domenica 8 gennaio 2012


La Coca Cola sbarca in Basilicata 

Dopo le multinazionali petrolifere, è ora la volta della multinazionale  di Atlanta di sbarcare in terra lucana.
E in effetti sempre di estrazione di una risorsa mineraria si tratta, per lo meno questo è quello che dice la legge italiana in proposito.

Quello che però la legge non dice è che dietro al pompaggio dell'acqua dalle falde acquifere di una delle regioni più colpite da fenomeni siccitosi,  si nasconde un business scandaloso.

Basti pensare che se l'acqua di rubinetto costa agli abitanti della Basilicata da 0,90 a 1,30 centesimi al metro cubo, una volta imbottigliata il suo prezzo varia da  0,60 a  0,90. Al litro. 

Oltre ad un giudizio completamente negativo da un punto di vista etico, in quanto si consente di fatto la privatizzazione di un bene che  è essenziale  alla vita umana e che appartiene a tutti,  da un punto di vista economico  si genera una posizione dominante in un mercato oligopolistico come quello delle acque minerali in cui di fatto non si producono beni materiali e quindi ricchezza, attraverso  investimenti produttivi e  attraverso un rischio di impresa, ma si consente a pochi fortunati lo sfruttamento di un bene che appartiene a tutti,  dove il reddito prodotto dall'attività andrà a finire sui mercati finanziari internazionali anzichè essere distribuito sul territorio.
Territorio che oltretutto subisce l'impoverimento irrimediabile dell'ecosistema, dato che occorrono almeno cento anni per ripristinare i livelli di una falda acquifera prosciugata (in India il livello della falda si è abbassato di 150 metri)

Oltre a ciò è necessario tenere in considerazione il comportamento  tenuto dalla multinazionale in questione negli altri paesi: nel 2003 il sindacato colombiano Sinaltrainal ha denunciato la Coca Cola presso la Corte distrettuale di Miami per omicidio e violazione dei diritti umani. I rapporti dell'ICFTU (Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi) relativi agli anni 2004, 2005 e 2006 sostengono che le violazioni dei diritti sindacali non sono avvenute solo in Colombia, ma anche Eritrea, Guatemala, Nicaragua,Pakistan, Azerbaidjan, Moldavia, Russia, Turchia, Perù, Venezuela, Kenia.
Nel 1999 un certo numero di dipendenti  dell'azienda presentò una denuncia collettiva contro il comportamento razzista tenuto dell'azienda stessa nei confronti dei suoi dipendenti afroamericani.
In India  Coca Cola, attraverso il suo concessionario locale, è stata costretta a chiudere diversi stabilimenti, sotto la pressione di una diffusa mobilitazione sociale da parte dei contadini e degli abitanti delle zone in cui si era insediata, a causa di gravi violazioni della normativa sull'inquinamento. Inoltre sono state trovate tracce di pesticidi in quantità eccedenti i limiti consentiti dalla legge, nelle bevande da essa prodotte (fonte osservatorio Oppidum).

Ma guardiamo un po le cifre dell'operazione: Il fatturato della Coca Cola al dicembre del 2003 è stato di 21.962.000.000 di USD.
Per l'acquisto di due stabilimenti di imbottigliamento, e dei marchi Lila (naturale) e Lila Kiss (gasata) Coca Cola e la sua consociata greca HBC hanno sborsato ben 35 milioni di euro. Uno stabilimento in genere, tra acqua e bevande produce in un anno  da 1 milione a 1.200 mila bottiglie.
Le royalties incassate dalla regione Basilicata nel 2003 ammontavano a 305.000 euro.


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