giovedì 19 gennaio 2012


La lotta colombiana per il diritto all'acqua

 
La lotta per il diritto all'acqua in ColombiaNoi apriamo il rubinetto e scende tutta l’acqua che vogliamo. Ci sono persone in Colombia che devono aspettare che venga erogata l’acqua, magari per soli 40 minuti ogni 4 giorni, e allora fanno le file ai rubinetti con taniche, secchi e qualunque altro contenitore per accumulare quanta più acqua possibile. E ce ne sono altre che bevono acqua sporca e inquinata, perchè non possono fare altrimenti. Queste persone sono sempre di più, sono circa 12 milioni, ovvero il 27% della popolazione.
E dire che la Colombia potenzialmente ha una grandissima disponibilità di acqua. Si sitma che ogni abitante in teoria ha a disposizione 57mila metri cubi di acqua all’anno, mentre un europeo “solo” 4mila e 700. E allora perchè c’è questa grossa crisi? Riassumendo in parole molto povere, per via della privatizzazione, che tocca oramai il 40% dei servizi e lascia fuori grande parte della popolazione, e per la cattiva gestione del territorio che non protegge le fonti d’acqua dall’inquinamento o dalla totale captazione per usi industriali.
E così ci sono delle associazioni e dei comitati locali in Colombia che stanno lottando perchè il diritto all’acqua venga garantito a tutti, e che questo sia scritto a chiare lettere nella costituzione. Sono circa una sessantina, tra ambientalisti, associazioni sindacali, gruppi comunitari e non so cos’altro.
Quello che chiedono è che si indica un referendum costituzionale, e che sia garantito un minimo vitale al giorno per ogni famiglia gratuitamente, e che la gestione sia affidata ad enti pubblici e/o comunitari. 
La campagna è stata promossa da Ecofondo, associazione ambientalista nazionale, che già dal 2005 lavora prima di tutto per creare un movimento nazionale unito. Una prima campagna di sensibilizzazione, portata avanti anche con l’appoggio di Legambiente, si è svolta nel 2006. Sono stati svolti forum regionali e campagne locali per unire piccoli movimenti in un unica grande voce nazionale. Ora la seconda fase, quella del referendum, che è la più difficile.
Si perchè in Colombia il processo democratico non è tanto semplice (chissà come mai). Prima bisogna costituire un comitato promotore, e questo comitato deve essere legittimato da una prima raccolta firme . Poi, se ce la si fa, si depositano le firme e si costituisce ufficialmente il comitato, e allora comincia la raccolta vera e propria. In questo caso ci vogliono firme almeno pari al 5% degli aventi diritto al voto.
Ovvero, ad oggi ci vogliono un milione e 350mila firme per poter supportare una domanda di referendum. Domanda che poi verrà vagliata dal Parlamento, che può anche tranquillamente respingerla, dopo tutta quella fatica fatta…
Al momento, la prima parte è fatta, le firme per il riconoscimento del Comitato sono state raggiunte. Ora si parte con la seconda e più difficile fase (andate voi a recuperare tutte le persone che vivono in villaggi nelle varie foreste per farli firmare!), e c’è tempo solo sei mesi. Sono state organizzate molte campagne di sensibilizzazione lungo i principali fiumi colombiani per raggiungere anche le più remote aree del paese, la prossima parte in Marzo.
Io che ho seguito per lavoro un pezzo di questa campagna, mi sento di ammirare questa gente che lotta per una cosa che io do troppo per scontato (e lo scrivo guardando la bottiglietta di acqua che ho sulla scrivania…), e invece per loro in molti casi significa la sopravvivenza. Soprattutto temo non ce la faranno mai, visti gli ostacoli che ci sono! Ma sono tenaci e a modo loro e con i loro tempi li ho visti stupirmi e riuscire in cose che io non avrei mai pensato realizzabili. E poi altri paesi del Sud America ce l’hanno fatta (ne parleremo), quindi in bocca al lupo…
http://www.ecoblog.it/

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