giovedì 19 gennaio 2012


 La fusione IRIDE-ENIA


Il mondo intero si sta interrogando sulle cause e le possibili soluzioni della crisi economica, finanziaria e ambientale nella quale stiamo precipitando, ma a Palazzo civico, senza porsi dubbi fastidiosi, si continua imperterriti a disfarsi dei beni comuni consegnandoli al mercato e alla speculazione.
Non è ancora chiusa la fallimentare vendita delle farmacie comunali, che si mette in cantiere la fusione di IRIDE (ex AEM Torino e AMGA di Genova) con ENIA (ex-municipalizzate di Reggio Emilia, Parma e Piacenza).
Fusione deliberata dalla Giunta pochi giorni fa, mentre al Consiglio comunale di Torino sarà richiesta al più presto una frettolosa ratifica. Nel frattempo però l´altro socio pubblico di Iride, cioè il Comune di Genova, ha deciso di modificare lo Statuto della costituenda Società in modo da garantire la proprietà pubblica di almeno il 51% delle azioni: un palliativo che non risolve alla radice il problema della privatizzazione, anche se ne rinvia a tempi lunghi l'approvazione definitiva. 
Il Forum italiano dei Movimenti per l'Acqua è stato sin dall'inizio assolutamente contrario alla fusione Iride/Enìa poiché essa rappresenta la più emblematica e pericolosa forma di privatizzazione e mercificazione dell'acqua e degli altri servizi pubblici locali: la creazione di colossi sempre più slegati dagli originari territori di riferimento fa venir meno il controllo da parte degli Enti Locali e l'auspicata partecipazione dei cittadini, cancellando in pratica la gestione per ambito ottimale del Servizio Idrico Integrato. 
Questo matrimonio non s'ha da fare
perché esso viene ipocritamente celebrato in nome della "progressiva apertura alla concorrenza"
! Una falsità grossolana, perchè al contrario questa operazione rappresenta uno dei sempre più frequenti esempi di accentramento della gestione di servizi essenziali per la comunità in grandi società multiutility. Società sempre più astratte e lontane dai cittadini (non a caso gli ispirati estensori della delibera designano il risultato della fusione  con il termine vago di "entità"), la cui testa si sposta via via più lontano dai territori di cui monopolizzano i servizi. e che, in ossequio al principio della concorrenza, sono inesorabilmente destinate a essere assorbite da gruppi multinazionali, peraltro già presenti in molte città italiane. E per le multinazionali Iride/Enìa, ramo acqua, è particolarmente appetitosa per i suoi 2,3 milioni di utenti. I promotori di questa operazione non possono pensare seriamente che la nuova entità possa competere a lungo con colossi multinazionali come Veolia, Suez o Bechtel, che si stanno accaparrando la fornitura dei servizi di prima necessità – in primo luogo, dei servizi idrici - in tutto il mondo. E Veolia a Torino ha già messo piede…
Il Comitato Acqua Pubblica di Torino, dopo attenta lettura del testo della deliberazione, non può che dichiararsi contrario all'operazione perché:
la fusione IRIDE - ENIA viene dichiaratamente compiuta in ossequio alla "profittabilità", vale a dire al mero utile economico, da ottenere incentivando al massimo il consumo delle risorse naturali (acqua, energia e incenerimento anziché recupero di rifiuti), contro qualsiasi obiettivo di valore ambientale e contro la stessa "rivoluzione verde" di recente promossa dal segretario PD Franceschini. Sconcerta anche che alla "profittabilità" siano destinate anche le "attività funerarie e cimiteriali" e la "gestione di canili, gattili e luoghi di cura e controllo di animali in genere";
la nascita della nuova azienda non ha dunque alcuna motivazione né finalità sociale, e gli estensori della delibera non si prendono nemmeno la briga di alludere a qualche beneficio per la cittadinanza, evidentemente soggetto che deve restare estraneo a questa alienazione dei propri beni;
nemmeno un accenno è dedicato all'occupazione, pur sapendo che le tanto declamate "sinergie" metteranno in discussione non pochi posti di lavoro (nel 2007 la fusione AEM – AMGA, madre di IRIDE, aveva sacrificato il 10% dei posti di lavoro). Ma anche la qualità del lavoro sarà messa in discussione dalla ricerca sempre più spinta di personale flessibile, dall'estensione del ricorso agli appalti al massimo ribasso, dal probabile aumento delle esternalizzazioni di servizi finora interni, nonchè dalla prosecuzione del blocco del turn-over con azzeramento pressoché totale delle assunzioni a tempo indeterminato di personale operativo.
Numero Dipendenti 2.610 (2008) 2.698 (2007) 2.904 (2006) 3.454 (2005)
DIVIDENDI COMPLESSIVI 44.098 (2008) 70.264 (2007) 49.475 (2006) 17.014 (2005)

da il Sole 24 Ore:
diminuirà il peso di Torino nel pacchetto azionario della nuova "entità" ,scendendo dal 36,90 al 18% delle azioni ordinarie. Perché il Sindaco di Reggio Emilia, o peggio i fondi Amber Capital delle isole Cayman devono decidere ciò che è buono per i servizi pubblici di Torino? Che federalismo è mai questo?
inoltre, come rilevato anche da alcuni consiglieri comunali della città di Reggio Emilia, le azioni di risparmio in possesso della finanziaria Città di Torino, pari all'11,4% del capitale sociale (il 7,4% post fusione), che ora non hanno diritto di voto potrebbero però ottenerlo in qualsiasi momento, una volta vendute a terzi (purché non collegati al Comune di Torino) perché diverrebbero azioni ordinarie, anche se il loro possesso è limitato al 5%.
Un diritto di voto alquanto "pesante" ancorché ignoto.

Azionisti e quote:
FSU Finanziaria Sviluppo Utilities srl
(partecipata al 50% ciascuno dai Comuni di Torino e di Genova) 36%
Soci pubblici Enìa 24%
Equiter (Gruppo Intesa Sanpaolo) 3%
Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (CRT) 3%
AMBER Capital – isole Cayman 2%
Sul mercato 32%

- Allarma la presenza, anche se per ora limitata al 2%, di fondi di investimento speculativi:
a)con sede in paradisi fiscali, come AMBER Capital nelle famigerate isole Cayman o FIL Ltd con sede alle Bermude (che però non appare nel nuovo assetto)
b)appartenenti a colossi bancari, come il fondo Equiter. A differenza della Fondazione CRT che detiene il 3% del capitale, la Fondazione Sanpaolo non compare. Figura invece il suo fondo d'investimento Equiter la cui attività consiste – come dice il suo sito - nell'investire, "utilizzando l'intera gamma di strumenti di impiego del capitale di rischio, con particolare attenzione al project financing, alle partnership operative e a ogni forma di Partenariato Pubblico Privato (PPP)". Equiter è inoltre attiva nel comparto dei fondi chiusi infrastrutturali, ambientali e immobiliari pubblici.
L'acqua è un diritto, non una merce
Ma il fermo NO alla fusione espresso dal Comitato Acqua Pubblica Torino è motivato anche e soprattutto dal fatto che IRIDE ed ENIA già gestiscono il servizio idrico con logiche privatistiche a Genova e in Emilia: questo mette in pericolo la stessa autonomia del gestore pubblico torinese SMAT.

A oggi, la composizione del capitale azionario SMAT è la seguente:
Azionisti (%)
Città di Torino 42,30
AAM Azienda Acquedotto Municipale SpA – in liquidazione 16,05
FCT Srl – Finanziaria Città di Torino 6,96
C.I.D.I.U – Centro Intercomunale di Igiene Urbana SpA - Collegno 15,32
Azioni proprie 0,14
Altri 180 Comuni soci (ATO3 Torinese) 19,22

Due azionisti meritano particolare attenzione: AAM SpA – in liquidazione e FCT Srl.
L'azionista AAM sembra tenuto artificialmente in vita a seguito di un'operazione finanziaria alquanto spericolata, narrata nella deliberazione della Giunta Comunale del 23 ottobre 2007 n. 06983/064, dalla quale si apprende che:
l'unificazione delle due aziende di diritto pubblico (Azienda speciale AAM e Consorzio Po Sangone) nell' azienda di diritto privato SMAT SpA fu "incoraggiata" dalla legge n.427 del 29 ottobre 1993 (art.66), che esentava dal pagamento delle tasse per tre anni le SpA sorte da questo tipo di trasformazioni;
tale esenzione fu però invalidata dall'Unione Europea in quanto costituiva aiuto di Stato che falsa la concorrenza sul mercato. (Si noti che nulla avrebbe potuto obiettare l'UE se AAM fosse rimasta un'azienda di diritto pubblico, cioè azienda speciale o Consorzio). Malgrado ricorsi, cause, vertenze legali e da ultimo richieste di "condono tombale", AAM deve pagare tasse arretrate e multe per 11 milioni di euro.
Per fornire ad AAM i soldi per pagare le tasse e multe dell'UE è stata escogitata un'operazione finanziaria quanto meno "disinvolta" : AAM vende a FCT circa il 7% delle sue azioni SMAT per € 11.171.367,91 e FCT accende un mutuo che rimborserà rivendendo le stesse azioni ai Comuni, a SMAT stessa, o se questi non le vogliono, al Comune di Torino che è proprietario...di FCT!. Un giro dell'oca che costa ai cittadini, oltre al debito col fisco, il pagamento degli interessi bancari.

FCT – Finanziaria Città di Torino S.r.l. : l'oggetto misterioso
L'azionista di SMAT, FCT S.r.l. costituita nel 2007, ha tra i suoi scopi anche "l'assunzione di partecipazioni in società di capitali prevalentemente costituite per la gestione di pubblici servizi […] in collaborazione con altri soggetti pubblici o privati …". Si sa che essa detiene:
il 18% del capitale AEM (la quota a suo tempo salvata dalla privatizzazione)
il 6,96% delle azioni SMAT,
il 40% della società "Torino Nuova Economia S.p.a la quale ha acquisito in data 23.12.2005 le aree FIAT Mirafiori e Campo Volo.
È evidente che FCT, da salvadanaio di beni comuni, si sta trasformando in strumento finanziario/ immobiliare gestito non dal Consiglio Comunale ma da quello che sta ormai diventando un Consiglio d'Amministrazione guidato da un Presidente-Amministratore Delegato nella persona del Sindaco, sempre più insofferente dei lacci e laccioli della politica.

Guardate il vocabolario: l'opposto di "pubblico" non è "privato" ma "segreto"
Molte di queste operazioni sono infatti state decise nelle chiuse stanze della Giunta Comunale, tra il Sindaco e i suoi collaboratori, gli assessori che lui si è scelto e che non sono eletti dai torinesi.
Purtroppo ciò è consentito dalla Legge Bassanini, che ha espropriato i Consigli comunali e le assemblee elettive in genere di ogni potere, tra cui il diritto ad essere informati di operazioni finanziarie elaborate dagli esecutivi (Sindaci e Giunte). Ad esempio, l'acquisto delle azioni SMAT da parte di FCT è stato deliberato dalla Giunta su proposta del Vicesindaco e non è passato al vaglio del Consiglio Comunale. E quando capita che i consiglieri comunali vengano coinvolti, viene loro rifilato un qualche parere giuridico ideologicamente inquinato - che si ritrova puntualmente in tutte le deliberazioni sulle privatizzazioni - secondo il quale l'UE imporrebbe la privatizzazione dei servizi pubblici locali. E' una falsità! L'UE impone soltanto che un'autorità pubblica scelga se gestire direttamente, mediante proprie strutture, un servizio pubblico oppure di affidarlo al mercato (sentenza Corte di Giustizia Europea C-324-08 del 13 novembre 2008).
Lo stesso art. 23 bis della legge finanziaria n. 133/2008 targata Tremonti, che pretenderebbe l'obbligo di messa sul mercato dei servizi pubblici locali a partire dal 2010, è in palese contraddizione, oltre che con l'Europa, con il tanto proclamato federalismo: tant'è che alcune Regioni (tra le quali il Piemonte) hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale per rivendicare l'autonomia decisionale riconosciuta alle Autonomie Locali dalla Costituzione stessa.
In ogni caso la privatizzazione e la messa sul mercato dei nostri Servizi pubblici locali può essere evitata trasformando – a partire dall'acqua – le attuali Società di capitali di diritto privato (SpA, Srl, ecc) in Aziende Speciali o Consorzi di diritto pubblico.
Consiglieri comunali: alzate la testa!
Non limitatevi a "prendere atto" di decisioni così gravi assunte altrove. Non può sfuggirvi che uno degli advisor legali di Iride è lo stesso studio Benessia Maccagno il cui titolare, en passant presidente della Fondazione "Compagnia Sanpaolo" azionista di Iride stessa, si dice sia stato ispiratore - o addirittura estensore - del documento programmatico di medio termine presentato dal Sindaco nel settembre 2008 che, alla voce "politiche delle entrate" (volgarmente "fare cassa"), citava le cessioni, fusioni, ecc delle ex-municipalizzate.
Rinfrescate la memoria circa il ruolo dei pubblici amministratori anche al nostro Sindaco che – di fronte alla decisione del Comune di Genova di garantire per sempre il 51% di maggioranza pubblica nella nuova azienda IRIDE-ENIA - giudica "eccessivo il peso della politica" (La Stampa, 10 aprile 2009). Noi riteniamo invece preoccupante la crescente obesità degli interessi privati… e consigliamo al Sindaco di salire sulla bilancia… e di rendersi conto che il "mitico" mercato sta dimostrando da un pezzo il fallimento delle sue pratiche e delle sue regole!
Fermatevi! Siete ancora in tempo per salvare i nostri beni comuni.
Ve lo chiediamo a nome degli oltre 3.500 torinesi che in poco più di un mese hanno già sottoscritto la proposta di delibera di iniziativa popolare per inserire nello Statuto della nostra Città il principio che l´acqua è un bene di tutti e che non va privatizzata. Nonché a nome di tutti i prossimi firmatari, perché la nostra campagna e battaglia continua!

Comitato Acqua Pubblica Torino
Torino, 16 aprile 2009

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