lunedì 23 gennaio 2012



Gentile Francesco Boccia,

la ringraziamo per la sua risposta di cui leggiamo sul suo sito e su alcune testate giornalistiche.

Anche noi vogliamo, con questa nostra, fare ulteriore chiarezza e partiamo proprio dall’acquedotto pugliese oggetto del suo intervento del 2004. L’acquedotto di cui lei lamentava la cattiva gestione (e, fra le altre cose, la poca chiarezza della qualità e dei tempi di investimento) era allora (come oggi) una società per azioni a capitale pubblico da 5 anni, da quando cioè, nel 1999, il governo D’Alema aveva trasformato l’Ente Autonomo in una società commerciale disciplinata dal diritto privato.

Anche noi ci permettiamo di portare alla sua attenzione e a quella della cittadinanza alcune riflessioni.

La forma giuridica dell’impresanon è neutra ma definisce gli obiettivi di gestione. Nel caso di una società disciplinata dal diritto privato (art. 2247 c.c.), come una Spa, anche se a capitale pubblico, l’obiettivo è il profitto che sarà tanto più alto quanto più elevati saranno i ricavi (cioè il prezzo) e minori i costi. Dovunque il servizio idrico è gestito con logiche privatistiche le tariffe aumentano poiché su queste deve essere “caricato” l’utile (oltre che i costi di gestione e gli investimenti). Del resto, se il profitto è l’obiettivo di gestione, un’eventuale diminuzione dei consumi (traducendosi in una diminuzione delle entrate) determina un incremento delle tariffe come avvenuto, ad esempio a Firenze, dove il servizio idrico è gestito da Publiaqua, una SpA a maggioranza pubblica, le cui azioni sono possedute 49 Comuni e da 3 imprese private.
Lei afferma che le tariffe dell’Acqua in Puglia sono più alte di quelle della Lombardia e del Veneto. Vero. Ma questo si spiega anche con il fatto che l’Acquedotto pugliese – attingendo la risorsa dai bacini e dalle fonti della Basilicata e della Campania ubicati a centinaia di chilometri di distanza – deve sostenere (a differenza dei casi citati e di numerosi altri) dei costi superiori per l’approvvigionamento idrico dovuti, ad esempio, all’impiego significativo di energia elettrica  (i dati del 2007 parlano di 70 milioni di euro) per il trasporto dell’acqua (http://www.aqp.it/ ) . Del resto la determinazione delle tariffe del Servizio Idrico Integrato (come l’attività di controllo e la vigilanza sui servizi di gestione, nonché la determinazione dei livelli e degli standard di qualità e di consumo) – in base della normativa nazionale e regionale - spetta già all’ATO, ovvero ai Comuni consorziati che vi fanno parte (
http://www.aatopuglia.it/index.aspx?area=17 ).  D’altro canto non solo la ripubblicizzazione non esclude i Comuni, ma al contrario ne prevede un loro diretto coinvolgimento.
La posizione da lei espressa a favore di una gestione del servizio idrico attraverso una società per azioni e l’apertura ai privati (alla quale faceva riferimento nelle sue dichiarazioni rese alla stampa la settimana scorsa ma non nella sua lettera di risposta) non solo è dissimile ma è in assoluta contraddizione rispetto alla delibera regionale dello scorso 20 ottobre approvata all’unanimità (e, dunque, anche dal PD) nella quale - oltre a sancire l’acqua come diritto umano universale non assoggettabile a meccanismi di mercato e il servizio idrico come servizio di interesse generale, privo di rilevanza economica - assume l’impegno di trasformare l’acquedotto da SpA in soggetto di diritto pubblico con partecipazione sociale (

Il processo in corso, del resto, è in linea con quanto accade a livello mondiale ed europeo, dove sono numerosi i Paesi che hanno stabilito per legge la gestione pubblica dell’acqua e diffusi i casi di ripubblicizzazione a partire dalla Francia e daParigi - sede delle prime due multinazionali mondiali del settore (Veolia e Suez) - che, dopo 25 anni di gestione privata, ha deciso di ripubblicizzare, incoraggiando le municipalità della regione a fare lo stesso.

Lei ci chiede se “Siamo sicuri che il tema della gestione dell'Acquedotto Pugliese debba leggersi per tramite della dicotomia: acqua bene pubblico Vs acqua bene privato”. La risposta è si.

L’acqua è sicuramente un “bene indispensabile e il relativo servizio è di pubblica utilità” ma, ancor prima, l’acqua è un bene vitale il cui accesso costituisce un diritto umano inalienabile, e tutti hanno il diritto e la responsabilità di essere informati e di decidere su come deve essere gestita e per quali obiettivi. Ci dispiace che a lei appaia surreale tale dibattito, ma a noi sembra assolutamente reale e ragionevole e riteniamo importantissimo che esso sia al centro della campagna elettorale e - visto gli ulteriori riscontri che abbiamo ricevuto a seguito alla nostra lettera (Centro Missionario Diocesano di Lecce, Medicina  Democratica, Cittadinanzattiva, Associazione Libera di Taranto, Redazione del Barometro, per citare solo alcune realtà oltre ai singoli cittadini) - abbiamo ragione di credere che l’acqua e la gestione pubblica sia argomento centrale e importante per tutti cittadini. Come dice Vandana Shiva (2003), “la democrazia non è semplicemente un rituale elettorale ma il potere delle persone di forgiare il proprio destino, determinare in che modo le loro risorse naturali debbono essere possedute e utilizzate, come la loro sete vada placata, come il loro cibo vada prodotto e distribuito, quali sistemi sanitari e di istruzione debbono avere ”.
Invitiamo tutti coloro i quali vogliono esprimere la loro adesione al processo di ripubblicizzazione in corso a inviarci un messaggio all’email del Comitato (
segreteriacomitatopugliese@gmail.com) e, soprattutto, ad aprire il dibattito sull’acqua bene pubblico vs acqua bene privato in tutte le sedi, nei luoghi pubblici – fisici (le piazze) e virtuali (facebook, i blog, internet) - e attraverso i mezzi di comunicazione. Invitiamo a moltiplicare i momenti di confronto su un tema che non è ideologico ma valoriale e sociale. Invitiamo a mettere al centro della campagna elettorale il dibattito sui beni comuni.


Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.


13 gennaio 2010

Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”
  

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mercoledì, 13 gennaio 2010; 13:28

FRANCESCO BOCCIA IN RISPOSTA AL COMUNICATO DIFFUSO DAL COMITATO PUGLIESE "ACQUA BENE PUBBLICO"
Scritto da On.F.Boccia   
Lunedì 11 Gennaio 2010

Gentili amici del Comitato Pugliese "Acqua Bene Comune" 
ho ricevuto il vostro comunicato diffuso in questi giorni, riguardante, tra le cose, alcune dichiarazioni sulla mia idea di gestione dell'acquedotto pugliese e colgo l'occasione, rispondendovi, per fare chiarezza su un tema che sta a cuore a me quanto a voi, e che interessa tutti i cittadini Pugliesi. Premetto che la mia posizione sul tema della gestione dell'Acquedotto pugliese fu oggetto di un mio intervento formale in qualità di Assessore all'Economia e al Bilancio del Comune di Bari.Era il 2004 e scrissi una lettera all'allora Presidente della Regione Raffaele Fitto poichè ero preoccupato per la cattiva gestione dello stesso Acquedotto, rappresentando le istanze del Comune di BariScrivevo all'epoca "nella nostra Regione insiste, oramai da diverso tempo, una situazione di grave emergenza di rilevanza ambientale connessa tanto all’approvvigionamento idrico, quanto alla depurazione e trattamento delle acque.
La dimensione del problema, infatti, è di così grave entità che, da circa un decennio, viene confermata la situazione di permanente emergenza [...] L’obsolescenza infrastrutturale della rete idrica, fognante e di depurazione si scontra con la necessità di garantire un livello minimo di servizio a tutti i cittadini. L’acqua è un bene indispensabile e il relativo servizio è di pubblica utilità. Nonostante lo stato di emergenza, la qualità del servizio non ha raggiunto, in numerose aree della Città un livello minimo che possa essere considerato adeguato ai bisogni dei residenti. [...]
L’emergenza del territorio pugliese richiede necessariamente scale di intervento e relativi investimenti finalizzati a gestire e risolvere le singole specificità.Oggi ci troviamo di fronte ad un quadro poco chiaro relativamente alla qualità degli investimenti, ai tempi di realizzazione, ma soprattutto ai territori d’intervento. Nello stesso tempo il meccanismo procedurale Comune – ATO – AQP non appare adeguato alle esigenze eccezionali, infrastrutturali ed ambientali, che colpiscono la Città di Bari. [...]Da anni è assente una logica di programmazione e gestione degli interventi. [...]Le disposizioni legislative stabiliscono in modo chiaro che “l’organizzazione” del Servizio Idrico Integrato (S.I.I.) spetta ai Comuni e alle Province di ciascun ambito, mentre alle Regioni spetta invece il compito di individuare eventuali forme di cooperazione tra gli enti locali ricadenti nell’ambito territoriale.È pertanto necessario, ripartendo dalla convenzione, trovare un nuovo equilibrio di responsabilità e competenze, con l’obiettivo comune di rendere un servizio al massimo dell’efficienza e a tutta la popolazione. [...]Chiedo, pertanto, un Suo immediato intervento al fine di stabilire le modalità di reinfrastrutturazione dell’intero sistema idrico e fognante e al fine di coinvolgere l’Amministrazione Comunale, anche sul più ampio tema legato al ruolo dell’AQP S.p.A.Ritengo, infatti, opportuno avviare una riflessione politica sulla possibile partecipazione del Comune di Bari, unico Ente responsabile della gestione del proprio sottosuolo, nonché unico proprietario della rete, alle strategie ed, eventualmente, al capitale dell’AQP S.p.A.. [...]"Riportavo questa istanza del Comune di Bari al Presidente della Regione Puglia perchè è mia ferma convinzione che i Comuni, essendo garanti della qualità di vita dei cittadini, nonché responsabili della gestione del proprio sottosuolo e proprietari delle reti, debbano avere un ruolo più incisivo nei processi decisionali e strategici dell'acquedotto Pugliese.Per questo continuo a pensare che debbano avere una partecipazione diretta nelle strategie e nell’organizzazione del servizio idrico integrato, avendo accesso di fatto nel capitale sociale.Questa posizione non risulta dissimile da quella del Pd, e rimane coerente con le iniziative intraprese dallo stesso partito in Consiglio Regionale, nonchè della stessa ANCI Puglia.Posto questo, aggiungo alcuni elementi di riflessione ulteriori, sperando possano essere oggetto di un sereno e proficuo confronto.Siamo sicuri che il tema della gestione dell'Acquedotto Pugliese debba leggersi per tramite della dicotomia: acqua bene pubblico Vs acqua bene privato ?Siamo tutti d’accordo sul fatto che l’acqua rappresenti un bene pubblico, ma non è questo il punto.Personalmente, trovo surreale un dibattito che si incentri su questo punto, visto e considerato che l’Aqp è già pubblico al 100% e nulla cambia il suo configurarsi come Spa.Anche ieri ho ribadito a Vendola, davanti a Fratoianni e Blasi nell'incontro tenutosi a Bari, che se volesse potrebbe erogare acqua gratis a tutti domattina, attraverso questo stesso assetto societario. E copriremmo il buco finanziario con nuove tasse ai più ricchi. Perchè non viene fatto?Dovremmo quindi interrogarci sul perché i manager scelti abbiano fallito e i pugliesi continuino a pagare l’acqua più dei lombardi e dei veneti.La mia idea non é la privatizzazione dell’ente, ma l’ingresso dei comuni nel capitale sociale come primaria risoluzione dei problemi concreti e quotidiani dei cittadini.Il tema centrale deve rimanere sempre la qualità e la sostenibilità dei servizi di erogazione, e quindi l'individuazione delle più corrette ed efficienti modalità per garantirne il miglioramento.La mia idea non é la privatizzazione dell’ente, ma l’ingresso dei comuni nel capitale sociale come primaria risoluzione dei problemi concreti e quotidiani dei cittadini.Sei anni fa, come oggi.

http://www.pdbari.it 

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domenica, 10 gennaio 2010; 18:54

Comunicato stampa.

Apprendiamo dalla stampa la notizia che “l’esploratore-candidato” della coalizione di centro-sinistra, Francesco Boccia, rispetto all’acqua dice a chiare lettere che l’acquedotto deve rimanere una società per azioni (dunque, un’impresa finalizzata al profitto) che dovrà essere aperta ai privati.
Questa dichiarazione è agli antipodi del processo di ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese in corso, voluto da una grande parte della cittadinanza pugliese e avviato dal Governo regionale, con la delibera approvata all’unanimità lo scorso 20 ottobre e, dunque, approvata anche da quei partiti (PD e Verdi) che oggi, stando alle dichiarazioni di F. Boccia, sembrano appoggiare una coalizione pronta a riportare l’acquedotto pugliese esattamente nella situazione di 10 anni fa, quando nel 1999 fu trasformato dal Governo D’Alema in una società per azioni. Analogamente dicasi per gli altri partiti (indicati tra quelli della coalizione) che hanno sostenuto con forza il processo di ripubblicizzazione in corso (Pdci e IdV, ma anche i Giovani Socialisti) e le attività del Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”. E come si può, non ricordare l’impegno di Enzo Divella, Presidente della Provincia di Barinella scorsa legislatura, che ha guidato il Coordinamento pugliese degli Enti Locali per la Ripubblicizzazione dei Servizi Idrici (primo in Italia) chiedendo (e ottenendo) un’audizione alla Commissione Ambiente della Camera per esprimere la contrarietà alla privatizzazione e il sostegno alla legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dei servizi idrici, sottoscritta con delibera da circa 50 Comuni pugliesi (fra cui il Comune di Bari)?
Non intendiamo entrare nelle vicende dei partiti ma, viste le dichiarazioni, ci sentiamo in dovere di manifestare la nostra forte preoccupazione rispetto al fatto che i gruppi politici di cui sopra possano sostenere una posizione contraria a quanto da loro fino ad oggi espresso. Ricordiamo che il processo di ripubblicizzazione in corso è frutto non solo del lavoro assiduo e della tenacia delle tante (180) associazioni e realtà (del mondo cattolico e ambientalista, dell’associazionismo e del volontariato) che compongono ilComitato “Acqua bene comune” quanto e soprattutto dell'impulso forte e chiaro proveniente da una parte cospicua della cittadinanza pugliese che è convinta della necessità ormai improrogabile di riappropriarsi, in quanto collettività, di un bene comune quale l'acqua, sottraendolo al pericolo di farne una merce a disposizione di qualche multinazionale (come altrove, in questa stessa Italia, è avvenuto e sta tuttora avvenendo...). Ricordiamo che oggi, più di ieri, l’attenzione e il dibattito su questo tema è vivo. Infatti, risalgono ad appena qualche settimana fa le delibere del Comune di Taranto e del Comune di Terlizzi che sanciscono i servizi idrici, come servizi di interesse generale, privi di rilevanza economica; le dichiarazioni pubbliche dei Missionari Comboniani di Lecce e dei Sacerdoti di Altamura contro la privatizzazione dei servizi idrici e a sostegno del processo di ripubblicizzazione in corso; la campagna “Salva l’acqua” con la quale è partita da novembre una petizione popolare per chiedere ai Comuni di sancire nei rispettivi Statuti l’acqua come diritto e i servizi idrici privi di rilevanza economica, che ha già raccolto decine di migliaia di firme.
È per questo ed anche a nome dei 30.000 cittadini pugliesi che hanno firmato della legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dei servizi idrici, che il Comitato “Acqua bene comune”
Chiede a tutti coerenza
esprimendo con altrettanta chiarezza che sosterremo con forza e determinazione SOLO
  • i partiti e i candidati che confermano (NEI FATTI) i contenuti della delibera dello scorso 20 ottobre
  • le coalizioni che mettono fra i punti fondanti del loro programma la ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese e una politica partecipata al governo dei beni comuni.

Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia
Bari, 9 gennaio 2010 Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune”



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mercoledì, 06 gennaio 2010; 14:46

mercoledì 6 gennaio 2010

Chi sarà agevolato dalla tariffa agevolata?
INTERVISTA A DELIO FANTASIA

Formia: Anche per il prossimo anno sarà in vigore la tariffa agevolata del consumo dell’acqua per le famiglie con basso reddito. Ma in realtà chi sarà agevolato dalla tariffa agevolata? Chi trarrà vantaggio dalle agevolazioni previste per il consumo di acqua nella nostra provincia? Quale sarà il reale vantaggio finale derivante dalle tariffe agevolate? Quali sono i reali vantaggi economici, politici e sociali che si celano dietro le tariffe agevolate?
Per capire chi ci guadagna e chi ci perde, abbiamo provato a rispondere alle domande che ognuno di noi si pone quotidianamente. Abbiamo provato a rispondere a tutto quello che il centrodestra non vi dirà mai ...

Quale sarà il costo sociale che dovrà affrontare Acqualatina nel provvedimento delle tariffe agevolate?
Acqualatina non ci rimetterà neanche un euro. Il costo sociale è pari a zero. Eppure, a leggere i giornali, sembra che le agevolazioni tariffarie per il servizio idrico siano concesse proprio da Acqualatina. Tant’è che "... per conoscere le modalità di accesso all’agevolazione e inoltrare relativa richiesta basterà rivolgersi agli sportelli Acqualatina S.p.A. o scaricare il regolamento e il modulo di "richiesta e autocertificazione" presente sul sitowww.acqualatina.it ed inviare la documentazione attraverso posta ordinaria, posta elettronica o fax ...".
In tal modo risulta evidente che sarà Acqualatina spa ad apparire come il solo soggetto imprenditoriale che realmente farà risparmiare soldi alle famiglie con basso reddito. Sembra quasi che Acqualatina e il suo presidente Fazzone mettano mano ai loro portafogli per aiutare le famiglie pontine. Ma sappiamo che non è così. Sappiamo che tutta l’operazione sarà gestita con soldi pubblici.
Quindi chi si accollerà i costi del provvedimento delle tariffe agevolate?
I costi delle tariffe agevolate per i contribuenti saranno totalmente a carico dei contribuenti. Acqualatina non caccerà neanche un euro per il provvedimento ma se ne assumerà tutti i meriti. Sarà l’Ente provinciale, attraverso il proprio Bilancio, a finanziare tutta l’operazione. In buona sostanza una società privata come Acqualatina sarà parzialmente sostenuta da finanziamenti pubblici, celati sotto forma di contributi per i meno abbienti. Quando si tratta di incassare, Acqualatina non guarda in faccia a nessuno, ma quando si tratta di dare, Acqualatina scarica tutto sul sistema pubblico.
Cioè i contribuenti si pagheranno gli sconti stessi?
Esatto. Saranno gli stessi contribuenti a pagarsi i propri sgravi tariffari.
Quindi pagheremo due volte la bolletta dell’acqua?
No, tre volte. Perché pagheremo indirettamente anche la contrazione dei servizi pubblici erogati dalla provincia di Latina. Se dobbiamo regalare qualche milione di euro ad Acqualatina, è logico che la provincia avrà meno disponibilità economiche per sostenere le scuole, la sanità, l’ambiente, la viabilità, le opere pubbliche e tutte le altre emergenze della provincia.
Cosa c’entra la tariffa agevolata con le elezioni regionali?
Oggi Acqualatina viene identificata con Fazzone e Forza Italia. E’ inevitabile che nelle prossime settimane, durante la campagna elettorale per le regionali, Acqualatina allenterà leggermente la morsa delle persecuzioni verso i cittadini e cercherà di rifarsi un volto umano proprio grazie alla tariffa sociale dell’acqua e alla falsa attenzione verso le famiglie più bisognose. In campagna elettorale Fazzone e Forza Italia si giocheranno la carta della tutela delle categorie svantaggiate, che proprio grazie a loro saranno ancora più svantaggiate di quelle che sono.
E in tutta questa vicenda che ruolo avranno i mezzi di informazione locali?
Di assoluto silenzio. Nei prossimi mesi saranno chiusi tutti i possibili spazi di agibilità democratica e di possibilità di critica verso Acqualatina. Quasi tutti i giornali, radio e televisioni locali saranno impegnati nella pubblicità della tariffa agevolata, che porterà diverse centinaia di migliaia di euro nelle casse di Lazio Tv, di Radio Formia, del Territorio e di tanti altri organi di informazione locale. Acqualatina non ha deliberato la tariffa agevolata, non ha deciso la tariffa agevolata, ma sta propagandando la tariffa agevolata. E sarà proprio attraverso questi finanziamenti, derivanti dall’incasso delle bollette dell’acqua e quindi soldi nostri, che Acqualatina azzittirà tutta la stampa locale. Chi parlerà male di Acqualatina non avrà più un euro in pubblicità.
Quindi Acqualatina non affronterà alcun costo sociale, non investirà un solo euro per il sostegno alle famiglie in difficoltà, ma troverà soldi a valanga per i giornali, radio e televisioni locali?
Acqualatina opera in regime di monopolio e senza alcuna concorrenza. Non ci sarebbe alcun motivo di pubblicizzare il servizio idrico attraverso radio, televisioni e giornali locali. Eppure sono anni che gli spazi pubblicitari locali sono occupati da Acqualatina. Per quanto riguarda il provvedimento della tariffa agevolata, sarebbe spettato ai comuni della provincia di Latina pubblicizzare il provvedimento stesso, sia perché la copertura finanziaria è pubblica, e sia perché i comuni, attraverso i propri uffici dei Servizi Sociali e attraverso un rapporto più diretto e più umano con i cittadini, avrebbero svolto meglio il ruolo di informazione locale, con risorse economiche decisamente più basse. A noi cittadini non resta che boicottare i giornali, le radio e le televisioni locali che usano i soldi di Acqualatina in cambio della dedizione reverenziale più assoluta.
Insomma, con i soldi delle nostre bollette dell’acqua ci paghiamo indirettamente la campagna elettorale per Forza Italia?
Sì. A meno che la procura generale della Corte dei Conti non vada a spulciare nei bilanci societari e ponga fine a questo scempio.
Quindi, per assurdo, la gestione del provvedimento della tariffa agevolata sarà più alto della copertura finanziaria del provvedimento stesso?
Sì, perché oltre ai regali ai giornali, radio e televisioni locali, si aggiugono i costi di istruttoria delle varie pratiche. I comuni avrebbero potuto svolgere gratis le istruttorie delle tariffe agevolate, avendo già una banca dati derivanti da una serie di servizi che già oggi prevedono l’utilizzo del modello ISEE. E in più si dovranno aggiungere i costi derivanti dal contenzioso tra società e utenti. Questo provvedimento creerà almeno un migliaio di vertenze, che moltiplicato per 2.000 euro a vertenza di sole spese legali, produrrà una spesa sottostimata di almeno 2 milioni di euro per i soli avvocati.
Vuol dire che Acqualatina, per quanto riguarda il contenzioso tra cittadini e azienda, non ha avvocati propri?
Esatto. Se avesse un avvocato proprio, per quanto alto possa essere lo stipendio, non supererebbe i 200 mila euro l’anno. Ma in questo caso vale lo stesso discorso fatto per i mezzi di comunicazione locale. Se tu fossi un manager di una società privata come Acqualatina, chi vorresti avere al tuo fianco, oltre ai mezzi di informazione locali?
Gli avvocati.
Appunto.
D’accordo. Ma con tutto questo spreco di soldi la società non rischia il fallimento?
No. Nel regolamento del servizio idrico è previsto che l’azienda non possa subire alcun rischio di impresa. Se l’azienda spende più del dovuto, i sindaci sono pronti a provvedere al riequilibrio di bilancio, attraverso manovre correttive consistenti nell’aumento delle tariffe. E indovina un po’ chi paga questa assenza di rischio di impresa?
I cittadini.
Appunto.
E le associazioni dei consumatori?
Anche quelle sono sotto schiaffo. Praticamente si sono inventati una camera di conciliazione provinciale all’interno della quale ci sono le associazioni dei consumatori. Per ogni controversia e ogni conciliazione, le associazioni dei consumatori percepiscono un "rimborso", ovviamente anche questo pagato indirettamente dai cittadini. Più controversie ci sono, più bordello c’è, e più si magna. E se qualche associazione dei consumatori dovesse fare le bizze, cioè il proprio dovere, sarà prontamente fatta fuori dalla commissione della conciliazione e fuori dalla spartizione della torta. Del resto, avete mai sentito negli ultimi quattro anni una sola associazione dei consumatori dire una sola parola contro Acqualatina?
Qui ci troviamo proprio di fronte a una miriade di conflitti di interessi e di incompatibilità?
Non c’è nulla da meravigliarsi. Basta pensare che il presidente di Acqualatina, per legge, è incompatibile con la carica di Senatore della Repubblica, ma nel frattempo, assurdo dell’assurdo, è componente della commissione parlamentare che dovrebbe affrontare le incompatibilità parlamentari, tra le quali la sua.
Però, diciamo la verità. Il provvedimento della tariffa agevolata aiuterà molte famiglie in difficoltà.
Cazzate. Aiuterà solo gli evasori fiscali. Innanzitutto l’anno di riferimento è il 2008. Se nel 2009 ho perso il lavoro e sto sul lastrico, devo pagare tutto, fino all’ultimo centesimo di euro (e nella statistica attuale questa circostanza è molto diffusa). Poi non viene fatta alcuna distinzione tra lavoratori dipendenti, che dichiarano fino all’ultimo centesimo di euro, e i titolari di impresa, che, a detta dell’ultimo rapporto della Guardia della Finanza di Latina di sabato scorso, dichiarano meno delle cifre previste dalla tariffa agevolata (e nella statistica attuale questa circostanza è molto diffusa). Insomma, coloro che nel 2009 hanno perso il lavoro pagheranno le bollette dell’acqua ai gioiellieri,agli avvocati, agli ingegneri e ai commercianti di Formia.
E nel frattempo?
Nel frattempo a Formia piove e l’acqua fa schifo e non si può bere.
Delio Fantasia


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lunedì, 04 gennaio 2010; 17:37



LANUVIO, L'ACQUA E' UN BENE COMUNE

Il consiglio comunale di Lanuvio ha votato un ordine del giorno che afferma il principio fondamentale della non economicità del bene acqua. 
Questa dichiarazione verrà inserita all'interno dello statuto comunale, insieme alla dichiarazione che il servizio idrico è un servizio pubblico. 
Nello stesso tempo viene dato mandato all' amministrazione di sottoporre all'assemblea dei Sindaci dell'Ato 2 la proposta di erogare 50 litri di acqua al giorno a persona gratuiti,come previsto dalle indicazioni dell'Onu.
Il Comitato acqua pubblica di Velletri sottolinea l'importanza della scelta del consiglio comunale di Lanuvio, prima città dei Castelli romani a compiere, con coraggio, un passo verso la tutela dei beni comuni: un vero atto di civiltà!
Questa scelta, purtroppo, è stata respinta nella nostra città dalla maggioranza per l'esplicità contrarietà del Partito democratico di Velletri. 
Secondo i nostri consiglieri questa scelta sarebbe stata contro la legge: una miopia politica e amministrativa estremamente grave.
Il Comitato acqua pubblica di Velletri ha quindi inviato al capogruppo del Pd in Consiglio e al Sindaco Servadio la copia dell'ordine del giorno approvato a Lanuvio, affinché lo possano studiare con calma nei giorni di festa.
Siamo sicuri che il 2010 saprà portare un po' di saggezza ai nostri amministratori.

Comitato Acqua Pubblica Velletri 

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domenica, 03 gennaio 2010; 08:33


TARIFFE
Acqua, via al rincaro della bolletta
Decisione del Cda dell’Autorità di ambito. In vigore dal 2010. Coprirà inflazione, investimenti e depurazione. L’aumento (6,5%) riguarda le province di Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo

Acqua sempre più salata. A gennaio i cittadini di Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo, che già pagavano per i servizi idrici una delle bollette più care d’Italia, dovranno fare i conti con nuovi aumenti. L’Autorità di Ambito Aato3 ha infatti approvato le nuove tariffe per il 2010, più care del 6,5%. Gli incrementi, che interesseranno 1.200.000 toscani residenti nelle quattro province del Medio Valdarno, andranno dai 2 euro per chi usa 10 metri cubi di acqua annui, fino ai 60 euro per chi ne consuma 300. In pratica una famiglia media, composta da tre persone, che in genere utilizza circa 120 metri cubi di acqua in 12 mesi, nel 2010 si troverà a pagare una bolletta di 238 euro invece di 223, 15 euro in più. «La specificazione della nuova articolazione tariffaria tiene conto di un incremento del 6,5% dei costi, incremento derivante dagli investimenti (5%) e dall’inflazione programmata (1,5%)», spiegano dall’Aato3.
LE TARIFFE - Le tariffe dei servizi idrici vanno a finanziare i costi di gestione (in decrescita), ma anche gli investimenti (in aumento), che per il 2010 ammontano a 35 milioni di euro: serviranno per sostituire le infrastrutture deteriorate dal tempo, migliorare l’approvvigionamento idrico, adeguare e potenziare le reti idriche e fognarie, completare gli allacciamenti tra gli scarichi e il depuratore, che ancora mancano in alcune zone, come la riva sinistra dell’Arno a Firenze. Tutti interventi poco visibili, ma necessari, spiegano ancora dall’Autorità, che andranno avanti ancora per almeno cinque-sei anni. Dal 2010 (in base alla legge n.13 del 27 febbraio 2009) ci saranno novità, non piacevoli, anche per gli utenti non ancora «allacciati» al depuratore, ma per i quali sono in fase di progettazione o di realizzazione gli impianti. Lo scorso anno, dopo una sentenza della Corte di Cassazione, questi utenti erano stati esonerati dal pagamento della «tariffa depurazione»: dal 2010 invece dovranno partecipare all’onere economico per la costruzione dei nuovi impianti di depurazione, anche se non pagheranno, non avendolo ancora, il servizio (rimarranno esonerati dalle relative tariffe gli utenti che non usufruiscono della depurazione e per i quali non è previsto nessun prossimo allacciamento). Agevolazioni tariffarie sono previste per famiglie in difficoltà economiche, con un indicatore Isee inferiore a 11.600 euro. «L’acqua Firenze è già la più cara, senza contare i disservizi, come quelli che abbiamo avuto nei giorni scorsi per il gelo», commentano dall’Associazione per i diritti di utenti e consumatori della Toscana, criticando il sistema toscano di gestione del servizio idrico. «È un sistema che fa acqua da tutte le parti, è impossibile che ci sia una gestione limpida quando il controllore e il controllato coincidono».
Ivana Zuliani
01 gennaio 2010(ultima modifica: 02 gennaio 2010)
 http://corrierefiorentino.corriere.it



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sabato, 02 gennaio 2010; 09:43


CORREVA L’ANNO 2005-2009: 
SENZA MEMORIA NON C’E’ FUTURO!

25 Febbraio 2005 - Primo dibattito pubblico sul tema acqua. Nasce ufficialmente il Comitato acqua pubblica Aprilia.

30 Giugno 2005 - Prima manifestazione pubblica sull’acqua. Piazza Roma è stracolma. Il sindaco Santangelo è costretto a chiedere il blocco delle bollette.

27 Settembre 2005 - Con delibera n. 13 il consiglio comunale approva la delibera di Ponzio Pilato della maggioranza Santangelo. Per la prima volta si afferma che la convenzione di gestione con Acqualatina non è stata mai approvata. Si delibera affinché siano fatti atti amministrativi perché Aprilia gestisca le proprie risorse idriche.

28 Ottobre 2005 - Dibattito pubblico “Acqua, gestione pubblica, la scelta possibile: ideologia o convenienza?”.

14 gennaio 2006 - Dibattito pubblico “L’acqua è un diritto non una merce!”. 

28 Gennaio 2006 - Manifestazione pubblica a Latina “Acqua diritto non merce”. 

24 Febbraio 2006 - con la delibera n.2 il consiglio comunale questa volta NON APPROVA il contratto di gestione con Acqualatina - l’opposizione di centro sinistra esulta e scrive “il centro sinistra dice no ad Acqualatina”.

3 Maggio - 6 Luglio 2006 - Consiglieri comunali e più di 7000 cittadini sottoscrivono una petizione popolare e chiedono un nuovo consiglio comunale per bocciare anche lo statuto di Acqualatina Spa., i patti parasociali, interrompere la gestione illegittima ed annullare la consegna degli impianti comunali ad Acqualatina. 

19 Maggio 2006 - Manifestazione pubblica “L’acqua è un diritto”.

7 Luglio 2006 - Il consiglio comunale convocato per discutere la petizione popolare va deserto. Gli uffici comunali non preparano gli atti necessari. Cambio di maggioranza.

26 luglio 2006 - Il consigliere D’Alessio richiama il sindaco Santangelo ad eseguire le decisioni relative alla delibera di NON APPROVAZIONE del contratto di gestione con Acqualatina.

1 ottobre 2006 - La cittadinanza resiste alla nuova maggioranza Santangelo. Iniziano i raids di Acqualatina per staccare l’acqua ai “morosi di Aprilia”.

23 Ottobre 2006 - Vertice in Comune con Acqualatina. L’amministratore delegato incontra il sindaco Santangelo alla presenza del senatore Michele Forte. La città è sotto schiaffo: o la protesta finisce o niente finanziamenti!

19 Novembre 2006 - Manifestazione pubblica “Difendiamo i beni comuni dalle speculazioni”. 

12 Dicembre 2006 - Il consiglio comunale con delibera n. 30 assume l’azione popolare promossa da alcuni cittadini in tribunale, per far dichiarare che Aprilia non è socia di Acqualatina spa.

19 Gennaio 2007 - Dibattito pubblico “Per il diritto all’acqua: vittorie e sogni”. 

25 Gennaio 2007 - La giunta regionale con delibera n. 44 decide di non commissariare i comuni di Aprilia, Amaseno, Cori, Bassiano, che non hanno approvato il contratto di gestione con Acqualatina poiché rileva che è diverso da quello previsto per legge. Viene avviata l’indagine amministrativa sull’ATO4 chiesta da migliaia di cittadini di Aprilia.

15 Aprile 2007 - Manifestazione “NO Acqualatina”. 

10 Luglio 2007 - Viene presentata in parlamento la legge d’iniziativa popolare per la ri-pubblicizzazione del servizio idrico. La legge coordinata dal Forum nazionale movimenti per l’acqua è sottoscritta da più di 400.000 cittadini. Sono migliaia le firme raccolte ad Aprilia.

24 Novembre 2007 - Convegno “Acqua: dal locale al globale”.

1 Dicembre 2007 - Roma. Manifestazione nazionale “Ripubblicizzare l’acqua e difendere i beni comuni”. APRILIA partecipa in massa. 

13 Dicembre 2007 - Il sindaco Santangelo, il Garante Regionale del SII ed il presidente CUSANI si accordano per la MORATORIA delle bollette. Il vice-sindaco Giovannini commenta: ”l’accordo ha rappresentato una soluzione accettabile per tutta la cittadinanza, troppo penalizzata da more, multe e tariffe sballate, un accordo che vuole favorire coloro che con la società privata sono ancora pendenti.”. Acqualatina non firma l’accordo. La consulta regionale dei consumatori non approva l’accordo. I cittadini capiscono la “bufala” della moratoria e non abboccano.

15-16 Marzo 2008 - Ad Aprilia si svolge l’Assemblea e la manifestazione nazionale del Forum italiano movimenti per l’acqua. Arrivano cittadini da ogni parte d’Italia. 

11 Giugno 2008 - Anche con il contributo dei cittadini di Aprilia è realizzato il sogno della raccolta fondi Pro Braulino. Due nuove pompe vengono installate per ridare acqua potabile a più di 100 famiglie residenti in un ex-lebbrosario alla periferia di Manaus (BRASILE). Erano state tagliate fuori dalla speculazione dell’acqua privatizzata. 

28 Novembre 2008 - La regione Lazio con delibera n. 883 conclude l’indagine amministrava sull’ATO4 avviata il 25 gennaio 2007. Vengono rilevati ben 27 punti di non conformità sulla gestione avviata con Acqualatina.

20 Dicembre 2008 - Vengono ad Aprilia il presidente CUSANI e l’ex senatore FORTE. Vogliono convincere la giunta Santangelo ad approvare gli atti della Conferenza dei Sindaci dell’ATO4 che non riesce ad avere i numeri necessari. La maggioranza inizia a sfaldarsi.

22 Dicembre 2008 - Conferenza dei sindaci ATO4. L’amministrazione Santangelo con la sua astensione dal voto assicura il numero legale e la provincia ottiene il mandato per fare ricorso contro lo stesso Comune di Aprilia, che al Consiglio di Stato aveva già la strada spianata per vincere! Vota anche a favore per l’ultimo accordo necessario a chiudere il mutuo con la DEPFA bank. Di fatto d’ora in poi il controllo della gestione dell’acqua passa alla banca d’affari. Il consiglio comunale convocato nel pomeriggio va deserto. Finisce l’era Santangelo.

23 aprile 2009 - Un membro del Comitato è ascoltato dalla commissione ambiente della Camera dei deputi, che sta esaminando la legge d’iniziativa popolare sulla ri-pubblicizzazione del servizio idrico. 

22 maggio 2009 - Convegno pubblico “Acqua in bocca? No parliamone”. Incontro pubblico con i 9 candidati a sindaco. Il comitato non si fida dei fumosi programmi elettorali con lo slogan “NO Acqualatina - SI acqua pubblica”. Chiede di sottoscrivere 10 precisi impegni programmatici agli aspiranti sindaci. Solo il candidato della PDL Ilaria BENCIVENNI non li sottoscrive. 

15 settembre 2009 - I cittadini di Aprilia VINCONO al Consiglio di stato. Con la sentenza 5501 viene cancellato l’originale ricorso della Provincia di Latina e di Acqualatina spa. Sono di nuovo valide ed operative le delibere n° 13 del 2005 e n° 2 del 2006. La decisione del Comune di non impegnarsi ulteriormente nell’ambito territoriale è piena e non soggetta a restrizioni di sorta, e per Aprilia è pienamente operativa la scelta di non approvare la convenzione.

12 Novembre 2009 - Roma piazza Montecitorio: Aprilia contesta la definitiva e completa privatizzazione dell’acqua voluta dal governo Berlusconi. In piazza c’è anche il sindaco D’Alessio. 

Con questo riassunto della nostra storia, che è soprattutto la storia dei cittadini che costantemente ne fanno parte integrante e sostanziale vogliamo augurare a tutti un 2010 all’insegna della COERENZA.

COERENZA, per quanti si dimenano durante le campagne elettorali nell’assumere impegni sull’acqua, a destra ed a manca, e poi alla prima occasione concreta di far pesare il loro voto nel consiglio comunale, si sciolgono come neve al sole. Ad Aprilia anche i muri hanno capito che quando si parla di acqua si scherza con il fuoco e le amministrazioni traballano!

COERENZA, per gli amministratori affinché non sia nascondano dietro la sterile scusa dei “tempi lunghi che non coincidono con le aspettative dei cittadini”. Rispettino gli impegni presi in tempi utili a vincere. Su ben altre questioni ci si è mossi anche come fulmini a cielo sereno e senza riflettere troppo. Nessuno creda di poter barattare la “protesta di Aprilia” con i finanziamenti necessari per le opere idriche nei nuclei abusi o per il raddoppio del depuratore o per i nuovi allacci indispensabili alla cementificazione soffocante del territorio. Basta con gli inutili e strumentali tavoli istituzionali tra le parti. Non saremo merce di scambio per allentare il “ricatto sull’acqua”. Ricatto che puntualmente si ripresenta quando il consiglio comunale è chiamato a decisioni radicali sull’illegittima gestione targata Acqualatina-Provincia di Latina.

COERENZA, per i concittadini affinché proseguano con determinazione e perseveranza il lungo cammino fin qui intrapreso. Siano coscienti che sull’acqua, specialmente ad Aprilia, non è in gioco la semplice bolletta di ognuno, ma la nostra stessa capacità di portare a compimento ed in autonomia, le scelte su beni comuni. E’ in gioco la possibilità di poter contare per decidere il nostro futuro e non essere meri spettatori di scelte imposte. Se molliamo, ognuno si sentirà padrone di trattarci come sudditi. Necessari solo a riempire la scheda elettorale.

Non siate scoraggiati, se abbiamo saputo navigare nell’acqua dell’era Santangelo non è certo il futuro che ci spaventa. Come prima, più di prima, noi siano determinati e convinti al Vostro fianco, e se sarà necessario, prepariamoci a scendere in piazza ancora una volta: la nostra piazza che in questi anni ha profumato di riscatto civico la nostra città.

AUGURI a TUTTI!

Comitato acqua pubblica Aprilia 

claudiomeloni; ; commenti ?


giovedì, 31 dicembre 2009; 07:30


LA LIGURIA CHE SI OPPONE 
ALL'ACQUA PRIVATA
La Liguria non ha intenzione di stare immobile a guardare i «gravi passi avanti verso la privatizzazione dell’acqua»: a un mese esatto dalla fiducia del governo sul cosiddetto decreto Ronchi, l’assessore regionale all’Ambiente, Franco Zunino, dichiara di volersi attivare contro il disegno di legge sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali. «Un ente pubblico non ha più la possibilità di scegliere tra pubblico o privato per la gestione di servizi come l’acqua, ma è costretto come unica scelta alla privatizzazione: questo a noi non va bene – spiega Zunino – e la Liguria intende impugnare questa nuova normativa». Si seguirà quindi l’esempio del Piemonte, che già lo scorso 14 dicembre ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro l’articolo 15 della legge 166/2009, considerato una riduzione dei diritti fondamentali dei cittadini e una prevaricazione rispetto al riconoscimento dei poteri assegnati alle Regioni.
IL DECRETO RONCHI - Dell’articolo 15 del decreto Ronchi viene contestata l’introduzione di una norma che impone l’affidamento della gestione di alcuni servizi pubblici locali a società miste, dove il socio privato dovrà essere selezionato con gara pubblica e dovrà avere una partecipazione non inferiore al 40%. Il ministro delle Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, difende il proprio operato sostenendo di aver realizzato «norme che aprono il mercato, rompono i monopoli e le sacche di insofferenza e di incompetenza: in Italia si perde il 47% di acqua chiedendosi che cosa abbiano fatto negli ultimi vent’ anni gli amministratori locali».
Di fatto la riforma apre al privato con precise regole e garanzie: la supervisione ed il controllo del percorso di questa riforma sarà affidata a un’authority creata appositamente e a cui lo stesso Ronchi sta lavorando insieme al ministro degli affari regionali Raffaele Fitto. Per i rappresentanti del Governo non è corretto parlare di privatizzazione dell’acqua, che senza dubbio resterà un bene pubblico: è la gestione dei servizi idrici che potrà essere affidata a un sistema privato e industriale, in grado di apportare miglioramenti in favore degli utenti. Senza dimenticare che la nuova disciplina non vieta alle società pubbliche di concorrere con i privati nelle nuove gare di affidamento dei servizi pubblici,compresi quelli idrici.
L’AZIONE DI CONTRATTACCO - Zunino non nasconde il suo scetticismo riguardo all’effettiva realizzazione del procedimento «Di fatto sappiamo benissimo che il monopolio diventa poi un monopolio di alcune mutinazionali, perché è così che sta accadendo questo in tutto il mondo con grandi player come Veolia, Suez o Cea per l’Italia». Hanno fatto immediatamente scattare l’allarme i dati raccolti dai consumatori sulle stime dei possibili rincari. La liberalizzazione dell’acqua prevista nel decreto Ronchi peserà sulle tasche dei cittadini con aumenti a due cifre: «Nel giro di 3 anni – sottolineano le associazioni Codacons, Mdc e Adconsom – e cioà alla fine di questo processo di privatizzazione, il rischio concreto è rappresentato da un aumento medio del 30% delle tariffe». Per evitare questa eventualità il partito dei Verdi ha organizzato una serie di punti di raccolta firme nelle principali piazze italiane. «A Genova sarà allestito un gazebo in piazza De Ferrari per cercare di raccogliere adesioni sufficienti per presentare la richiesta di un referendum abrogativo del decreto Ronchi» spiega il consigliere regionale dei Verdi, Cristina Morelli. L’iniziativa è stata battezzata “Primarie dell’acqua” e coinvolge oltre 250 città italiane. In Liguria, oltre a Genova, saranno presenti i gazebo a Savona, Vado Ligure, Finale Ligure, Imperia, Sanremo, Rapallo, Sarzana e La Spezia.
http://genovapost.it


claudiomeloni; ; commenti ?


lunedì, 21 dicembre 2009; 11:06


''Acqua: vi spiego perché costerà tanto di più'', e le Regioni ribelli diventano 6
Marco Causi, deputato Pd: "Le tariffe salgono, ma le infrastrutture restano le stesse".
Barbara Cataldi

A colpi di fiducia la privatizzazione dell’accesso all’acqua potabile è diventata legge. Gli scenari che si aprono per il futuro preoccupano soprattutto i cittadini, per il rischio di vedersi raddoppiate le tariffe in poco tempo.
Ma anche le amministrazioni locali, a cui è stata scippata la gestione dei servizi idrici sono sul piede di guerra. Tanto che le Regioni pronte a presentare un ricorso alla Consulta sono diventate 5: Emilia Romagna, Puglia, Basilicata, Marche e Piemonte.
Mentre la Lombardia ha già dichiarato che non ha nessuna intenzione di applicare il nuovo provvedimento.
"La Lombardia ne ha fatta una per conto suo e intende difenderla”, ha annunciato il presidente Formigoni, “continueremo ad applicarla perché sta funzionando bene”. 
Intanto il Movimento difesa del dittadino calcola che l’aumento in bolletta per l’uso dell’acqua sarà del 40%.


L'intervista a Marco Causi 
“L’aumento delle tariffe è stato già annunciato”, commenta il professor Marco Causi, docente di economia all’Universita Roma3 di Roma e deputato del Pd.
“Federutility ha già dichiarato che, se non si aumentano le tariffe, non si possono fare investimenti nel settore dei servizi idrici”.
Effettivamente, la Federazione delle imprese energetiche e idriche, a poche ore dall’approvazione del decreto Ronchi, che contiene anche la norma sulla privatizzazione dell’acqua, ha rivendicato il diritto ad aumentare l’obolo dovuto dagli utenti con la scusa degli investimenti da sbloccare: “Esistono già progetti cantierabili per 5 miliardi di euro, bloccati dall'incertezza normativa e dalle tariffe che non coprono le spese” -  ha dichiarato Roberto Bazzano, presidente di Federutility - è il momento di sbloccare gli investimenti e di prevedere meccanismi tariffari che lo consentano”. Ma gli investimenti le aziende non dovrebbero farli con le proprie risorse?
“Il problema non è solo quello delle tariffe che salgono, ma anche che i guadagni spesso vengono utilizzati per aumentare i profitti da rendita di posizione e non per investire nelle infrastrutture”, aggiunge Marco Causi.

Cosa intende onorevole Causi?
La storia è sempre la stessa. Le tariffe salgono e poi, se non c’è un’autorità che obbliga l’azienda proprietaria della concessione pubblica a investire,  le infrastrutture restano le stesse.
Questo problema vale per ogni tipo di impresa, ma è maggiore se il concessionario è privato.
Un esempio su tutti è Aeroporti di Roma che dal ‘98 gestisce l’areoporto di Fiumicino.
Ha acquistato la concessione indebitandosi e, pur avendo un margine operativo di diverse centinaia di milioni di euro all’anno, si ostina a non investire nel terzo nastro trasportatore, il cui costo è di circa 70 milioni di euro.
Il risultato è che i passeggeri in arrivo a Roma sono spesso obbligati ad aspettare più di un’ora i propri bagagli e nessuno riesce a convincere Adr ad affrontare questo investimento.

Alcune regioni vogliono sollevare l’incostituzionalità della norma che ha privatizzato l’acqua. Ci sono margini perché il ricorso venga accolto dalla Consulta?
Dal punto di vista normativo la conversione del decreto Ronchi ha l’obiettivo di aumentare la concorrenza nel campo dei servizi pubblici e la concorrenza secondo la Costituzione è una materia che compete allo Stato.
I servizi pubblici a cui si riferisce la norma, però, sono ambientali, idrici e del trasporto locale, dunque sono materia che appartiene chiaramente alla competenza concorrente delle Regioni.
Esiste perciò una contraddizione che forse la Consulta chiarirà. Inoltre, non sono un giurista, ma nella legge approvata ieri c’è anche un vizio formale.
Si tratta della conversione di un decreto legge che deve recepire obblighi comunitari, quindi un provvedimento votato attraverso la forma di decreto d’urgenza. Ma l’articolo 15 che riguarda la privatizzazione di alcuni servizi pubblici, tra cui la distribuzione dell’acqua, non è un obbligo comunitario, dunque avrebbe dovuto essere discusso con altri tempi e votato con altre forme.

Ma l’ingresso dei privati non potrebbe migliorare la qualità dei servizi e aumentarne l’efficienza?
I privati sono già presenti in molte realtà locali. Attualmente in Italia, su 114 gestioni dei servizi idrici, 58 sono totalmente pubbliche e 56 sono a gestione mista.
Io credo, però, che il modello migliore dovrebbe essere scelto in modo libero dalla comunità locale.
A Roma, per esempio, l’Acea, società con capitale per il 51% pubblico e il 49% privato, è un modello di ottimo funzionamento.
Gestisce una delle acque migliori d’Italia al prezzo più basso per l’utente.
Ora la partecipazione pubblica potrebbe scendere al 40% entro il 2013 e addirittura al 30% entro il 2015.
La nuova norma, per come è congegnata, non è un incentivo al Comune affinché venda, ma è piuttosto un ricco premio per chi dal Comune comprerà, sapendo che la concessione idrica sarà intoccabile fino al 2029. 

Insomma un bel regalo ai privati …
Un regalo ai privati, tra l’altro in totale assenza di un Autorità responsabile del controllo delle tariffe e dei comportamenti corretti dei gestori.
A Roma, come nel resto d’Italia, sarà importante che gli enti locali, Comune e Provincia, rafforzino le loro tecnostrutture per il controllo del rispetto degli obblighi contrattuali.
  
Allora, perché la maggioranza ha approvato questa legge?
Questa è una bandierina che alcuni settori del governo hanno alzato per strizzare l’occhio a una parte di Confindustria, a settori della finanza, a pezzi di poteri forti.
Tra l’altro, votando un provvedimento che a me sembra poco coerente con la linea di Tremonti che critica da tempo l’ipermercatismo in economia.
Per Confindustria, invece, l’ingresso dei privati nella gestione dei servizi locali è stato sempre considerato un modo facile per investire denaro in un settore a rendimento garantito.
Anche se, secondo me, la facilità di gestire il settore è molto sopravvalutata da chi, come gli industriali privati, non ne sa molto. 

www.ilsalvagente.it 

claudiomeloni; ; commenti ?


sabato, 19 dicembre 2009; 10:09







Copenhagen Water and Climate Justice Statement




 Whereas the abuse, over extraction and displacement of water to promote a global economy based on unlimited growth and corporate power is a major cause of climate change;

 Whereas greenhouse gas emission-fueled climate change is destroying glaciers and freshwater systems, profoundly and negatively impacting the lives and livelihoods of billions of the world's most vulnerable people;

 Whereas to deal with the growing water shortage, there is now a move to have water declared a market commodity to be put up for sale to the highest bidder, thereby denying the basic human right to water to billions;

 We, Movements for Water Justice from around the World, united in solidarity for Climate Justice, therefore demand that the global freshwater crisis be integrated into the United Nation negotiations process as a clear cause of climate change and an obvious area for climate mitigation.

 The world's freshwater heritage must be declared to be a commons, a public trust and a human right that belongs to the earth, all species and the future. Water must never be privatized for personal profit and no one must ever be denied water for life because of inability to pay.

Water has the right to flow to the sea and must be conserved, protected from pollution and restored in watersheds where it will mitigate against the worst effects of climate change while the world converts to an energy sustainable future.


 We commit to continue to organize, mobilize and work collectively for water and climate justice as well as form a dedicated water and climate platform. 

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