Altro luogo, altra desolazione. In Indonesia, nel 1997, all' epoca della dittatura di Suharto, la privatizzazione della rete idrica di Giacarta era stata realizzata ancora una volta sotto la pressione della Banca mondiale, e a profitto di Suez e della società britannica Thames Water. Le due società si erano alleate ai parenti della famiglia Suharto, senza la quale nulla poteva essere intrapreso nel paese. L' attribuzione delle concessioni andò a vantaggio di Suez ed al suo partner indonesiano, il gruppo Salim. Insieme, esse creano la società PT Garuda Dipta Semesta. Che la legge ed i regolamenti locali abbiano proibito gli investimenti stranieri nel settore dell' acqua, ciò non fu ben valutato all' epoca dei fatti. Il contratto di concessione aveva una durata di 25 anni e si rivelava promettente per la popolazione. Prevedeva infatti un investimento di 318 milioni di dollari in cinque anni per migliorare la rete di distribuzione idrica e la depurazione di un settore che serviva un milione e mezzo di persone. Si domandava inoltre agli abitanti interessati di eliminare i loro pozzi privati per comperare l' acqua dalla società recentemente creata. Nel 1998, la crisi finanziaria asiatica e la caduta di Suharto modificarono radicalmente la situazione. Insicuri dinanzi alle manifestazioni di strada, i rappresentanti della Suez decisero di spostarsi a Singapore. Dopo il cambiamento di regime ed un tentativo timido per recuperare la gestione pubblica dell' acqua, le autorità di Giacarta accettarono il ritorno della multinazionale, a condizione che essa eliminasse i suoi vecchi partner indonesiani, troppo vicini alla famiglia Suharto. Ciò fu fatto, con la Suez che riprese le attività del suo partner. Tuttavia, gli investimenti previsti non furono affatto realizzati, e Suez perse molto denaro. La svalutazione della rupia indonesiana e la crisi economica avevano posto la popolazione in una situazione insopportabile, ed il mantenimento della concessione era intollerabile per il comune di Giacarta sul piano finanziere, poiché, tenuto conto della situazione politica, era impossibile aumentare significativamente il prezzo di l' acqua.
Oggi, mentre gli strati benestanti della popolazione hanno potuto mantenere il loro approvvigionamento di acqua ad un livello accettabile, la maggioranza della popolazione, che sopporta il costo finanziario delll' operazione di privatizzazione, non ha sempre l' acqua corrente e vive una situazione ben peggiore di prima, poichè non possiede più i pozzi tradizionali, che sono stati chiesti chiusi. Feri Watna ingegnere comunale, riassume quest'episodio penoso: " Prima dell' arrivo delle società straniere, noi avevamo una rete di distribuzione, delle canalizzazioni, dei rubinetti e dei clienti. Ora, noi non abbiamo più nulla".
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