martedì 23 luglio 2013

L'acqua dei romani










Su un totale di 2.359.119 aventi diritto di voto, i cittadini romani che si sono recati al seggio alle scorse amministrative - 26-27 maggio - sono stati 1.245.927, pari al 52,81% - 45,05% al secondo turno.
Bene, dei 27 milioni di italiani che nel 2011 hanno votato contro la privatizzazione del servizio idrico, 1.200.000 erano romani. Ne deriva che le scelte che l'amministrazione capitolina compirà in merito alla gestione del servizio idrico sono prima di tutto una questione di democrazia.

Una verifica ulteriore della rappresentatività della politica di fronte alla reale volontà degli elettori. In effetti già con la delibera n. 585/2012/R/IDR l'Autorità per l'Energia Elettrica e per il Gas ha riproposto,attraverso la nuova tariffa idrica, una“remunreazione finanziaria ” che altri non è che quel famigerato 7%, ovvero quella remunerazione del capitale investito che il referendum aveva bocciato, ma che lo Stato, ovvero noi utenti attraverso la bolletta dell'acqua, continua ad assicurare al gestore privato “a prescindere”, come direbbe Totò.

Già da tempo gli elettori hanno dimostrato in vari comuni d'Italia cosa pensano di questa nuova tariffa attraverso la “campagna di obbedienza civile”. In molte località infatti si sono costituiti gruppi di cittadini che hanno deciso di ottenere il rispetto del risultato referendario, attraverso lo scorporo dalla loro bolletta dell'acqua di questo 7%. Sono oramai centinaia di migliaia le vertenze portate avanti in tutta Italia nei confronti di diversi gestori idrici, tutte accomunate dal ricalcolo della bolletta e dalla pretesa di obbedianza della volontà di quei 27 milioni di cittadini.

Il coordinamento romano acqua pubblica, che a Roma porta avanti questa vertenza, ha recentemente chiesto di incontrare il nuovo sindaco di Roma, Ignazio Marino, per poter discutere del modello di gestione dell'acqua dei romani.
Il coordinamento ha fornito allo staff del neosindaco una relazione molto approfondita sulle criticità dell'attuale modello, spiegando anche quali vantaggi si avrebbero attraverso il ritorno ad una gestione pubblica. 

L'attuale gestore del servizio idrico di Roma e provincia, Acea Ato 2 spa, vede drenare tutti i suoi profitti, in media 50 milioni di euro l'anno, in direzione della holding Acea spa.

Di contro la casa madre Acea spa, presta al gestore le risorse necessarie allo svolgimento dell'atttività ordinaria, ad un tasso di interesse di mercato.Questo meccanismo ha creato un buco nel bilancio di Acea Ato2, con un indebitamento che è passato da 345 milioni nel 1999, agli 844 milioni attuali. 

Dal punto di vista dei ricavi, ad un aumento dei dividendi, passati nel 2012 a 64 milioni di euro, ha corrisposto una riduzione degli investimenti programmati, nel complesso pari a 104 milioni di euro, a fronte dei 202 inizialmente previsti.
Tale situazione ha impedito al gestore di fare gli investimenti necessari, in particolare i dearsenizzatori previsti in varie località, col risultato di arrivare ad erogare acqua con percentuali di arsenico superiori a quelle consentite per legge.

Oltre all'arsenico il gestore ha dovuto fronteggiare la questione delle perdite: la mancanza di risorse ha infatti impedito ad Acea Ato 2 di sostituire in molte occasioni le condutture, con un aumento esponenziale delle perdite dalla rete idrica.

Nel rapporto intitolato “Le società controllate dai Comuni italiani: costi, qualità ed efficienza, realizzato per conto di Civum dall'Ufficio Studi di Mediobanca, si legge chiaramente come l'ex municipalizzata del Comune di Roma perda ogni giorno 67.914 litri di acqua per chilometro di rete idrica, contro i 51,183 dell'Acquedotto Pugliese, secondo in classifica.

I tagli dei costi all'interno dell'azienda sono stati declinati nella forma delle esternalizzazioni. I servizi di call center sono stati affidati ad aziende esterne. Analoga sorte è toccata al software per la fatturazione delle bollette dell'acqua, esternalizzato alla Engeneering spa.
 Il risultato in quest'ultimo caso è stato che da anni l'amministrazione di Acea sforna bollette sbagliate, con spesso notevoli aggravi nella fattura dell'acqua degli utenti e conseguenti contestazioni e congestionamento nell'ufficio reclami di piazzale Ostiense.

Altra conseguenza delle esternalizzazioni sono i distacchi per morosità, appaltati a società esterne prive di qualsiasi responsabilità, con un aumento esponenziale dei costi per il riallaccio del servizio. 

Le esternalizzazioni oltre a ridurre il livello di professionalità dei dipendenti, spesso scarsamente formati, disperdono in un meccanismo di scatole cinesi la responsabilità della gestione e delle inefficienze. Oltre a questo, creano delle profonde sperequazioni dal punto di vista del trattamento economico, distinguendo i nuovi lavoratori assunti con contratti precari, dai lavoratori più vecchi.

In merito al contratto di gestione in forza del quale Acea Ato2 svolge il servizio, ci troviamo di fronte ad un affidamento diretto ad spa mista, illegittimo in base alla normativa europea, che prevede questo tipo di affidamento solo in caso di gestione “in house”, ovvero svolta da una spa interamente pubblica. 

A parte l' illegittimità del titolo, il giudizio espresso dai comuni della provincia di Roma è abbastanza eloquente: a partire dal 1997 data in cui Acea è stata privatizzata, dei 111 comuni che ricadono nell'ATO 2, solo 72 hanno deciso di affidare il servizio ad Acea Ato2. Ne sono rimasti fuori anche comuni importanti come Ladispoli e Civitavecchia.

Altro tasto dolente è l'approvvigionamento idrico. E' infatti da tempo in corso presso il Tribunale di Roma un contenzioso tra il Consorzio Media Sabina e Acea Ato2 spa. La ragione del contendere riguarda il contratto di sfruttamento del bacino del Peschiera, da cui Acea Ato2 ha fino a poco tempo fa attinto, senza mai pagare nulla. 
Acea Ato2 chiede il pagamento di alcune fatture non saldate, minacciando il distacco della fornitura, il Consorzio invece chiede la restituzione degli importi corrisposti a partire dal 1990, che ammontano a circa 3,5 milioni di euro. 
 Le sorgenti del Peschiera sono state fino a poco tempo fa la principale fonte di approvvigionamento per Roma, assieme al Lago di Bracciano. 

Finchè i ricavi derivanti dalla gestione del servizio saranno destinati al pagamento dei dividendi degli azionisti, la qualità del servizio non potrà che peggiorare, poiché non potranno essere effettuati tutti quegli investimenti necessari a mantenere un elevato livello qualitativo. Sostituzione della rete idrica, nuovi impianti di depurazione, dearsenizzatori, formazione del personale addetto, sono tutti investimenti da cui un servizio idrico di qualità non può prescindere.

Affidare ad un privato la gestione dell'acqua dei romani determinerebbe solo un aumento dei costi che si ripercuoterà necessariamente sulle fatture degli utenti. Le recenti eperienze di ripubblicizzazione di Parigi e Berlino, ma anche quella di Napoli, oltre all' esperienza ormai consolidata di Milano, sono li a testimoniare come l'unico modo per uscire dalla logica finanziaria e predatrice sia quello delle completa e totale ripubblicizzazione, attraverso la cotituzione di una azienda speciale, coinvolgendo nella gestione gli utenti, assieme ai lavoratori ed ai tecnici del servizio.

cm



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