Organico gonfiato, il costo ha
superato i 15 milioni
Crisi Acqualatina e spese incontrollate
Cosa
c’è dietro la mancanza di liquidità
ANCHE Acqualatina è in crisi di
liquidità ed è l’ennesimo esperimento di gestione dei servizi pubblici da parte
di società per azioni che finisce in un modo persino peggiore di quello che si è
visto con le municipalizzate e i consorzi- carrozzone. La spa delle acque ha
problemi di liquidità molto gravi.
PER dieci anni il verbo più
diffuso nell’ambiente politico che conta in provincia di Latina ha cercato di
insegnare ai comuni mortali che la gestione privatistica del servizio idrico e
della depurazione era la migliore, ottimizzava i costi e riduceva gli sprechi.
In questi giorni (ma già si sapeva da qualche mese) si viene invece a sapere che
Acqualatina spa ha accumulato crediti da bollette non riscosse pari a 65 milioni
di euro (quasi il bilancio di un intero anno) e che questo comporta un problema
di liquidità tale da rendere inevitabile lo stato di crisi con contestuale
dichiarazione degli esuberi dei lavoratori e avvio delle procedure per accedere
agli ammortizzatori sociali. Dagli ultimi bilanci della spa si evince che il
costo del personale è aumentato in modo costante e progressivo fino a superare i
15 milioni di euro all’anno, escluse le consulenze. La pianta organica di
Acqualatina è stata gonfiata in modo spaventoso fino ad arrivare agli attuali
400 dipendenti cui comunque si aggiungono i collaboratori; a spulciare gli
elenchi e dalle procedure seguite nelle selezioni si evince chiaramente che si
tratta il larghissima misura di parenti, amici e fedelissimi dei politici più
influenti della provincia di Latina che poi sono gli stessi che siedono
regolarmente nel consiglio di amministrazione. Ora che il giochetto delle
assunzioni dei raccomandati non è più sostenibile, vista la crisi di liquidità,
si va verso la richiesta di ammortizzatori sociali. Cioè: i politici hanno
infornato personale raccomandato fatto di parenti e amici e ora che non riescono
più a pagare gli stipendi chiedono alle casse pubbliche di sostenere questi
lavoratori (pur rispettabili sul piano sociale) attraverso la cassa integrazione
o il contratto di solidarietà, strumenti che prevedono che la retribuzione venga
pagata anziché dalla spa in crisi dalla Regione Lazio. E tutto questo senza
alcuno, neppure l’attuale giunta regionale, si chieda chi sono i responsabili
della pessima gestione economica, finanziaria e del personale. E’ un
capolavoro.
Latina Oggi, Domenica 5 Maggio 2013
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