domenica 30 dicembre 2012

Arsenico nell'acqua, deroga in scadenza:
«Dal gennaio migliaia di rubinetti a secco»


Dopo 10 anni di rinvii limiti non più superabili: «Il Lazio è l'unica regione inadempiente. Interventi in grave ritardo»
ROMA - Il Lazio non è ancora pronto ad assicurare la potabilità delle acque per tutti i cittadini della Regione. Scade il 31 dicembre, infatti, la deroga che consente di erogare il prezioso bene con livelli di arsenico oltre i 10 microgrammi litro, e a giudicare dagli ultimi dati disponibili, in molti comuni i veleni presenti nell'acqua superano questo limite di guardia. Nessuno deroga è possibile dopo quelle concesse negli ultimi dieci anni: gli enti gestori dovranno assicurare comunque l'acqua - sei litri la quantità raccomandata dall'Istituto superiore di sanità - mentre i sindaci si troveranno costretti ad emettere ordinanze di divieto. Senza dimenticare la concreta ipotesi di una procedura d'infrazione europea. Allarme nella Tuscia con circa 300mila cittadini ancora esposti all'acqua avvelenata, mentre dagli atti parlamentari emerge il possiibile scenario: un nuovo stato di emergenza teso allo sblocco di risorse economiche al momento non disponibili.
«RITARDI INGIUSTIFICATI»- A lanciare l'allarme a ridosso della scadenza sono i responsabili di Legambiente. «Le deroghe, inizialmente previste solo come misura transitoria, sono diventate purtroppo un espediente per non fare i necessari interventi di potabilizzazione - afferma Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente-. Dopo dieci anni dall’entrata in vigore della legge e a due dalla bocciatura dell'Unione Europea, in diverse regioni il problema è stato risolto, l’unica inadempiente è il Lazio. Un ritardo del tutto ingiustificato che costringerà dal 1 gennaio le centinaia di migliaia di cittadini che abitano nei territori coinvolti, a non avere acqua di rubinetto potabile. Al momento la Regione stessa prevede altri due anni per gli interventi, inutile dire però che i tempi devono essere molto più rapidi per garantire un’acqua buona e di qualità che esca dai rubinettoidi casa».

DIVIETI SEVERI - Si prospettano, dunque, pesanti ordinanze che limiteranno l’uso dell’acqua potabile: oltre il divieto a berla, utilizzarla per lavarsi i denti o per l’industria alimentare, ci sarà anche la limitazione per altri usi come il lavaggio degli indumenti o le stoviglie. Il tutto fino a quando non si faranno gli interventi necessari per abbattere le concentrazioni di arsenico, come riporta la nota pubblicata in questi giorni dall’Istituto Superiore di Sanità. «E' uno scandalo indecente, a causa dei ritardi accumulati dalla Regione Lazio per l'emergenza arsenico, nei prossimi giorni i Sindaci si troveranno a chiudere decine di migliaia di rubinetti nelle case dei cittadini e nelle imprese –dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio–. Tutti sapevano fin dall'inizio che il 31 dicembre di quest'anno si sarebbe chiusa per fortuna per la salute dei cittadini la possibilità di deroghe ai parametri dell'arsenico e dei fluoruri, così come era chiaro che solo una minima parte degli interventi sarebbe stata completata».
COMUNI A RISCHIO - Se fossero confermati i valori delle ultime analisi dell'Arpa Lazio, aggiornate al Dicembre 2012, secondo le elaborazioni di Legambiente in 43 Comuni dell'Ato 1 di Viterbo, sarebbero ben 141 i campioni che risulterebbero fuori norma per l'arsenico dal prossimo 1 gennaio 2013 e ben 48 i campioni fuori norma per i fluoruri. La Regione aveva richiesto ed ottenuto dalla Comunità Europea provvedimenti di deroga per il triennio 2010-2012 per una popolazione che, allo stato della richiesta, per l’arsenico interessava 788.312 abitanti in 86 comuni, afferenti alla provincia di Viterbo (294.306 abitanti, 54 comuni), Latina (283.642, 9 comuni) e Roma (210.364, 23 comuni); la deroga per il fluoro (valore di parametro previsto da D.Lgs. 31/2001: 1,5 milligrammi/litro, valore concesso in deroga: 2,5 milligrammi/litro) riguardava 461.539 abitanti totali in 78 comuni, in provincia di Viterbo (315.523 abitanti, 60 comuni), Latina (1.000, 1 comune) e Roma (145.016, 17 comuni).
GLI INTERVENTI - Nel viterbese, l'intervento di potabilizzazione delle acque è stato realizzato con fondi della Regione, non avendo l'Ato 1 la possibilità di intervenire con forze proprie. I lavori della prima fase sono in corso e prevedono la realizzazione di 33 potabilizzatori in 16 Comuni, dei quali solo i primi 20 verranno ultimati entro il 31 dicembre 2012, mentre i restanti 13 entreranno in funzione probabilmente entro il 31 marzo 2013. Gli interventi di seconda fase, che prevedono la realizzazione di altri 49 potabilizzatori in 35 Comuni, sono ancora in fase di approvazione dei progetti, gara per l'aggiudicazione. La prima fase dei lavori ha visto un costo di 65,6 milioni di Euro, che secondo il piano del Commissario sono stato erogati per 36,4 milioni dal gestore e dai Comuni e per 22,6 milioni dalla Regione Lazio, che ha stanziato anche ulteriori 24 milioni per la fase due.
INDIRIZZO AL GOVERNO - Negli atti del parlamento nazionale si trova traccia di quanto, nell'immediato, potrebbe accadere, così come si può comprendere l'ostacolo maggiore agli interventi: l'assenza di denaro. "Attualmente - si legge nell'atto di indirizzo dell'VIII commissione parlamentare Ambiente del 23 ottobre scorso - non è più possibile prorogare gli stati di emergenza in atto ed entro il 31 dicembre 2012 essi dovranno ad ogni modo cessare. La situazione relativa alla non conforme concentrazione di arsenico nelle acque destinate all'uso umano in alcuni comuni del territorio del Lazio, sia per carenze di risorse finanziare necessarie per risolverle e sia per i tempi ristretti che incombono, richiederebbe invece una prosecuzione del predetto stato di emergenza".

NUOVA EMERGENZA - La commissione, impegnando il governo, prefigura un possibile scenario: "Valutare con la regione Lazio le iniziative di competenza da adottare affinché siano superate le criticità enunciate ed in tal senso valutando la necessità di consentire la continuazione delle procedure risolutive adottate in attuazione dello stato di emergenza dichiarato nel dicembre 2011, se del caso procedendo ad una deliberazione preventiva dello stato di emergenza al fine di ridurre i tempi di realizzazione delle misure già individuate dalla Regione Lazio e contestualmente provvedere a reperire le risorse finanziarie aggiuntive ed indispensabili per realizzare gli interventi già individuati dall'attuale struttura commissariale finalizzati a superare l'emergenza correlata all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 28 gennaio 2011, numero 3921".
Michele Marangon
27 dicembre 2012
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_dicembre_27/arsenico-acqua-lazio-fuorilegge-2113322702796.shtml






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