domenica 30 dicembre 2012

Rischio rincari con la nuova tariffa dell'acqua


L’Autorità per l’energia, dopo un ampio processo di consultazione ha approvato un insieme di provvedimenti di regolazione per il servizio idrico integrato, con l'obiettivo di favorire lo sviluppo delle infrastrutture del settore e a migliorare la qualità del servizio. Fra queste il tanto atteso metodo transitorio per la determinazione delle tariffe del servizio idrico integrato negli anni 2012-2013, l’istruttoria conoscitiva per verificare alcuni comportamenti dei gestori, potenzialmente non conformi alla normativa vigente e lesivi dei diritti degli utenti ed la prima direttiva per la trasparenza dei documenti di fatturazione. “Questi provvedimenti - afferma l'autorità - sono finalizzati a rendere il quadro di regole più chiaro, certo e stabile, garantendo l’equità e la protezione degli interessi degli utenti e creando le condizioni per favorire gli investimenti in un settore che ne ha urgente necessità per perseguire gli obiettivi di qualità del servizio e di tutela ambientale richiesti dalla normativa nazionale e comunitaria”.

Il metodo tariffario transitorio per il servizio idrico integrato
Il metodo transitorio individua i criteri che saranno adottati a livello nazionale per determinare le tariffe 2012 e 2013 del servizio idrico integrato, compresi i servizi di captazione a usi multipli e di depurazione a uso industriale e civile. La nuova metodologia che - è bene sottolineare - non determina le tariffe, ma definisce i criteri per la loro quantificazione, prevede che, nella fase transitoria, sia mantenuta un’articolazione tariffaria per gestore/ambito tariffario analoga alla preesistente e che gli enti d’ambito preposti abbiano tempo fino alla fine di marzo per sottoporre ad approvazione dell’Autorità le nuove proposte tariffarie per gli ambiti di propria competenza. A salvaguardia dell’impatto sugli utenti finali viene introdotto, per il biennio, un limite di variazione della tariffa, in analogia con quanto previsto dal metodo attualmente applicato e una verifica specifica sulla validità delle informazioni fornite e la corretta applicazione dei nuovi criteri, nei casi di incrementi tariffari superiori. La nuova metodologia tariffaria, conciliando gli esiti referendari con la normativa europea e nazionale in tema di rispetto dei principi - confermati dalla stessa Corte Costituzionale - del recupero dei costi e di chi inquina paga, promuove gli investimenti, in un settore che presenta una elevata necessità di interventi. Interventi, sia sulle strutture esistenti (si vedano le ingenti perdite degli acquedotti pari a oltre il 30% dell’acqua immessa in rete, oppure la qualità della potabilizzazione o il sistema di contatori, assolutamente inadeguato per qualsiasi programma di risparmio di acqua si volesse adottare), sia per la realizzazione di nuove opere (in particolare, la realizzazione di depuratori e di impianti per gli approvvigionamenti idrici in condizioni di siccità). Nello specifico, le principali novità del nuovo metodo riguardano, nel rispetto degli esiti referendari, la soppressione della remunerazione del capitale, che era fissato in via amministrativa e non aggiornabile, e il riconoscimento del costo della risorsa finanziaria, in aderenza al principio della copertura integrale dei costi, per sua natura variabile in funzione dell’andamento dei mercati finanziari. Viene inoltre previsto il superamento, seppur graduale, di una carenza del sistema tariffario precedente, che rappresenta uno dei fattori di maggior incertezza per gli investitori: la diversità tra i flussi finanziari assicurati dalle tariffe applicate agli utenti finali e i ricavi necessari per far fronte agli impegni assunti nei programmi di investimento previsti nei Piani d’ambito. Con la nuova metodologia, i ricavi previsti dai Piani d’ambito sono anche quelli assicurati dal gettito tariffario. Un’altra innovazione è che il costo degli investimenti sarà, di norma, riconosciuto solo quando le opere saranno realizzate ed in funzione anche se è prevista la possibilità di riconoscere in tariffa una specifico importo per alimentare un fondo per il finanziamento di nuovi investimenti. L’inserimento di questo importo è subordinato all’applicazione di un meccanismo di verifica dell’effettiva destinazione di queste partite tariffarie.

L’istruttoria conoscitiva
L’Autorità ha deciso di dare avvio ad un’istruttoria conoscitiva per verificare il rispetto del divieto di far pagare il relativo servizio ai clienti non allacciati ad un impianto di depurazione e dell’obbligo, da parte dei gestori, di restituire la quota di tariffa indebitamente applicata agli utenti che non hanno usufruito di questo servizio.  L’istruttoria – che dovrebbe concludersi entro il giugno 2013 - si propone di accertare anche l’eventuale destinazione di alcune voci di costo inserite in alcune bollette, di cui non risultano chiari i criteri di quantificazione come, ad esempio: costi per investimenti ambientali non immediatamente riconducibili al servizio idrico integrato o costi per non meglio specificati contributi sociali.

Trasparenza e semplificazione delle bollette dell’acqua
Fra le novità di maggiore rilievo che vengono introdotte con la prima Direttiva sulla trasparenza dei documenti di fatturazione, vi è l’obbligo per i gestori di mettere a disposizione degli utenti sul proprio sito la Carta dei Servizi e le informazioni sulla qualità dell’acqua fornita entro il 30 giugno del 2013. Altre innovazioni come la pubblicazione di un Glossario, da poter consultare on line, con i termini più frequentemente utilizzati nel servizio idrico integrato, saranno operative dal 1° gennaio 2014. Secondo il decreto “i Comuni devono individuare la tariffa di depurazione non dovuta e i gestori devono restituirla anche in forma rateizzata ad ogni richiedente avente diritto’’. Più in generale, la direttiva si propone di rendere più semplici e comprensibili le bollette dell’acqua anche per favorire una migliore conoscenza del servizio idrico integrato, un utilizzo più consapevole della risorsa e la riduzione dei reclami dovuti a carenze informative. Anticipando scelte di semplificazione che, in futuro, potranno essere estese anche ai servizi energetici, la xirettiva prevede il ricorso a canali informatici di consultazione, con la possibilità, ad esempio, di richiedere le bollette con modalità telematiche e la messa a disposizione obbligatoria di un sito internet attraverso il quale siano rese disponibili informazioni sulla qualità del servizio.
 http://www.luccaindiretta.it/dalla-citta/item/3793-rischio-rincari-con-la-nuova-tariffa-dellacqua.html

Beni comuni/ MANTENUTA LA REMUNERAZIONE DEL CAPITALE Acqua, arrivano le nuove tariffe e cancellano il referendum


di Roberto Ciccarelli (il Manifesto)


I profitti rimangono immutati, negato il secondo quesito votato dai cittadini. Protesta il Forum

L'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha approvato il nuovo Metodo tariffario transitorio 2012-2013 per il Servizio idrico integrato, sancendo la negazione dei referendum del giugno 2011, quando 27 milioni di cittadini (il 54% del quorum) ha deciso che la gestione dell'acqua doveva restare nelle mani pubbliche. La decisione sui nuovi criteri per la determinazione delle tariffe del servizio idrico integrato dovranno mantenere un'articolazione per gestore ed ambito tariffario analoga a quella attuale, all'incirca il 7%. Questa decisione non convince affatto il Forum italiano dei movimenti per l'acqua perché l'Autorità ha in realtà varato una tariffa che nega il secondo referendum sulla remunerazione del capitale. Il pronunciamento popolare aveva imposto la copertura dei costi di gestione e l'ammortamento delle quote di investimento. Il metodo tariffario varato dall'Autorità non permette di incidere sostanzialmente sui profitti delle società di gestione. In compenso i costi verranno scaricati sulle spalle dei cittadini come dimostra l'andamento dei prezzi dal 1998 a oggi. Per loro il costo dell'acqua è aumentato dell'80%.
L'escalation è stata determinata anche dai costi di gestione di una rete idrica fatiscente che aumenteranno di 1,5-2 miliardi all'anno durante la prossima generazione. Secondo il Forum dell'acqua questo andamento non può essere giustificato nemmeno dall'indice dell'inflazione che è aumentato solo del 25% nel periodo corrispondente. Questo potrebbe essere invece l'effetto della liberalizzazione avvenuta nel settore che, tra l'altro, rispecchia quanto è avvenuto nel settore del gas dove i costi per i consumatori sono aumentati per il nono trimestre consecutivo. Il rincaro è stato dell'1,7%, 15 euro annui in più a famiglia.
Ma non è tutto. Per il Forum dell'acqua la decisione del governo introduce un altro elemento, ancora più insidioso. L'autorità ha infatti vincolato l'aumento delle tariffe all'andamento del mercato creditizio, cioè dei Btp decennali. È lo stesso criterio adottato dalla riforma Dini, e poi Fornero, per il calcolo delle pensioni con il metodo contributivo: a fine carriera, i lavoratori percepiranno un importo pari all'andamento del Pil nazionale, non ai contributi messi da parte in 40 anni e più. Anche nella gestione dell'acqua si sta procedendo a passi spediti con la finanziarizzazione totale della vita dei cittadini. Un orientamento che il governo Berlusconi, incurante dell'esito referendario, avrebbe voluto guidare se il decreto 138 del 2011 non fosse stato bloccato da una sentenza della Corte Costituzionale del giugno scorso. Paolo Carsetti, del Forum per l'acqua, denuncia «l'impostazione neoliberista nella privatizzazione dei beni comuni» sostenuta da ultimo anche da Monti e dalla sua "agenda".
La liberalizzazione delle tariffe è un altro aspetto della finanziarizzazione dei beni comuni gestiti dalle multiutility quotate in borsa. I movimenti per l'acqua intensificheranno la loro campagna di contro-informazione a partire dal 18 gennaio, quando andranno a Genova, in occasione del workshop organizzato da Federutility, l'associazione dei gestori del servizio idrico, al quale parteciperà anche Guido Pier Paolo Bortoni, presidente dell'autorità. Il 25 saranno a Roma e a Milano per chiederne le dimissioni. L'8 e il 9 febbraio, infine incontreranno le forze politiche in campagna elettorale. Da loro pretenderanno una presa di posizione contro la decisione dell'Autority.

Fonte: il Manifesto


Arsenico nell'acqua, deroga in scadenza:
«Dal gennaio migliaia di rubinetti a secco»


Dopo 10 anni di rinvii limiti non più superabili: «Il Lazio è l'unica regione inadempiente. Interventi in grave ritardo»
ROMA - Il Lazio non è ancora pronto ad assicurare la potabilità delle acque per tutti i cittadini della Regione. Scade il 31 dicembre, infatti, la deroga che consente di erogare il prezioso bene con livelli di arsenico oltre i 10 microgrammi litro, e a giudicare dagli ultimi dati disponibili, in molti comuni i veleni presenti nell'acqua superano questo limite di guardia. Nessuno deroga è possibile dopo quelle concesse negli ultimi dieci anni: gli enti gestori dovranno assicurare comunque l'acqua - sei litri la quantità raccomandata dall'Istituto superiore di sanità - mentre i sindaci si troveranno costretti ad emettere ordinanze di divieto. Senza dimenticare la concreta ipotesi di una procedura d'infrazione europea. Allarme nella Tuscia con circa 300mila cittadini ancora esposti all'acqua avvelenata, mentre dagli atti parlamentari emerge il possiibile scenario: un nuovo stato di emergenza teso allo sblocco di risorse economiche al momento non disponibili.
«RITARDI INGIUSTIFICATI»- A lanciare l'allarme a ridosso della scadenza sono i responsabili di Legambiente. «Le deroghe, inizialmente previste solo come misura transitoria, sono diventate purtroppo un espediente per non fare i necessari interventi di potabilizzazione - afferma Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente-. Dopo dieci anni dall’entrata in vigore della legge e a due dalla bocciatura dell'Unione Europea, in diverse regioni il problema è stato risolto, l’unica inadempiente è il Lazio. Un ritardo del tutto ingiustificato che costringerà dal 1 gennaio le centinaia di migliaia di cittadini che abitano nei territori coinvolti, a non avere acqua di rubinetto potabile. Al momento la Regione stessa prevede altri due anni per gli interventi, inutile dire però che i tempi devono essere molto più rapidi per garantire un’acqua buona e di qualità che esca dai rubinettoidi casa».

DIVIETI SEVERI - Si prospettano, dunque, pesanti ordinanze che limiteranno l’uso dell’acqua potabile: oltre il divieto a berla, utilizzarla per lavarsi i denti o per l’industria alimentare, ci sarà anche la limitazione per altri usi come il lavaggio degli indumenti o le stoviglie. Il tutto fino a quando non si faranno gli interventi necessari per abbattere le concentrazioni di arsenico, come riporta la nota pubblicata in questi giorni dall’Istituto Superiore di Sanità. «E' uno scandalo indecente, a causa dei ritardi accumulati dalla Regione Lazio per l'emergenza arsenico, nei prossimi giorni i Sindaci si troveranno a chiudere decine di migliaia di rubinetti nelle case dei cittadini e nelle imprese –dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio–. Tutti sapevano fin dall'inizio che il 31 dicembre di quest'anno si sarebbe chiusa per fortuna per la salute dei cittadini la possibilità di deroghe ai parametri dell'arsenico e dei fluoruri, così come era chiaro che solo una minima parte degli interventi sarebbe stata completata».
COMUNI A RISCHIO - Se fossero confermati i valori delle ultime analisi dell'Arpa Lazio, aggiornate al Dicembre 2012, secondo le elaborazioni di Legambiente in 43 Comuni dell'Ato 1 di Viterbo, sarebbero ben 141 i campioni che risulterebbero fuori norma per l'arsenico dal prossimo 1 gennaio 2013 e ben 48 i campioni fuori norma per i fluoruri. La Regione aveva richiesto ed ottenuto dalla Comunità Europea provvedimenti di deroga per il triennio 2010-2012 per una popolazione che, allo stato della richiesta, per l’arsenico interessava 788.312 abitanti in 86 comuni, afferenti alla provincia di Viterbo (294.306 abitanti, 54 comuni), Latina (283.642, 9 comuni) e Roma (210.364, 23 comuni); la deroga per il fluoro (valore di parametro previsto da D.Lgs. 31/2001: 1,5 milligrammi/litro, valore concesso in deroga: 2,5 milligrammi/litro) riguardava 461.539 abitanti totali in 78 comuni, in provincia di Viterbo (315.523 abitanti, 60 comuni), Latina (1.000, 1 comune) e Roma (145.016, 17 comuni).
GLI INTERVENTI - Nel viterbese, l'intervento di potabilizzazione delle acque è stato realizzato con fondi della Regione, non avendo l'Ato 1 la possibilità di intervenire con forze proprie. I lavori della prima fase sono in corso e prevedono la realizzazione di 33 potabilizzatori in 16 Comuni, dei quali solo i primi 20 verranno ultimati entro il 31 dicembre 2012, mentre i restanti 13 entreranno in funzione probabilmente entro il 31 marzo 2013. Gli interventi di seconda fase, che prevedono la realizzazione di altri 49 potabilizzatori in 35 Comuni, sono ancora in fase di approvazione dei progetti, gara per l'aggiudicazione. La prima fase dei lavori ha visto un costo di 65,6 milioni di Euro, che secondo il piano del Commissario sono stato erogati per 36,4 milioni dal gestore e dai Comuni e per 22,6 milioni dalla Regione Lazio, che ha stanziato anche ulteriori 24 milioni per la fase due.
INDIRIZZO AL GOVERNO - Negli atti del parlamento nazionale si trova traccia di quanto, nell'immediato, potrebbe accadere, così come si può comprendere l'ostacolo maggiore agli interventi: l'assenza di denaro. "Attualmente - si legge nell'atto di indirizzo dell'VIII commissione parlamentare Ambiente del 23 ottobre scorso - non è più possibile prorogare gli stati di emergenza in atto ed entro il 31 dicembre 2012 essi dovranno ad ogni modo cessare. La situazione relativa alla non conforme concentrazione di arsenico nelle acque destinate all'uso umano in alcuni comuni del territorio del Lazio, sia per carenze di risorse finanziare necessarie per risolverle e sia per i tempi ristretti che incombono, richiederebbe invece una prosecuzione del predetto stato di emergenza".

NUOVA EMERGENZA - La commissione, impegnando il governo, prefigura un possibile scenario: "Valutare con la regione Lazio le iniziative di competenza da adottare affinché siano superate le criticità enunciate ed in tal senso valutando la necessità di consentire la continuazione delle procedure risolutive adottate in attuazione dello stato di emergenza dichiarato nel dicembre 2011, se del caso procedendo ad una deliberazione preventiva dello stato di emergenza al fine di ridurre i tempi di realizzazione delle misure già individuate dalla Regione Lazio e contestualmente provvedere a reperire le risorse finanziarie aggiuntive ed indispensabili per realizzare gli interventi già individuati dall'attuale struttura commissariale finalizzati a superare l'emergenza correlata all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 28 gennaio 2011, numero 3921".
Michele Marangon
27 dicembre 2012
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_dicembre_27/arsenico-acqua-lazio-fuorilegge-2113322702796.shtml






lunedì 17 dicembre 2012

Lazio: Ammesso il referendum propositivo sulla tutela, sul governo e sulla gestione pubblica delle acque


L'ufficio centrale regionale per il referendum della Corte di Appello di Roma, esaminata la documentazione presentata dal Comitato promotore, ha ammesso il referendum propositivo di legge regionale "Tutela, governo e gestione pubblica delle acque".
La proposta, sottoscritta ed aspprovata a maggioranza qualificata, da circa 40 amministrazioni locali
e sostenuta da migliaia di firme raccolte da associazioni e comitati, recepisce a livello regionale, il risultato referendario del giugno 2011, nel quale i cittadini di tutta Italia hanno espresso chiaramente la volontà di una gestione del servizio idrico che sia pubblica e libera dalle logiche di mercato.
L'ordinanza è stata comunicata, oltre che ai promotori, al Presidente del Consiglio Regionale e al Presidente della Giunta Regionale della Regione Lazio. Acqua, rifiuti, la gestione dei servizi pubblici, i beni comuni entrano in maniera chiara e limpida nella prossima campagna elettorale. La prossima maggioranza dunque non potrà ignorare la volontà popolare: la proposta di legge sarà infatti sottoposta a referendum regionale nel caso in cui il Consiglio Regionale non affronti l'argomento nei 12 mesi successivi al suo insediamento.
Per info: www.referendumacqualazio.it <http://www.referendumacqualazio.it/>

sabato 15 dicembre 2012

Tariffe pubbliche, in 10 anni raffica di aumenti


Uno studio della Cgia di Mestre. L'acqua è aumentata del 71,8 %, il gas del 59,2 %, l'energia elettrica del 41,8%, la raccolta dei rifiuti del 56,3 %, i trasporti urbani del 46,2 %. In diminuzione solo i servizi telefonici, mentre l'inflazione è salita del 24,5 %. 601 euro in più a famiglia

Oltre al caro prezzi e all’impennata delle tasse,  ad alleggerire i portafogli delle  famiglie italiane hanno contribuito anche gli aumenti registrati dalle tariffe dei servizi pubblici.  Secondo l’Ufficio studi della  CGIA, negli ultimi 10 anni (2002-2012):  l’acqua è aumentata del 71,8%, il gas del +59,2%, i rifiuti del +56,3%, i trasporti ferroviari del +47,8%, i pedaggi autostradali del +47,6%, i trasporti urbani del +46,2%, l’energia elettrica del +41,8%, i servizi postali del +28,1%. Solo i servizi telefonici hanno registrato una contrazione del 7,5%, mentre l’inflazione è cresciuta del 24,5%.

Va sottolineato che nonostante i forti aumenti registrati dalle bollette dell’acqua e dai biglietti ferroviari, queste tariffe rimangono ancor oggi tra le più basse d’Europa.

“In generale – dichiara Giuseppe Bortolussi della CGIA - molti di questi aumenti sono riconducibili all’aggravio fiscale che molte voci hanno subito in maniera ingiustificata. Non va nemmeno dimenticato che i processi di liberalizzazione che hanno interessato gran parte di questi settori non hanno dato luogo agli effetti sperati. Inoltre, a fronte dell’impennata delle bollette dell’acqua,  dei rifiuti o dei biglietti ferroviari non è seguito un corrispondente aumento della qualità del servizio offerto ai cittadini. Anzi, in molte parti del Paese è addirittura peggiorato. In pratica il ritocco all’insù delle tariffe è servito a far cassa, compensando, solo in parte, il taglio dei trasferimenti imposti in questi ultimi anni dallo Stato centrale”.

Infine, la CGIA ha preso in esame l’andamento dei costi medi che le famiglie italiane hanno sostenuto in questi ultimi 10 anni per il pagamento delle bollette dell’energia elettrica, del gas, dei rifiuti e dell’acqua potabile. Ebbene, se nel 2002 la stima della spesa media annua delle famiglie era di 1.385 euro, nel 2012 è salita a 1.986 euro. In pratica in 10 anni il costo è aumentato di 601 euro, pari al +43,4%.

http://www.repubblica.it/economia/2012/12/15/news/tariffe_pubbliche_in_10_anni_raffica_di_incrementi-48797010/

giovedì 13 dicembre 2012

Lazio, decadono competenze sull'acqua:
da gennaio caos controlli e sanzioni


La legge sulla riduzione della spesa pubblica passa le competenze dagli Ato all'autorità Aeeg, ma la Regione non ha emesso il decreto che trasferisce i poteri



ROMA - L'acqua non sarà più potabile, ma nessuno potrà farci nulla. E' quanto rischia di accadere dal 1° gennaio nel Lazio. In una regione dove 90 Comuni hanno percentuali di arsenico fuorilegge (la sderoga Ue sui massimi quantitativi scade il 31 dicembre) negli acquedotti, non ci sarà più un’autorità responsabile a cui rivolgersi, per chiedere l’adeguamento e il rispetto della normativa europea: nessuno che decida controlli, sanzioni, divieti a livello regionale.
Entro il 1° gennaio, prima ancora di adeguare l’acqua potabile alle norme europee (meno di 10 microgrammi di arsenico per litro) con impianti di dearsenificazione, il Lazio dovrebbe pensare al passaggio di competenze alla nuova autorità di controllo sul settore. La vecchia autorità Aato (Autorità Ambito Territoriale Ottimale), fino a ieri responsabile della qualità dell’acqua, va a casa a fine dicembre 2012 (legge n. 42/2010, confermata di recente dalla Spending Review). Chi prenderà il suo posto?
IL QUADRO NORMATIVO - Toccherebbe all’Aeeg (Autorità Energia Elettrica e Gas) la responsabilità dei controlli: lo stabilisce la legge nazionale che le ha affidato anche la materia acqua. «La gestione delle convenzioni è materia che rimane agli enti locali e alle vecchie Aato» ossia la vecchia autorità, ormai quasi decaduta, «serve una stabilità del quadro normativo, per poter lavorare in maniera continuativa ed efficiente» spiega l’ingegner Alessandro Piotti responsabile ufficio tecnico Aato di Roma.
REGIONE IN RITARDO IRRECUPERABILE - «Nella Regione Lazio, dove il Consiglio non è in grado di funzionare, la situazione è grave – spiega Salvatore Doddi, vice presidente Acea Ato 2–. La continuità dei rapporti contrattuali siglati dalla vecchia autorità, dovrebbe essere garantita con un provvedimento regionale datato non oltre il 31 dicembre 2012. Ma la Regione non ha il tempo di adeguarsi al passaggio normativo nazionale, così come hanno già fatto gli altri enti locali. Il Consiglio è fermo, e l’assessorato competente dovrebbe intervenire entro 15 giorni. Sarà difficile riorganizzare la gestione e il controllo dell’acqua pubblica in tempo utile».
CONVENZIONI IN SCADENZA - Cosa ne sarà delle convenzioni siglate dai gestori con la vecchia autorità (Aato)? E cosa succederà nel passaggio dal vecchio al nuovo regime? Queste le domande dei tre gestori laziali: Acea Spa per Rieti Ato 3, Lazio Centrale Ato 2 e Frosinone Ato 5; Acqua Latina per Lazio meridionale Ato 4; Talete per Viterbo, Ato 1. Serve un provvedimento prima della decadenza della vecchia autorità, altrimenti toccherà proprio all’istituzione regionale gestire le convenzioni. Questo secondo l’Aeeg: «La stessa norma che ha previsto l’abolizione della vecchia autorità – spiega l’Aeeg – ha anche affidato alle regioni il compito di attribuire a nuovi soggetti le sue funzioni. In mancanza di una norma locale però, le funzioni Aato verranno svolte dalle stesse regioni».
SPESA TROPPO BASSA PER L'ACQUA - «In Italia il costo medio dell’acqua è fra i più bassi d’Europa», denuncia dell’Autorità Energia Elettrica e Gas, che, a seguito della serie di inchieste di Corriere.it sulla presenza di arsenico nell’acqua di Roma, Latina e Viterbo, pubblica un report inquietante sullo stato di salute del servizio idrico italiano.«La situazione è paradossale: da un lato il livello dei consumi del settore civile è fra i più elevati d’Europa, con circa 44 miliardi di metri cubi all’anno, l’88 per cento della disponibilità complessiva; dall’altro siamo al penultimo posto in Europa, quanto a spesa sostenuta per garantire qualità e sicurezza a questo bene prezioso».
INEFFICIENZA DEI DEPURATORI - Anche secondo Acea spa ci posizioniamo subito prima della Grecia, all’ultimo posto in Europa, quanto a efficienza della rete infrastrutturale. «Il gap da colmare è enorme - spiega Andrea Bossola, direttore area idrica Acea spa. Il sistema di depurazione è fermo al 30 per cento del fabbisogno nazionale, mentre le fognature appena al 20 per cento, e gli acquedotti al 4,5. Ad ostacolare lo sviluppo della rete c’è la paura di inasprire le bollette» conclude.
TARIFFE A RISCHIO AUMENTO - In Italia c’è la tariffa più bassa d’Europa, anche considerando quelle delle capitali dell’Est, Bucarest e Budapest. Dunque, anche se l’ultima decisione sul costo dell’acqua è stata presa il 22 maggio scorso (D.co 204/2011, D.co 290/2012) in futuro l’autorità potrebbe ritornare di nuovo sula decisione, «perché – spiega Bossola – si dovrà valutare il costo finanziario della fornitura e contemporaneamente rispettare il principio, fissato dall’UE, del recupero dei costi di chi investe, secondo la regola “chi inquina paga”».
SPENDING REVIEW E SERVIZIO IDRICO - Leggendo la Spending Review (d.lgs 6 luglio 2012, n. 95, convertito in legge n. 135/2012) un’altra novità balza all’occhio: alla nuova autorità per il servizio idrico Aeeg (già attiva ieri solo per il servizio dell’energia elettrica e il gas), dovrà predisporre «le convenzioni tipo» . Non solo. Si passerà dall’attuale «sistema contrattuale ad un sistema con al vertice un regolatore», che sarà appunto l’Aeeg. Un passaggio, questo, che potrebbe stravolgere l’attuale quadro di affidamento dei servizi.
Sabrina La Stella
11 dicembre 2012 (modifica il 13 dicembre 2012)
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_dicembre_11/acqua-pubblica-senza-controlli-2113117242752.shtml

martedì 11 dicembre 2012



 Acqua pubblica, referendum tradito: il profitto dei gestori torna sotto altra veste
Il margine di guadagno si sposta dall’investimento industriale al mondo finanziario che lo sostiene. Per i comitati “assai forzato appare il tentativo dell’Autorità di far passare la remunerazione del rischio d’impresa come una voce di 'costo' gestionale del servizio idrico”

Una tariffa dell’acqua unica in tutto il paese, con un’autority in grado di regolamentare affidamenti e gestioni. Questo era il principio che ha ispirato il governo Monti quando un anno fa ha affidato, con il decreto “Salva Italia”, il futuro degli acquedotti all’autorità per l’energia e il gas. Ma quando nei giorni scorsi è stato presentato il nuovo metodo per calcolare il costo del servizio idrico i comitati per l’acqua pubblica si sono trovati davanti al ritorno, sotto altra forma, di quel profitto abrogato dal secondo referendum del giugno 2011. Con la vecchia normativa che il voto aveva spazzato via quella quota di lucro si chiamava “remunerazione del capitale investito”, ed era pari al 7% del valore delle opere realizzate. Nella simulazione del nuovo metodo tariffario quel concetto ritorna con altro nome, un po’ più criptico: “oneri finanziari sul capitale immobilizzato”. In sostanza il margine di guadagno si sposta dall’investimento industriale al mondo finanziario che lo sostiene. Secondo i comitati per l’acqua pubblica – promotori dei due referendum dello scorso anno – “assai forzato appare poi il tentativo dell’Autorità di far passare la remunerazione del rischio d’impresa, ossia margine di “profitto” puro, come una voce di “costo” della gestione del servizio idrico”.
Non è l’unico punto critico del nuovo metodo che sostituirà quello elaborato alla fine degli anni ’90. Ai gestori – che hanno espresso un generale consenso nei confronti del sistema promosso dall’autority – vengono riconosciuti in bolletta anche quei costi non previsti dai piani d’investimento. Se prima di fronte ad un aumento non preventivato di una certa opera o di un servizio le società dovevano farsi approvare lo sforamento dai sindaci, con il nuovo metodo potranno di diritto vedersi riconoscere – sempre in bolletta – anche i costi che non erano stati considerati al momento dell’affidamento. Basterà iscrivere queste cifre a bilancio. E ancora: il metodo avrà un valore retroattivo, andando a sanare il periodo tra la proclamazione dell’esito dei referendum e l’entrata in vigore della nuova tariffa. In questo anno e mezzo praticamente tutti i gestori italiani dell’acqua hanno continuato ad inserire in bolletta quel 7% di remunerazione del capitale investito abrogato e, quindi, illegale. Su questo punto i comitati per l’acqua hanno avviato dalla fine del 2011 una campagna per l’autoriduzione delle bollette, decurtando quella quota non dovuta.
Nelle osservazioni elaborate dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua la bozza del nuovo metodo tariffario – che dovrà essere approvato entro la fine dell’anno – è giudicata come una aperta violazione dei principi sostenuti dal voto del referendum: “Il Metodo Tariffario Transitorio – si legge nel documento – così come definito dall’AEEG condurrà ad una sostanziale sanatoria di tutte le illegittimità, inadempienze e irregolarità attualmente registrate in diverse gestioni”. La risposta partita già lunedì è un mailbombing nei confronti dell’autorità, ma è prevedibile che nei prossimi giorni la mobilitazione si allarghi anche ai tanti comitati attivi nelle regioni italiane. E’ un referendum, quello sull’acqua, che appare sempre di più come un voto tradito.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/11/acqua-pubblica-referendum-tradito-profitto-dei-gestori-torna-sotto-altra-veste/442468/