di Corrado
Oddi
Democrazia a casa
nostra: tutti uniti, destra ed ex sinistra, quando rispettare la
volontà popolare significa contrastare consistenti interessi privati
Lo sporco lavoro del governo Letta. Fino a quando abuseranno della
nostra pazienza? Il manifesto, 27 luglio 2013
1. L'allarme lanciato venerdì dal manifesto sull'intenzione politica di far tornare l'acqua di Napoli in mano ai privati è più che giustificato. La proposta di legge della giunta Caldoro, nel ridisegnare i confini degli ambiti territoriali ottimali in cui è suddiviso il servizio idrico in Campania e quindi l'affidamento dello stesso, appare esattamente congegnata per provare ad affossare la prima esperienza di ripubblicizzazione definitivamente completata dopo i referendum di 2 anni fa, quella che si è costruita attorno alla nuova Azienda speciale Abc di Napoli.
1. L'allarme lanciato venerdì dal manifesto sull'intenzione politica di far tornare l'acqua di Napoli in mano ai privati è più che giustificato. La proposta di legge della giunta Caldoro, nel ridisegnare i confini degli ambiti territoriali ottimali in cui è suddiviso il servizio idrico in Campania e quindi l'affidamento dello stesso, appare esattamente congegnata per provare ad affossare la prima esperienza di ripubblicizzazione definitivamente completata dopo i referendum di 2 anni fa, quella che si è costruita attorno alla nuova Azienda speciale Abc di Napoli.
Quello che però va rimarcato non è solo la gravità di questo disegno, ma che esso è ben lungi dall'essere un fatto isolato ed estemporaneo. In realtà, dopo il periodo che va dalla fine dell'anno scorso alla primavera di questo, in cui l'esempio di Napoli stava contagiando altre importanti realtà territoriali del Paese, da Reggio Emilia a Vicenza, da Palermo a Torino e altre ancora e si stava delineando un quadro che faceva balenare come possibile la ripubblicizzazione del servizio idrico nel Paese procedendo per progressive "conquiste" territoriali, da un po' di tempo in qua ( da quando è nato il governo Letta, potrebbe pensare qualche persona maliziosa come il sottoscritto) l'aria sembra improvvisamente cambiata. C'è in corso un tentativo di isolamento del percorso di Reggio Emilia in quella regione, dove assistiamo ad una sempre più marcata titubanza del comune di Piacenza ad incamminarsi sulla strada della ripubblicizzazione, cosa che pareva assodata qualche mese fa e che ora, invece, sembra nuovamente propendere per la ricerca di un partner privato e dove il comune di Rimini, altra situazione dove la concessione è scaduta e dove la ripubblicizzazione è possibile, pare orientarsi per costituire una società mista con l'ingresso di un soggetto privato. In Sicilia il governo Crocetta ha deciso di mettere da parte la proposta di legge di iniziativa popolare promossa a suo tempo dal Forum siciliano per l'acqua, sostenuto da più di 135 amministrazioni locali e da 35.000 siciliani, per approdare ad una soluzione "gattopardesca" che, nella sostanza, lascerebbe inalterato il quadro di gestione privatistica lì esistente. A Mantova da lungo tempo, ancora da prima del referendum, era iniziata e poi si era fermata la procedura di gara per la scelta di un socio privato nella gestione del servizio idrico e ora, invece, proprio in questi giorni, siamo in presenza di una fortissima accelerazione per giungere a quell'esito. Potrei continuare ancora in quest'elenco che inizia ad essere troppo lungo per essere considerato un fatto casuale.
L'ultima citazione, però, se la merita
la vicenda torinese: lì il Consiglio comunale, all'inizio di marzo,
aveva approvato una delibera, non del tutto convincente, ma che
comunque apriva la strada alla possibilità di trasformare il
soggetto gestore Smat, SpA a totale capitale pubblico, in Azienda
speciale. Qualche giorno fa la Provincia di Torino, con una delibera
sostenuta da uno schieramento di larghe intese, sbarra la strada a
quest'ipotesi, con una serie di motivazioni inconsistenti e
addirittura tenendo a precisare nel testo della stessa delibera
(sic!) che " l'approvazione delle presenti linee di indirizzo si
pongono in naturale contraddizione con l'approvazione della proposta
del Comitato Acqua Pubblica ( noi e il comitato torinese l'avevamo
capito bene, ma forse bisognava spiegarlo a qualche consigliere
provinciale !). Siamo in "trepida" attesa di conoscere
l'intendimento del sindaco Fassino e del Consiglio comunale, con la
curiosità di capire se esso confermerà la delibera approvata a suo
tempo oppure se si piegherà al diktat dell'Amministrazione
provinciale.
2. La questione, peraltro, non
si ferma qui, al tentativo di chiudere gli spazi che si erano aperti
in molte realtà territoriali. C'è qualcosa di ancora più
inquietante, vari tasselli che iniziano a comporre un mosaico che
sembra andare in un'unica direzione. Qualche giorno fa al Ministero
del Tesoro si è tenuta una riunione per studiare sul come dare
applicazione ad un provvedimento previsto dal decreto
liberalizzazioni del governo Monti ma mai attuato, e cioè
l'assoggettamento delle SpA a totale capitale pubblico e delle
Aziende speciali al Patto di stabilità previsto per gli Enti locali:
non c'è bisogno di dire che tale ipotesi equivale da sola ad aprire
un nuovo ciclo di privatizzazioni dei servizi pubblici locali,
rendendo nei fatti impraticabili tali forme di gestione.
Ancora meno simpatici sono gli
avvertimenti che arrivano dall'Unione europea e dal Fondo Monetario
Internazionale: la prima, alla fine di maggio, nel momento in cui ha
chiuso la procedura di deficit eccessivo relativa al nostro Paese,
tra le felicitazioni pressoché unanimi, ha formulato 6
raccomandazioni al governo Letta, tra cui spicca quella di "
promuovere l'accesso al mercato per la prestazione dei servizi
pubblici locali"; il secondo, al termine della sua consultazione
con il governo italiano il 4 luglio, ha redatto un documento, passato
all' "onore" delle cronache giornalistiche per la sua
ingerenza in tema di IMU, in cui si legge testualmente che "
l'agenda delle privatizzazioni, specialmente a livello locale,...deve
essere implementata velocemente".
Se a ciò aggiungiamo le recenti
dichiarazioni di Letta, davanti ai banchieri della City londinese, e
di Saccommani al recente vertice del G-20 a Mosca, con le quali si
evidenziano le forti possibilità esistenti rispetto a nuove
privatizzazioni, iniziando dalle grandi SpA pubbliche nazionali per
finire a quelle locali, non ci vuole molto a comprendere che siamo in
presenza di un'idea corposa, in base alla quale un governo, incapace
di affrontare i veri nodi della crisi se non propagandando
l'ideologia delle grandi opere e una nuova iniezione di flessibilità
( ma è più serio dire precarizzazione) del lavoro, sceglie di fare
di un nuovo ciclo di privatizzazioni uno dei volani, peraltro
destinato a dare risultati fallimentari, della propria azione. Che,
molto probabilmente, si proverà a costruire, sempre che il governo
ci sia ancora, con la prossima legge di stabilità dell'autunno,
magari anche con una nuova legge sulle forme di gestione dei servizi
pubblici locali volta ad impedire il ricorso all'azienda speciale.
3. Si deve sapere che questo
progetto urta violentemente contro la volontà della maggioranza
assoluta del corpo elettorale che si è espresso 2 anni fa con i
referendum sull'acqua e che troverà sulla sua strada l'insieme del
variegato movimento dell'acqua, che, nonostante tanti detrattori e, a
parte lodevoli eccezioni, tra il silenzio assoluto dei mass-media, ha
continuato a lavorare in questi anni che ci hanno separato da quella
scadenza, dimostrando una persistenza che è stata e sarà il più
forte ostacolo per chi vorrebbe ignorare e contraddire quell'esito
referendario. Abbiamo praticato l' "obbedienza civile" per
il rispetto del risultato referendario sulle tariffe del servizio
idrico, violato palesemente dall'Authority per l'Energia elettrica e
il Gas, e, proprio per questo, impugnato in sede giudiziaria quel
provvedimento; abbiamo promosso una forte iniziativa nei territori
per la ripubblicizzazione del servizio idrico, elaborato proposte sul
finanziamento del servizio idrico e per promuovere gli investimenti,
sollecitato la nascita dell'Integruppo dei parlamentari per l'acqua
pubblica per ripresentare la proposta di legge per il governo e la
gestione pubblica dell'acqua e del servizio idrico. Andremo ancora
avanti nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, sapendo che la nostra
è una battaglia che riguarda l'insieme dei soggetti che si battono
per i beni comuni e per la democrazia: ma di questo, e delle
iniziative da mettere in campo, avremo senz'altro modo di tornare a
parlare.
L'autore è un autorevole esponente
di Funzione Pubblica Cgil e del Forum Italiano
Movimenti per l'Acqua, ed è stato uno dei protagonisti della battaglia
per il referendum
www.ilmanifesto.it
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