All'assalto del continente africano
PHILIPPE LEYMARIE
Vivendi Water, filiale costituita insieme all'americana Us Filter, acquisita nel giugno 1999, se la passa piuttosto bene: «numero uno mondiale dell'acqua», dà lavoro a 70.000 persone e serve più di 100 milioni di clienti in un centinaio di paesi. È particolarmente specializzata nell'attrarre i crediti della Banca mondiale destinati al continente africano. Deve gestire per venti anni la Società delle acque e dell'energia del Gabon, per trenta la Società dell'elettricità e dell'acqua del Ciad. Ha assunto il controllo dei collegamenti idrici delle acque del Niger, della gestione della clientela all'Ufficio nazionale dell'acqua e delle bonifiche in Burkina Faso, e quella del dipartimento commerciale del servizio delle acque di Nairobi, capitale del Kenya (due milioni di abitanti), oltre al mercato del secondo operatore di telefonia mobile di tutto il paese.
Vivendi Water si è anche aggiudicata due appalti per la distribuzione dell'acqua e dell'elettricità e la gestione delle acque a Tangeri e Tetouan, in Marocco, dove Vivendi-Universal - principale investitore estero nel paese - ha già acquisito il 35 % del capitale di Maroc-Telecom (per 2,4 miliardi di euro). Il recente ritiro di Electricidade de Portugal come partner della società nazionale marocchina dovrebbe permettergli di ampliare il proprio dominio. Spera poi di fare lo stesso in Mauritania, oltre che in Congo-Brazaville. Ogni volta queste operazioni di riscatto o di conquista - compiute nell'ambito di privatizzazioni attuate sotto l'impulso del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca mondiale - si abbinano a crediti di parecchie decine, a volte centinaia, di milioni di euro, per le riabilitazioni delle reti, delle centrali, dei sistemi di imposizione di tariffe. Così è stato nelle Comore, nell'Oceano indiano, dove Vivendi Water ha poi abbandonato su due piedi i suoi abbonati della Comorienne d'eau et d'électricité. Stanchi dei cali nella distribuzione, delle interruzioni intempestive, dell'aumento delle tariffe, questi ultimi si erano decisi a reclamare il ritorno dei «bei tempi andati» nel corso di alcune manifestazioni, peraltro duramente represse.
Non avendo ottenuto dallo stato comoriano né il sostegno per impedire gli allacciamenti selvaggi, né il pagamento di un debito e l'abbassamento del prezzo del gasolio, il gruppo ha rimpatriato in fretta e furia i suoi dipendenti alla vigilia del Natale scorso. Stesso inconveniente in Senegal, a cui sono stati promessi dalla Banca mondiale 230 milioni di euro per la riabilitazione degli strumenti di produzione d'elettricità: insieme all'Ufficio nazionale dell'elettricità del Marocco, Vivendi Water aveva vinto la gara d'appalto per la privatizzazione della Società nazionale d'elettricità. Ma lo stato senegalese ha preferito interrompere le trattative, dal momento che Vivendi Environnement si rifiutava di pagare in blocco il prezzo stabilito per l'acquisto della società. Spiegazioni avanzate dal suo direttore per l'Africa: i prestiti bancari sono più costosi dopo gli attentati dell'11 settembre; e il fallimento di Enron ha tolto ogni credibilità al settore dell'energia di fronte agli istituti finanziari.
Ma Vivendi Water sembra piuttosto essersi accorta, nel frattempo, che l'impresa senegalese è un buco nero finanziario. Nell'immediato, i numerosi cali nella distribuzione che disturbano la vita dei senegalesi continuano. Il gruppo leader mondiale dell'acqua, criticato a Porto Alegre per i suoi metodi di appropriazione privata del settore pubblico, non cessa di mettere le sue competenze al servizio dei più svantaggiati, per portare loro dell'acqua. E Jean-Marie Messier, leader del gruppo, ama definirsi «conscio della [propria] grande responsabilità» nella tutela dell'ambiente, imponendo alla sua società una «qualità del prodotto e del servizio» e il «controllo degli agenti nocivi», si tratti dell'acqua («risorsa vitale, ma rara»), del paesaggio («che bisogna difendere»), del suolo («di cui bisogna mantenere l'integrità»), dell'aria («di cui bisogna preservare la purezza»). Tante lezioni di vita che gli abbonati del mondo intero sono pregati di apprendere.
Se non hai nulla da dare, dice un adagio maliano, cerca almeno di distribuire buone parole...
Le Monde Diplomatique maggio 2002
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