lunedì 6 maggio 2013

Organico gonfiato, il costo ha superato i 15 milioni
Crisi Acqualatina e spese incontrollate
Cosa c’è dietro la mancanza di liquidità
ANCHE Acqualatina è in crisi di liquidità ed è l’ennesimo esperimento di gestione dei servizi pubblici da parte di società per azioni che finisce in un modo persino peggiore di quello che si è visto con le municipalizzate e i consorzi- carrozzone. La spa delle acque ha problemi di liquidità molto gravi.

PER dieci anni il verbo più diffuso nell’ambiente politico che conta in provincia di Latina ha cercato di insegnare ai comuni mortali che la gestione privatistica del servizio idrico e della depurazione era la migliore, ottimizzava i costi e riduceva gli sprechi. In questi giorni (ma già si sapeva da qualche mese) si viene invece a sapere che Acqualatina spa ha accumulato crediti da bollette non riscosse pari a 65 milioni di euro (quasi il bilancio di un intero anno) e che questo comporta un problema di liquidità tale da rendere inevitabile lo stato di crisi con contestuale dichiarazione degli esuberi dei lavoratori e avvio delle procedure per accedere agli ammortizzatori sociali. Dagli ultimi bilanci della spa si evince che il costo del personale è aumentato in modo costante e progressivo fino a superare i 15 milioni di euro all’anno, escluse le consulenze. La pianta organica di Acqualatina è stata gonfiata in modo spaventoso fino ad arrivare agli attuali 400 dipendenti cui comunque si aggiungono i collaboratori; a spulciare gli elenchi e dalle procedure seguite nelle selezioni si evince chiaramente che si tratta il larghissima misura di parenti, amici e fedelissimi dei politici più influenti della provincia di Latina che poi sono gli stessi che siedono regolarmente nel consiglio di amministrazione. Ora che il giochetto delle assunzioni dei raccomandati non è più sostenibile, vista la crisi di liquidità, si va verso la richiesta di ammortizzatori sociali. Cioè: i politici hanno infornato personale raccomandato fatto di parenti e amici e ora che non riescono più a pagare gli stipendi chiedono alle casse pubbliche di sostenere questi lavoratori (pur rispettabili sul piano sociale) attraverso la cassa integrazione o il contratto di solidarietà, strumenti che prevedono che la retribuzione venga pagata anziché dalla spa in crisi dalla Regione Lazio. E tutto questo senza alcuno, neppure l’attuale giunta regionale, si chieda chi sono i responsabili della pessima gestione economica, finanziaria e del personale. E’ un capolavoro.

Latina Oggi, Domenica 5 Maggio 2013

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