giovedì 2 gennaio 2014

Le nuove tariffe idriche e la restituzione della remunerazione del capitale investito








I primi di dicembre l'Autorità Garante Per l'Energia Elettrica ed il Gas ha reso noto il nuovo metodo tariffario per quanto riguarda il servizio idrico. Le nuove tariffe, che entreranno in vigore a gennaio 2014, sono rivolte a tutti quei gestori che nel 2013 non hanno presentato all'Autorità stessa un piano tariffario.

RomaA inizio dicembre il presidente dell'Autorità Garante per l'Elettricità ed il Gas; Guido Bortoni, aveva ammonito i vari gestori di provvedere entro trenta giorni alla determinazione della cifra indebitamente percepita e da restituire agli utenti del servizio idrico, in forza dell'esito del referendum del  giugno 2011. Si tratta di quel 7% di remunerazione del capitale investito  che la maggior parte dei gestori idrici continuavano indebitamente ad incamerare attraverso la bolletta dell'acqua. Per questa ragione i promotori del referendum avevano lanciato la campagna di Obbedienza Civile, attraverso cui i cittadini si autoriducevano la bolletta dell'acqua, assistiti da un pool di esperti tra cui anche numerosi avvocati.

Ebbene in alcune città, tra cui anche Roma, questa campagna aveva spinto i gestori ad attuare una politica serrata di distacchi del servizio idrico, anche di fronte ad insoluti di importo non rilevante, e spesso senza neanche il preavviso necessario, in barba alle procedure recentemente ribadite dalla stessa AEEG. 

Sempre a dicembre l'Autorità Garante aveva fissato il nuovo metodo tariffario idrico, ufficialmente per favorire costi più efficienti e per stimolare maggiori investimenti, in modo da ridurre le perdite dalla rete e l'impatto dell'inquinamento ambientale dovuto alle acque reflue. In relazione al nuovo metodo tariffario, in vigore dal 1° gennaio 2014, i criteri guida sarebbero due: "la selettività e la responsabilizzazione da attuare attraverso una regolazione asimmetrica, capace di adattarsi alle diverse esigenze di un settore molto differenziato a livello locale e nella governance". 

Ricordiamo che nel 2013 erano già state approvate dall'Autorità le tariffe di 486 gestioni, in base al precedente metodo tariffario, per un totale di 20 milioni di abitanti serviti. In relazione a quei comuni in cui erano state riscontrate nelle acque quantitativi di arsenico superiori a quelli consentiti, l'Autorità ha deliberato ulteriori verifiche sui gestori, tese a valutare l'effettiva adozione delle misure necessarie a riportare i parametri nei limiti consentiti.

Recentemente alcuni comitati emiliani hanno calcolato gli aumenti introdotti dal nuovo metodo tariffario:  in base ai calcoli la città più penalizzata sarebbe Piacenza, assieme a Bologna e Modena, con un incremento medio del 13%. Ma non solo. Altro elemento criticato dai comitati è la sostanziale riduzione degli investimenti previsti.

Ma la questione che desta più indignazione riguarda la tanto sventolata restituzione. Ad esempio in Emilia Romagna verrebbero restituiti solo 9 milioni sui 30 calcolati dai comitati. Secondo Enrico Menozzi di ATERSIR: "Ai piacentini verranno restituiti 1 milione e 500 mila euro attraverso le bollette del prossimo anno, e cioè, diviso per ogni singolo contribuente, circa il 4% di quanto si spenderebbe". 

Per il Comitato Acqua Bene Comune, la cifra che complessivamente verrà restituita, è stata calcolata sulla base del nuovo metodo tariffario anzichè sul vecchio. Ad esempio agli utenti di Bologna saranno restituiti circa 2,2 milioni di euro, ma nulla verrà rimborsato a Parma, Modena o Ferrara, in quanto non erano stati riconosciuti ai gestori i profitti finanziari. 

Per questo motivazioni, in altre regioni come la Lombardia, i comitati hanno già presentato ricorso al TAR, contro il nuovo metodo tariffario dell'Autorità Garante. Le udienze preliminari sono già attese per il 23 gennaio. (cm)


mercoledì 25 dicembre 2013

La privatizzazione dell'acqua in Grecia





 Malgrado l'esperienza internazionale abbia dimostrato come la privatizzazione del servizio idrico sia dannosa per gli interessi dei cittadini, il governo greco sta portando avanti la privatizzazione delle risorse idriche e del sistema fognario del paese. In questo report realizzato per la rivista UNFOLLOW, Christos Avramidis  e Antonis Galanopoulos mettono in luce diversi aspetti di questa vicenda, incluso il tentativo molto discusso di acquisizione da parte dei cittadini, della società di gestione del servizio idrico EYATh
di Augustine Zenakos

"L'idea che l'acqua rappresenti un diritto umano proviene da alcune NGO 'estremiste' ". Nel 2005 il presidente della Nestlè ha affermato che l'acqua è un alimento come gli altri, e quindi come tale deve avere un prezzo di mercato.
Si tratta dell'unica persona ad avere definito l'ONU, che nel 2010 con il voto favorevole di 122 membri contro 41 astensioni ha dichiarato l'acqua diritto umano fondamentale, 'un' organizzazione estremista', sebbene uno di quei 41 stati  sia stato proprio la Grecia. Tuttavia quest' astensione appare meno sorprendente se si considerano i diversi tentativi di privatizzare sia il servizio idrico che quello fognario, verificatisi negli ultimi decenni. Attualmente il processo di vendita del 51% del capitale della EYATh, la società che gestisce il servizio idrico e quello fognario a Salonicco (Thessaloniki Water Supply and Sewerage SA) è già in corso, mentre EYDAP, l'omologa che gestisce acqua e fognature ad Atene (Athens Water Supply and Sewerage company) è in procinto di seguire la stessa sorte. Guardando gli altri paesi, anche la società di distribuzione del servizio idrico portoghese è in corso di privatizzazione. David Hall, direttore del PSIRU (Public Services International Research Unit) ritiene che la spinta dei nuovi processi di privatizzazione "venga offerta da quei gruppi che sostengono le politiche di austerità e di ristrettezza dei bilanci pubblici, apportando pesanti tagli ai servizi essenziali: si tratta di politiche imposte in modo stringente a quei paesi con un elevato livello di indebitamento, i quali hanno invocato il salvataggio del FMI e dell'Unione Europea."

Un business molto florido malgrado la crisi
La società EYATh è stata costituita nel1998, a seguito della fusione tra l'azienda di distribuzione dell'acqua di Salonicco e quella delle fognature.  Nel 2001 la società è stata quotata in borsa, dopo essere stata scorporata nella società di infrastrutture EYATh e in quella di gestione dei servizi EYATh SA. Oltre a ciò, il 25% del capitale di quest'ultima è stato ceduto ad azionisti privati. EYATh SA serve la regione allargata di Salonicco, che conta oltre un milione e mezzo di abitanti. Il prezzo al metro cubo di acqua erogata è stato per molto tempo il più basso d'Europa.

Nonostante la crisi le società greche di gestione del servizio idrico producono ingenti profitti
Sfruttando il servizio idrico che rappresenta un monopolio naturale, EYATh SA garantisce livelli elevati di profitto. In particolare nel periodo 2007-2011 essa ha conseguito un livello di profitti pari a 75,2 milioni di euro: solo nel 2012 i profitti  sono stati 17,8 milioni. Oltre a ciò la società ha un ammontare di riserva pari a 35 milioni. Il signor Archontopoulos, presidente del sindacato dei lavoratori della EYATh, afferma:" Le municipalità ed altri grandi debitori hanno accumulato un debito complessivo nei nostri confronti di oltre 50 milioni di euro, cosa che lascia supporre che gli investitori effettueranno i loro pagamenti in un lasso di tempo molto breve". Sicuramente i profitti della EYATh sono associati ai tagli salariali ed a quelli del personale che si sono susseguiti negli anni passati, posto che le assunzioni sono state bloccate nel 2003, anno in cui si è tenuto l'ultimo concorso. Così se nel 1998 la EYATh aveva 650 dipendenti per un'area servita più piccola rispetto a quella attuale, il numero dei dipendenti attuale è pari a 250, con solo 11 tecnici idraulici per tutta la città. Ma nonostante tutto le società che gestiscono il servizio idrico in Grecia hanno un' elevata redditività a dispetto della crisi. Si pensi che l'amministrazione centrale e le municipalità hanno un accumulato nei confronti di tutte le società idriche greche un debito complessivo   pari a 356 milioni di euro, elemento questo che pone sotto una luce particolare il paradosso della privatizzazione: il governo greco, per rimborsare i debiti accumulati nei confronti dei nuovi proprietari, dovrà rinunciare oltre alla sua quota di dividendi azionari, anche ad una parte dei ricavi della vendita della società idrica EYATh.
Il parlamentare europeo Kriton Arseni ci ha confessato:" Gli unici beneficiari di questa vendita saranno i nuovi proprietari, mentre a perdere saranno i cittadini".

I gruppi interessati a rilevare la EYATh
Il 30 marzo del 2013 il TAIPED, un fondo di investimento per lo sviluppo della repubblica ellenica, creato dal governo per implementare il processo di  privatizzazione, ha approvato due schemi di investimento che daranno luogo alla seconda fase della gara per la privatizzazione della EYATh SA.  I consorzi che prenderanno parte alla gara sono attualmente due: il primo è guidato dalla multinazionale francese SUEZ Environnement SA (il cui nome è legato a molte delle proteste circa le conseguenze nefaste di una privatizzazione) e dall'operatore AKTOR Concessioni SA, di proprietà di George Bobolas. Il secondo  è invece guidato dalla società israeliana Mekorot Development and Enterprise Ltd, dalla società greca di costruzioni G. Apostolopulos Partecipazioni SA, dalla società olandese di progettazione MIYA Water Projects BV, dalla società TERNA Energy SA di G.Peristeris. Mekerot viene indicata dai siti specializzati come uno degli strumenti principali attraverso cui il governo israeliano compie violazioni dei diritti umani fondamentali nei territori palestinesi occupati.
Secondo alcune informazioni, il consorzio guidato da Suez sta portando a termine una serie di colloqui per cercare di convincere le parti sociali che la sua acquisizione del 51% del capitale della EYATh SA non rappresenterebbe una privatizzazione, ma la costituzione di una società mista pubblico-privata. I rappresentanti della EYATh SA da parte loro si sono dimostrati fino ad ora disponibili al dialogo ed alla collaborazione. Alcuni osservatori parlano di una cauta fiducia. Altri due consorzi di imprese sono stati esclusi dalla seconda fase della gara: si tratta dell'imprenditore Ivan Savvides e del gruppo "Sindacato dei Cittadini per l'Acqua". Il primo era già stato escluso a partire dalle fasi iniziali, a causa dell'impossibilità di individuare un partner tecnico, vale a dire un'impresa operante nel settore dei servizi idrici, e quindi di rispettare i requisiti previsti dalla gara stessa. L'altro consorzio, il Sindacato dei Cittadini per l'Acqua, scaturito dall'iniziativa K136, ha proposto  una gestione sociale del servizio idrico, attraverso una serie di cooperative tra comuni limitrofi. Il suo rappresentante, Lazaros Angelou ha dichiarato:"Nel caso in cui partecipassero tutti i fruitori dei 510 mila metri cubi di acqua consumata, servirebbero 136 euro a metro cubo a testa per rilevare la società. In base al programma stabilito i contributi verranno sottoscritti in favore del Sindacato dei Cittadini, e verranno convertiti in azioni. Ogni singolo sottoscrittore, a prescindere dalla quota versata, avrà diritto ad un solo voto all'interno dell'Assemblea Generale. Le decisioni verranno assunte all'interno dell'Assemblea in modo democratico. L'Assemblea sarà convocata ogni trimestre, e per revocare un membro dell'Assemblea sarà necessaria una maggioranza qualificata. La società di gestione del servizio idrico e di quello fognario EYATh cesserà di avere una natura privatistica orientata al profitto. I ricavi che supereranno i costi saranno reinvestiti nel servizio, o saranno destinati alle necessità delle comunità locali".
Alcuni giorni successivi alla sua esclusione dalla gara, il Sindacato dei Cittadini  ha ricevuto una lettera dal Presidente della TAIPED, in cui veniva giustificata l'esclusione con l'assenza delle condizioni necessarie per poter partecipare alla fase successiva. Il Sindacato ha risposto al TAIPED che non avrebbe accettato una giustificazione così vaga e insufficiente, ed ha presentato un ricorso contro la decisione di esclusione in cui viene chiesto l'annullamento dell'esclusione alla gara, o in alternativa la cancellazione della gara stessa.

K136 e gli Investitori Socialmente Responsabili
Secondo i rappresentanti del Sindacato dei Cittadini, la loro partecipazione al secondo livello della gara era dato quasi per certo, grazie al  parere di un esperto che aveva verificato il soddisfacimento di tutte le condizioni previste. Il Sindacato avrebbe depositato la somma necessaria per partecipare alla gara, fissata dal TAIPED, con una percentuale di capitale preso a prestito non superiore al 5,5% della somma totale, così come richiesto. Il signor Angelou ci ha spiegato più dettagliatamente dove il Sindacato dei Cittadini avrebbe trovato il denaro necessario ad acquistare la EYATh:"Abbiamo coinvolto 22 investitori socialmente responsabili (Social Responsible Investors) nella proposta di acquisto da noi sottoscritta, dopo avere verificato la loro corrispondenza ai criteri di contribuzione sociale che avevamo in precedenza fissato". Una volta constatato che l'adesione dei semplici cittadini all'operazione di acquisto era stata molto scarsa, solo 600 persone, per riuscire a raggiungere la somma necessaria si è resa indispensabile la soluzione degli investitori socialmente responsabili. "E' stato stimato che il loro peso economico superi i 30 miliardi di euro", afferma Angelou, e così la capacità di raggiungere la cifra richiesta per l'acquisto della EYATh è stata documentata". A questo punto non riveste molta importanza il fatto che la proposta del Sindacato dei Cittadini, a dispetto dei propositi e degli obiettivi, presentasse molte lacune e contraddizioni.
Inizialmente sembrava che questi investitori socialmente responsabili non avessero molta voglia di essere coinvolti, mentre alcuni di essi non conoscevano nessuno dei dettagli relativi alla EYATh o al Sindacato dei Cittadini. La stessa partecipazione degli Investitori presentava dei dubbi. Mentre la versione del Sindacato sostiene che gli Investitori Responsabili si sarebbero fatti carico del versamento della somma per l'acquisto della EYATh il giorno stesso della transazione, un'altra versione sosteneva invece che la somma necessaria a concludere la transazione, sarebbe stata messa a disposizione del Sindacato,  attraverso dei prestiti di piccolo importo. Resta da capire se gli investitori avrebbero accettato di finanziare migliaia di cittadini con il denaro necessario, e se il denaro sarebbe stato accreditato direttamente ai cittadini e in quali termini. Date queste zone grigie all'interno della proposta del Sindacato dei Cittadini, l'unica credibilità del gruppo K136 era data dalla presenza di Robert Apfel, responsabile per la comunicazione con gli investitori. La fiducia riposta in Apfel si è basata - racconta Kostas Marioglou uno degli esponenti del Sindacato  - sul fatto di "essere stato incaricato anche dal governo greco di progettare il ruolo del settore privato (Private Sector Involvement)". Secondo quanto afferma il gruppo K136, Apfel ha preso parte al PSI come capo del Bondholder Communications Group. L'iniziativa è stata anche sostenuta da John Redwood e da Citigate Dewe Rogerson. Redwood è stato il consulente per la privatizzazione e in seguito nel 1983 primo consigliere politico del governo di Margaret Thatcher, svolgendo un ruolo chiave nella privatizzazione di British Telecom e in seguito di British Gas, ricoprendo ancora oggi l'incarico di deputato tra le fila dei tories. Citigate Dewe Rogerson è stato invece responsabile della comunicazione finanziaria e di business per quasi tutte le privatizzazioni che sono state fatte in Inghilterra. Tutto questo giustifica la seguente domanda: perchè società e individui che conoscono le privatizzazioni meglio di chiunque altro, hanno accettato di partecipare ad un' iniziativa che si oppone alla privatizzazione?


Robert Apfel: il capitalismo dovrebbe essere instillato in ogni essere umano
Abbiamo rivolto questa domanda al sig. Apfel, il quale ha risposto:" Credo che tutti abbiano da guadagnare con la privatizzazione. Ritengo che il governo debba privatizzare la EYATh SA, in modo tale da rendere l'azienda più vicina ai bisogni dei cittadini. Mi ricorda molto le privatizzazioni fatte dalla Thatcher, quando il 62% delle azioni della British Gas finirono nelle mani dei consumatori. Il governo concesse dei prestiti ad interesse zero per consentire ai cittadini di poter acquistare le azioni della società del gas. Sono consapevole del fatto che ancora oggi molti equiparano la Thatcher a Satana, ma quella sua scelta consentì alla popolazione inglese di entrare in possesso di buona parte del capitale della British Gas.  Erano sufficienti 40 sterline per acquisire una quota del capitale della società". Se dal nostro punto di vista l'iniziativa intrapresa in Grecia dai K136 appare come qualche cosa di nuovo e originale, il sig. Apfel la considera solo una nuova privatizzazione: "La privatizzazione della EYATh eseguita in questo modo, può rappresentare un esempio per tutta l'Europa. Un'altra iniziativa a cui sto lavorando è quella che consentirà ai bambini di partecipare". Secondo la Banca Centrale Greca gli abitanti della Macedonia centrale avrebbero nei loro portafogli e nei loro conti bancari circa 2,8 miliardi di euro semplicemente risiedendo in quella provincia. Questa è la ricchezza posseduta dalla regione della Macedonia centrale, ed essa dovrà essere messa in circolazione. Credo che molti all'interno del governo, incluso il sig. Samaras, saranno eccitati nel vedere 100 mila cittadini-capitalisti con i loro 136 euro a testa in mano, in attesa di rilevare la loro quota della EYATh. Noi abbiamo bisogno di portare le grosse aziende di stato più vicino ai cittadini. E per poter fare questo dobbiamo andarle a prendere all'amministrazione centrale".
E' evidente come l'idea di capitalismo popolare illustrata da Apfel sia in netta contraddizione con gli obiettivi promossi attraverso l'iniziativa K136 di un'economia sociale solidaristica. Mentre L. Angelou continua a  sostenere come  il progetto K136 differisca profondamente da ciò che è accaduto in Inghilterra durante i governi della Thatcher. Ciò principalmente a causa della sua natura "non profit", oltre all'obiettivo di condividere conti e non azioni, Apfel nella sua risposta alla nostra domanda se il progetto K136 sia simile o meno al progetto della Thatcher, non lascia spazio a fraintendimenti: "Indubbiamente, si".
In ultima analisi l'iniziativa K136  si oppone ad un meccanismo consolidato, mentre l'intenzione di Apfel è quella di riprodurre quel meccanismo in tutte le sfere della vita sociale. Solamente se tutti quanti noi diventiamo dei capitalisti convinti, e mettiamo in circolazione i nostri depositi all'interno dell'economia reale, il sistema stesso sarà capace di rigenerarsi e di sopravvivere alla sua attuale crisi. La diversità tra gli obiettivi perseguiti da K136 e quelli di Apfel è dunque evidente. Tuttavia, saranno in grado di condurre allo stesso risultato?


L'esperienza internazionale: La privatizzazione dell'acqua produrrà effetti negativi per i cittadini
Quello che sta accadendo in Grecia, oltre ad essere in contrasto con un grossa esperienza accumulata negli anni passati circa gli effetti negativi sulla popolazione della privatizzazione del servizio idrico, si contrappone ad una tendenza molto attuale di servizi idrici che tornano ad essere gestiti dal pubblico, dopo essere stati in precedenza privatizzati. Il concetto che sta alla base della nazionalizzazione non è rappresentato solo dal principio secondo il quale il servizio idrico deve esser gestito dal pubblico, poichè rappresenta un bene essenziale, ma anche da motivazioni di ordine economico, in quanto è stato ampiamente dimostrato come una gestione pubblica sia in grado di soddisfare pienamente sia gli interessi dei cittadini che quelli delle casse dello stato. Come ci ha raccontato il signor Kolokytha, professore associato al dipartimento di Ingegneria Civile, presso l'Università Aristotele: "Quando si tratta di portare l'acqua nelle case della popolazione, l'acqua stessa deve essere considerata come un bene sociale, ed un servizio idrico capace di portare nelle case della gente un'acqua di buona qualità, in quantità adeguata e ad un costo sostenibile,  rappresenta un obbligo per lo stato centrale o per l'amministrazione locale. Qualsiasi impresa privata ha come obiettivo principale quello di massimizzare il profitto, e questo lascia intendere come essa non possa operare sul terreno dell'interesse sociale generale".
"L'esperienza internazionale mostra come la privatizzazione del servizio idrico metta a rischio il diritto di accesso ad uno dei beni più importanti per la sopravvivenza umana. Il tipico esempio ci viene dall'esperienza inglese. La privatizzazione del servizio idrico portata a termine dalla Thatcher ha causato degli effetti drammatici sulla popolazione, producendo un aumento del prezzo dell'acqua del 50% nei primi quattro anni dall'ingresso dei privati, triplicando il numero delle famiglie insolventi, abbassando il livello di qualità dell'acqua, aumentando i casi di dissenteria dovuti alle pratiche di conservazione dell'acqua, e causando una moltiplicazione esponenziale dei fenomeni di inquinamento della risorsa idrica" afferma il parlamentare europeo Kriton Arsenis. Tra le dozzine di casi di privatizzazioni fallimentari, quello esemplare è rappresentato sicuramente dalla Bolivia, dove la privatizzazione è stata imposta come condizione essenziale per la concessione del prestito da parte del Fondo Monetario Internazionale. La privatizzazione in Bolivia ha causato un aumento insostenibile del costo dell'acqua (200-300%). Le proteste della popolazione sono in seguito sfociate in una tragedia, con sette manifestanti morti, ed il governo è stato alla fine costretto a tornare  sui suoi passi , rinazionalizzando il servizio idrico.


La ripubblicizzazione del servizio idrico ed il referendum
Alcuni esempi di resistenza alla privatizzazione o di ripubblicizzazione del servizio idrico si possono oggi vedere anche in Europa. Il più importante è senza dubbio rappresentato da quello di Parigi, dove nel 2008 l'amministrazione comunale ha deciso di non rinnovare il contratto per la gestione del servizio idrico alle due multinazionali francesi Suez e Veolia, contratto datato 1985. L'amministrazione ha creato l'azienda municipalizzata Eau de Paris affidandole nel 2010 la gestione del servizio idrico. Abbiamo contattato Anne Le Strat, delegata dal sindaco di Parigi e presidente di Eau de Paris, che ci ha detto :"La scelta di ripubblicizzare il servizio idrico è stata dettata da una forte convinzione, quella secondo cui la gestione del servizio idrico debba rispondere ad un interesse pubblico: l'acqua è un bene comune, una risorsa vitale che deve essere controllata e gestita da un soggetto che sia pienamente responsabile. Questa riforma della gestione del servizio idrico si basa sull'impegno preciso da parte del comune di Parigi a considerare l'acqua un servizio pubblico".
I risultati di questa riforma sono oggi apprezzabili in modo evidente: 35 milioni di euro di profitti annuali, mentre il costo dell'acqua potabile è stato per la prima volta ridotto nel 2011 dell'8%, dopo una crescita a partire dal 1985 del 260%.
Nel 2011 in Italia si è tenuto un referendum, con il 95% degli elettori italiani che si sono espressi contro la privatizzazione del servizio idrico. Numerose pressioni esterne, poco democratiche, hanno tentato di sovvertire questo enorme risultato, che tuttavia è stato ratificato nel luglio 2012 dalla Corte Costituzionale.
A Vienna l'87% dei cittadini ha votato contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali, e tra questi anche il servizio idrico.
David Hall ci ha raccontato che "Ogni volta che la privatizzazione del servizio idrico è stata sottoposta a referendum popolare, essa è stata puntualmente respinta in massa". Di conseguenza, la proposta dell'amministrazione di Salonicco di sottoporre la privatizzazione del servizio idrico ad un referendum viene vista molto positivamente, anche se l'esito non viene ritenuto vincolante.
Il referendum è in grado di elevare il livello del confronto, soprattutto a seguito dell'esclusione dell'iniziativa K136, che alcuni consideravano come una soluzione di ripiego rispetto alla privatizzazione pura e semplice.
In questo contesto un ruolo dominante viene svolto dall'iniziativa SOSte to nero
(Salva l'acqua), che coordina attraverso un'assemblea, le iniziative di una serie di agenzie e di organizzazioni che si oppongono alla privatizzazione. Teoricamente la privatizzazione viene anche contrastata da tutte le amministrazioni locali, le quali si sono espresse attraverso una risoluzione unanime da parte dell'Unione Centrale delle Municipalità della Grecia, contro la scelta del governo centrale di privatizzare il servizio idrico locale e quello fognario. Il prossimo passo spetta al governo greco. Accetterà di indire un referendum, con la possibilità di annullare la privatizzazione, e quale sarà la posizione del Presidente della Repubblica, al quale spetta l'ultima parola su questa materia? In ultimo, chi comanda in questo Paese? La Suez ed il fondo TAIPED o la demos ossia la gente? L'etimologia della forma di governo denominata democrazia, lascerebbe presupporre che il potere sia detenuto dalla gente. Fino ad oggi la realtà ci ha dimostrato il contrario. (traduzione di cm)







giovedì 19 dicembre 2013

Nuove norme per la sospensione dell'erogazione di luce o gas


Tempi certi e procedure definite e trasparenti per la messa in mora e la cessazione dell'erogazione di gas o luce. Previsti indennizzi  a favore dell'utente in caso di violazioni da parte del gestore

Con l'introduzione delle nuove tariffe, l'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas ha fissato le nuove modalità di sollecito e sospensione del servizio in caso di morosità dell'utente. In particolare per quel che riguarda il distacco dell'erogazione dell'elettricità e del gas, a partire dal mese di aprile, sono state fissate in modo definitivo le tempistiche relative agli avvisi di sospensione  e i termini ultimi per i pagamenti.
L'avviso di costituzione in mora dovrà essere inviato dall'azienda erogatrice tramite raccomandata, con l'indicazione ben evidente della data di emissione.
In assenza di data nella busta, la raccomandata dovrò essere inviata entro tre giorni dalla data indicata dal corpo della raccomandata.
Con riferimento alla data indicata nella lettera, l'utente ha a disposizione 20 gg. per regolarizzare la propria posizione. Scaduti i venti giorni il fornitore dovrà attendere altri tre giorni prima di inviare la richiesta di sospensione.
A questo riguardo la novità introdotta dalla presente normativa riguarda i casi di contestazione. Se infatti la morosità si protrae oltre i venti gg sopra indicati per via di una contestazione da parte del cliente, il fornitore, prima di sospendere l'erogazione della fornitura, dovrà necessariamente rispondere ai reclami scritti del cliente.
Nel caso in cui il fornitore non rispettasse le tempistiche indicate, l'utente avrà diritto a ricevere un indennizzo che gli verrà accreditato automaticamente in bolletta.
Se il fornitore procedesse alla sospensione del servizio senza prima avere inviato la costituzione in morosità, sarà tenuto a corrispondere al cliente un indennizzo di 30 euro. Nel caso in cui la costituzione fosse stata inviata dal fornitore ma non fossero state rispettate le tempistiche previste dalla normativa  per quanto riguarda il distacco, l'indennizzo che dovrà essere corrisposto all'utente sarà di 20 euro.
In entrambe i casi al cliente non sarà mai richiesto un ulteriore corrispettivo per la sospensione o la riattivazione della fornitura.
Nel mese di giugno mi sono visto recapitare la bolletta della luce da Acea. Bolletta che ho contestato in quanto estremamente più onerosa rispetto alla media delle bollette che avevo fino a quel momento ricevuto. Telefono ad ACEA, comunico la lettura aggiornata , e mi viene risposto che mi verrà recapitata la fattura con il consumo effettivo. Passano i giorni e arriviamo ai primi di luglio, quando da un giorno all'altro senza preavviso mi vedo staccare la luce. Chiedo un permesso a lavoro e mi reco agli uffici di piazzale Ostiense, dove dopo un'attesa interminabile riesco a parlare con l'operatore allo sportello. Che mi dice: "queste sono le bollette da pagare. Oltre a queste però, deve pagare un conguaglio per farsi riattaccare la luce".  Il conguaglio è uguale per tutti ed è di 90 euro. Una rapina. Dopo avere pagato alla posta di via Marmorata faccio il fax dentro gli stessi uffici postali, e l'impiegata mi confessa molto candidamente: "E, lo so. Anche a me hanno fatto così. Succede a tutti.". Recentemente sono venuto a sapere che questa procedura dei distacchi selvaggi, che viene logicamente attuata per incamerare indebitamente i 90 euro di riallaccio, viene applicata dalla stessa Acea anche nell'erogazione dell'acqua. Con una variante, che sarebbe quella di appaltare il servizio ad una ditta esterna, giustificandosi verso gli utenti con la solita storiella per cui la mano destra non sa mai quello che fa la sinistra. In più sembra che se la cooperativa a cui è stato appaltato il servizio dei distacchi, non venga neanche pagata se non raggiunge una data soglia di distacchi effettuati. Con il rischio effettivo per i lavoratori di perdere il posto. Cornuti e mazziati quindi. cm

domenica 17 novembre 2013



Acqua pubblica, giudice Arezzo dà ragione a comitati su ‘auto-riduzione’ della bolletta

Due distinte sentenze per la prima volta danno ragione a due "obbedienti" per la mancata applicazione da parte della Nuove Acque Spa dell'esito del referendum che aveva sancito l'abrogazione della remunerazione del capitale

Si auto-riducono la bolletta dell’acqua, ma sono loro i veri “obbedienti”. A stabilirlo con chiarezza, per la prima volta, è stato il giudice di pace di Arezzo, che con due distinte sentenze ha dato ragione ai comitati per l’acqua pubblica, obbligando il gestore del servizio idrico aretino – Nuove Acque Spa, controllata dai comuni dell’Alto Valdarno con il 54% delle azioni – a non addebitare più in bolletta la remunerazione del capitale investito, abrogata ormai due anni fa.
Il referendum del 2011, infatti, avrebbe dovuto cancellare immediatamente questa voce dalle tariffe idriche: così, almeno, recitava il decreto 116 del Presidente della Repubblica, secondo cui l’abrogazione avrebbe avuto effetto dal giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (quindi dal 21 luglio 2011). Secondo i comitati, invece, la remunerazione del capitale – leggi, il profitto del gestore – ha continuato a esser pagata dagli utenti: di qui la campagna di “obbedienza civile”, che invita i cittadini ad autoridursi la bolletta nel rispetto della legge e della volontà popolare.
“Tutto è nato da due “obbedienti” che si sono scontati la bolletta del 13,5% nel 2011 e del 13,8% nel 2012″, spiega Lucio Beloni, presidente del Comitato acqua pubblica di Arezzo. “Il gestore li considerava morosi, e reinseriva nelle bollette successive la cifra detratta. Poi, a gennaio hanno deciso di intraprendere un’azione legale e oggi, finalmente, un giudice ha riconosciuto la legittimità del loro comportamento e la validità della campagna di obbedienza civile”.
In effetti, le sentenze sono chiare: “Si ravvisa come la società Nuove Acque abbia compreso nel proprio conto economico anche la voce di remunerazione del capitale […], richiedendone il pagamento in bolletta pur senza evidenziare esplicitamente la posta nella fatturazione”, scrive il giudice Claudio Dal Savio. Di conseguenza “l’addebito appare inapplicabile a far data dal 21/7/2011 e fino alla data della domanda [ovvero, il gennaio 2013, ndr]”; e, quindi, “le somme pagate dall’attore a tale obbiettivo […] devono essergli restituite”.
Stando ai calcoli del comitato i due “obbedienti” riceveranno un rimborso di 100 euro a testa, cui si aggiungeranno 587 euro di spese legali, che Nuove Acque è stata condannata a liquidare. “Già il giudice di pace di Chiavari aveva obbligato il gestore a restituire la quota di profitto, ma solo fino alla fine del 2011″ aggiunge Beloni. “Le sentenze di Arezzo, invece, sono decisive proprio perché coprono anche il 2012 e il 2013, fino alla data in cui sono stati presentati i ricorsi”.
Secondo il Forum dei movimenti per l’acqua la decisione del giudice aretino smentisce anche l’operato dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas (Aeeg), che dopo il referendum era stata incaricata di rimodulare le tariffe. “In realtà hanno solo cercato di annichilire la volontà popolare”, denuncia il presidente del comitato toscano, “il metodo tariffario transitorio che hanno approvato ha stravolto tutte le voci della bolletta. Sulla carta hanno cancellato la remunerazione del capitale, ma nella pratica l’hanno reintrodotta attraverso una nuova voce, il “costo della risorsa finanziaria”, che comprende gli oneri fiscali e finanziari del gestore”.
Secondo gli attivisti, per il solo 2011 Nuove Acque avrebbe dovuto restituire 2 milioni e mezzo di euro a 124mila utenti, pari a circa 20 euro a testa. “Invece di rimborsarci, l’Autorità idrica toscana ha scalato da questa cifra gli oneri fiscali e finanziari, portandola ad appena 1,29 euro a utente. Senza contare che fra le somme detratte compare anche l’Ires, imposta sul reddito che le società pagano solo se generano profitto. Cioè: il referendum ha abrogato il profitto, ma alla fine i gestori hanno ottenuto sia questo, sia il rimborso delle imposte che ci pagano sopra. Una doppia presa in giro”. Per il periodo successivo al 2011, invece, l’Autorità ha dichiarato che la remunerazione del capitale era stata soppressa, e che non ci sarebbero stati rimborsi. I comitati, però, non sono d’accordo: di qui l’importanza delle sentenze del giudice Dal Savio, che hanno individuato il profitto anche dopo il 2011.
“Il nuovo metodo tariffario ideato dall’Aeeg fa rientrare dalla finestra quello che era uscito dalla porta”, spiega Paolo Carsetti del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, “la remunerazione del capitale oggi si chiama ‘costo della risorsa finanziaria’, e corrisponde al 6,4% della bolletta. Insieme a Federconsumatori abbiamo depositato un ricorso al Tar della Lombardia contro questa nuova tariffazione, e aspettiamo la prima udienza per il prossimo gennaio. D’altronde, di ricorsi post-referendum ne sono stati presentati almeno trentacinque: alcuni dalle associazioni dei consumatori, altri dagli stessi gestori del servizio idrico, che lamentano un trattamento poco generoso da parte dell’Autority”.
Le sentenze di Arezzo, comunque, segnano un deciso punto a favore dei comitati. E lo fanno dalla provincia che per prima nel 1999 fece entrare i privati nella gestione delle risorse idriche. “La remunerazione del capitale non è mai stata eliminata – ribadisce Carsetti – se non rispetteranno la volontà popolare faremo piovere ricorsi ovunque. E i gestori non dovranno farsi carico solo dei rimborsi, ma anche dei 587 euro di spese legali per ogni utente. Non so quanto sia conveniente, per loro, continuare a ignorare la volontà dei cittadini”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/16/acqua-pubblica-tribunale-di-arezzo-da-ragione-ai-comitati-sulla-auto-riduzione-della-bolletta/780009/

sabato 26 ottobre 2013

La Campania si svende l'acqua












In barba all'esito del referendum sull'acqua e sui servizi pubblici la regione Campania ha presentato una bozza di legge sul ciclo delle acque che offre ai privati, mettendola sul mercato, la gestione del servizio idrico integrato.
La bozza, approvata dalla giunta regionale, è ora passata all'esame della commissione regionale competente. 
La proposta di privatizzazione accoglie in pieno l'idea avanzata dal ministro Zanonato che prevede un allentamento del patto di stabilità, con la possibilità concreta di ricevere fondi da destinare alla spesa pubblica, per quei comuni che decidono di privatizzare i loro servizi.
I movimenti referendari hanno chiesto ai consiglieri regionali un confronto, che è stato fissato per il giorno 30 ottobre.
La bozza di legge prevede anche la riorganizzazione della gestione in tre ATO rispetto ai quattro attuali, con l'accorpamento dell' ATO 2 di Napoli con quello di Caserta ed una parte di quello salernitano. Si avrebbe così un ATO sovradimensionato come numero di utenti, si parla di circa quattro milioni, molto simile all' ATO 2 di Roma. Questo progetto appare tagliato su misura sulle esigenze di economie di scala da parte di un già ben delineato gestore privato. Riguardo all'indebitamento accumulato dalla Regione Campania nei confronti dell'attuale gestore, la Gori spa, pari a 282 milioni (il cui 37% è in mano ad ACEA spa), il commissario straordinario dell' ATO, Carlo Sarro, senatore del Pdl nonchè avvocato di Nick o' Americano, alias Nicola Cosentino, ha negoziato una parziale cancellazione del debito per 70 milioni, mentre la restante parte è stata dilazionata in un periodo di 20 anni, i primi dieci senza interessi. 
Questo piano di rientro ha inoltre disposto un aumento della tariffa idrica a carico della fascia media di utenze del 13,4%, con possibili ulteriori incrementi futuri. Per escludere dall'eventuale gara per l'affidamento l'attuale gestore dell' ATO  2 Napoli, l'azienda speciale ABC, la Regione ha inviato a quest'ultima un' ingiunzione di pagamento per 100 milioni di euro, relativa al mancato pagamento degli oneri di depurazione, atto impugnato da ABC attraverso l'amministrazione comunale. La nuova normativa in esame presso la commissione regionale prevede inoltre un meccanismo sanzionatorio che scatterebbe automaticamente qualora il Piano d'Ambito non venisse approvato dai comuni interessati nei termini previsti dalla legge. Le sanzioni andrebbero da un minimo di 10 centesimi ad un massimo di 50 per ciascun utente del servizio. 

CM

martedì 1 ottobre 2013

L'assemblea dei sindaci dell'Ato4 ripubblicizza Acqualatina







Nell'assemblea dei sindaci della provincia di Latina svoltasi ieri, una stretta maggioranza dei comuni presenti, 15 su 38, ha deciso di dare mandato al presidente dell'assemblea e della provincia Armando Cusani, per riacquistare le azioni di Acqualatina spa attualmente in mano ai privati.
Malgrado l'esito del referendum del 2011 la conferenza aveva fino ad ora continuato ad applicare in tariffa il criterio della remunerazione del capitale investito, quel fatidico 7% abolito attraverso un esplicito quesito referendario. Questo è accaduto fino a qualche mese fa, quando il presidente Cusani proponeva di abolire tale remunerazione e di tornare ad una gestione interamente pubblica. La decisione prevede infatti il trasferimento di tutti i poteri del gestore idrico in mano ai comuni, posto che a partire dal 2014 la provincia di Latina sarà soppressa.
Attualmente il 51% delle azioni di Acqualatina sono in mano ai comuni, in proporzione alla popolazione residente, mentre il 49% è in mano a privati, in particolare alla società Idrolatina spa, il cui capitale è quasi interamente posseduto dalla multinazionale  francese Veolia.
Dopo il rinvio della settimana scorsa, ieri è stato quindi votato il riacquisto delle quote dei privati. I comuni dissenzienti, Aprilia, Bassiano, Pontinia, Formia, , Cori, Roccagorga, , Amaseno, Giuliano di Roma, Nettuno, Priverno e Lenola amministrati dal centrosinistra, hanno presentato un documento alternativo, che però non è stato votato. Nel documento i comuni chiedevano sempre un ritorno in mano pubblica di Acqualatina ma attraverso uno studio di fattibilità che analizzasse la situazione finanziaria ed economica del gestore. Il nodo appare dunque essere stato quello della situazione finanziaria di Acqualatina, con un deficit di bilancio stimato di 80 milioni di euro. I dissenzienti si incontreranno il 5 ottobre a Formia per decidere la strategia da assumere. Questi ultimi contestano la mancanza di un reale dibattito sulla decisone, oltre alla scelta di Cusani di esprimersi nel merito, posto che per regolamento il presidente dell'assemblea non avrebbe diritto di voto.

CM

venerdì 13 settembre 2013

A BERLINO L'ACQUA TORNA AD ESSERE PUBBLICA







La multinazionale francese dei servizi ambientali (acqua, rifiuti, riscaldamento e trasporti) Veolia Environnement SA ha reso noto martedi'10 di avere raggiunto un accordo con il governo della città stato di Berlino, per la cessione della quota (24,95%) di Berlinwasser, per una cifra pari a 59 milioni di euro.
Veolia, la multinazionale dei servizi ambientali più grande in termini di fatturato, ha affermato che i ricavi includeranno anche i 12 milioni di euro di dividendi provenienti dalla Berlinwasser per l'anno finanziario 2013.
Veolia sostiene che questa vendita rientra in un più generale piano di dismissioni già programmate, per un ammontare complessivo di 6 miliardi di euro di assets azionari, per quanto riguarda il periodo 2012-13. Con questa operazione il gruppo francese intende mantenere invariato il suo livello di profittabilità, oltre a ripianare la sua situazione debitoria.
Veolia aveva acquistato il pacchetto di azioni della Berlinwasser nel 1999, a seguito della parziale privatizzazione della multiutility; l'altro 24,95% era stato rilevato dalla multinazionale tedesca RWE.  
E proprio l'anno scorso RWE aveva venduto il suo pacchetto sempre alla città di Berlino per 18 milioni di euro.
Berlino torna quindi ad essere l'unica proprietaria della Berlinwasser, cosi' come richiesto dalla maggioranza dei suoi cittadini. Nel 2011 si e'infatti tenuto nella capitale tedesca un referendum locale per la ripubblicizzazione della multiutility berlinese. Votarono allora 666.000 cittadini, scegliendo una gestione totalmente pubblica, a seguito dello scandalo che rivelo' una direzione completamente opaca del servizio idrico, oltre a continui aumenti delle tariffe.
L'accordo dovrà essere ratificato dall'organo assembleare di Berlino, ma è possibile ritenere fin da ora che otterrà il consenso della maggioranza CDU-SPD, così come già è accaduto per il riacquisto del pacchetto di RWE.

CM