lunedì 23 gennaio 2012


 ACQUA, NO ALLA MERCIFICAZIONE: "CARO BASSOLINO FACCIAMO COME IN PUGLIA"

Il Governo con l’articolo 23bis della Legge n.133/2008 ha provveduto a regolamentare la gestione del servizio idrico integrato che prevedeva, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società mediante il ricorso a gara, facendo largo forzatamente all’ingresso di privati: Recentemente con il decreto del 9 Settembre 2009 il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge, il cui l’Art. 15, modificando l’articolo 23bis, muove passi ancor più decisi verso la privatizzazione dei servizi idrici e degli altri servizi pubblici, prevedendo: - l’affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%; - la cessazione degli affidamenti “in house” a società totalmente pubblica, controllate dai comuni (in essere alla data del 22 agosto 2008) alla data del 31 dicembre 2011”. E mentre il Governo mette definitivamente l’acqua nelle mani del mercato, dalla Puglia arriva un segnale di controtendenza: con una delibera di Giunta Regionale, è stata sancita la ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese, definendo l’acqua un "bene comune e un diritto umano universale" e il servizio idrico come "servizio di interesse regionale privo di rilevanza economica" e nel contempo decidendo di impugnare presso la Corte Costituzionale il provvedimento legislativo in quanto lesivo delle prerogative assegnate dalla Costituzione alle Regioni”. Riccardo Realfonzo, assessore alle risorse strategiche del Comune di Napoli, ha rivolto al Governatore Antonio Bassolino un accorato appello, invitandolo a seguire le orme della Puglia. L’appello si conclude con un ausicio: “Il settore dei servizi pubblici è stato uno dei più colpiti dal furore ideologico dei mercatisti e dei privatizzatori. L’auspicio mio e di molti altri è che lei, presidente, possa impegnarsi a far sì che in questo scorcio di legislatura regionale si pongano in essere i provvedimenti necessari a garantire non solo alla città di Napoli ma all’intera regione Campania un segnale politico di svolta, che riaffermi l’obiettivo chiave della gestione pubblica e massimamente efficiente dei servizi locali". Non tarda ad arrivare una lettera di condivisione di Tonino Scala, capogruppo regionale de La Sinistra, che insieme a Salvatore Parisi, capogruppo al Comune di Napoli di Sinistra Democratica. Nella nota inviata alla stampa dai due capigruppo, fra l’altro si legge: “L’Acqua è un diritto dell’umanità, sottrarla alla logica dei mercati è un dovere delle istituzioni”. “Non possiamo che fare nostro l’invito di Realfonzo a seguire le orme pugliesi per evitare la privatizzazione dell’acqua. Uno degli impegni, assunti dal movimento che rappresento e che è stato, da sempre, al primo posto del mio impegno istituzionale. Era appena iniziata la legislatura che ora volge al termine, che presentai una proposta di legge volta a ripubblicizzare l’acqua. Sono passati cinque anni e ancora non è approdata in aula, senza contare i numerosi interventi istituzionali e pubblici che ci hanno visti impegnati su questo versante”, dichiara Scala. “L’acqua è un bene comune imprescindibile. Lo abbiamo ribadito in ogni dove e in qualsiasi modo. Così come abbiamo chiesto con forza di evitare la sua privatizzazione", spiegano i capigruppo. “Vorrei ricordare – scrive Scala - che anche la Regione Campania, approvò in una passata finanziaria un emendamento del sottoscritto che sanciva anche da noi che acqua è un “bene comune”, pertanto, il governo regionale non può rimanere inerme a guardare che l’acqua finisce in mano ai privati facendola diventare merce ambita. Sarebbe anche illegittimo, proprio in virtù del fatto che stabilendo con una norma che l’acqua un “bene comune”, di fatto se ne nega qualsiasi mercificazione”. “Quindi, - concludono Scala e Parisi - non solo facciamo nostro l’appello a Bassolino di seguire l’esempio pugliese, accogliendo in toto la richiesta di Realfonzo, ma a questa aggiungiamo l’invito, rivolto al Presidente Bassolino e a tutto il Governo regionale, al rispetto delle norme”. 

PUBBLICHIAMO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA INVIATA DA RICCARDO REALFONZO AL PRESIDENTE BASSOLINO. 

"Caro Presidente, il tema cruciale della gestione dei servizi pubblici locali è tornato nuovamente alla ribalta, con il recente tentativo del governo Berlusconi di dare avvio a una nuova ondata di privatizzazioni. Infatti, con il decreto Fitto-Calderoli il governo impone la gara come metodo ordinario di affidamento dei servizi, stabilisce che nelle società a partecipazione pubblica quotate in borsa la percentuale in mano agli enti locali debba drasticamente ridursi e soprattutto stabilisce che gli affidamenti diretti alle società interamente pubbliche potranno realizzarsi solo in casi «eccezionali». Resta d’altra parte fissata la scadenza del 31 dicembre 2010 con la quale avranno termine gli affidamenti attuali e la gestione dei servizi pubblici locali sarà posta sul mercato. A tutti è chiaro che se questi provvedimenti dovessero effettivamente porsi in essere un nuovo processo di privatizzazione risulterà inevitabile. Ed è bene chiarire che la polpa degli affari sarà proprio qui, nel Mezzogiorno, con le grandi imprese del Nord e le multinazionali che si spartiranno la torta di un mercato protetto e redditizio. Le nostre imprese pubbliche rischiano seriamente di essere spazzate via, con tutte le conseguenze nefaste a cui già abbiamo assistito in molti altri casi: l’incremento delle tariffe, l’azzeramento dei meccanismi perequativi, la perdita di posti di lavoro. Come lei sa, il Consiglio comunale di Napoli ha assunto recentemente una serie di delibere che, pur in un quadro normativo ostile, cercano di orientare la gestione dei servizi in direzione esattamente opposta a quella indicata dal go¬verno nazionale. Ad esempio, il Consiglio comunale ha assunto una delibera con la quale ha dichiarato la rilevanza strategica delle attività svolte dalla società Napoli Servizi, interamente posseduta dal Comune, scongiurandone in tal modo la privatizzazione. E, soprattutto, nel luglio scorso il Consiglio ha approvato una mozione sul ser¬vizio idrico che fissa principi e im¬pegni per i quali da anni si battono i movimenti a sostegno dell’acqua pubblica: la gestione pubblica del servizio idrico, l’introduzione del «minimo vitale garantito», la negazione del principio secondo cui l’acqua deve essere assoggettata alle regole di mercato, l’afferma¬zione secondo cui essa è il bene comune per eccellenza. Per quanto mi riguarda, come assessore alle Risorse strategiche del Comune di Napoli, ho contribuito alla definizione di tali indirizzi e sto facendo tutto ciò che mi compete affinché essi siano rispettati, anche nel se¬gno di un uso sempre più trasparente ed efficiente dei fondi pubblici destinati ai servizi, secondo il principio che definisco di «rigore nel pubblico per la difesa del pub¬blico ». Per questa ragione ho, tra l’altro, predisposto uno schema di delibera che mira ad affidare il servizio idrico integrato dei comuni del Napoletano all’Arin, la spa al 100% del Comune di Napoli. Ed ora mi aspetto che l’Ato 2 (il consorzio tra comuni di cui è parte il Comune di Napoli) proceda in questa stessa direzione. Tuttavia, è ben chiaro che i margini di manovra che la normativa vigente concede ai comuni per difendere la gestione pubblica dei servizi locali, e in particolare dell’acqua, sono molto ridotti. Nei giorni scorsi la Regione Puglia, su impulso del presidente Vendola, ha deciso di impugnare l’articolo 15 del decreto Fitto-Calderoli in Corte costituzionale e al tempo stesso di avviare in tempi serrati il lavoro per la definizione di una legge regionale sui servizi pubblici locali che restituisca agli amministratori la possibilità di optare per una gestione pubblica e diretta dei servizi, a cominciare da quello idrico. Ebbene, io credo che la Regione Campania potrebbe sostenere e rafforzare questa iniziativa, impugnando il decreto legge Fitto- Calderoli in coordinamento con la Regione Puglia e istituendo immediatamente un tavolo di lavo¬ro congiunto per una legge regio¬nale in tema di ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali. Questa è un’epoca di trapasso nella quale i vecchi dogmi dell’ideologia liberista crollano di fronte all’evidenza dei guasti che essi stessi hanno contribuito a provocare. Come mostrano le ricerche più autorevoli, il settore dei servizi pubblici è stato uno dei più colpiti dal furore ideologico dei mercatisti e dei privatizzatori. L’auspicio mio e di molti altri è che lei, presidente, possa impegnarsi a far sì che in questo scorcio di legislatura regionale si pongano in essere i provvedimenti necessari a garantire non solo alla città di Napoli ma all’intera regione Campania un segnale politico di svolta, che riaffermi l’obiettivo chiave della gestione pubblica e massimamente efficiente dei servizi locali". (Riccardo Realfonzo - Assessore alle Risorse strategiche del Comune di Napoli www.ecostiera.it venerdì 30.10.09

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sabato, 31 ottobre 2009; 09:44

GDF-SUEZ APRE IL CAPITALE AI CINESI. 
A un fondo sovrano un investimento minoritario. (ANSA) - 

PARIGI, 19 OTT - Il gruppo francese Gdf Suez potrebbe aprire il suo capitale a un fondo sovrano cinese per un investimento minoritario di lungo termine. Lo ha detto il presidente operativo Gerard Mestrallet al quotidiano 'Liberation' commentando le recenti avances fatte al suo gruppo da China Investment Corporation.''Non ho chiesto nulla.Sono loro che sono venuti a trovarmi con l'intento di studiare un investimento minoritario a lungo termine.A queste condizioni sono i benvenuti'' ha detto Mestrallet.

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venerdì, 30 ottobre 2009; 08:59

TARIFFE, DIETROFRONT
Acqualatina prima agevola l'utenza e poi emette sanzioni. La società riconosce l'errore e torna sui suoi passi. 
di Luca Artipoli 

ACQUALATINA torna sui suoi passi stornando i costi e le penali applicate sulla tariffa idrica agevolata. Una storia paradossale che ha visto parte dell’utenza prima avvantaggiata e successivamente penalizzata per un errore commesso dall’azienda che gestisce il servizio idrico. Ma andiamo con ordine: ad inizio estate circa 5 mila nuclei familiari che usufruivano dall’agevolazione si sono visti recapitare una lettera con la quale Acqualatina affermava che, a seguito di una verifica sui redditi la tariffa da applicare era quella ordinaria. Nulla di strano, sono un errore corretto in corso d’opera, se non fosse che scorrendo le righe delle fatture allegate gli utenti restavano sbalorditi davanti a una serie di circostanze. In primo luogo molti non riuscivano a capire come mai gli fosse stata applicata quella tariffa visto che non avevano mai chiesto di usufruirne, in secondo luogo perché i costi di recupero e le sanzioni applicate superavano di gran lunga gli importi compensativi per la variazione della tariffa. Una vera beffa per diverse famiglie che, in alcuni casi, hanno visto arrivarsi sanzioni da 413 euro a fronte dei 200 di compensazione tariffaria. E così è bastata una semplice ricerca per capire che l’agevolazione era stata applicata direttamente da Acqualatina, usando dati reddituali vecchi forniti dai precedenti gestori. Peccato però che la società non abbia ritenuto verificare da subito la sussistenza dei requisiti, pensando bene di procedere a una verifica solo nella fase successiva. Una manovra per incassare più soldi del dovuto? Questo non è dato saperlo, tuttavia a seguito delle lamentele la dirigenza ha fatto un passo indietro. Gran parte dell’utenza, forte del fatto di non aver mai fatto esplicita richiesta di utilizzo dal profilo tariffario agevolato, ha fatto presente di non aver nulla in contrario a regolarizzare la propria posizione tramite una compensazione, anche in forma retroattiva, ma di ritenere ingiusto pagare sanzioni e spese eccessive. Oltretutto per errore commessi dallo stesso gestore. E, a distanza di qualche mese, la loro proposta (promossa e sostenuta dal Partito democratico) è stata accolta seppur in ritardo. La speranza adesso è che non si verifichino più casi di «bollette pazze» e che, soprattutto, in situazioni analoghe Acqualatina opera con maggiore attenzione e prudenza per evitare errori che penalizzano i cittadini e gettano discredito sulla qualità del servizio offerto. DE MARCHIS, VINTA BATTAGLIA DI GIUSTIZIA «FINALMENTE la battaglia sostenuta in questi mesi ha prodotto i primi effetti positivi». Esulta il segretario comunale del Pd, Giorgio De Marchis, dopo che Acqualatina ha ritirato le penali agli utenti che avevano beneficiato, senza farne richiesta, delle tariffe agevolate. «Stanno arrivando le lettere di risposta ai ricorrenti con le quali si comunica lo storno dei costi di recupero e delle penali - commenta - pertanto gli utenti dovranno pagare solo la differenza tra tariffa agevolata e piena». Per il Partito democratico si tratta di una battaglia di giustizia ed equità vinta da parte dei cittadini-consumatori. «Ci siamo trovati davanti a situazioni incredibili - continua De Marchis - cittadini ai quali era stato chiesto di pagare somme esorbitanti che si aggiungevano alle alte tariffe applicate da Acqualatina. Il tutto in un momento di crisi. La battaglia sui rimborsi è stata vinta ma adesso resta aperta la questione del regolamento del servizio idrico integrato che consente al gestore di applicare sanzioni esagerate agli utenti. Chiederò al nostro gruppo di intervenire presso l’amministrazione provinciale per chiedere la revisione del regolamento». da Latina Oggi del 29.10.09

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mercoledì, 28 ottobre 2009; 20:48

LA SETE DI GAZA, AMNESTY: ISRAELE NEGA L'ACQUA AI PALESTINESI 
di Ma.M. 

Gaza ha sete. Non è un problema di oggi, ma l’emergenza sta diventando insostenibile. Lo denunciano le Nazioni Unite ed Amnesty International. Il sistema idrico di Gaza “rischia il collasso”, dopo decenni di incuria, di mancati investimenti a fronte di un uso sempre più intensivo delle poche risorse disponibili. Poche soprattutto perché Israele chiude i rubinetti e impedisce ai palestinesi di importare nella Striscia materiali indispensabili al mantenimento degli impianti.

Il risultato: la depurazione delle acque è virtualmente nulla, le piscine di decantazione da dove l’acqua purificata dovrebbe filtrare nella sabbia di Gaza per tornare ad arricchire le falde, sono pieni di liquami non trattati che inquinano le riserve idriche. Riserve sempre più esigue: dopo anni di siccità e di pozzi scavati un po’ ovunque per pescare qualche goccia d’acqua, secondo il programma ambientale Onu oggi si preleva tre volte l’acqua che naturalmente si deposita nelle falde. La conseguenza: scende il livello delle falde e l’acqua del mare le invade.

Un disastro annunciato, tanto che ormai si calcola che solo il 5-10 per cento dell’acqua dei pozzi di Gaza risponda ai parametri indicati dall’Organizzazione mondiale della sanità, anche dopo il trattamento con il cloro. Per i palestinesi un ulteriore compressione dei diritti. Con una popolazione che al 70 per cento vive con meno di un dollaro al giorno - soglia ufficiale di povertà - una gran parte delle risorse viene utilizzata per acquistare acqua potabile dagli impianti privati di desalinizzazione.

Amnesty international punta il dito contro Israele, che priva i palestinesi del minimo vitale di acqua potabile. In un rapporto di 112 pagine, l’organizzazione sostiene che la media dei palestinesi consuma 70 litri di acqua al giorno, con punte minime di 20 litri, contro i 300 della media degli israeliani. L’80 per cento dell’acqua del Giordano - una risorsa teoricamente condivisa - viene utilizzata secondo Amnesty da Israele, che impone ai palestinesi di scavare pozzi solo dietro autorizzazione, mentre i serbatoi dell’acqua piovana sui tetti delle case a Gaza vengono regolarmente usati come bersagli dai soldati israeliani. Il già malridotto sistema idrico di Gaza è stato poi pesantemente danneggiato durante le ultime operazioni militari. Accuse tutte respinte dal governo di Israele che denuncia invece come i consumi dei palestinesi siano aumentati a dismisura e che gli sprechi ammontino ad un terzo dell’acqua disponibile. Quello che Israele non dice è che il blocco delle frontiere ha messo i palestinesi nelle condizioni di non poter fare neanche un minimo di manutenzione. 27 ottobre 2009 www.unita.it

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martedì, 27 ottobre 2009; 19:06

DEPFA, CONTRATTO FARSA. 

di D.V. 

Denuncia di Reale contro Acqualatina: cambiato il contratto sottoscritto dai comuni «Depfa, contratto farsa» Un contratto capestro che, di fatto, blocca le amministrazioni rispetto alla società Depfa Bank. La denuncia arriva da Sperlonga ma riguarda tutti i Comuni della provincia di Latina che hanno sottoscritto il pegno delle loro azioni per far ottenere alla società Acqualatina il maxi finanziamento necessario per proseguire con il piano di investimenti e, perché no, ripianare anche diversi milioni di euro di debiti. Un debito per altri debiti, per dirla in termini concreti. Sta di fatto che Nicola Reale, capogruppo dell’opposizione in Consiglio comunale a Sperlonga, ha ottenuto una copia del contratto sottoscritto presso un notaio che fa riferimento agli impegni dei Comuni. Contratto che è però difforme rispetto a quanto chiesto dai sindaci. «Tra i mesi di luglio e settembre 2008 - spiega Reale - alcuni comuni dell’Ato4 deliberarono la bozza di pegno su azioni pubbliche possedute in Acqualatina. Scopriamo ora che l’atto sottoscritto dai comuni alla presenza del notaio è diverso da quello deliberato dai Consigli o dalle giunte comunali. E non si tratta di banali differenze lessicali o formali, bensì di difformità sostanziali che incidono direttamente sulla proprietà delle quote sottoscritte. Risulta infatti che alla pagina 20 dell’atto sottoscritto davanti al notaio è stato aggiunto un articolo. Precisamente il comma 5.4 denominato "Verificarsi di una causa di escussione". Leggendo il testo del 5.4 sub(a) si conferma quanto già era stato ipotizzato da più parti, e cioè: che si tratta di un reale pegno di azioni; che Depfa bank, che emette le obbligazioni del prestito, e coloro che hanno sottoscritto le obbligazioni alla banca, possono escutere il pegno, ossia venire in possesso delle azioni; che le azioni escusse da Depfa bank possono essere vendute, anche se prima ci vuole il consenso dei comuni che hanno firmato il pegno. Leggendo però il comma 5.4 sub (b) si evince che la banca può vendere anche seguendo un’altra procedura che, di fatto, rende vano il consenso dei comuni, poiché per legge basta notificare che si vuole procedere alla vendita delle azioni. Ne deriva che nell’ipotesi in cui i comuni non dovessero accettare la vendita delle azioni (che comunque restano in mano alla banca), saranno costretti a dare all’istituto di credito un controvalore pari alle azioni, visto che il prestito obbligazionario è garantito dalle azioni. Ma poiché la maggior parte dei comuni presenta bilanci disastrati (si pensi, ad esempio, al comune di Terracina) l’unica via d’uscita sarebbe quella di cedere le azioni alla banca, la quale finirebbe così per sostituirsi alla parte pubblica. In alternativa, poiché per effetto dell’articolol7 bis della convenzione di gestione i comuni devono assicurare sempre l’equilibrio economico-finanziario di Acqualatina non resterebbe altra soluzione se non quella dell’aumento delle tariffe. Con la subdola introduzione del comma 5.4 si è così spalancata la porta alla possibilità che la banca diventi azionista di maggioranza di Acqualatina. Ci chiediamo e chiediamo agli amministratori pubblici - conclude Reale -: si prefigura un’ipotesi di reato nei confronti dei rappresentanti dei comuni che hanno firmato in presenza del notaio un atto difforme da quello deliberato dai comuni stessi?». Fonte: La Provincia del 27.10.09

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lunedì, 26 ottobre 2009; 21:53

ACEA ACCELERA SUGLI INVESTIMENTI 
di Laura Serafini 

Il consiglio di amministrazione di Acea ieri ha finalmente approvato, e all'unanimità il piano industriale 2010-2012 dopo numerosi rinvii. Non ultimo quello della settimana scorsa, perchè i rappresentanti di Gdf.Suez, socio al 10%, avevano lasciato intendere che non avrebbero approvato il piano. Nonostante il via libera, il clima tra l'azionista di riferimento, il Comune di Roma con il 51%, i soci francesi e il management della società resta teso. I rappresentanti di Gdf-Suez avevano fatto pervenire ai vertici di Acea martedì una lettera in cui esprimevano perplessità sul piano e in particolare sulla previsione di crescita di indebitamento che raggiungerà, come conferma il comunicato diffuso ieri, 2.03 miliardi nel 2012, a fronte degli attuali 1.6 miliardi. I francesi proponevano, invece, una concentrazione dell'esposizione finanziaria, anche attraverso la riduzione degli investimenti e la cessione degli asset. L'a.d. di Acea, Marco Staderini, non ha voluto retrocedere di un passo: il progetto progetto di sviluppo è stato confermato nei suoi termini, anche se qualche richiesta francese è stata accolta. Come quella di inserire, tra le linee guida del piano, l'impegno del management a verificare le possibilità do contenere l'esposizione finanziaria o quantomeno ottimizzare il debito di Acea. I francesi hanno ottenuto anche una risposta sulla questione della ridefinizione degli accordi nelle joint-venture in cui sono presenti con Acea: in consiglio è stato deciso che entro dicembre verrà stabilito come rivedere gli accordi altrimenti - ma questa per ora è l'ipotesi meno probabile- le strade si divideranno. Passando al piano, per quest'anno il cda si è riservato di valutare la non distribuzione del dividendo 2009 a causa della vicenda della moratoria fiscale, per la quale potrebbero dovere essere pagati altri 87 milioni. Il progetto di sviluppo prevede una crescita del margine operativo lordo del 13,5% in tre anni e investimenti complessivi per 1.294 miliardi di euro. La previsione, sul piano dell'indebitamento, è di mantenere un rapporto tra posizione finanziaria netta e Ebitda pari a 2,39 volte. Al 2012 l'Ebitda è previsto a 851 milioni a fronte dei 623 milioni di fine 2008 e l'utile prima delle imposte a 425 milioni. Il piano prevede, tra le altre cose, il consolidamento della leadership nel mercato idrico e della redditività nella distribuzione di energia, lo sviluppo di capacità di generazione di energia anche da fonti rinnovabili, la crescita del business nel settore della termovalorizzazione. "La strategia del gruppo Acea - si spiega nel comunicato - si conferma principalmente focalizzata sul rafforzamento della società come gestore di attività regolamentate. Il contributo al margine operativo lordo del gruppo al 2012 di tali attività rappresenta l'84 per cento". da Il sole 24 ore del 22.10.09

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domenica, 25 ottobre 2009; 19:09

INVESTIMENTO COL TRUCCO 

I conti presentati dal Coviri su Acqualatina non tornano. Il comitato attacca Cittadinanza Attiva aveva usato i dati del Coviri. Impegno sulle opere «ritoccato» CIFRE truccate, pure questa volta. Il comitato per l’acqua pubblica non dà tregua ad Acqualatina spa e tira fuori dai cassetti, anzi dai bilanci, i numeri che provano come gli investimenti fatti sinora non siano quelli pubblicati la scorsa settimana da Cittadinanza Attiva. Numeri un po’ tirati per la coda e secondo il comitato la «colpa» è del Comitato regionale di vigilanza sul servizio idrico, a sua volta tratto in inganno dalla Segreteria tecnica operativa. « Sembrava essere arrivato il momento per tirare un sospiro di sollievo quando la scorsa settimana il rapporto di Cittadinanza Attiva sugli investimenti diAcqualatina dava il bel risultato del 97% degli investimenti previsti. Invece l’analisi, purtroppo, rivela un trucco sui numeri». Dal 2003 al 2008 nel territorio di competenza dell’autorità d’Ambito Ato4 sono stati realizzati investimenti per 74,5 milioni di euro; ne erano previsti 146 milioni. Questo era scritto nella gara vinta da Acqualatina. Già così, quindi, qualcosa non torna nella percentuale pubblicata su indicazione del Comitato regionale. Il fatto è che in questi ultimi anni sono successe molte cose ad Acqualatina e anche al contratto che lega la società all’Ato4. «Come si sa – dicono quelli del Comitato civico - il contratto è stato adottato a beneficio del gestore. Una prima volta nel 2004 e una seconda volta nel 2006. Fatte le dovute proporzioni, nel 2004 gli investimenti da fare entro il 2008 sono scesi a 116,2 milioni e nel 2006 a 80,6 milioni». In pratica l’impegno di Acqualatina è stato progressivamente ridotto e questo ha fatto sì che aumentasse la percentuale calcolata sul valore assoluto degli investimenti fatti fino al 2008, 74,5 milioni di euro. La motivazione formale con cui si è consentito al gestore di mettere meno soldi sulle reti è il ritardo accumulato in questi anni da taluni Comuni nella consegna delle reti. Insomma la società non ha potuto investire quanto si era impegnata a fare perché non aveva la disponibilità pratica di tutta la rete di distribuzione e depurazione. Intanto ha risparmiato circa 70 milioni di euro su una voce che sin dall’inizio era sembrata determinante per migliorare il servizio, viste le condizioni in cui versavano, appunto, sia la distribuzione dell’acqua che gli impianti di depurazione. Comunque pure effettuando i calcoli sulle cifre ritoccate la percentuale degli investimenti ammonterebbe al 92% e non al 97% pubblicato; trattandosi di cifre elevate è comprensibile l’amarezza contenuta nel commento del Comitato civico che da anni denuncia l’eccessivo sperpero di denaro per spese tutto sommato eludibili da parte di Acqualatina e, al con tempo, la decurtazione non giustificabile degli investimenti. «C’è, al di là di ogni altra considerazione, un dato recente riferito al 2008, anno in cui gli investimenti sono stati pari a 15,4 milioni di euro a fronte dei 20 previsti. - fa notare il comitato - E questo nonostante gli ‘sconti’ ottenuti sui parametri del contratto». I CONTROLLORI NELLA «piccola» bugia pubblicata dal Coviri si specchia l’atteggiamento fin qui tenuto, diciamo pure ostentato, dai controllori di Acqualatina, ossia l’Ato4 e la Segreteria Tecnica Operativa. Una sorta di cordone di protezione che circonda il gestore, anziché vagliarne l’attività in nome e per conto dei cittadini, come previsto dalla legge. Una distorsione che non è solo frutto delle polemiche sollevate dall’opposizione e dai comitati civici circa la sovrapposizione di ruoli tra controllore e controllato. Bensì l’oggetto di una indagine amministrativa condotta dalla Regione Lazio sul servizio idrico integrato in provincia di Latina. La conclusione di questa inchiesta interna ha portato ad una delibera di giunta con cui sono state fatte contestazioni specifiche all’Ato4 circa l’atteggiamento tenuto nei confronti della società delle acque. Soprattutto in relazione alle modifiche contrattuali che hanno peggiorato il livello di garanzie degli utenti in favore, appunto della società. Un controllore «normale» non si comporta in questo modo. Non senza creare palesi incongruenze circa il ruolo svolto. Per questo motivo tutte le critiche sollevate adesso circa il reale livello degli investimenti risulta molto più credibile e allarmante. Il controllore delle spese della società dice che questa ha messo in piedi un volume di investimenti che non risulta dai numeri. Per quale ragione? E con quale interesse. Di più: se si è trattato di una svista la Segreteria tecnica guidata dall’ingegner Sergio Giovannetti avrebbe potuto (o dovuto?) rettificare il dato al fine di restituire correttezza e trasparenza ai numeri relativi agli investimenti reali su reti e depurazione. Se invece le cifre sono state gonfiate di proposito non se ne capisce la ragione, posto che la Segreteria e l’Ato sono, per legge, una cosa diversa, autonoma rispetto ad Acqualatina e disinteressata a quello che fa. Se non ai fini di garantire gli utenti e l’applicazione del contratto di gestione. Ma le cose nell’ATO4 Lazio Meridionale vanno diversamente. Va notato inoltre che mentre gli investimenti diminuivano, il livello della tariffa idrica aumentava: tra il 2004 e il 2008 c’è stato un incremento del 20%, dal 2008 al 2009 la crescita è stata +8,1% e crescerà ancora del 5% come previsto dal contratto modificato. da Latina Oggi del 26.10.09

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domenica, 25 ottobre 2009; 18:47

WORLD WATER COUNCIL

Members of the Board of Governors The following list of members of the Board of Governors as of October 2009 presents a profile for each member organization, including a description of activities, its field of expertise and a short biography of the Governor and Alternate representatives. Should you wish to consult one of the profiles, simply click on the corresponding link. President: Loïc FAUCHON, Société des Eaux de Marseille, France Vice-President: Benedito BRAGA, Polytechnic School of the University of Sao Paulo, Brazil Bureau Members: Dogan ALTINBILEK, International Hydropower Association, International Jerome DELLI PRISCOLI, US Army Corps of Engineers, USA Eunkyung PARK, Korea Water Forum, Korea Andras SZOLLOSI-NAGY, United Nations Educational Scientific and Cultural Organisation, International Director General: Ger Bergkamp, World Water Council, International ...................................................................................................................... Iman ABDEL AL, Association of the Friends of Ibrahim Abd El Al, Lebanon Irfan AKER, Dolsar Engineering Limited, Turkey Antoni BRUXOLA, Serramia Asociación de Fabricantes de Riego Españoles, Spain Haluk BUYUKBAS, Turkish Contractors Association, Turkey Patrick CAIRO, United Water, USA Viktor DUKHOVNY, Scientific Information Center, Interstate Water Coordination Commission of Central Asia, South Asia Ali FASSI FIHRI, Office National de l'Eau Potable, Morocco Guy FRADIN, Agence de l'eau Seine-Normandie, France Jean-Claude GAUDIN, Ville de Marseille, France – Permanent seat Tomoo INOUE, Japan Water Forum, Japan Hong Kee JEE, Korea Water Resources Association, Korea Jinsheng JIA, International Commission on Large Dams - ICOLD, International Hachmi KENNOU, Société méditerranéenne pour l'environnement, Tunisia Kuen-ho KIM, Korea Water Resources Corporation, Korea Haydar KOCAKER, General Directorate of State Hydraulic Works, Turkey Karin KRCHNAK, The Nature Conservancy, USA Do-youp KWON, Ministry of Land, Transport and Maritime Affairs, Korea Jean-François LE GRAND, Cercle Français de l'Eau, France Zhiguang LIU, Ministry of Water Resources, China Abdel Fattah METAWIE, Permanent Joint Technical Commission for Nile Waters, Middle East Roberto OLIVARES, Asociación Nacional de Empresas de Agua y Saneamiento de México, Mexico Margaret PAGELER, ICLEI - Local Governments for Sustainability, International Kenneth REID, American Water Resources Association, USA Mark SMITH, International Union for Conservation of Nature, International Pasquale STEDUTO, Food and Agriculture Organization of the United Nations, International Steve STOCKTON, US Army Corps of Engineers Civil Works, USA Pierre-Frédéric TENIERE-BUCHOT, French Water Academy, France Anna TIBAIJUKA, United Nations Human Settlements Programme, International Cecilia TORTAJADA, International Water Resources Association, International Masato TOYAMA, CTI Engineering Co Ltd, Japan Paulo VARELLA, National Water Agency, Brazil http://www.worldwatercouncil.org/index.php?id=743&L=0/st...usuarios.arnet.com.ar/l%20target%3D%20target%3D%20title%3D%20target%3D%20target%3D

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venerdì, 23 ottobre 2009; 15:38

A SUEZ L'ACQUA DI BARCELLONA

Accordo con Criteria. Le assicurazioni Adeslas e Caixa. di Michele Calcaterra. Criteria, holding di partecipazioni della Caixa e Suez Environnement hanno annunciato ieri una duplice operazione che permette ai catalani di acquisire il gruppo assicurativo Adeslas e ai francesi di ottenere il controllo di Agbar, l'azienda di distribuzione dell'acqua di Barcellona. Ma procediamo con ordine. Attualmente il 90% di Agbar è in mano a una holding a sua volta controllata da Suez e da Criteria. Con l'operazione annunciata ieri i francesi portano, con un investimento di 870 milioni, la loro partecipazione dall'attuale 45,9% al 75%. Mentre Criteria resterà con una quota compresa tra il 15 e il 25%, non prima però che Suez lanci un'Opa residuale sul 10% circa dei titoli di Agbar in mano ai piccoli soci ed eventualmente ritiri la società dalla Borsa. Contestualmente a questo, Criteria acquisirà il controllo dell'assicuratrice Adeslas, in mano per il 54,79% del capitale ad Agbar e per il 45% alla società francese Malakoff Mederic, con un esborso complessivo di 1,17 milioni di euro di cui 687 milioni a favore di Agbar e 491 di Malakoff. Ricordiamo che Adeslas è il principale assicuratore spagnolo nel settore sanitario con premi nel primo semestre per 625, 83 milioni e una quota di mercato del 20,39%. Quanto basta per fare gola alla Caixa, che ha chiuso i primi 9 mesi con un utile di 1,4 miliardi di euro in diminuzione del 10,2% rispetto ai primi 9 mesi del 2008, ma con un margine operativo in aumento del 15,1%, che intende scalare i vertici della classifica assicurativa in Spagna, dove già conta oltre 6 milioni di clienti, 223 filiali e 1.800 agenti. Va aggiunto inoltre che grazie a questa acquisizione il portafoglio di Criteria sarà impegnato nel settore assicurativo per il 30% del totale, rispetto all'attuale 20%. Ovio dunque che ieri in Borsa, i titoli di Agbar siano scattati al rialzo (guadagnando oltre l'8%9, mentre quelli di Criteria sono risultati piuttosto deboli chiudendo la seduta leggermente al ribasso. Da parte sua Isidro Fainè, presidente della Caixa e di Criteria ha dichiarato ieri che l'integrazione dei due gruppi, bancario e assicurativo, permetterà alla holding catalana di diventare leader nel settore vita-salute in Spagna, "uno dei mercati in cui si prevede uno dei maggiori sviluppi nei prossimi anni", dato l'invecchiamento della popolazione e la volontà di avere un servizio sanitario su misura. Per quanto riguarda Suez Environnement, l'operazione di rafforzamento di Agbar (che verrà effettuata esclusivamente con la liquidità in cassa) si inserisce in una più ampia strategia di internazionalizzazione del gruppo, già presente in paesi come il Regno Unito, il Cile, il Messico, la Cina e l'Algeria. Ricordiamo che Suez ha tentato negli anni scorsi di rafforzarsi in Spagna nel settore energetico, con l'acquisizione di una importante quota in Gas Natural, successivamente alienata. Mentre rimane una quota residuale del 2% circa di Suez Environnement. I principali soci di Gas Natural sono Criteria e Repsol. www.ilsole24ore.com

claudiomeloni; ; commenti ?


giovedì, 22 ottobre 2009; 10:59

AQP, VERSO LA NUOVA LEGGE TORNA ENTE PUBBLICO, STOP AI PRIVATI

AQP, società per azioni addio. Prima delle vacanze di Natale e comunque «entro il 31 dicembre 2009», la giunta Vendola vuole "regalarsi" la ripubblicizzazione dell' acqua attraverso un disegno di legge che «regolamenti il servizio idrico integrato». Il risultato, inevitabile, sarà quello di trasformare la S. p. A. «in un soggetto giuridico di diritto pubblico» che rispetti «criteri di economicità, efficienza, trasparenza». E' tutto scritto in un documento - "Principi orientati al concetto dell' acqua quale bene comune dell' umanità" - che ieri sera gli assessori approvano all' unanimità. Insieme con quella che suona come una dichiarazione di guerra al governo Berlusconi. L' ordine al «coordinatore dell' Avvocatura» è infatti, quello di impugnare il decreto legge del 2009 per «conflitto di attribuzione». Dl che dovrà essere convertito in legge prima del 24 novembre di quest' anno e che prevede per la gestione di un servizio pubblico locale quale è la distribuzione dell' oro blu l' entrata in scena di una società mista in cui ai privati sia assegnata una partecipazione non inferiore al 40 per cento. «Ma noi non abbiamo nessuna intenzione di fare nel 2018, quando scadrà la concessione ad Aqp, questa gara d' appalto» spiega il titolare dei Lavori pubblici Fabiano Amati, autore di questa vera e propria rivoluzione legata alla più grande azienda della Puglia. Acquedotto ritornerebbe ad essere un ente pubblico a distanza di dieci anni dalla costituzione della società per azioni che doveva dare il via al processo di privatizzazione. Amati si muoverà d' intesa con un gruppo di lavoro composto da un presidente, cinque membri nominati dalla giunta e cinque che dovranno essere divisi tra i componenti il forum "Movimenti dell' acqua"e quelli del comitato pugliese "Acqua bene comune". Se la tabella di marcia verrà rispettata, sarà un po' come editare una versione rivedutae corretta dell' Eaap (Ente autonomo acquedotto pugliese) che esisteva fino al 1999, appunto. Poi dal 2001 la titolarità delle azioni Aqp passò dal ministero del Tesoro alla Regione, padrona del più imponente acquedotto d' Europa. Con i tempi che corrono, Amati non ha dubbi: «Non è immaginabile assoggettare alle regole del mercato l' acqua, che non rappresenta una merce, ma un diritto, come dice il presidente Vendola. Con la società per azioni invece la stessa acqua diventa un bene utile al lucro, e basta». L' ironia della sorte racconta che nel 2006 il professor Riccardo Petrella, "militante per l' acqua pubblica", rinunciò dopo diciotto mesi a fare il presidente di Aqp perché non riusciva a ripubblicizzarlo. «Le promesse si sono rivelate illusorie» scriveva Petrella. Ma, profetico, aggiungeva: «Per il momento». Tre anni più tardi, l' inversione di rotta da parte di Vendola & C. - LELLO PARISE Repubblica 21 ottobre 2009

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