domenica 8 gennaio 2012



Bevendo dalla fontana pubblica 
Seconda Parte

Come privatizzare una città americana

Se il sindaco di Stockton Modesto aveva dei dubbi sulla OMI e su RWE/Thames, non li ha esternati, dicendo solo che il fallimento della Suez ad Atlanta sarebbe stata una pessima pubblicità per la società francese nel mercato americano. Dal suo punto  di vista la privatizzazione avrebbe assicurato efficienze di scala, così come tagli competitivi dei costi , tariffe idriche più basse, ed una cultura di mercato che avrebbe favorito uno sviluppo del settore immobiliare.
L'argomento della competizione di mercato dovrebbe cancellare qualsiasi traccia di servizio in regime monopolio, come quello dell'acqua, ma le società idriche sostengono che le motivazioni legate al profitto offrono loro un incentivo per tagliare i costi.
Comunque, queste efficienze in genere succede che vengano da altre parti - in genere da tagli nel servizio, licenziamenti del personale, e fallimenti nell'investimento in manutenzione preventiva.
Per quanto riguarda la tariffa del servizio, alcuni studi che hanno elaborato dati raccolti in tutto il paese, hanno rivelato che il sistema idrico privato costa molto, spesso anche parecchio di più del sistema pubblico, talvolta  anche in zone limitrofe.
Comunque, le imprese private che operano nel settore idrico hanno realizzato i loro maggiori profitti espandendo le loro aree operative al crescere delle aree urbane delle grandi città. 
La cultura di mercato dell'industria è un alleato naturale dei favorevoli allo sviluppo, e un nemico dei gruppi di cittadini che cercano di limitare la crescita di queste utility, in favore di una tutela dei territori destinati all'agricoltura o per tutelare aree verdi.
Tutte queste considerazioni politiche e di mercato fanno facilmente dimenticare che anche quando l'acqua è pubblica, non è  che sia veramente la nostra acqua.
E nella' la circolazione del pianeta  la sua forza vitale.
Le variazioni del clima si esprimono attraverso l'acqua o la macanza di essa. Le zone aride rappresentano un problema sempre più diffuso negli Stati Uniti, facendo si che il risparmio dell'acqua diventi una delle principali priorità. Comunque, le società idriche private fanno in modo di spingere i consumatori ad usare sempre più acqua e non meno, al fine di massimizzare i dividendi dei loro azionisti.
Non è sempre facile definire la scintilla che provoca la protesta della gente. A Stockton, è stata principalmente una generale sfiducia nel governo locale. La Coalizione dei Cittadini preoccupati di Stockton (the Coalition) si è formata nel 2001 per monitorare e combattere quello che i suoi componenti hanno definito "la macchina di controllo politico" dei sindaci.
Per i sei anni successivi combattere la privatizzazione dell'acqua sarebbe diventata la sua ragione costitutiva.
La Coalizione era unita dalla convinzione che il sindaco Modesto fosse sul punto di intraprendere 
il piano di privatizzazione attraverso il consiglio municipale senza neanche un dibattito pubblico ed un voto cittadino. I membri della coalizione si sono tenacemente confrontati con il sindaco ed i suoi alleati  ad ogni passo di questo percorso. Quando si sono resi conto che il sindaco non li avrebbe mai ascoltati, essi hanno raccolto 18.000 firme per chiedere il voto di tutta la cittadinanza
sulla decisione di privatizzare il servizio idrico.
Sempre più in difficoltà, Podesto riconobbe che l'iniziativa della coalizione rappresentava un duro ostacolo alla privatizzazione. Ma era ugualmente deciso a non farsi battere.  All'inizio del 2003, meno di due settimane prima che la questione venisse votata, egli fece approvare dal consiglio comunale il contratto del consorzio di gestione  OMI/Thames. Il voto dei sette membri del consiglio comunale  annullò così il peso delle 18.000 firme raccolte.
Centinaia di persone scesero in strada a protestare. A quel punto i particolari della privatizzazione divennero secondari. Durante le due ore di dibattito, la discussione venne incentrata sui diritti dei cittadini, sul significato di un referendum pubblico, e su quello di una democrazia rappresentativa e del diritto umano di accesso all'acqua.
Alla fine Podesto diede lui stesso il voto favorevole al progetto di privatizzazione, il quale venne approvato  con 4 voti contro 3.  Alcuni giorni più tardi i cittadini di Stockton votarono a stragrande maggioranza per approvare l'iniziativa della Coalizione, ma il loro voto era già stato depotenziato dall'approvazione del consiglio comunale.
La Coalizione fece opposizione a questa decisione di fronte ad un tribunale. Infatti, nella fretta di portare a termine la privatizzazione, l'amministrazione di Stockton aveva omesso di  effettuare uno studio sull'impatto ambientale del prgetto. Gli avvocati della Coalizione sostenevano che la decisione era illegale e intimarono di fermare subito la privatizzazione.
Podesto e il consorzio OMI/Thames si affrettarono a sopperire alla mancanza procedurale implementando il contratto di gestione.
Il 31 luglio del 2003, i dipendenti del dipartimento idrico cambiarono il logo delle loro divise sostituendo quello comunale con quello del consorzio OMI/Thames.
Nel frattempo la causa tra l'amministrazione di Stockton e la Coalizione arrivò sul tavolo del giudice della Corte superiore Robert McNatt, il cui curriculum lo dipingeva come un giudice incorruttibile. Nell'ottobre del 2003 il giudice adottò una decisione completamente inattesa, respingendo la privatizzazione e concedendo all'amministrazione 180 giorni di tempo per sciogliere il contratto. McNatt scrisse che il mancato adempimento all'obbligo preventivo di una valutazione sull'impatto ambientale rappresentava un "abuso di "potere" da parte dell'amministrazione di Stockton. Ma l'amministrazione fece appello, aprendo la strada ad una battaglia legale che sarebbe durata diversi anni.
Durante l'iter giudiziario previsto per l'appello, la coalizione non abbandonò l'interesse ai soli suoi avvocati, redigendo per ogni anno di gestione da parte del consorzio OMI/Thames dei rapporti sulle conseguenze negative della gestione stessa.
Ad esempio il sindaco Modesto disse che la tariffa dell'acqua sarebbe aumentata solamente del 7% durante i 20 anni di durata del contratto di gestione, ma le analisi della Coalizione mostrarono che nei soli primi tre anni di gestione la tariffa era invece aumentata già dell'8.5%. Inoltre le perdite raddoppiarono, gli interventi di manutenzione crebbero a dismisura, ed il ricambio dei lavoratori era costante.
Alcuni residenti di Stockton poi rilevarono anche un cambiamento di odore nell'aria. I lavoratori degli impianti idrici  rivelarono che il consorzio OMI/Thames aveva tagliato i fondi per le sostanze di controllo delle emissioni, per risparmiare circa 40.000 dollari al mese.
Come se non fosse stato abbastanza, il venerdì precedente un caldo week end estivo del 2006, l'impianto di trattamento delle acque reflue riversò circa otto milioni di galloni di acque reflue non trattate nel fiume San Joaquin, contaminando un'area di circa un miglio dove in genere la gente si recava per fare il bagno. I responsabili del controllo impiegarono dieci ore circa  per risolvere il problema, e tre giorni per comunicare alla cittadinanza il rischio per la salute.
Verso la fine del 2006, la corte confermò il giudizio in favore della Coalizione, stabilendo che l'amministrazione di Stockton aveva violato le leggi ambientali della California e, nella primavera del 2007, dopo che il sindaco modesto aveva abbandonato il suo incarico, il nuovo consiglio comunale di Stockton, scontento della gestione del servizio idrico da parte del consorzio OMI/Thames, decise il 1 marzo 2008 di rompere il contratto e di riassumere la gestione diretta del suo sistema idrico.
Tuttavia l'amministrazione dovette affrontare tutta una serie di problematiche, nel riassumere il servizio da una impresa privata. Il dipartimento del servizio idrico rimase sottoccupato con una lunga serie di interventi di manutenzione da effettuare, e venne stimato che ci sarebbero voluti milioni di dollari per rimettere in funzione il sistema.

Conseguenze

Gli avvenimenti di Stockton vennero seguiti dagli attivisti di tutto il paese e si sono ripercossi anche sull'industria privata dell'acqua. Nel settembre del 2005, RWE/Thames hanno motivato la loro decisione di uscire dal settore  della gestione dell'acqua, con la crescente "resistenza pubblica ai progetti di privatizzazione". Nei tempi morti durante un meeting di managers ad Essen in Germania, il Presidente di RWE/Thames  si lamentava del fatto che il settore idrico  avesse bisogno di investimenti  troppo lunghi nel tempo  in impianti ed equipaggiamenti, ed offrisse poche possibilità di profitti rapidi, una volta anticipati i capiatali. Ma ci fu una nota di presagio durante quest'incontro. Un non identificato  membro della direzione citò une previsione fatta da Goldman Sachs secondo cui "il mercato dell'acqua sarebbe diventato come il mercato del petrolio negli anni dal 2020 al 2030".
Quindi un nuovo passaggio verso la privatizzazione dell'acqua sarebbe di li a poco stato pianificato, dato che Goldman Sachs, Macquarie bank, i grandi fondi pensionistici, il settore degli idrocarburi puntavano tutti sulla nuova strategia delle infrastrutture.
Saranno in grado i Democratici, se dovessero vincere le elezioni, di resistere a questa tendenza del mercato?
Le esperienze passate ci suggeriscono che il Partito è profondamente lacerato sul tema delle privatizzazioni, e che solo la forte opposizione da parte della gente ha rallentato la politica di svendita dei beni pubblici. A prescindere da chi sarà il presidente, il destino dei beni pubblici
appare essere affidato all'opposizione dei comitati locali, che hanno affilato i loro denti attraverso le vertenze sull'acqua, come quella di Stockton.
Questi gruppi locali si sono coalizzati in un movimento nazionale per una gestione democratica e sostenibile dell'acqua. La domanda che rimane senza una risposta è se queste guerre dell'acqua del 21° secolo sono solo lo scontro finale prima di un futuro inevitabilmante dominato dalle corporations, o l'inizio di una guerra di lungo periodo per pretendere una nuova cittadinanza, riaffermare dei valoro democratici, e ridefinire le modalità con cui dobbiamo rapportarci con l'ambiente.

Alan Snitow and Deborah Kaufman are award-winning filmmakers whose PBS documentary "Thirst" was the first film to bring attention to the global movement against water privatization. Their book by the same name exposed how the corporate drive to control water has become a catalyst for community resistance to globalization. Their PBS films include "Secrets of Silicon Valley" and "Blacks and Jews." Snitow is on the board of Food and Water Watch. Kaufman is on the board of the Progressive Jewish Alliance. They are currently working on a film about Jewish power and identity in America. This essay was adapted from a longer version in the new book Water Consciousness: How We All Have to Change to Protect Our Most Critical Resource, edited by Tara Lohan (AlterNet Books, 2008). 





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