domenica 8 gennaio 2012


Roma, 7 ottobre 2008

Comunicato stampa  


Acqua sempre più cara: + 4,6% rispetto al 2006, con aumenti del  38% ad Agrigento e 32%a Novara. 
Presentata una indagine di Cittadinanzattiva: Centro più caro, con Toscana in testa, mentre il Sud è sprecone. 
Chiesto il blocco delle tariffe fino a dicembre 2009.


Agrigento è la città in cui l’acqua costa di più (445 euro annui), ben 4 volte superiore al costo di Milano che, con una spesa annua di 106 euro, è la città meno cara. La Toscana si aggiudica il primato di regione più costosa per il servizio idrico, con ben sette città nella lista delle dieci più care. 

Mentre fra le dieci meno care, ben otto sono capoluoghi di provincia del Nord.
I dati sono elaborati dall’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, che ha preso in esame, per tutti i capoluoghi di provincia italiani, il servizio idrico integrato (acquedotto, canone di fognatura,canone di depurazione, e quota fissa o ex nolo contatori). Il riferimento è dato dal costo annuo sopportato da una famiglia di tre persone che consuma all’anno 192 metri cubi di acqua, come calcolato dal Comitato di vigilanza sull’uso delle risorse idriche.

Il responsabile nazionale delle politiche dei consumatori, Giustino Trincia, che oggi ha consegnato l’indagine al Ministro Scajola, ha così commentato i dati. “Al Governo e al Parlamento chiediamo il blocco delle tariffe dell’acqua fino a tutto il 2009. E’ indispensabile, inoltre, l’istituzione di un’Autorità di regolazione del settore idrico dotata di reali poteri d’intervento per mettere fine alla scandalosa giungla di tariffe, contratti e bollette fotografata dal nostro Rapporto. Una giungla che penalizza almeno tre diritti fondamentali dei consumatori, come quelli all’accessibilità, alla continuità del servizio e alla comprensibilità dei contratti e delle bollette. E’ però indispensabile – ha concluso Trincia - che Comuni e Regioni facciano la loro parte visto che i servizi pubblici locali, come quello idrico, determinano da soli un tasso d’inflazione di circa il 7%, rispetto al tasso medio nazionale che è di circa il 4%”.

Complessivamente, in media, in un anno una famiglia sostiene una spesa di 229 € per il servizio idrico integrato, con un aumento del 4,6% rispetto alla spesa sostenuta nello corso del 2006 ed un aumento del 32% da gennaio 2002 ad agosto 2008.
Il dato immediatamente evidente è la differenza tariffaria tra le diverse regioni. 
Le regioni centrali si contraddistinguono in media per le più elevate tariffe applicate al servizio idrico integrato (267 € annuali). Le tariffe regionali più elevate (al di sopra della media nazionale) si riscontrano, nell’ordine, in Toscana, Puglia, Umbria, Emilia Romagna, Marche, Sicilia, Liguria e Sardegna.
Ma elevate differenze sussistono anche all’interno della stessa regione. Ad esempio, in Sicilia tra Agrigento e Catania la differenza di spesa annua per il servizio idrico è addirittura di 269 euro. 

Ancora, in Veneto, tra Rovigo e Venezia intercorre una differenza di 185 euro. Altri esempi di simile portata si possono riscontrare in Piemonte, Lombardia, Toscana e Friuli.
A livello nazionale, come dicevamo, il costo del servizio idrico è aumentato nel 2007 del 4,6% rispetto al 2006: sui 104 capoluoghi monitorati, ben 70 hanno registrato variazioni all’insù, 33 sono rimasti invariati e solo la città di Benevento ha subito una riduzione della spesa pari al 24% rispetto al 2006,grazie alla decisione del Comune di ridurre del 70% la tariffa relativa al canone di depurazione a carico dell’utente. Ad Agrigento l’aumento più consistente (+38%), seguita da due città piemontesi, Novara (32%) e Verbania (26%).
Dal confronto con l’anno 2006 si evince che la principale variazioni in aumento (+6,5%) è avvenuta nell’area settentrionale, seguita da quella avvenuta nell’area centrale (+4,5%) e quindi da quella avvenuta nell’area meridionale (+3%).

Costa tanto e tanta se ne perde:
Complessivamente in Italia il 35% dell’acqua immessa nelle tubature va persa: il problema è
particolarmente accentuato nelle regioni meridionali, che presentano percentuali di perdite superiori alla media (49%); al Centro va persa il 32%, al Nord il 26%. Sono evidenti notevoli criticità come nel caso della Puglia che presenta la seconda spesa più elevata ed una percentuale di perdita di acqua ben superiore alla media. Altri casi del genere si verificano in Sicilia e Sardegna.

Le proposte di Cittadinanzattiva
1. L’adozione immediata di una norma che preveda la sospensione di ogni possibile aumento del costo del servizio fino al 31.12.2009
2. L’istituzione dell’Autorità di regolazione del servizio idrico (eventualmente accorpandone le funzioni con quella dell’Energia Elettrica e Gas)
3. L’adozione di un piano industriale triennale per il servizio idrico italiano, basato sulla manutenzione e il rinnovamento della rete idrica, al fine di ridurre drasticamente le perdite, la lotta agli sprechi e la promozione dell’uso consapevole e razionale delle risorse idriche da parte di imprese, amministrazioni pubbliche e cittadini.
4. La promozione e la vigilanza da parte delle istituzioni pubbliche per la piena attuazione del comma 461 dell’articolo 2 della Legge Finanziaria 2008 (la n. 244 del 2007), in materia di tutela dei diritti dei cittadini utenti e di partecipazione civica, investendo sulla formazione dei diversi soggetti coinvolti e sull’avvio di forme di valutazione civica del servizio ed introducendo idonee sanzioni, per la mancata attuazione della legge.
Cittadinanzattiva

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