POLINESIA: L' ACQUA DOLCE A PREZZO D'ORO
DI SEVERINE TESSIER
La gestione delle nostre acque non ha a che fare solo con questioni
come il consumo e la siccità, dato che nelle condutture idriche delle
nostre città non si può proprio dire che scorra l'etica . In particolare
nelle isole lontane della Polinesia francese, sono state sperimentate
diverse modalità di gestione dei servizi con gli stessi risultati che
abbiamo già conosciuto nelle metropoli, e cioè una grande opacità
nella scelta del rapporto di gestione del servizio. Questa opacità è
stata rilevata attraverso le relazioni della Camera territoriale dei conti,
in cui, oltre a dei tassi di perdita anormali (questi, a seguito dei primi
rapporti, sono passati dal 60 al 40% ancora superiori del 15%
rispetto alla media francese), viene riferito di colossali spese di
gestione dei servizi pubblici in particolare quando questi vengono
affidati alle filiali tropicali di una certa multinazionale: la Lyonnaise
des Euaux, affiliata al gruppo Suez. In particolare questo è il caso
del comune di Papeete, ribbattezzato da allora in riferimento al suo
valore: "serbatoio di acqua". A Tahiti, si trovano anche dei contratti di
gestione in cui l'affidamento ha una durata di quaranta anni,
quando la durata media per raggiungere " l' equilibrio del contratto" è
dai dodici ai venti anni. E' sconvolgente constatare come in realtà
non sia soltanto l' acqua, ma anche l' elettricità e i rifiuti domestici
che vengono gestiti in una situazione di quasi-monopolio dalla
suddetta società, e questo nella maggior parte dei comuni in cui i
sindaci sono vicini all'ex presidente, Gaston Flosse, il quale ha
governato questo territorio per trent' anni attraverso una gestione
paternalista e clientelare della Comunità. La Camera territoriale dei
conti tra i vari servizi ha esaminato quello idrico gestito da privati
attraverso una convenzione, ed ha mostrato anche che a Bora Bora
il prezzo dell' acqua non è sicuramente così trasparente come
l'acqua delle lagune dell' arcipelago. Quando l' acqua dolce della
Polinesia passa attraverso i rubinetti della Lyonnaise, si deve
constatare che la fattura da pagare è piuttosto "salata". Il prezzo
varia da quello applicato da una città come Faaa, dove la gestione è
interamente garantita dal comune attraverso una règie municipal, a
quello doppio rispetto al precedente di un'altra cittadina, in cui il
servizio è gestito da un'impresa privata. La situazione di quasi-
monopolio dei servizi è stata perfettamente riassunta dal redattore
nonchè titolare della rivista Tahiti pacifique nel numero del gennaio
2000: " Se abiti a Bora Bora, tu ti alzi la mattina ed apri il rubinetto
dell'acqua per lavarti le mani e fare il caffè, mentre il contatore della
Lyonnaise des eaux comincia a girare. Accendi la radio o la
caffettiera elettrica, e c' è ancora la Lyonnaise ( Electicitè di Tahiti, è
una sua filiale); vai in bagno a fare i tuoi bisogni e ancora una volta
c' è la Lyonnaise che incassa (concessione per la gestione delle
fogne e per il trattamento delle acque refle). Getti i tuoi rifiuti, e c' è
sempre la Lyonnaise che fattura (concessione per la gestione della
discarica dei rifiuti urbani) ". Come non stupirsi a seguito degli elogi
rivolti da parte di Jacques Chirac al suo grande amico Gaston Tong
Sang, sindaco di Bora Bora, durante la sua sfarzosa visita del 2003?
Nel corso di questa, il presidente ha annunciato la
istituzionalizzazione del fondo di riconversione economica del
territorio, creato a seguito dei test nucleari (dieci anni dopo la loro
ripresa dècisa da Jacques Chirac, attraverso la firma del trattato di
Rarotonga nel 1996), per un importo di 150 milioni d' euro all'anno.
Oltre ai sentimenti che può provare la popolazione dinanzi ai
disinganni locali degli eletti di fronte a questioni delicate come la
giustizia, noi ci interroghiamo a proposito delle relazioni strette che
hanno intrattenuto gli amici parigini del presidente ed i sindaci locali i
quali hanno offerto la gestione dei servizi delle loro città alla società
gestita da Jerome Monod (Lyonnaise, tra il 1980 e il 1997),
consulente fedele dello stesso presidente.
Come non stupirsi di fronte al fatto che
Jerome Monod, in un bel giorno dell'anno 2000, sia stato
ricompensato attraverso il conferimento dell' ordine di Tahiti nui,
l'equivalente tahitiano della nostra Legione d' Onore? Fu la
ricompensa per avere reso un servizio pubblico accessibile a tutti e
ad prezzo ragionevole? Oppure per avere organizzato un sistema
innovativo di gestione dei rifiuti domestici? Indubbiamente no, poiché
la messa in opera dei contatori nelle città gestite dalla
multinazionale, ha prodotto un'inflazione esponenziale dei prezzi dei
servizi, ed inoltre nel centro stesso dell' isola i cittadini preferiscono
sotterrare autonomamente i propri rifiuti piuttosto che bruciarli, cosa
che equivale a dare gli attrezzi dell'uomo del neanderthal all' uomo
moderno. Senza parlare del prezzo dell' elettricità, il più caro del
mondo, malgrado sia sovvenzionato! Cosa hanno dunque fatto i
nostri concittadini tahitiani per meritare tale sciagura sulla sorte delle
loro isole? Forse che l' insularità rappresenti un fattore di difficoltà
nella gestione dei servizi locali? Sì, qualora si ritenga che le leggi
della Repubblica si indeboliscano nel loro viaggio a diciottomila
chilometri di distanza da Parigi. No, se si giudica che in base alla
valutazione di numerosi esperti, le risorse naturali non manchino.
Per il resto, le osservazioni inquietanti sono ahimè comparabili a
quelle che sono emerse in numerose altre Comunità in cui si sono
verificate malversazioni. Si sono dimenticate troppo rapidamente le
dichiarazioni postume di M.Mèry raccolte in una videocassetta.
Lui si riferiva realmente ad un tempo passato, oppure le pratiche di
corruzione persistono ancora oggi? Domandiamoci seriamente: alla
base che cosa è che spinge ancora alcuni eletti ad esternalizzare i
servizi pubblici attribuendo dei mercati a talune imprese le quali non
sono mai state realmente sanzionate per gli accantonamenti in
bilancio passati come finanziamento occulto di tutti i partiti politici?
Che cosa induce i decisori pubblici ad arricchire le multinazionali
dell' acqua e dei rifiuti domestici a scapito degli interessi pubblici?
Ci si chiede perché, quando gli studi lo provano, ed in particolare le
relazioni degli organi di giurisdizione finanziarie, tali decisori non
sono molto attivi per rinegoziare i contratti di gestioni e non si
pongano affatto la questione del ritorno alla gestione comunale
diretta del servizio, prendendo ad esempio quei municipi che
mantengono dei prezzi giusti pur distribuendo un'acqua sana? In
termini chiari, ciò significa " socializzare le perdite, privatizzare i
profitti". Per quanto riguarda la rimesse in discussione della qualità
dell' acqua con le nuove norme dell' Organizzazione mondiale della
sanità e con le esigenze dell'Unione Europea, queste costringono
ormai le città a rinnovare le loro reti idriche, ossia fornire le grandi
multinazionali di gestione del servizio idrico di ingenti risorse
finanziarie per i relativi lavori di rinnovo. Si tratta ancora una volta di
ricchi appalti in lavori pubblici a discapito di quegli amministratori
che si lavano le mani di fronte a questioni che riguardano l' interesse
generale. Per quanto riguarda le aggiudicazioni degli appalti
pubblici, essendo la tendenza attuale quella della privatizzazione,
queste troppo spesso si svolgono in un contesto di "amicizia
schietta", dato che i lobbisti che promuovono le società sono
generalmente molto bene posizionati all'interno dei partiti politici.
La resistenza per la difesa di un servizio pubblico realmente gestito
nell'interesse della Comunità deve generalizzarsi per opporrsi con
tutta la sua forza alla deriva appena descritta. Gli eletti sempre più
numerosi osano, con coraggio ed a volte con pochi mezzi,
rinegoziare i contratti e programmare il ritorno del servizio sotto il
controllo pubblico, grazie all' appoggio di associazioni d' utenti. Ma è
ormai l'insieme degli eletti che si deve impegnare per moralizzare la
gestione pubblica e ritrovare il controllo dei servizi pubblici, poiché
questo è il solo mezzo per riacquistare la loro credibilità agli occhi
dei cittadini che non fanno più fiducia di loro.
*Severin Tassier è il presidente di ANTICOR (associazione degli eletti contro la corruzione), autore di Polinesia: prima di tutto gli amici, l'altro sistema Chirac?, La sponda dell'acqua, 2005
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