L'associazione di consumatori Cittadinanzattiva ha in questi giorni presentato un report relativo agli aumenti della tariffa dell'acqua riscontrati nelle varie province italiane.
In media negli ultimi 6 anni la tariffa
dell'acqua è aumentata in tutta Italia del 33%. In 40 città
l'aumento è stato pari al 40%. In particolare gli aumenti più
elevati si sono registrati a Reggio Calabria +164,5%, a Lecco +126%,
e a Benevento+100%.
La Toscana è la regione più cara,
mentre Isernia, Milano, Trento sono le città più virtuose in cui
l'acqua costa di meno.
L'indagine, svolta dall'Osservatorio
Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva ha esaminato il consumo idrico
per uso domestico in tutti i capoluoghi di provincia durante il 2012.
Dall'indagine è possibile individuare un prezzo medio a metro cubo
dell'acqua pari a 0,826 euro, con un +6% rispetto al 2011, ed un
+27,7% rispetto al 2007. A questo viene associato un canone di
depurazione e fognatura di 0,669 euro a metrocubo ( +9% rispetto al
2011 e +40% rispetto al 2007) oltre ad una quota fissa pari a 23,5
euro annui, con un +6,85 rispetto al 2011 ed un +38,2% rispetto al
2007.
Gli aumenti maggiori si sono registrati
nelle regioni centrali, con un +9% dal 2011 ed un +47,1% rispetto al
2007. In media un residente in una regione centrale spende
annualmente per l'acqua 412 euro, contro i 378 dell'anno precedente
ed i 280 del 2007. I residenti al nord hanno pagato invece nel 2012
una bolletta dell'acqua annuale media di 284 euro, contro i 270
dell'anno precedente ed i 215 del 2007. Come già detto la regione
più cara è la Toscana dove la bolletta annuale dell'acqua per il
2012 è stata di 470 euro. Seguono le Marche con 403 euro, l'Umbria
392 euro, l'Emila 388 euro e la Puglia 366 euro. Le prime cinque
città in cui il servizio idrico è più caro sono tutte toscane: la
prima è Firenze con 509 euro l'anno, seguono a pari merito Pistoia
e Prato (509), Arezzo con 496, Grosseto e Siena con 493 euro,
Livorno con 485, Pesaro e Urbino con 481 e infine Pisa, con 471 euro
l'anno.
Nella gestione del servizio idrico la
qualità e la quantità degi investimenti influiscono positivamente
sulla qualità del servizio. Un indicatore importante circa la
capacità di gestione è dato dal tasso di dispersione idrica, che
misura la capacità del gestore del servizio di controllare e
prevedere il grado di usura delle condutture oltre alla capacità di
sostituirle per tempo. Un basso tasso di dispersione sta a sigificare
un' elevata capacità di gestione della rete idrica. Secondo
un'indagine svolta da Legambiente le regioni italiane con il più
elevato tasso di dispersione sono l'Abruzzo con un 48%, la Sardegna
con un 45%, Sicilia con 42%, Campagna e Calabria con un 40% , Lazio
con 39%, Friuli venezia Giulia con 38%, Puglia con 35%. In media le
perdite di acqua in Italia raggiungono il 33%, vale a dire circa un
terzo dell' acqua immessa nelle tubature viene dispersa dalla rete.
Analizzando le singole città, i tassi
di dispersione più elevati si riscontrano a Cosenza con un 68%,
Campobasso 65%, Latina 62%, Trieste e Gorizia con 56, seguite da
Avellino con 55%, Grosseto con 54%, Palermo 52%, Siracusa 50%.
cm
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