giovedì 19 gennaio 2012





Federutility ritiene fuorvianti, le notizie pubblicate oggi sul Corriere della Sera.


ACQUA DI RUBINETTO: UNA RICERCA DA VERIFICARE, QUELLA PUBBLICATA OGGI. 

D’ASCENZI: “a condannare l’acqua di rubinetto e a promuovere la minerale, guarda caso è il responsabile di un centro ricerche sulle minerali. Le accuse sono gravi, se fossero vere andrebbero denunciate. Sarebbe scandaloso se si seminasse il panico per fronteggiare la crisi economica delle minerali” 




Roma, 12 maggio 2009 

“Mi pare naturale che le acque minerali sostengano ricerche che affermano quanto sono buone. Ma non vorrei si seminasse il panico, affermando che l’acqua distribuita non è potabile, solo per fronteggiare una crisi economica. Dal punto di vista giornalistico, trovo poi deontologicamente scorretto che la stampa dia risalto ad affermazioni come -“contaminata l’acqua di un rubinetto su 4” - senza chiedere un commento all’Organizzazione Mondiale della Sanità e sull’Istituto Superiore della Sanità, preposti ai controlli sugli standard qualitativi dell’acqua potabile”. Non usa mezzi termini Mauro D’Ascenzi, vice presidente delegato di Federutility (la federazione che riunisce le oltre 460 aziende dei settori idrico ed energetico) che associa circa il 95% degli acquedottisti italiani - per commentare le notizie pubblicate oggi dal Corriere della Sera e rilanciate da alcune agenzie di stampa. “Le accuse sono poco dettagliate, ma molto gravi. Se fossero veri i parametri riscontrati – afferma D’Ascenzi - sarebbero pericolosi per la salute pubblica e si sarebbero dovuti denunciare all’autorità e non affrettarsi a pubblicarle sulle pagine dei giornali. Si insinua che in 50 città si sta distribuendo acqua non potabile. Credo ci siano gli estremi per una denuncia di procurato allarme e forse anche – visto che Università Federico II di Napoli è un ente pubblico – gli estremi di “omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale. Non si può giocare con il sensazionalismo su temi della salute”. “Con tutto il rispetto per il professore universitario della Federico II – conclude il vicepresidente di Federutility - non posso non mettere in dubbio l’oggettività della ricerca, dal momento che lui è anche coordinatore di un centro che si chiama Centro europeo ricerca acque minerali. Così come non è indifferente che il tossicologo che ha commentato i rischi per la salute, apparentemente super partes, sia nel comitato scientifico dello stesso centro”. 
FEDERUTILITY riunisce circa 485 imprese italiane di servizi pubblici locali dei settori idrico ed energetico, che applicano i relativi CCNL a circa 45.000 dipendenti. Le associate a Federutility, forniscono acqua attualmente a circa il 75% della popolazione distribuiscono gas ad oltre il 35% degli abitanti ed energia elettrica a circa il 20% della popolazione italiana. Domani era già prevista la normale riunione della Commissione acque potabili della Federutility. Ovviamente ora l’ordine del giorno è modificato da questa notizia. I membri della commissione acque potabili (34 tra ingegneri idraulici, chimici e biologi provenienti dalle aziende di servizi pubblici locali di tutta Italia) decideranno domani se chiedere l’intervento dell’Istituto Superiore di Sanità per l’analisi e la verifica dei dati della ricerca e si valuterà se sussistano elementi per eventuali azioni legali. Al Corriere della Sera e al suo direttore, Ferruccio De Bortoli, la federazione chiederà di continuare monitorare la verità, seguendo con altri articoli gli eventuali rilievi dell’Istituto Superiore di Sanità e delle altre organizzazioni sanitarie, applicando le normali regole deontologiche a tutela della corretta informazione. 




UFFICIO STAMPA: Gian Luca Spitella 06 47865 650 – 339 7793189 

www.federutility.com

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