26/11/2012 - Davanti al mare blu della Sicilia diversi pozzi sono
contaminati da idrocarburi. Le famiglie sono rifornite con serbatoi e ancora
non si parla di "bonificare" l'area
Idrocarburi. E’ questo quello che contiene l’acqua di
alcuni pozzi di Città Giardino, frazione del Comune di Melilli. All’interno
dell’area c’è contrada Spalla, con i serbatoi della Erg a due passi. Strutture
che forse a lungo andare hanno portato alla contaminazione di 9 pozzi freatici,
ora sotto sequestro. Il “danno”? Non è ancora quantificabile. Il mare da una
parte, i fumi degli impianti (ora Lukoil-Erg) dall’altra. Una raffinazione di
circa 320 mila barili al giorno con una capacità di stoccaggio di oltre 4
milioni di metri cubi di prodotti e materie prime. E le falde si inquinano.
Tutto a due passi dal mare siculo.
REVIVAL-
La storia dell’acqua inquinata a Priolo Gargallo non è nuova. Ci sono video
come questo, che racconta dell’ acqua al
benzene. Siamo a due passi da Priolo, anno: 2002. Il problema è che
dopo i lavori di impermeabilizzazione si ritorna sempre al punto di partenza. I
nuovi pozzi inquinati diventano di dominio pubblico questo aprile, tramite
denuncia di un privato. Subito dopo l’Isab stessa ha avviato carotaggi nella
propietà, tramite la ditta Golder. La relazione (con tutte le campionature)
finisce in primavera sul tavolo della provincia. Il 2 maggio Isab invia una
nota con cui ha riscontrato la presenza di prodotto surnatante al confine
meridionale della proprietà. Il 3 l’Arpa individua i primi due pozzi
contaminati. Nel tavolo tecnico del 29 maggio Isab si dichiara
disponibile a estendere le indagini anche al di fuori del suo perimetro. Ma non
può farlo. Spetta al comune autorizzare l’azienda e coordinare altri carotaggi.
Passano i mesi, ma non si fa nulla. L’Arpa continua prelevare campioni. Si
scopre che il pozzo che innaffia le piante del centro commerciale, a pochi
passi dallo stabilimento è contaminato. Viene chiuso subito e posto sotto
sequestro. Nel frattempo come in un gioco a domino aumentano i prelievi e con
loro le fonti trovate con “forte odore di idrocarburi”. Il 24 agosto Arpa e
Provincia esortano il comune a prendere provvedimenti. Ancora nulla.
IL PEGGIO – A Melilli, Antonio Annino è consigliere
d’opposizione. Decide di indagare e ora chiede, assieme ad altri suoi colleghi,
l’istituzione di una Commissione speciale d’indagine per identificare le zone
contaminate. Annino parla di ritardi di mesi da parte del comune e di altre
amare scoperte: “Sono venuto a conoscenza dei pozzi ad aprile e ho presentato
all’istante interrogazioni comunali in merito. La cosa incredibile è che
approfondendo ho scoperto che a Marina di Melilli c’è un altro tipo di
inquinamento: tricloroetano e diossina, individuati in 14 gazometri nella zona industriale”.
“Trovo difficoltà a reperire documenti – aggiunge - Ce ne sono tantissime
di queste problematiche. Chiediamo una commissione per sentire in audizione
diverse persone, cercando di accelerare il Mise (ovvero la messa in sicurezza
d’emergenza dell’area). Alcuni nuclei familiari vengono riforniti con gli
autobotti”.
I RACCONTI – Un quotidiano locale “Lanota7”
ha pubblicato alcuni documenti e foto attirando di recente l’attenzione, ma i
raffinati del petrolio sono ancora lì e fanno paura. Si parla ancora di mani
che lavate con acqua e sapone “puzzano di benzina”:
Se lavarsi le mani significa portarsi dietro la puzza
del petrolio grezzo si può anche sopportare, lo stesso non si può dire per un
ristorante che deve lavare anche i piatti e le pentole. Non si può certo
servire la clientela su piatti che puzzano di idrocarburi. E anche se al
cliente si offre l’acqua minerale, non si può pretendere che la beva in un
bicchiere sciacquato con la benzina super.
ANALISI –
Una ordinanza del sindaco il 26 settembre scorso ordina di iniziare i controlli
ai pozzi di Contrada Spalla, un monitoraggio fatto da Arpa Sicilia e Asp
Siracusa: “affinchè la polizia ambientale del Comune si affiancasse alle altre
autorità che indagavano sulla vicenda opportunamente mai specificata per timore
reverenziale, presupponiamo, verso i potenti inquinatori”. Purtroppo a ottobre
i risultati ottenuti non fanno sperare al meglio. Su 20 pozzi privati esaminati
nove sono contaminati da benzene, etilbenzene, xileni e MTBE. Una area di 16
ettari di veleno.
“Le indagini hanno
altresì evidenziato che solamente pochi pozzi erano stati regolarmente
autorizzati allo sfruttamento della risorsa idrica dall’autorità preposta. A
scopo precauzionale è stato altresì campionato il pozzo pubblico “Cannizzo” del
Comune di Melilli, già sottoposto ai controlli istituzionali dell’Asp Siracusa
per la potabilità dell’acqua e monitorato dalla stessa Arpa nell’ambito del
Piano di Monitoraggio dei corpi idrici della Provincia di Siracusa. Le analisi
chimiche hanno confermato la assoluta estraneità del predetto pozzo al fenomeno
di contaminazione in atto in Contrada Spalla (in quanto ubicato
idrogeologicamente a monte) e la conformità di tutti i parametri ai limiti
imposti dalla normativa sulle acque destinate al consumo umano (legge 31/2001).
Sono al vaglio della Procura della Repubblica di Siracusa le cause che hanno
determinato questo fenomeno di contaminazione”.
DIPENDENZA – Augusta, Priolo, Melilli some piccole Taranto,
inglobate da strutture inquinanti che danno solo quel lavoro. Da decenni gran
parte dell’economia è legata allo stabilimento Isab. Ora le azioni del gruppo
sono divise l’80% da Lukoil e 20% da Erg. La crisi c’è anche qui,
sopratutto in Sicilia. Già diversi dipendenti non hanno ottenuto il rinnovo del
contratto, e i sindacati sono sul piede di guerra.
Il 21 settembre scorso, gli operai della Sina Service, che non hanno ottenuto
il rinnovo dell’appalto di manutenzione della struttura, hanno bloccato i
cancelli e le riforniture. In tutto sono 110 i lavoratori esclusi dal rinnovo
contratto Isab , 70 provenienti da Versalis e 20 da officine esterne.
LA PIAGA - Biagio Gionfriddo, consigliere provinciale ha reso
pubblicabili i documenti e le relazioni di questi mesi. Come un film già visto,
mi racconta i casi passati in cui strutture della raffineria erano “colabrodo”
e inquinavano il mare siculo. “Non è una novità, che galleggiamo sopra una
palude di prodotti idrocarburici. E’ già successo nel 2001 in territorio di
Priolo nel pozzo Cannamela. I pozzi comunali al tempo furono forniti di filtri
al carbonio attivo”.
BONIFICARE – Nel 2010 il ministero dell’Ambiente individuò il Sin (sito di interesse nazionale)
all’interno del cui ha competenza diretta. Lo spazio si limita alle strutture
industriali ma il problema, ora, è fuori da quei cancelli. Nel 2006 è stato
attribuito il testo unico dell’ambiente, in cui chi causa la perdita, deve
occuparsi delle caratterizzazioni del suolo. Nel 2007 per esempio il tracciato
della fascia tubiera, che va dal pontile Isab (Siracusa) fino ai stoccaggi
(Priolo) aveva perdite. E ora? “Sono venuto a conoscenza dei pozzi inquinati ad
aprile. Fino ad oggi ci sono state una serie di riunioni e monitoraggi, ma nei
terreni Isab. I pozzi sono in territorio di Mellili. La società ha chiesto di
poter introdursi per le indagini. Da Aprile fino al mese scorso devo dire che
il comune di Melilli ha un po’ deluso queste aspettative”. Ora sembra che la
competenza spetti alla Regione perché l’area non è sotto competenza
ministeriale. “Occorre accelerare i tempi. La zona è industriale, ma a 500
metri c’è Città Giardino e un centro commerciale. Io credo che la cosa più
intelligente da fare sia allargare la zona SIN. Ho rischiato la denuncia per
procurato allarme- ma non è allarme è semplicemente tenere alta l’attenzione su
una problematica”. Intanto i pozzi chiudono, i mesi passano e l’acqua scorre.
Come veleno.
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