lunedì 23 gennaio 2012



PASSA UNA NORMA DELLA FINANZIARIA

L’acqua torna pubblica L’Ars dice no ai privati


Approvata la proposta del Pd



L’acqua in Sicilia tornerà a essere pubblica. Lo chiedevano molti comuni, ora lo ha deciso l’Assemblea regionale che con 53 voti a favore e 25 contrari ha approvato, a scrutinio segreto, l’articolo 50 della finanziaria regionale. La norma che rimette i privati fuori dai meccanismi di gestione è stata proposta dal Pd. Prima del voto, c’era stato un intervento del presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Replicando in aula ad alcuni deputati che nei loro interventi avevano espresso dubbi rispetto alla legittimità e alla costituzionalità della norma, ha detto: “Non sarei favorevole se non fossi sicuro che non andremo incontro a nessun contenzioso. L'Ars può votare serenamente perché comunque su questo argomento torneremo presto a legiferare”.

La norma approvata dall’Ars avvia il ritorno alla gestione pubblica delle risorse idriche che in alcuni comuni siciliani come Cefalù (Termini Imerese ha invece detto no) vengono gestite da società e consorzi privati che in alcuni casi non sono riusciti a risolvere i problemi di approvvigionamento.

Il voto dell’aula che restituisce l’acqua alla gestione pubblica è stato salutato dal Pd come una vittoria. Critica invece la posizione dell’opposizione di destra che ha prospettato profili di illegittimità costituzionale.

“La norma innalza il profilo di questa finanziaria”, ha detto Antonello Cracolici, presidente del gruppo Pd all’Ars. “Il parlamento ha certamente compreso l’importanza di una norma che impone un dietrofront rispetto alla fallimentare gestione privata delle risorse idriche”, aggiungono i parlamentari regionali del Pd, Giovanni Panepinto, Pino Apprendi, Davide Faraone, Vincenzo Marinello e Concetta Raia. Secondo Panepinto, oltre a bloccare l’iter della gestione privata, la norma impegna la Regione a dotarsi entro un anno di un provvedimento che organizzi la gestione integrata del servizio. Fornisce inoltre alle amministrazioni locali i parametri per le cessazioni delle convenzioni con i gestori privati”. In sostanza alcuni comuni, come quello di Cefalù, dovranno chiudere il rapporto con Aps (Acque potabili siciliane).

Michele Palazzotto, segretario generale della Fp-Cgil siciliana, ha spiegato che la norma consentirà di rescindere i contratti con tutti quei gestori che hanno una percentuale di mancata realizzazione degli investimenti superiore al 40% di quelli previsti dal contratto e che quindi hanno fallito nello scopo di migliorare il servizio. “In Sicilia – ha concluso – si tratta della quasi totalità di enti”.

Il Pdl Sicilia ha votato la proposta del Pd. E il suo capogruppo Giulia Adamo ha spiegato, in un intervento molto applaudito dai banchi del Pd, che il suo gruppo “ha votato con convinzione questa norma perché rivendichiamo con coerenza la nostra cultura liberale, per la quale non esiste nulla che possa essere affermato in maniera assoluta, neanche il mercato”.

30.04.2010



Redazione
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sabato, 01 maggio 2010; 00:17

Acqualatina dice no ad Aprilia: «Non restituiamo le chiavi»

DI ANDREA PALLADINO



«Mai daremo le chiavi degli acquedotti al Comune di Aprilia». Jean-Michel Romano, l’uomo di Veolia al comando di Acqualatina, è deciso, tagliente, secco nella risposta. Nella conferenza stampa di presentazione del bilancio 2009, approvato martedì scorso, la questione Aprilia arriva solo alla fine. Ed è su questo punto che emerge la differenza sostanziale tra il "politico" Raimondo Besson - con un passato da dirigente della Regione Lazio e da qualche anno alla vice presidenza della società di Latina - e il manager francese. Besson punta decisamente a lasciare la patata bollente nella mani dell’Ato 4 e della conferenza dei Sindaci, mentre l’uomo di Veolia si spinge oltre, e sembra quasi di sentire la risposta nella sua lingua, «Jamais!», mai. «Non è la stessa cosa di Parigi - spiega subito dopo - perché in quel caso la decisione è arrivata alla fine del contratto. Quella di Aprilia è un’altra situazione».

Dunque si profila una battaglia istituzionale dura tra il comune a settanta chilometri da Roma che ha avviato la procedura per riprendersi gli impianti idrici affidati nel 2004 alla società per azioni mista che gestisce il sistema idrico integrato nella provincia di Latina. Un confronto che passerà prima sul tavolo dei sindaci, che dovranno rispondere alla richiesta di Aprilia entro sessanta giorni. Scaduto questo termine - molto probabilmente con un nulla di fatto - la società riceverà la richiesta di restituzione degli impianti. La sfida che arriva dalla città dove settemila famiglie contestano radicalmente la gestione privata avverrà in parallelo con la conclusione della raccolta firme per i tre referendum, che già oggi si sta dimostrando un successo. Sarà ancora di più un caso simbolo, Aprilia, con un confronto diretto tra le decisioni del consiglio comunale e quelle delle multinazionali.

Guardando i grafici colorati ed eleganti che illustravano il bilancio, il caso della città che vuole ritornare alla gestione pubblica spicca ben in evidenza. La resistenza delle settemila famiglie ha intaccato direttamente i profitti di Acqualatina, spostando i pagamenti dalla casse della società privata verso quelle comunali. «Noi riteniamo che Acqualatina sia un esempio da seguire nel Lazio, anzi, il miglior esempio di gestione pubblica dell’acqua», spiega con un certo azzardo Raimondo Besson. «Lo dico chiaramente, faccio riferimento ai democratici - ha proseguito - sono un elettore del Pd». Ed è dunque il modello pubblico-privato, incarnato da Acqualatina, ad essere eletto, dal suo punto di vista, come la vera gestione pubblica. Ma non tutto, alla fine, funziona. Le due piccole isole di Ponza e Ventotene, ad esempio, vengono snobbate dal gestore franco-italiano. Portare l’acqua qui non conviene. «Dovremmo aumentare la tariffa, ci sono costi altissimi di trasporto», spiega Besson. E quindi ancora oggi l’acqua arriva con le navi cisterne, con tutti i costi a carico della Regione Lazio. «Ma abbiamo la soluzione - spiegano Romano e Besson - ovvero i desalinatori»: ed è chiaro che la tecnologia - e quindi il brevetto - è targato Veolia. I conti della società sono oggi - almeno apparentemente - in ordine. Viene annunciato con orgoglio la riduzione dei costi operativi, raggiunta soprattutto mandando gli operai a casa. Peccato che gli obiettivi degli investimenti siano ancora molto lontani, mentre la dispersione idrica (amministrativa e delle reti) raggiunge il 65%, superando - e di molto - la media nazionale del 30%, citata dal ministro Ronchi ieri su il manifesto come eredità delle gestioni pubbliche. Ma Latina, come spiegano i manager francesi e il romano Besson, è un vero laboratorio.

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giovedì, 29 aprile 2010; 19:59



Acqua pubblica, 200mila firme gazebo in piazza il 1 maggio

Diecimila a Roma e in provincia. Puglia da record. Storico il voto di Aprilia: "Dove si toccano con mano gli effetti della privatizzazione l'afflusso è più forte". Sabato il Forum sarà in Piazza San Giovanni, nella capitale. E ci sarà anche l'Idv che comincerà una campagna referendaria parallela. Il Movimento: "Con Di Pietro abbiamo rotto"

di GIULIA CERINO




ROMA - In cinque giorni hanno raccolto oltre 200mila firme. Con un Lazio da record: 10mila firme tra Roma e provincia. La Liguria è a metà strada. In Puglia 20mila, sono 8mila quelle messe insieme tra Torino e Savona e oltre mille quelle di Pescara. Dopo pochi giorni

dall'inizio della campagna referendaria 1 contro la privatizzazione del servizio idrico, il traguardo sembra avvicinarsi. Il Forum italiano dei movimenti per l'acqua annuncia numeri da capogiro: "Siamo a 200mila". Più di un terzo di quelle necessarie a raggiungere il numero minimo per ottenere il referendum abrogativo.




I tre quesiti 2 depositati dal Forum in Cassazione hanno un obiettivo preciso: modificare le attuali norme in materia di servizio idrico approvate con il decreto Ronchi 3

e in passato dal governo Prodi, per governare e gestire le risorse idriche attraverso un soggetto di diritto pubblico, possibilmente a livello territoriale. E la campagna di raccolta firme iniziata meno di una settimana fa è andata inaspettatamente bene proprio nei comuni in cui la gestione del servizio idrico è già da tempo nelle mani dei privati. "Dove si toccano realmente gli effetti della privatizzazione l'afflusso ai gazebo è più forte", spiega Luca Faenzi, portavoce del Forum. E' storico il voto del comune di Aprilia. E infatti, "dopo sei anni di gestione del servizio idrico da parte di una società mista appartenente alla multinazionale francese Veolia - aggiunge Faenzi - questa importante città del Lazio ha appena rimesso in discussione la gestione degli impianti".




Stessa situazione ad Arezzo. Contro la privatizzazione anche padre Alex Zanotelli che ha partecipato all'avvio della campagna referendaria. In comuni come questo, territori dove l'acqua è già gestita dai privati, i cittadini chiedono di abrogare tutte le forme di privatizzazione e non solo il decreto Ronchi. "Ecco perché - spiega Faenzi - la gente non firmerà per il referendum di Di Pietro ma solo per quello promosso dal Forum".




Fra il Forum e il leader dell'Italia dei valori, c'è una polemica di lunga data. Che dura cioè da quando Antonio Di Pietro ha presentato in Cassazione un quesito referendario contro la privatizzazione del servizio idrico in aperta concorrenza con i tre precedentemente depositati dal Forum. Il quesito dell'ex magistrato è infatti volto ad abrogare il solo decreto Ronchi sulla privatizzazione del servizio idrico. Al contrario dei tre caldeggiati dal Forum, quindi, quello firmato Idv non interviene in alcun modo sui provvedimenti presi, prima che venisse approvato il decreto Ronchi, dall'allora premier Romano Prodi. "Per i comuni come Arezzo sostenere un referendum voluto da Di Pietro non avrebbe senso, spiega Faenzi. Per loro rimarrebbe comunque tutto invariato".




Tra il Forum e il leader dell'Italia dei valori la spaccatura è ormai evidente. E non ci sarà modo di ricucire i rapporti con i "movimenti" almeno finché "lui non deciderà di fare un passo indietro e accogliere le nostre istanze", giurano dal Movimento. Anzi. Per Di Pietro si affaccia anche il rischio che qualcuno dei suoi giochi un brutto scherzo. Come Sonia Alfano: "Se fossi chiamata a scegliere - diceva qualche tempo fa - sosterrei il Forum".




I politici schierati a favore delle istanze del Forum sono però una minoranza: Nichi Vendola, Claudio Fava, Paolo Cento, Fabio Mussi, Grazia Francescato, Loredana De Petris, Valerio Calzolaio e Gennaro Migliore. Poi il sindaco di Arezzo ed esponente del Pd Giuseppe Fanfani e il sindaco di Udine, Furio Honsell. Questi i più noti. Al loro sostegno si aggiunge l'approvazione alla provincia di Napoli di un ordine del giorno presentato da Tommaso Sodano, capogruppo della Federazione della sinistra, in cui si riconosce l'acqua come diritto umano e bene pubblico comune "la cui gestione è priva di rilevanza economica". Ma qualche adesione ufficiale da parte dei partiti è arrivata: dalla Federazione dei verdi, dalla Federazione della sinistra, dai Giovani socialisti, da Sinistra ecologia e libertà e dalla Sinistra critica. Tutti partiti extra-parlamentari. Per il Pd, invece, Bersani ha optato per un'altra strada: "Pur guardando con simpatia chi si batte per l'acqua - ha detto - preferiamo presentare una legge direttamente in parlamento". E c'è anche chi ha scelto di appoggiare la battaglia del Forum in altri modi. E' il caso di Beppe Giulietti, presidente di Articolo21, che presenterà un'interrogazione all'Agenzia per le comunicazioni per "denunciare l'oscuramento da parte dei media di questa campagna referendaria".




Il primo maggio, per il Forum sarà un giorno importante durante il quale il Movimento potrebbe riuscire a raccimolare altri consensi. L'appuntamento è in Piazza San Giovanni dove verrà installato un grande banchetto per la raccolta firme. Nello stesso giorno e nello stesso luogo, però, anche Antonio Di Pietro aprirà le danze, dando inizio alla raccolta firme parallela.

(28 aprile 2010)

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mercoledì, 28 aprile 2010; 22:05



La Commissione Europea sospetterebbe Veolia , Suez e Saur di abuso di posizione dominante...


Secondo una agenzia stampa (AFP) del 16 aprile 2010, la Commissione Europea il 13 di aprile ha condotto in Francia delle ispezioni presso le sedi di diverse imprese "attive nel mercato dei servizi idrici e della depurazione", questo è quanto è stato riferito dal portavoce del Commissario alla Concorrenza.


Il portavoce del Commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia avrebbe rifiutato, sottolinea l'AFP, di precisare i nomi delle imprese sospettate, ed ha rammentato che il fatto che esse siano state sospettate non significa che siano effettivamente colpevoli.

"La Commissione ritiene che le regole previste dall'Unione Europea che vietano le pratiche commerciali restrittive della concorrenza e/o l'abuso di una posizione dominante, siano state violate" ha affermato in un comunicato il tutore della Concorrenza europea.

"La Commissione desidera verificare se le imprese oggetto dell'ispezione abbiano risposto ad alcune gare per la gestione di servizi idrici e di depurazione, per conto di talune amministrazioni locali, accordandosi preventivamente.

Oltre a ciò la Commissione ha ragione di credere che queste imprese possano anche avere imposto alle amministrazioni locali delle tariffe idriche e di depurazione eccessivamente elevate"


Fonte: AFP




martedì, 27 aprile 2010; 23:11



La carica dei 100 mila





È una sorta di referendum virale quello sull'acqua pubblica, quasi carbonaro. Ma funziona, contagia, rompe anche gli schemi classici dei partiti, unendo la sinistra in una operazione mai riuscita alle segreterie. Oltre centomila firme raccolte in poche ore, in migliaia di piazze italiane, in ogni regione, dai piccoli paesini della Puglia, fino alle grandi aree metropolitane del Nord Italia. È il numero del successo che in pochi si aspettavano, tanto che il Forum italiano dei movimenti per l'acqua si era posto come obiettivo - per dichiarare il successo - esattamente la metà dei consensi.
Ieri pomeriggio il quartier generale del Forum a Roma era letteralmente sommerso dalle richieste di nuovi moduli per la raccolta delle firme sui tre quesiti. Tantissime le città dove i banchetti hanno dovuto chiudere prima, con il cartello «tutto esaurito». Cifre record si sono avute nella regione Puglia, con dodicimila firme raccolte in solo giorno. A Roma le firme raccolte sono state diecimila, nei diversi banchetti sparsi nei municipi. A Torino, dove il centrosinistra ha perso le elezioni regionali su un tema delicato come quello dalla Tav, le firme sono state quattromila e cinquecento. La piccola provincia di Savona ha raccolto tra il 24 e il 25 aprile 4.200 firme; duemila a Modena, quasi cinquemila nelle Marche.
Già nei giorni precedenti il via alla raccolta l'aria che si respirava nei comitati era decisamente differente da quella abituale. L'indicazione di far collaborare sul territorio i diversi partiti della sinistra - da Sel a Rifondazione, dai Verdi a Sinistra critica - con le decine di associazioni e movimenti che dal 2006 compongono il popolo dei beni comuni ha funzionato. Ieri è arrivato il sostegno anche dei socialisti e della Sudtiroler Volkspartei, che hanno annunciato che collaboreranno alla raccolta firme. Ma la vera sorpresa è stato il Pd. Non l'apparato delle segreterie, ma i militanti, gli amministratori locali, le sezioni che vivono da vicino la privatizzazione dell'acqua, mascherata dietro il modello pubblico-privato. Ad Arezzo, prima città ad avere sperimentato l'arrivo delle multinazionali francesi, il sindaco del Pd ha firmato i tre moduli con quesiti chiarissimi: i privati non possono mettere piede nelle gestioni idriche. È bene ricordare che proprio in Toscana solo tre anni fa il centrosinistra bocciò una legge d'iniziativa popolare che era ben più timida rispetto alla proposta referendaria presentata dai movimenti in Cassazione il 31 marzo scorso. In alcune città della provincia di Roma - raccontano gli organizzatori del referendum - alcuni consiglieri comunali del Pd hanno stanno partecipando direttamente alla raccolta delle firme. Anche a Ravenna il sindaco del Pd ha firmato i tre quesiti, solo per citare i capoluoghi di provincia. E, in generale, in tutta Italia spesso sono loro a vestire i panni degli autenticatori. Dunque il tentativo in extremis di Pierluigi Bersani di boicottare il referendum - lanciando alla vigilia dell'inizio della raccolta firme una petizione sul disegno di legge degli ecodem, che mantiene la possibilità di gestione privata dell'acqua - non sta funzionando.
La domanda che più spesso viene fatta prima di firmare riguarda il marchio doc sui tre referendum. C'è una sorta di terrore di sbagliare, firmando il quesito sull'acqua presentato dall'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, in chiara contrapposizione a quelli dei movimenti. Basta annunciare - a quel punto - la paternità del Forum per l'acqua per avere garantita la fila davanti ai moduli. Anche le brochure preparate dell'organizzazione con l'illustrazione dei tre quesiti sono state spesso inutili. Bastava lo slogan "l'acqua non si vende" stampato con chiarezza sui manifesti per togliere ogni dubbio, senza dover convincere nessuno. Bastava dire chiaramente che l'obiettivo era quello di mandare via le multinazionali dell'acqua per far sparire ogni dubbio. E non è un caso il successo sorprendente venuto dalle città capofila delle privatizzazioni: Aprilia, Latina, la stessa Arezzo, la provincia di Roma, quella di Frosinone.
La sfida alla cultura della privatizzazione dei beni comuni è dunque partita bene. L'obiettivo di almeno settecentocinquantamila firme entro luglio è più che raggiungibile, visto che quasi il 12% è giù stato raggiunto nei due giorni di apertura dei banchetti. Nell'immediato l'appuntamento referendario avrà anche la forza per allargare a dismisura le centinaia di comitati per l'acqua pubblica già presenti in Italia, aprendo le porte di questo laboratorio ai partiti della sinistra. E' una finestra con aria nuova che si è aperta, un'occasione forse irripetibile.
di Andrea Palladino
Fonte: Il Manifesto





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lunedì, 26 aprile 2010; 19:41





Suez Environnement e Veolia si spartiscono dodici
contratti di gestione dell'acqua



L'Autorità Europea per la Concorrenza ha dato il suo via libera alla costituzione di dodici società di gestione del servizio idrico in comproprietà tra Veolia e Lyonnaise des Eaux, filiale della Suez Environnement.



Le due multinazionali dei servizi idrici si conformano quindi alla decisione emanata nel 2002 dal Consiglio della Concorrenza. A seguito di un'inchiesta approfondita l'autorità francese ha constatato come le due multinazionali in principio concorrenti, nelle città in cui gestiscono in comune il servizio idrico, si astengano dal partecipare alle gare di gestione lanciate da alcune amministrazioni locali, dando luogo ad una sorta di spartizione dei territori. Niente di meno.

Perchè le città come Marsiglia, Lille, Saint-Etienne, Nancy o Arles, rappresentano il 12% del mercato francese dei servizi idrici.

Nonostante il respingimento di tutti i ricorsi presentati davanti al Consiglio di Stato, che in una sentenza del 7 novembre 2005 confermava le conclusioni del Consiglio della Concorrenza, Veolia e Lyonnaise non hanno ancora ottemperato all'obbligo di dismissione delle loro partecipazioni incrociate, con il ministero delle finanze e dell'economia che ancora non è intervenuto sui due gruppi per fare applicare la decisione.

E' stata alla fine l'associazione di consumatori UFC-Que Choisir che, in una lettera inviata nel dicembre 2007 a Christine Lagarde ministro dell'economia, ha ricordato la sentenza che a oggi è rimasta ancora lettera morta.

Nella sua risposta, datata febbraio 2008, il ministro delle finanze Lagarde ha concesso ancora sei mesi alle due multinazionali per adempiere agli obblighi previsti.

Al termine della discussione, "lunga e dura" secondo i negoziatori, tesa all'individuazione di una soluzione equilibrata tra i due gruppi, si prevede il raggiungimento di un accordo che, sotto riserva di approvazione in relazione alle istanze sindacali, diverrà efficace alla fine del marzo 2010.

Grazie a tale accordo Veolia avrà un fatturato di 347 milioni di euro , oltre ad assumere 2000 lavoratori supplementari, mentre Suez fatturerà 340 milioni di euro e assumerà altri 1500 dipendenti. Veolia ha inoltre acquisito oltre a Societè des eaux d'Arles e a Nanceènne des eaux, anche la più importante Societè des eaux de Marseille, che distribuisce l'acqua potabile oltre che a Marsiglia, anche in una trentina di comuni vicini come Marignane e La Ciotat.

A Suez andrà invece la depurazione dell'acqua di Marsiglia, oltre a quella di Salon-de-Provence, ma anche la società Eaux du Nord di Lille, e la Sevesc; Societè des eaux de Versailles et de Saint-Cloud. Quest'ultima rappresenta un importante punto d'appoggio all'interno dell'area di Parigi, che potrà rivelarsi decisivo nel caso in cui Veolia riuscisse ad aggiudicarsi la gestione del servizio idrico nell'Ile-de-France, ancora in corso di attribuzione.

Dopo una fase molto lunga di trattative, Veolia ha dovuto cedere al suo competitor, la Societe martiniquaise, il contratto di gestione - meno profittevole del previsto - del servizio idrico nell'isola caraibica, questo dopo che l'amministrazione aveva deciso di congelare la tariffa dell'acqua e di caricare i costi sociali dell'attività sul gestore. Questo è anche quello che è successo alla Stephanoise des eaux, dopo che il nuovo sindaco della cittadina francese, Maurice Vincent (PS) è riuscito ad ottenere una riduzione della tariffa.

Questa equa spartizione, in relazione alla quale le amministrazioni sono state interpellate solamente per una questione formale, non rimette assolutamente in discussione le rispettive quote di mercato delle due multinazionali (39% Veolia e 19% Lyonnaise). Ma molti di questi contratti di gestione scadranno entro il periodo 2012-2015, cosa che dovrà necessariamente introdurre una maggiore competizione tra gestori, competizione che questa volta dovrà essere effettiva...



Isabelle Rey Levebre

Fonte: Le Monde



traduzione CM




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venerdì, 23 aprile 2010; 19:00





Caltagirone sale in Acea e supera il 10%
del capitale



Francesco Gaetano Caltagirone supera la soglia del 10 per cento nel capitale di Acea. E diventa il secondo azionista dell'utility capitolina dopo il Comune di Roma, scavalcando i francesi di Gdf-Suez cui fa capo il 9,98% di Acea. L'operazione sarebbe già stata realizzata e potrebbe essere ufficializzata nelle prossime ore. L'imprenditore-editore romano ha comprato sul mercato un altro 1 per cento circa rispetto all'8,45 per cento posseduto attualmente e al quale era arrivato nei mesi scorsi durante la fase più critica dello scontro tra la società e gli azionisti francesi.
La crescita nel capitale arriva a pochi giorni dall'assemblea, convocata per il 29 aprile, chiamata a rinnovare il vertice dell'azienda. Ma soprattutto in concomitanza con un momento cruciale dei rapporti con i francesi, ai quali l'imprenditore sembra voler mandare un segnale chiaro: ormai il socio d'oltralpe non è più il partner strategico di riferimento del Comune per cui le decisioni sul futuro dell'utility devono passare anche per Caltagirone.
A questo scopo l'imprenditore ha rinforzato i suoi presidi nel consiglio di amministrazione: nella lista per il board figurano il figlio (per quanto qualificato come consigliere indipendente), Francesco Caltagirone Jr, presidente e amministratore delegato di Cementir, e Paolo Di Benedetto, ex commissario Consob che si era dimesso a fine marzo dall'Authority anticipatamente rispetto alla scadenza del suo mandato.
D'ora in avanti, dunque, i rappresentanti di Caltagirone in cda non saranno chiamati solo a prendere atto delle strategie del vertice ma anche ad avere un ruolo attivo e propositivo. L'altro messaggio che s'intravede dietro l'operazione è che Caltagirone non ha bisogno di aspettare la cessione delle quote del Comune per crescere nel capitale e dire la propria in Acea.
Non è un caso, a questo proposito, che si sia deciso di spostare ulteriormente nel tempo il momento in cui prendere una decisione definitiva sui rapporti con Gdf-Suez: dunque se notificare ai soci finalmente l'avvio arbitrato deliberato dal cda nelle scorse settimane oppure trovare una mediazione per ridefinire in via consensuale equilibri di potere e business nell'ambito delle joint-venture sulla produzione e vendita di energia elettrica.
In occasione dell'ultimo cda di bilancio di fine marzo il vertice di Acea aveva fatto sapere che intendeva arrivare a una risoluzione prima dell'assemblea di bilancio e a questo scopo erano circolate indiscrezioni a proposito della convocazione di un cda straordinario nei giorni precedenti il meeting degli azionisti. Ma del cda non c'è traccia e tantomento di decisioni definitive.
Nel frattempo i legali dell'Apa, l'associazione dei piccoli azionisti, hanno presentato ricorso al Tar contro la delibera del Comune di Roma che ha modifica l'articolo 15 dello Statuto – e di conseguenza anche la delibera dell'assemblea Acea del 22 marzo – che rivede le modalità di elezione del consiglio di amministrazione, assegnando nei fatto tutti i posti di minoranza del cda ai due maggiori azionisti privati di Acea.



22 APRILE 2010

WWW.ILSOLE24ORE.IT








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venerdì, 23 aprile 2010; 18:56





Dai rubinetti rischi per neonati e ragazzi
"Sostanze tossiche 5 volte superiori al lecito"


Un comitato scientifico incaricato dalla Commissione europea lancia l'allarme sulla qualità delle acque potabili italiane. Nelle tubazioni elementi tollerati dagli adulti ma pericolosi per i bambini e i giovani nell'età dello sviluppo.



BRUXELLES - Neonati e ragazzi corrono rischi nel bere acqua che viene dai rubinetti delle case italiane, contaminata - a quanto pare - da arsenico, boro e fluoruro che, in alcune Regioni, superano di cinque volte i livelli consentiti dalle norme europee. Ad dirlo è il comitato scientifico incaricato dalla Commissione Ue di dare un parere sulle acque potabili nel nostro Paese. E' stato il risultato di una analisi delle tubazioni lungo le quali scorrono livelli di sostanze tossiche che, se non sono immediatamente pericolose per gli adulti, pongono però dei rischi per i ragazzi in età dello sviluppo e soprattutto per i neonati.

L'Italia, che per nove anni ha agito in regime di deroga rispetto alla direttiva Ue sulle acque, dovrebbe uniformarsi alle regole europee entro il 2012, come chiesto da Bruxelles. Ma qualche mese fa ha chiesto una proroga dei termini. La Commissione Ue dovrà decidere nelle prossime settimane se concederla o meno, e la sua decisione si baserà anche sul parere del comitato scientifico.



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mercoledì, 21 aprile 2010; 08:09






Acqua, ecco quanto ha speso il Comune

DI RICCARDO TOFFOLI



Circa 800 mila euro spalmati negli ultimi cinque anni. Fatturati 16 mila euro per una sola fontanella

Acqua, ecco quanto ha speso il Comune

Aprilia L’assessore alle finanze Chiusolo: «Stiamo controllando tutte le utenze»

APRILIA Circa 70 contatori dell’acqua comunale per un totale di 800 mila euro di fatturato spalmati negli anni. Questo è il resoconto che ha predisposto l’ufficio finanze del Comune di Aprilia retto dall’assessore Antonio Chiusolo. «Ho chiesto ad Acqualatina - spiega Chiusolo - un resoconto delle utenze e di quanto abbiamo pagato fino ad ora. E ora abbiamo fatto un prospetto sul quale i nostri uffici stanno controllando. Per alcune cifre e alcune utenze dobbiamo verificare gli importi. Ma ciò che ci ha lasciati perplessi è questo dato: dal 2005, su circa 70 utenze è stata fatta la lettura del contatore solo su 9. Per tutte le altre è stato fatturato un importo stimato non basato sul reale consumo. Questo ci sembra assurdo. Ho telefonato immediatamente ad Acqualatina per capire. Se tutti i Comuni hanno gli stessi importi e la stessa media di lettura, devo dire che, per indovinare le cifre da inserire nel bilancio, le possibilità che sia effettivamente rispondente sono molto poche. Se non ci sono i reali calcoli sul consumo, posso pagare di più o posso pagare di meno, non avrò mai una base certa». Domani il Consiglio comunale dovrà discutere proprio sulla delibera che avvia il procedimento per riprendersi gli impianti idrici. Il Comune rivuole gli impianti e chiede di ritornare alla convenzione tipo e di annullare tutte le successive modifiche. Nel frattempo gli uffici alle finanze hanno avviato un monitoraggio sulle utenze comunali. Le cifre verranno snocciolate - annuncia l’assessore Chiusolo - proprio nel corso del Consiglio comunale. Dal 2005, sono stati pagati 16 mila euro circa solo per la fontanella di Campoverde. Più di 4 mila euro all’anno di acqua per una sola fontanella. È anche vero che la fontanella perde acqua e che forse non c’è stata una comunicazione per richiesta d’intervento. Sono stati fatturati comunque oltre 4 mila euro per ogni altra fontanella del centro: 4 mila per quella di piazza Marconi, altri 4 mila per quella di via Cattaneo, altri 4 mila per quella di viale Europa ed altri 4 mila per quella di piazza della Repubblica. Solo per le fontanelle in cinque anni sono stati spesi 32 mila euro di acqua. In totale il Comune ha speso per tutte le utenze circa 800 mila euro. Per la scuola di via Inghilterra ogni utenza è costata 4 mila e 100. Infatti non c’è un solo contatore, per il plesso ci sono diversi contatori e tutti hanno lo stesso importo. 80 mila euro circa, ad esempio per il pallone della pallavolo. Altri 80 mila circa per quello dove si tengono gli allenamenti di basket. Insomma, un salasso di acqua sul quale il Comune ha deciso di vederci chiaro. «Tutti questi dati verranno adesso valutati e controllati dai nostri uffici - ha detto Chiusolo -Noi riteniamo che si possa risparmiare molto se si controllano le utenze; il discorso vale anche per telefonia, luce e gas».

Fonte: Il Tempo




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martedì, 20 aprile 2010; 10:16





L'acqua? La sorgente si è prosciugata.



Numerose città francesi, a partire da Parigi, hanno deciso di rimunicipalizzare la gestione dell'acqua. La notizia ha creato un gran clamore. Alla fine del 2008 Bertrand Delanoe, sindaco di Parigi ha annunciato che avrebbe rimunicipalizzato il servizio idrico della capitale, in precedenza gestito da Veolia (la rive droite) e Suez (la rive gauche). Obiettivo:"Stabilizzare la parte comunale della tariffa idrica". Un colpo a effetto nel settore idrico?Vedremo. A Boulogne, il sindaco Frederic Cuvillier rivela di seguire "con interesse" l'esperienza parigina.

Già da qualche anno le multinazionali del settore idrico sono costrette a fare fronte alla fronda dei sindaci ripubblicizzatori. Prima di Parigi, già Grenoble, Chatellerault, e Cherbourg avevano fatto retromarcia per riappropriarsi del loro servizio idrico. In causa c'è sempre la stessa cosa: l'aumento vertiginoso della tariffa idrica. Ma la rimunicipalizzazione non si ottiene attraverso decreto.

Bisogna cambiare modello e assicurare una gestione diretta attraverso organi amministrativi interni.

Altre città francesi non ce l'hanno ancora fatta ad arrivare a questo punto.

Ma hanno fatto molte pressioni. C'è stato un anno a Saint- Etienne in cui il prezzo dell' acqua è stato uno dei più elevati della Francia, e questa è stata l'occasione per ingaggiare un braccio di ferro della durata di otto mesi con il gestore del servizio Veolia. Fino ad ottenere un abbassamento della tariffa pari al 24% al metro cubo.

E Boulogne? Storicamente la città rappresenta un simbolo poichè è stata la prima in Francia a concedere in gestione la sua acqua ad un privato, ed è anche la città in cui oggi Veolia ha creato la sua nuova sede.

Ci si chiede dunque se la multinazionale numero uno nel settore idrico si trovi su di un territorio oramai interamente colonizzato "No", risponde Frederic Cuvillier: "Al momento della rinegoziazione del contratto abbiamo in genere delle discussioni molto dure. Ad esempio noi siamo molto fermi sulle questioni della modernizzazione della rete idrica e della manutenzione delle stazioni di depurazione...Affidare il servizio idrico ad un gestore privato non significa che la collettività sparisce completamente".

Dal punto di vista dell'opposizione politica in sede municipale, non si nasconde la necessità di riflettere circa la ricerca della soluzione migliore. "Questa è una delle responsabilità degli eletti" afferma Annick Valla.

Pensare al modo in cui mettere termine agli aumenti continui della tariffa idrica. Non è possibile chiedere ogni giorno ai cittadini di mettere mano al portafoglio.

E' l'eletta dell'UMP a ricordare la recente introduzione della tassa addizionale... Richard Honvault (Nouveau Centre) tende piuttosto a fare pressione su Veolia, come è accaduto a Saint-Etienne. Quanto a Grègory Suslamare, egli considera valido il principio per cui: "a ognuno il suo mestiere". Senza escludere un eventuale studio per riflettere circa "il miglioramento del servizio idrico".

Per le società idriche il cammino non è più un lungo fiume tranquillo.



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