Il Manifesto 21.8.08
LA PRIVATIZZAZIONE
Bilanci in rosso, la società: o pagate o tagliamo il servizio
An. Pal.
APRILIA (LATINA)
La vicenda di Acqualatina - iniziata nel 2001, con una gara considerata laboratorio delle privatizzazioni dell'acqua - è esemplare per capire come funziona una gestione pubblico-privata dei servizi essenziali. Oggi, dopo alcuni anni di attività, il bilancio è in perdita e sulla società gravano debiti per quasi 164 milioni di euro. Tutta colpa della contestazione di Aprilia e dei cittadini di Anzio e Nettuno che non pagano, scrivono sul bilancio i manager dell'azienda. E aggiungono che se la situazione non si risolve il servizio non potrà essere più garantito.
L'ultimo bilancio della società, che vede tra gli azionisti la cordata Veolia-Pisante, arriva apertamente al ricatto nei confronti dell'Autorità d'ambito, dei sindaci, cioè, che hanno dato in gestione gli acquedotti della provincia di Latina al gruppo guidato dalla multinazionale francese. Le tariffe andranno aumentate, fanno sapere l'amministratore delegato Morandi e il presidente Fazzone, per poter mantenere «l'equilibrio economico-finanziario»; i contestatori vanno zittiti con le riduzioni di flusso, visto che la protesta di Aprilia - dicono - è solo «ideologica»; il project financing con la banca Depfa deve essere approvato, altrimenti si bloccano gli investimenti. Mano di velluto, invece, con i «grandi clienti», che riceveranno una visita di cortesia da parte di una speciale task force che dovrà capire qual è il problema. Per loro di riduzione del flusso non si parla.
Per ammorbidire le contestazioni, poi, Acqualatina spiega che ha avviato trattative con le segreterie nazionali delle associazioni dei consumatori per poter stipulare «protocolli d'intesa». Già lo scorso anno la strada della conciliazione e della soluzione bonaria era stata intrapresa con alcune associazioni, creando una camera di conciliazione. Le regole, però, erano chiare e unilaterali: solo chi riconosce il gestore e accetta di pagare può vedere il volto «buono» dell'azienda, può ottenere rateizzazioni e sconti. Il Comune di Aprilia aveva poi proposto una specie di moratoria, che obbligava a pagare e a riconoscere Acqualatina, ottenendo un piccolo sconto in cambio. In pochissimi hanno aderito, la stragrande maggioranza ha continuato a contestare la gestione privata. Il caso più eclatante è quello di Aprilia, dove il consiglio comunale non ha mai ratificato il passaggio degli impianti. Nonostante questo, il sindaco ha ceduto gli impianti e brilla per la difesa a spada tratta del gestore. Questioni di alleanze politiche, in una provincia dove il centrodestra governa incontrastato.
Il nodo Acqualatina sta però uscendo dai confini provinciali. Fino ad ora la Regione Lazio ha cercato di mantenere un certo equilibrio, evitando lo scontro aperto. L'indagine amministrativa avviata dall'assessore all'ambiente Filiberto Zaratti un anno e mezzo fa non ha ancora mostrato nessun risultato, ma forse ora di fronte ai distacchi compiuti con le scorte armate la giunta Marrazzo sarà costretta ad alzare la voce. Ieri Filiberto Zaratti ha scritto al prefetto di Latina chiedendo un tavolo urgente aperto anche ai comitati - riconoscendo quindi il loro peso - e la sospensione immediata delle riduzioni di flusso e dei distacchi. «Vedremo - dicono dal comitato di Aprilia - già la settimana scorsa avevamo contattato il Prefetto di Latina per chiedere un incontro urgente, che però ci è stato negato». Di certo la mano pesante di Acqualatina ha irritato. «L'acqua è un bene primario insostituibile e non è possibile agire in questa maniera», commentano dall'assessorato. Ma la prova più difficile per la società di Latina potrebbe venire anche da un altro fronte. L'inchiesta della procura della repubblica che portò all'arresto di sei manager all'inizio dell'anno non si è fermata e i giudici stanno cercando di far luce su molti punti oscuri della gestione. E' questione di mesi, forse, e molti nodi verranno al pettine.
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