mercoledì 3 aprile 2013


Chi paga l'acqua di Roma?
In arrivo nuovi aumenti delle bollette dell'acqua per i cittadini della capitale - Giovanna Corsetti
È del 1926 la concessione che assegnava al comune di Roma, attraverso l’allora municipalizzata Acea, lo sfruttamento delle sorgenti reatine del Peschiera Le Capore, secondo il principio che, essendo l’acqua un bene pubblico, un territorio ricco d’acqua ceda l’acqua in eccesso ad un territorio con minori risorse idriche. Così la provincia di Rieti ovvero, Ato3 (Ambito Territoriale Ottimale), invia acqua alla Provincia di Roma, Ato2.
Nel 1996 la concessione per lo sfruttamento delle sorgenti reatine è scaduta. Nel 2006, dopo 10 anni di attesa, la regione Lazio ha deliberato un nuovo schema di convenzione che assegna alla Provincia di Rieti, un ristoro economico per la salvaguardia delle sorgenti, pari a 25 milioni di euro per il pregresso ed 8 milioni di euro ogni anno, a partire dal 2006.
Il comune di Roma maggior azionista di Acea, oggi società mista pubblico privata, non ha mai voluto ratificare quanto deliberato dalla regione Lazio. In assenza di ratifica, Acea non ha mai versato quanto previsto dalla convenzione, cumulando, dal 2006 ad oggi, un debito di 81 milioni di euro con la Provincia di Rieti.
Il mancato versamento delle cifre previste dalla convenzione ha generato, secondo i sindaci del reatino, un caro acqua per i cittadini e una non adeguata salvaguardia delle sorgenti che richiederebbero interventi strutturali, impossibili da realizzare in assenza di fondi.
Nel dicembre del 2011 la guardia di finanza su indicazione della Corte dei Conti ha messo in mora Ato2 provincia di Roma, proprio per il mancato pagamento delle somme in questione.
Acea Ato2 lo scorso settembre ha presentato un piano di rientro proponendo il pagamento del canone, di circa 8 milioni, più la rateizzazione delle cifre dovute, per un totale di circa 12 milioni annui.
Questo piano non solo non soddisfa i sindaci del territorio di Rieti, secondo cui tale rateizzazione divisa tra gli 80 comuni reatini non consente di effettuare gli interventi necessari a protezione delle sorgenti, ma inoltre l'ing. Sandro Cecili, presidente di AceaAto2, dichiara di non esserne proprio a conoscenza.
Precisa poi che i pagamenti non sono stati effettuati in quanto, a seguito della Delibera della Conferenza dei sindaci e dei presidenti delle province di Roma e Rieti dell'aprile 2012, è stata decisa “una congrua riduzione del contributo previsto, poiché particolarmente oneroso in carico ai cittadini”.
In altre parole i soldi del ristoro economico previsto per la salvaguardia delle sorgenti reatine, che portano ad Acea Ato2 ogni anno 450 milioni di fatturato, devono sborsarli, secondo legge, i cittadini, attraverso l'aumento delle bollette dell'acqua. Per queste ragioni, un anno fa, è stato chiesto dalla provincia di Roma uno sconto sulle cifre dovute.
Ora la decisione definitiva sulle cifre da versare spetta alla regione Lazio, ma la nuova giunta ci fa sapere che essendosi appena insediata non ha ancora le risposte necessarie, anche se il problema dovrebbe essere noto al Governatore Zingaretti che se ne è a lungo occupato come Presidente uscente della provincia di Roma.
2 aprile 2013 (modifica il 3 aprile 2013)

http://www.corriere.it/inchieste/reportime/societa/chi-paga-acqua-roma/121a83fe-9bcc-11e2-9ea8-0b4b19a52920.shtml

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