella nostra meteorologia».
Nell'immediato, il problema è piuttosto l'inquinamento urbano. Barcellona e Madrid si ritrovano sotto una spessa cappa di inquinamento, riferiscono i giornali spagnoli. Da una settimana la presenza di particolato (le microscopiche particelle solide di sostanze tossiche) nell'aria si è mantenuta su medie alte. A Barcellona ha raggiunto i 70 microgrammi per metro cubo in pieno centro urbano (il massimo tollerabile per gli standard europei è 40 microgrammi per metro cubo). A Madrid, tra media di gennaio e febbraio, sono stati registrati in media 60 microgrammi di biossido di azoto per metro cubo, ma in certe zone sono stati raggiunti 100 microgrammi. Siviglia, Bilbao, tutte le aree urbane registrano tra 50 e 70 microgrammi per metro cupo di particolato, cioè concentrazioni pericolose. La cosa è quasi ovvia: la principale fonte di inquinamento atmosferico urbano è il traffico dei veicoli, che emettono gas e particolato; questo continua ad accumularsi, a meno che arrivino le piogge a «lavare» l'aria. L'inquinamento atmosferico contribuisce ad aggravare malattie respiratorie - secondo un'indagine europea citata dal Paìs, nella sola area di Barcellona l'inquinamento atmosferico incide per 3.500 morti all'anno. Che fare? Gruppi ambientalisti accusano: la Spagna non ha un piano nazionale per la qualità dell'aria, non ci sono piani d'emergenza per intervenire quando l'inquinamento supera i livelli di guardia: limitare il traffico, ad esempio, come avviene in molte città europee. «Succede ogni anno, e ogni volta è lo stesso: bisogna sperare nella pioggia, perché l'amministrazione non vuole prendere misure impopolari», critica Greenpeace Spagna.

http://www.ilmanifesto.it/attualita/terra-terra/manip2pz/4f579aeae428b/

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