lunedì 6 maggio 2013

Adesso il personale in esubero verrà pagato dalla Regione. Doppia beffa
Ex gestori «virtuosi»

Il modello privatistico doveva ottimizzare costi e servizi
Le società a capitale misto mostrano crepe. E scandali

LE società partecipate da enti pubblici stanno mostrando il fianco e anche una serie di anomalie che integrano fattispecie penali. C’è un’inchiesta sulla Latina Ambiente legata a verifiche avviate sulla Terracina Ambiente, mentre la Slm è in liquidazione ma ancora pesa sulle tasche dei cittadini, Acqualatina è in crisi, Formia Servizi è già fallita e viene contestato il falso in bilancio agli ex a m m i n i s tr a t o r i . L’elenco potrebbe continuare ma forse è già sufficiente per capire a cosa sono davvero servite le società partecipate cui negli ultimi dieci anni sono stati affidati servizi essenziali come acqua, rifiuti e gestione delle aree di sosta. Nel caso specifico di Acqualatina va detto che questa società è stata prima di ogni altra cosa il poltronificio più ambito da tutti i maggiorenti politici della provincia che non hanno mai mollato il cda e hanno controllato in modo più che evidente l’affidamento degli appalti, come dimostra la geografia politica degli aggiudicatari. Tutto questo non sarebbe stato di per sè né una novità, né uno scandalo se i costi non fossero stati scaricati sulle bollette, aumentate in una media tra il sei e l’otto per cento ogni anno; e anche a quest’ultima beffa gli utenti si erano abituati fino a quando non si è scoperto che la discutibile gestione societaria di Acqualatina ha prodotto una tale crisi di liquidità che ora bisognerà pagare pure gli ammortizzatori sociali. Infatti due giorni fa nel corso di un incontro tra il management e i sindacati confederali è stato dichiarato un esubero di 73 unità su 400, motivo per il quale si è trovato un accordo di massima per l’accesso ai contratti di solidarietà in base ai quali si avrà una riduzione del 25% delle ore lavorate e gli ammortizzatori sociali della Regione andranno a coprire l’ottanta per cento delle buste paga dei lavoratori coinvolti, i quali alla fine subiranno decurtazioni comprese tra il cinque e l’otto per cento. Ferma restando la necessità di tutelare questi lavoratori, la maggior parte dei quali controlla il funzionamento dei depuratori, le sorgenti e la rete di adduzione, è abbastanza curioso che nessuno dei sindacati coinvolti nella trattativa si sia chiesto come mai si è arrivati a questa crisi finanziaria di Acqualatina. E perché si sta andando verso l’applicazione di ammortizzatori sociali per gli operai e i tecnici, il cui stipendio non supera i 1200 euro al mese, mentre non viene toccato il costo del cda che tuttora ammonta a 340mila euro l’anno e che va nelle tasche delle persone che hanno prodotto la crisi in atto nella spa. Il compenso dell’am - ministratore delegato di Acqualatina è pari a 140mila euro l’an - no, quello del presidente a 45mila euro, quello del vice a 33mila euro, gente che si presume abbia un’altra occupazione, almeno una. I vertici della spa non possono declinare responsabilità sulla mancata riscossione delle bollette, né sulla lievitazione dei costi e neppure sull’assenza di una adeguata programmazione circa l’uso del personale in organico. Si tratta di argomentazioni scomode per il sindacato e anche per le associazioni dei consumatori. Ma le stesse sono addirittura impossibili per le parti politiche che in dieci anni di esperienza targata Acqualatina hanno sempre contribuito a presenziare nei cda che si sono succeduti.

Graziella Di Mambro

Latina Oggi, Domenica 5 Maggio 2013

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