domenica 8 gennaio 2012


 POLINESIA: L' ACQUA DOLCE A PREZZO D'ORO  
DI SEVERINE TESSIER 

La gestione delle nostre acque non ha a che fare solo con questioni 
come il consumo e la siccità, dato che nelle condutture idriche delle 
nostre città non si può proprio dire che scorra  l'etica . In particolare 
nelle isole lontane della Polinesia francese,  sono state sperimentate 
diverse modalità di gestione dei servizi con gli stessi risultati  che  
abbiamo già conosciuto nelle metropoli,  e cioè una grande opacità 
nella scelta del rapporto di gestione del servizio. Questa opacità è 
stata rilevata attraverso le relazioni della Camera territoriale dei conti, 
in cui, oltre a dei tassi di perdita anormali (questi, a seguito dei primi 
rapporti,  sono passati dal 60 al 40% ancora superiori del 15% 
rispetto alla media francese), viene riferito di  colossali  spese di 
gestione dei servizi pubblici in particolare quando questi vengono 
affidati alle filiali tropicali di una certa multinazionale: la Lyonnaise 
des  Euaux, affiliata al gruppo Suez. In particolare questo è il caso 
del comune di Papeete, ribbattezzato da allora in riferimento al  suo 
valore: "serbatoio di acqua". A Tahiti, si trovano anche dei contratti di 
gestione in cui l'affidamento ha una durata di quaranta anni, 
quando la durata media per raggiungere " l' equilibrio del contratto" è 
dai dodici ai venti anni.  E' sconvolgente  constatare  come in realtà 
non sia soltanto l' acqua, ma anche l' elettricità e i rifiuti domestici  
che vengono gestiti in una situazione di quasi-monopolio dalla 
suddetta società, e questo nella maggior parte dei comuni in cui i 
sindaci sono vicini all'ex presidente, Gaston Flosse, il quale ha 
governato  questo territorio per trent' anni attraverso una gestione  
paternalista e clientelare della Comunità. La Camera territoriale dei 
conti tra i vari servizi ha esaminato quello idrico gestito da privati 
attraverso una convenzione, ed ha mostrato anche che a Bora Bora 
il prezzo dell' acqua  non è sicuramente così trasparente come 
l'acqua delle lagune dell' arcipelago. Quando l' acqua dolce della 
Polinesia  passa attraverso i rubinetti della  Lyonnaise, si deve 
constatare che la fattura da pagare è piuttosto "salata". Il prezzo 
varia da quello applicato da una città come Faaa, dove la gestione è 
interamente garantita dal comune attraverso una règie municipal, a 
quello doppio rispetto al precedente di un'altra cittadina, in cui il 
servizio è gestito da un'impresa privata. La situazione di quasi-
monopolio dei servizi è stata perfettamente riassunta dal redattore 
nonchè titolare della rivista  Tahiti pacifique nel  numero del gennaio 
2000: " Se abiti a Bora Bora, tu ti alzi la mattina ed apri il rubinetto 
dell'acqua per lavarti le mani e fare il caffè, mentre il contatore della 
Lyonnaise des eaux  comincia a girare. Accendi la radio o la 
caffettiera elettrica, e c' è ancora la Lyonnaise ( Electicitè di Tahiti,  è 
una  sua filiale); vai in bagno a fare i tuoi bisogni e ancora una volta 
c' è  la Lyonnaise che incassa (concessione per la gestione delle 
fogne e per il trattamento delle acque refle). Getti i tuoi rifiuti, e c' è 
sempre la Lyonnaise che  fattura (concessione per la gestione della 
discarica dei rifiuti urbani) ".  Come non stupirsi a seguito degli elogi 
rivolti da parte di Jacques Chirac al suo grande amico Gaston Tong 
Sang, sindaco di Bora Bora, durante la sua sfarzosa visita del 2003? 
Nel corso di questa, il presidente ha annunciato la 
istituzionalizzazione del fondo di riconversione economica del 
territorio, creato a seguito dei test  nucleari (dieci anni dopo la loro 
ripresa dècisa da  Jacques Chirac, attraverso la firma del trattato di 
Rarotonga nel 1996), per un importo di 150 milioni d' euro all'anno. 
Oltre ai sentimenti  che può provare la popolazione dinanzi ai 
disinganni locali degli eletti di fronte a questioni delicate come la 
giustizia,  noi ci interroghiamo a proposito delle relazioni strette che 
hanno intrattenuto gli amici parigini del presidente ed i sindaci locali i 
quali hanno offerto la gestione dei servizi delle loro città alla società 
gestita da  Jerome Monod (Lyonnaise, tra il 1980 e il 1997), 
consulente fedele dello stesso presidente. 
Come non  stupirsi di fronte al fatto  che 
Jerome Monod, in un bel giorno dell'anno 2000, sia stato 
ricompensato attraverso il conferimento dell' ordine di Tahiti nui, 
l'equivalente tahitiano della nostra Legione d' Onore? Fu la 
ricompensa per avere reso un servizio pubblico accessibile a tutti e 
ad prezzo ragionevole? Oppure per avere organizzato un sistema 
innovativo di gestione dei rifiuti domestici? Indubbiamente no, poiché 
la messa in opera dei contatori nelle città gestite dalla 
multinazionale, ha prodotto un'inflazione esponenziale dei prezzi dei 
servizi, ed inoltre nel centro stesso dell' isola i cittadini preferiscono 
sotterrare autonomamente i propri rifiuti piuttosto che bruciarli, cosa 
che equivale a dare gli attrezzi dell'uomo del neanderthal all' uomo 
moderno. Senza parlare del prezzo dell' elettricità, il più caro del 
mondo, malgrado sia sovvenzionato!  Cosa hanno dunque fatto i 
nostri concittadini tahitiani per meritare tale sciagura sulla sorte delle 
loro isole? Forse che l' insularità rappresenti un fattore  di difficoltà 
nella gestione dei servizi locali? Sì, qualora si ritenga che le leggi 
della Repubblica si indeboliscano nel loro viaggio  a diciottomila 
chilometri di distanza da Parigi. No, se  si giudica che in base alla 
valutazione di numerosi esperti,  le risorse naturali non manchino. 
Per il resto, le osservazioni inquietanti sono ahimè comparabili a 
quelle che sono emerse in numerose altre Comunità in cui si sono 
verificate malversazioni. Si sono dimenticate troppo rapidamente  le 
dichiarazioni postume di M.Mèry raccolte in una videocassetta.         
Lui si riferiva  realmente ad un tempo passato, oppure le pratiche di 
corruzione persistono ancora oggi? Domandiamoci seriamente: alla 
base che cosa è che spinge ancora alcuni eletti ad esternalizzare i 
servizi pubblici attribuendo dei mercati a talune imprese le quali non 
sono mai state realmente sanzionate per gli accantonamenti in 
bilancio passati come  finanziamento occulto di tutti i partiti politici?  
Che cosa  induce  i decisori pubblici ad arricchire le multinazionali 
dell' acqua e dei rifiuti domestici a scapito degli interessi pubblici?     
Ci si chiede perché, quando gli studi lo provano, ed in particolare le 
relazioni degli organi di giurisdizione finanziarie,  tali decisori non 
sono molto attivi per rinegoziare i contratti di gestioni e non si 
pongano affatto la questione  del ritorno alla gestione comunale 
diretta del servizio, prendendo ad esempio quei  municipi che 
mantengono dei prezzi giusti pur distribuendo un'acqua sana? In 
termini chiari, ciò significa  " socializzare le perdite, privatizzare i 
profitti". Per quanto riguarda  la rimesse in discussione  della qualità 
dell' acqua con le nuove norme dell' Organizzazione mondiale della 
sanità e con le esigenze dell'Unione Europea,  queste costringono 
ormai le città a rinnovare le loro reti idriche, ossia fornire le grandi 
multinazionali di gestione del servizio idrico di ingenti risorse 
finanziarie per i relativi lavori di rinnovo. Si tratta ancora una volta di 
ricchi appalti in lavori pubblici  a discapito di quegli amministratori 
che si lavano le mani di fronte a questioni che riguardano l' interesse 
generale. Per quanto riguarda  le aggiudicazioni degli appalti 
pubblici, essendo la tendenza attuale quella della privatizzazione,  
queste troppo spesso si svolgono in un contesto di "amicizia 
schietta", dato che i lobbisti che promuovono  le società sono 
generalmente molto bene posizionati all'interno dei  partiti  politici.  
La resistenza per la difesa di un servizio pubblico realmente gestito 
nell'interesse della  Comunità deve generalizzarsi per opporrsi con 
tutta la sua forza alla  deriva appena descritta. Gli eletti sempre più 
numerosi osano, con coraggio ed a volte con pochi mezzi, 
rinegoziare i contratti e programmare il ritorno del servizio sotto il 
controllo pubblico, grazie all' appoggio di associazioni d' utenti. Ma è 
ormai l'insieme degli eletti che si deve  impegnare per moralizzare la 
gestione pubblica e ritrovare il controllo dei servizi pubblici, poiché 
questo è il  solo mezzo per riacquistare la loro credibilità agli occhi 
dei cittadini che non fanno  più fiducia di loro. 


*Severin Tassier è il presidente di ANTICOR (associazione degli eletti contro la corruzione), autore di Polinesia:  prima di tutto gli amici, l'altro sistema Chirac?, La sponda dell'acqua, 2005

Nessun commento:

Posta un commento