da "il manifesto" del 29 Giugno 2005
TERRATERRA
Guerre per l'acqua su terrazze a riso
KARIMA ISD ,
Splendono come smeraldi nelle Filippine settentrionali le maestose terrazze coltivate a riso. Ma mantenere queste cartoline da sogno comporta talvolta, oltre alla fatica, lo spargimento di sangue. Alcuni degli appezzamenti scolpiti sui lati dei picchi torreggianti sono rimasti inutilizzati negli anni scorsi perché le tribù degli Igorots, discendenti dei tagliatori di teste, hanno combattuto un guerra mortale per il controllo delle preziose sorgenti idriche, via via più scarse. Lo scorso aprile, grazie a una tregua, i canali di irrigazione sono stati finalmente riempiti e hanno potuto allagare le terrazze, in tempo per salvare il raccolto dell'aromatico riso di montagna. «Avremmo potuto evitare questa guerra», ha detto al bollettino ambientalista Water conserve Domingo Kally, presidente della cooperativa di irrigazione del villaggio Fidelisan, non lontano dalla città turistica di Sagada, «se solo avessimo avuto tutti più rispetto per i confini tracciati dai nostri nonni». Kally si riferiva al conflitto distruttivo con il vicino villaggio Dalican. Un conflitto montato via via dall'inizio degli anni 90 dopo che gli abitanti di Dalican avevano dirottato l'acqua verso il loro villaggio che era rimasto a secco, dice Ben Mangacheo, funzionario dell'Amministrazione nazionale per l'irrigazione.
Vissuti da sempre piuttosto isolati fra foreste di pini, i popoli della Cordigliera maneggiarono le asce di guerra fino alla Seconda guerra mondiale; i giorni delle teste tagliate sono ormai lontani, ma le tradizioni guerriere rimangono. «Contro Dalican abbiamo usato i fucili», dice Kally, mostrando la montagna che rifornisce d'acqua gli otto grandi fiumi necessari a irrigare le fattorie e rifornire di acqua potabile il nord delle Filippine. Ma gli incendi forestali e la conversione delle foreste in pascoli per il bestiame e in coltivazioni hanno portato all'esaurimento di alcuni bacini acquiferi; materializzando una vera ancorché locale guerra per l'acqua. Guerra con morti e ritorsioni, fino al compromesso di aprile: quelli di Fidelisan si sono visti riconoscere dagli avversari di Dalican la proprietà della sorgente che alimenta il canale e a sua volta hanno garantito la condivisione dell'acqua. In seguito sono stati rilasciati gli ostaggi e sono state deposte le armi.
Interessante è il meccanismo «autogestito» che ha portato all'accordo. In precedenza le autorità locali avevano deciso che la contesa idrica era fuori dalla portata della legge normale. Lo scontro riecheggia un'altra sanguinosa disputa di confine fra i villaggi di Butbut e di Betwagan, nella Cordigliera settentrionale, e a un grado minore il lungo conflitto di Sagada con la vicina città di Besao per l'accesso dell'acquedotto a un affluente del fiume Abra. In quest'ultimo caso nessun morto: Sagada sta cercando di negoziare con quelli di Besao la costruzione di una diga.
L'ingegnere della provincia Arsenio Dungail ha spiegato al reporter che i conflitti sui diritti all'acqua stanno diventando un problema abituale, per l'aumento demografico e per fattori ambientali. Inoltre, il terremoto che ha devastato il Nord delle Filippine nel 1990 ha alterato il corso dei torrenti della Cordigliera, alcuni dei quali sono spariti sottoterra aggravando il problema. Il terreno montagnoso e la rudimentale rete stradale fanno delle cinque province della Cordigliera - popolate da 1,4 milioni di persone fisicamente simili ai Mongoli e alle minoranze Ainu del Giappone - una delle aree più isolate e povere nelle Filippine. Esiste una ricca dotazione di minerali ma sono operative solo due miniere di oro e rame (altre sono state chiuse in seguito a proteste per la distruzione ambientale che arrecavano); dunque i residenti dipendono quasi interamente dalle terrazze a riso, a parte qualche impiego ministeriale e nel turismo. Una situazione di grande precarietà che la penuria idrica accentua.
Qualche speranza di soluzione alla crisi dell'acqua viene dai programmi governativi di riforestazione delle montagne. Più alberi, più acqua.
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