Il Governo turco sta programmando di completare la privatizzazione dell'acqua in attesa di ospitare il Forum Mondiale dell'Acqua di Istanbul
di Olivier Hoedeman e Orsan Senalp, aprile 2008
Nel marzo 2009 il governo Turco ospiterà il quinto Forum Mondiale Dell'Acqua in uno scenario che rappresenta probabilmente il peggiore programma di privatizzazione del servizio idrico nel mondo. Oltre a privatizzare i servizi idrici, il governo ha pianificato di vendere tutti i fiumi e i laghi. I movimenti sociali turchi, che hanno tenuto la loro conferenza ad Istanbul lo scorso mese, sospettano che il governo turco stia utilizzando il Forum Mondiale dell'Acqua per portare avanti questa controversa agenda.
Le precedenti sessioni del Forum Mondiale dell'Acqua, che si tiene ogni tre anni, hanno dovuto affrontare l'opposizione della società civile che considera questo consesso illegittimo, al pari della sua parziale piattaforma di discussione relativa alle possibili soluzioni ai problemi idrici mondiali. Il Forum è controllato dal Consiglio mondiale dell'Acqua, un think-tank privato con legami molto stretti con la Banca Mondiale e con le multinazionali idriche.
Questa critica è destinata a diventare ancora più forte nel corso del Forum del marzo 2009, considerando la spinta del governo ospite verso una privatizzazione radicale.
Oltre 350 persone hanno seguito i due giorni di conferenza dal titolo "Acqua: sotto il giogo del capitalismo", che è stata organizzata dalla Supolitik Iletisim Agi (the Waterpolitics Network) con i sindacati turchi ed i gruppi della società civile. Nella sessione di apertura, Serhat Salihoglu del sindacato dei lavoratori Municipali (DISK) ha descritto il contesto politico per quanto riguarda il Forum Mondiale dell'Acqua del 2009: il governo - guidato dal partito di destra Giustizia e Sviluppo (AKP) - vuole privatizzare i servizi pubblici. All'inizio del mese, il governo ha presentato alcune proposte per deregolamentare i servizi pubblici. La nuova legge consentirà alle imprese private di presentare offerte per vincere la concessione e gestire i servizi idrici locali.
Questa privatizzazione segue alcune precedenti riforme neoliberiste che hanno lasciato i governi delle comunità locali senza più risorse economiche ed incapaci di assolvere agli obblighi di gestione. Solamente l'8% delle municipalità dispongono di impianti di depurazione delle acque e il 25% degli scarichi industriali non viene depurato.
Il governo sta inoltre pianifcando di indebolire alcune agenzie pubbliche come la Banca delle Province e l'Agenzia Statale per i Lavori Idraulici, in modo tale da compromettere la capacità di programmazione pubblica e di investimento, lasciando le municipalità in balia delle istituzioni finanziarie internazionali, le quali hanno attitudini favorevoli alla privatizzazione.
Tahir Ongur, della sezione di Istanbul della Camera dei Geologi Ingegneri (TMMOB) ha spiegato che il governo non vuole solo privatizzare la distribuzione dell'acqua potabile, ma le stesse risorse idriche del paese. Il ministro dell'Energia e delle Risorse Naturali Hilmi Guler ha annunciato che i fiumi ed i laghi della Turchia saranno venduti a imprese private, per periodi di tempo estesi fino a 49 anni. Il governo ritiene che consentire ad imprese private di costruire dighe nei fiumi e nei laghi che esso stesso possiede rappresenta la maniera migliore per prevenire le future carenze idriche, sia per uso domestico che per l'agricoltura.
Come parte di questo progetto di privatizzazione senza precedenti, il governo intende concludere una riforma costituzionale prima dell'inizio del Forum Mondiale dell'Acqua del 2009. Il principale obiettivo di questa riforma è rappresentato dall'art. 43 della costituzione, che limita il controllo privato sulla linea costiera, dei fiumi e dei laghi e sottolinea l'interesse pubblico che deve avere la finalità.
Diren Ozkan di Save Hasankeyf ctitica la continua proliferazione di progetti altamente distruttivi per la costruzione di dighe gigantesche in Turchia. Un esempio particolarmente scioccante è dato dalla diga di Ilisu sul fiume Tigri, che causerà l'inabissamento dell'antica città di Hasankeyef, oltre a numeoso altri villaggi, e l'allontanamento forzato di 78.000 persone, principamente di nazionalità kurda. La diga causerà inoltre una gravissima devastazione sul piano ambientale cancellando centinaia di siti di rilevanza storica.
Abdullah Aysu, presidente della Federazione degli Agricoltori, critica aspramente le politiche del governo che hanno privatizzato l'irrigazione agricola. Il piano che prevede la sostituzione della gestione da parte di cooperative rurali con un sistema di diritti di concessione venduti ad imprese private avrà conseguenze disastrose per la sussistenza degli agricoltori e delle loro comunità, le quali perderanno il loro diritto ad avere risorse idriche locali.
Le falde acquifere delle zone agricole sono in una grave situazione di siccità a causa delle continue trivellazioni, ma affidare al mercato la risorsa idrica non rappresenta la giusta soluzione a questa crisi. L'unica vera soluzione a questi problemi, spiega Aysu, è quella di scegliere un modello di agricoltura più sostenibile, che lui descrive come una "democrazia ecologica".
La privatizzazione dell'acqua non rappresenta un fenomeno completamente nuovo per la Turchia. Sono attualmente in corso diversi contratti di gestione del servizio idrico da parte di privati ad Arpacay e Corlu, così come un generale diffondersi di esternalizzazioni e di subappalti in relazione al servizio di fornitura idrica in tutto il paese. Nella città di Antalya, la multinazionale francese Suez ha appena portato a termne il sesto anno di un contratto di gestione decennale, a seguito del rifiuto da parte dell'amministrazione della città di aumentare il canone di gestione. Quest'ulimo ha già subito un incremento del 130 %, senza che la società francese abbia raggiunto i livelli di investimento fissati dal contratto.
La nuova ondata privatrizzatrice portata avanti dal governo turco ha già causato diversi inconvenienti seri in alcune località.
Alla conferenza di Istanbul, il Dr.Ertugrul Tanrikulu della "Piattaforma Edirne Acqua è vita" ha parlato di un grave caso di corruzione avvenuto nell'ambito del programma di privatizzazione della città di Edirne. Pochi giorni sono passati da quando diciannove persone sono state arrestate, incluso il sindaco della città Hamdi Sedefci oltre ad alcuni rappresentanti delle società coinvolte nella gestione. Un consorzio di tre società turche si è aggiudicata la gara per la gestione trentennale del servizio idrico della città di Edirne, comprendente anche l'istallazione dei contatori con un sistema di pagamento anticipato. Il consorzio è riuscito a fare assumere all'interno del dipartimento comunale interessato un suo uomo di fiducia, il quale ha poi manipolato le condizioni dell'offerta consentendo al consorzio di vincere la gara.
Un'indagine condotta dalla polizia ha permesso di scoprire che il consorzio aveva progettato di gestire, sempre corrompendo, il servizio idrico di altre nove città turche.
In alcune grandi città come Izmir, Ankara e Istanbul, sono in corso delle intense campagne di mobilitazione da parte di attivisti locali in favore del diritto all'acqua. A causa della trascuratezza da parte del mondo politico oltre che della mercificazione, i servizi idrici comunali sono peggiorati e il servizio viene sospeso sempre più spesso.
Alla conferenza, Ilknur Birol dell'associazione People's Shelters ha parlato a proposito di proteste locali per l'acqua in alcune comunità molto povere, proteste che sono spesso condotte da donne. Una donna, che ha subito assieme alla sua famiglia il distaccco del servizio idrico per ben tredici giorni, ha organizzato una dimostrazione che ha richiamato tremila persone. Birol ha fatto appello ai movimenti sociali turchi di coalizzarsi in vista del Forum del marzo 2009, per arrivare a creare un forte movimento per l'acqua anche in Turchia.
Questo appello è stato poi ripreso da molti altri oratori. Salihoglu del sindacato dei lavoratori comunali (DISK) ha fattto appello ad una mobilitazione contro il Forum Mondiale dell'Acqua, per dare inizio ad un nuovo diverso approccio alla risoluzione della crisi idrica turca. Tahir Ongur del TMMOB ha richiamato l'attenzione sul fatto che il governo turco hs intenzione di sfruttare il Forum Mondiale dell'Acqua "per offrire l'acqua turca su di un piatto" alle istituzioni finanziarie internazionali ed alle società di costruzione. Nel marzo 2009, ha detto Ongur, i principali operatori finanziari mondiali e le più grandi multinazionali si riuniranno ad Istanbul, ma "altrettanto faranno i movimenti globali dell'acqua".
Il governo turco spera di usare il forum mondiale dell'Acqua per portare avanti il suo piano di privatizzazioni, descritto da un oratore come "fascismo di mercato". Su questo sfondo, ci si può solo chiedere come abbia fatto il Consiglio Mondiale dell'Acqua , il think-tank che gestisce il Forum, a prendere la decisione di affidare al governo turco l'incarico di ospitare il Forum Mondiale dell'Acqua ad Istanbul. Nel loro sito web, gli organizzatori "convocano la comunità internazionale dell'acqua al fine di avanzare proposte concrete in modo che una migliore gestione della risorsa possa contribuire a conseguire gli obbiettivi di sviluppo del millennio.
Le politiche idriche profondamente irresponsabili portate avanti dal governo turco rivelano la vuotezza della retorica buonista del Consiglio Mondiale dell'Acqua.
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