CALABRIA
Un'inchiesta del pm De Magistris sul business idrico
Quattrocento miliardi in un buco dell'acqua
di ANDREA PALLADINO
A Scalea, all'estremo sud della Calabria, erano venticinque anni che non si vedeva una siccità come quella di quest' estate. Sulle cause Palmiro Manco, della federazione dei Verdi della città calabrese, è sicuro: «Qualcuno ha voluto chiudere i rubinetti». Scalea, poco più di 10.000 abitanti, è uno dei 400 e più comuni calabresi che stanno cercando di pagare un debito ormai gigantesco per l'acqua potabile. Difficile stabilire con certezza a quanto ammonta la fattura non pagata, ma sicuramente non si tratta dì pochi euro. Soldi dovuti alla Regione, ma riscossi da una delle tante società miste che gestiscono l'acqua in Italia.
La Calabria è tra le regioni più ricche d'acqua, di fonti, di sorgenti, di laghi del sud Italia. Dai rubinetti di acqua corrente, buona e pubblica, però, se ne vede ben poca. Dal febbraio del 2003 a regolare il mercato idrico c'è una società pubblico-privata, dove il gruppo Veolia, alleata con i pugliesi Pisante, controlla il 42,5% delle quote. E' un cosiddetto sovrambito idrico, un fornitore all'ingrosso, nato per mediare tra le grandi disponibilità d'acqua e la gigantesca sete dei cittadini calabresi. Una «società mista pubblico-privata», il mix di economia e di politica che il magistrato Luigi De Magistris aveva messo sottoaccusa duramente fin dalle prime inchieste sulla costruzione dei depuratori.
Si chiama So.Ri.Cal. spa e gestisce centinaia di milioni di euro pubblici, stanziati dalla Regione, dal governo e soprattutto dall'Unione Europea. Quando nacque, dopo un parto un po' complicato, in Calabria la politica festeggiò alla grande. L allora socio privato, l'Enel guidata da Paolo Scaroni, già importante compagno d'affari dei fratelli Pisante, aveva messo sul tavolo 400 miliardi di lire, a garanzia dei futuri investimenti. Tecnicamente si chiama fideiussione e fu la carta ritenuta vincente per aggiudicarsi il ghiotto affare delle acque calabresi.
Gli anni passano e la società stenta a partire. Mediazioni, accordi, tavoli di trattativa. I grandi cantieri delle infrastrutture idriche - le dighe dell'Esaro e del Menta, gli acquedotti - possono aspettare. L'Enel intanto lascia l'affare acqua e passa tutto alla multinazionale francese Veolia.
Oggi dei 400 miliardi di lire di garanzia si sono perse le tracce. Mai ritrovati, dice Luigi De Magistris negli atti della sua indagine sulla gestione della So.Ri.Cal, una delle ultime inchieste che ha firmato come pm a Catanzaro. Ora il magistrato sta preparando le valige, ma - si dice in Calabria - non vuole lasciare pendenze e all'inchiesta sulla gestione delle acque si sta dedicando con impegno.
Il labirinto delle spa, dei patti che è meglio non rivelare, dei controlli che è meglio non fare si stringe, si complica quando i privati entrano nel business dell'acqua. E si perde comple-tamente la via quando si inizia a parlare di quanto veramente le multinazionali sono disposte ad investire. Mentre la garanzia messa sul tavolo dai soci privati si dissolve, gli affari continuano. Servono soldi, tanti soldi per la So. Ri.CaL I fondi dei Por - finanziamenti dell'unione europea - non bastano e l'amministratore delegato Raimondo Besson, indicato dal socio privato, il 4 maggio del 2006 apre un mutuo di 123 milioni di euro. A garanzia non ci sono più i soldi della fideiussione, ma le azioni della società, la cui maggioranza è della regione, cioè dei cittadini. Chi ci rimette se i privati gestiscono male? «Garanzie e impegni assunti andrebbero a ricadere sulla Regione Calabria», spiega De Magistris.
Ma i soldi non bastano mai. Lo stesso Raimondo Besson - che intanto si occupa anche dell'altra creatura Veolia, Acqualatina - si lamenta. Pochi finanziamenti, il business non gira. C'è il problema dei comuni calabresi, che devono tanti soldi per bollette idriche non saldate, sono loro i clienti morosi che devono capire che è meglio pagare. Solo Scalea, pare, ha un debito di più di otto milioni di euro. Gran parte dei soldi sono dovuti alla Regione, visto che si riferiscono alla gestione precedente a quella della So.Ri.Cal. Ma l'azienda gestita dagli uomini di Veolia si fa dare la riscossione. Difficile stabilire quale sia l'aggio, una cifra che si è persa anch'essa nei labirinti. Ma intanto la Regione Calabria stanzia altri soldi per la società pubblico-privata, che assomiglia sempre di più ad una specie di videopoker.
Dopo due anni, nel maggio scorso, arriva il raddoppio della posta in gioco: un nuovo mutuo, questa volta di 240 milioni di euro, tanto, come dice la procura di Catanzaro, il rischio è solo dei cittadini. La banca che lo concede è di un gruppo irlandese - Depfa - che sta puntando strategicamente sulla finanza di progetto nel nostro paese. Ha già in mano contratti con il gestore dell'acqua della zona del Valdarno, in Toscana, controllato da Acea e Suez e con quello della provincia di Latina, controllato da Veolia.
Come sono stati spesi questi soldi è il vero centro del labirinto, che i magistrati stanno esplorando. I soci privati quando entrano nell'affare acqua sanno che la legge gli garantisce la «remunerazione del capitale investito», un guadagno di poco inferiore al 10%. E la vera contabilità, in questi casi, sta nel capire cosa è investimento e cosa è ordinaria manutenzione degli impianti. E qui i conti non tornano, secondo i magistrati. Quando la procura ha chiesto i rendiconti sugli investimenti alla So.Ri.Cal., «è emerso che gli uffici regionali, preposti anche alla vigilanza e controllo, non avevano contezza degli investimenti effettuati». Non solo. Le cifre sono state «di gran lunga inferiori alle previsioni contrattuali».
Pochi investimenti, pochi lavori, affidati nella maggioranza dei casi - secondo la procura -a una ventina di aziende, tutte riunite nel consorzio «Giordano Grical». Con ribassi di gara che di solito non superavano il 3%. «Un sistema consolidato», commenta De Magistris.
L'inchiesta è solo all'inizio. A maggio sono avvenute diverse perquisizioni ed ora i documenti sequestrati stanno aiutando gli inquirenti a ricostruire il labirinto So.Ri.Cal. Veolia e il gruppo Pisante non commentano, solo Raimondo Besson, che ha proposto un mutuo con la Depfa anche al gestore idrico di Latina, ci tiene a dire che non è indagato, che ha solo «subito una perquisizione con motivazioni abnormi». Motivazioni grandi come la sete di ac-qua e di giustizia dei cittadini calabresi.
Chi potrà, dunque, assicurare l'acqua a un prezzo giusto in Calabria e a Latina? Se qualco-sa va storto, saranno probabilmente le stesse banche d'affari, che stanno entrando nel controllo delle società che gestiscono l'acqua attraverso i pegni costituiti sulle azioni, potranno a loro volta cederle a qualche altra multinazionale. E' un domino finanziario che stanno costruendo sui nostri rubinetti, sull'acqua bene comune e inalienabile. Un gioco che prevede ora di riscuotere quanto più è possibile. Ad Aprilia, come a Scalea.
il Manifesto
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