sabato 22 novembre 2014

Le scelte miopi di un governo in crisi d'identità




Le riforme del governo Renzi, sostenuto politicamente dalle larghe intese, si basano essenzialmente sulla cancellazione di diritti fondamentali in cambio di misure economiche una tantum. Il tutto per favorire l'ingresso dei capitali privati.

Dietro la cortina di fumo rappresentata da provvedimenti favorevoli alle fasce piu' deboli della popolazione, il governo Renzi taglia diritti fondamentali. E' quello che sta accadendo nel mondo della scuola e nel mercato del lavoro, o ancora nell'edilizia popolare e nei servizi pubblici essenziali. Se da una parte infatti il governo vara provvedimenti come gli 80 euro o piu' di recente l'aumento dei fondi stanziati per i disabili o la social card per gli immigrati in regola, dall'altra cancella diritti fondamentali come l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, o come l'edilizia popolare, consentendo in quest'ultimo caso alle amministrazioni, di mettere sul mercato le case destinate alle fasce piu' deboli, favorendo in tal modo la rendita immobiliare ed il capitale improduttivo.
Tra i diritti cancellati di recente dal governo, in barba ai risultati del referendum del 2011 e malgrado il riconoscimento da parte dell' ONU dell'accesso all'acqua come "diritto umano fondamentale", troviamo anche l'accesso al fluido vitale. La scorsa settimana la maggioranza di governo ha approvato il "Collegato Ambientale" alla legge di stabilita', relativa all'anno in corso, con il quale ha cancellato tre articoli relativi alla gestione del servizio idrico integrato, di cui uno, l'art. 26,  relativo alla disciplina della morosita'.
Quest'ultimo obbligava i vari gestori del servizio idrico ad installare dei limitatori di flusso che consentivano agli utenti morosi di poter disporre di una fornitura giornaliera minima di acqua, pari a 50 litri, il quantitativo riconosciuto dall'ONU per i bisogni quotidiani essenziali di ogni individuo. La cancellazione di tale articolo e' avvenuta in Commissione parlamentare, senza che vi sia stata un' adeguata discussione, cosa che invece la rilevanza dell'argomento avrebbe richiesto. Ricordiamo come in Inghilterra e nel Galles le conseguenze più nefaste della privatizzazione del servizio idrico abbiano gravato proprio sull'utenza: a partire dal 1989 infatti, a seguito dell'impennata delle tariffe idriche, sono aumentate in maniera correlata anche le morosità, alle quali è seguito il triplicarsi dei distracchi dal servizio. Vittime di questa pratica sono state principalmente le famiglie più povere, le quali, oltre a veder peggiorare la loro condizione economica, sono state costrette a fronteggiare una grave crisi sanitaria. In uno studio condotto nel 1996 dall'associazione Save The Children* è emerso come le famiglie più deboli fossero costrette  mediamente a destinare alla spesa per il consumo idrico il 4% del budget familiare. Lo studio ha inoltre rivelato come in conseguenza di tali aumenti siano triplicati i distacchi dal servizio idrico. A tali distacchi ha corrisposto un aumento esponenziale dei casi di infezione intestinale dovuti alle scarse condizioni igieniche con le quali venivano conservate in casa le scorte di acqua.
Nel 1999 il governo inglese ha riconosciuto l'illegalità del distacco dal servizio idrico attraverso l'introduzione del Water Act. Nella legge viene dichiarata esplicitamente illegale la pratica del distacco per morosità dal servizio, pratica in precedenza adottata da tutte le principali aziende private di gestione.
Sembrerebbe dunque che il governo Renzi abbia piu' interesse a tutelare i diritti di riscossione dei gestori idrici che non il bene superiore della salute pubblica. Ci chiediamo dunque se le stutture sanitarie pubbliche, gia' vessate dai tagli imposti dal governo, saranno in grado di fronteggiare il dilagare futuro di infezioni intestinali, o se invece il governo avra' il buon senso di cancellare una misura cosi' vessatoria e allo stesso tempo costosa per la collettivita', in termini di un maggiore aggravio sulla sanita' pubblica. 
(cm)
*Water Right. The impact of metering on low income families, 1996. Save The Children

martedì 4 novembre 2014

Gli Enti d'Ambito si associano a Federutility, ma a quale costo?












Alcuni servizi pubblici essenziali, come l'acqua ed i rifiuti, vengono organizzati sul piano territoriale (ex D.lgs 152/2006) in Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), attraverso una legge regionale che delimita i confini di questi ultimi. L'attività di gestione viene quindi supervisionata attraverso le Autorità d'Ambito, le quali operano attraverso le Segreterie Tecniche Operative (STO), godono di personalità giuridica, oltre ad affidare la gestione del servizio ad un operatore, pubblico, privato o misto, controllandone l'operato.

Accade oggi che alcune di queste Autorità/Enti d'Ambito siano entrate a fare parte di Federutility, l'associazione imprenditoriale di società di servizi partecipate dagli Enti Locali, le famigerate multiutility. E' ciò che denuncia in un comunicato stampa il Forum dei Movimenti per l'Acqua, uno dei soggetti che ha promosso nel 2011 il referendum sull'acqua pubblica.

"Appare evidente, dunque - dichiara il Forum - come sia "inammissibile" la commistione, all'interno della stessa associazione, di chi svolge il ruolo di controllore (Autorità/Enti d'Ambito) e chi quello di controllato (gestori/aziende)", come è possibile verificare direttamente nello schema riassuntivo dei soci di Federutility (http://www.federutility.it/Associate/elenco_aziende.aspx?SERVIZIO=1&FORMA=8). A ben guardare non si tratta di una mera questione di principio, e per comprenderlo basta dare una scorsa allo statuto di Federutility, dove all'art. 3, ai commi 2 e 3 si legge che " i soci corrispondenti - l'escamotage usato per definire gli enti controllori, appunto gli Enti d'Ambito o i loro bracci operativi, le STO - hanno unicamente il diritto a ricevere le informazioni che l'associazione fornisce ai soci ordinari e di partecipare alle iniziative informative e divulgative". E ancora " - i soci corrispondenti - possono partecipare all'Assemblea degli Associati ma senza diritto di voto e i loro rappresentanti non possono ricoprire cariche federali". L'art. 5 comma 2 lettera a) afferma poi che "s'impone l'obbligo a tutti i soci di astenersi da ogni iniziativa in contrasto con l'azione e le direttive di Federutility". Appare chiaro dunque come l'adesione a Federutility per un Ente d'Ambito, rappresenti l'impossibilità concreta di incidere sulle scelte del gestore, ovvero, detta in termini più perentori, la rinuncia ad ogni prerogativa e funzione istituzionale.

E proprio questa confusione di ruoli, secondo il Forum, a minare alle fondamenta una corretta gestione del servizio idrico, ed è per questo che esso invoca gli Enti Locali a promuovere un'iniziativa "affinché sia ritirata l'adesione a Federutility" da parte di quelle Autorità d'Ambito che hanno deciso di farvi parte.

(cm)



(cm)

lunedì 17 marzo 2014

Regione Lazio: approvata la legge regionale di iniziativa popolare sull'acqua





Finalmente dopo la seconda seduta di Consiglio, è stata approvata oggi la proposta di legge di iniziativa popolare regionale n.31 sulla gestione pubblica e partecipata del servizio idrico del Lazio.

La proposta, consegnata negli uffici della regione il 28 settembre del 2012 aveva raccolto le firme di circa 30 mila cittadini della regione ed era stata presentata da ben 24 comuni, per un totale di 220 mila elettori.

Come previsto dallo statuto regionale, se il consiglio non avesse deliberato in merito entro il mese di marzo, si sarebbe andati a referendum con il testo redatto dai comitati e dai giuristi da essi scelti. 

Così la maggioranza che governa il Lazio ha deciso di passare all'esame del testo apportando alcune modifiche, non tutte per la verità condividisbili.

La discussione era iniziata il 12 marzo scorso, proseguendo tutto il giorno e raggiungendo anche momenti di forte contrasto. Ciò avveniva quando un consigliere della destra tentava di fare rientrare nel paragrafo del testo relativo al finanziamento della ripubblicizzazione, oltre alle aziende speciali ed ai consorzi di comuni, anche quei comuni singoli che si fossero "ravveduti" scegliendo di ripubblicizzare la gestione.

Dietro a questo emendamento apparentemente innocuo, si nascondeva il tentativo da parte di Acqualatina, il gestore privato del servizio idrico della provincia di Latina, di fare ripianare dai contibuenti l'enorme deficit di bilancio, un buco da 1,7 milioni, causato da anni di mala gestione.

Il tentativo da parte del consigliere lobbista della destra veniva prontamente sventato dai comitati locali presenti. La seduta era aggiornata al 17 marzo (oggi), lasciando l'amaro in bocca per quello che sarebbe potuto accadere come ulteriori tentativi di stravolgimento del testo originario.

Questa mattina la seduta è iniziata in modo concitato, in assenza del numero legale. L'arrivo a seduta avviata di altri consiglieri ha poi scongiurato un ulteriore rinvio. A metà mattina, dopo la bocciatura da parte della maggioranza di un emendamento dei cinque stelle a favore di una moratoria per quelle amministrazioni commissariate dalla regione per non avere affidato la gestione del servizio idrico al rispettivo gestore (tra gli altri Civitavecchia, Anguillara e Ladispoli ad Acea Ato2 spa, Colleferro ad Acea Ato5 spa, Rieti ad Acea Ato3 spa), e dopo una sospensione di circa mezz'ora, veniva approvato  all'unanimità il testo emendato, con la destra che votava incredibilmente a favore. Nonostante le pressioni dei lobbisti oramai arcinoti, romani e non.

Il testo, che riprende molti dei contenuti di quello su cui su scala nazionale erano state raccolte nel giugno del 2011 oltre un milione di firme, introduce dei principi totalmente innovativi, come il finanziamento della ripubblicizzazione  attraverso un fondo regionale finanziato attraverso le risorse iscritte in bilancio, circa 150 milioni, disponibili per il triennio 2014-16.

E' prevista poi la partecipazione alla gestione del servizio idrico dei cittadini, dei lavoratori e degli amministratori locali, attraverso le modalità stabilite dalla Carta regionale del servizio idrico integrato.

E' stato invece abolito il fondo finanziato attraverso un prelievo di un centesimo a metro cubo da destinare a progetti di solidarietà internazionale, da realizzare e gestire attraverso forme di cooperazione decentrata. (Claudio Meloni)

   

sabato 8 febbraio 2014

Acqua pubblica: consiglio comunale aperto a Ciampino



 Un percorso di mobilitazione dei comitati per l'acqua pubblica del Lazio, per promuovere una discussione aperta sulla riforma del servizio idrico regionale. I comitati respingono i principi fissati dalla Delibera di Giunta n.40/2014 e ribadiscono la necessità di rispettare la volontà del referendum popolare del giugno 2011


Roma - Si è svolto ieri presso l'aula del comune di Ciampino, promosso dal Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio, un consiglio comunale aperto al quale sono intervenuti tutti quei comuni laziali che hanno approvato, attraverso una delibera, la proposta di legge regionale di iniziativa popolare dal titolo: "Tutela, governo e gestione pubblica delle acque".

Entro il mese di marzo il Consiglio regionale dovrà discutere la proposta di legge di iniziativa popolare presentata dai vari comitati regionali nel 2012. Passato tale termine il Consiglio, in base al regolamento, sarà costretto ad indire un referendum regionale

L'iniziativa di Ciampino rientra in una campagna di mobilitazione cominciata la settimana scorsa, con un presidio durato tre giorni davanti alla sede della Regione, al fine di sensibilizzare gli organi istituzionali circa la necessità di fornire un governo del servizio idrico regionale che sia in linea con l'esito del referendum popolare nazionale del giugno 2011. 

Recentemente infatti, la regione Lazio ha adottato la Delibera di Giunta n. 40/2014 dal titolo "Linee guida per la predisposizione di una proposta di legge in materia di servizio idrico integrato" nettamente in contrasto con la proposta di legge iniziativa popolare su cui sono state raccolte quasi 50 mila firme e che attende di essere discussa (proposta di legge n.31). 

Tale proposta è stata poi sottoscritta a maggioranza qualificata da 39 comuni del Lazio, evidenziando la necessità che la riforma del servizio idrico debba necessariamente essere in linea con i principi fissati attraverso il referendum nazionale.

Con la finalità di promuovere un ampio dibattito sul tema, il consiglio comunale congiunto di ieri ha approvato un ordine del giorno che sarà sottoposto ai singoli comuni promotori della giornata. 

L'ordine del giorno ribadisce ancora una volta la necessità di rispettare la volontà popolare emersa attraverso la consultazione del 12 e 13 giugno 2011. Il comune di Ciampino per parte sua, ha già  calendarizzato la discussione sull'ordine del giorno in questione per il 10 febbraio. (cm)

lunedì 6 gennaio 2014

Comitati: No ai rimborsi e alle tariffe calcolati dai gestori idrici



Comitati toscani per l'acqua pubblica impugneranno le nuove tariffe ed i rimborsi calcolati dai vari gestori idrici. I rimborsi offerti ammonterebbero a 5.917.156 euro ma i comitati chiedono 28,8 milioni.

Dopo l'Emilia e la Lombardia anche in Toscana parte la mobilitazione dei comitati per l'acqua pubblica. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la questione dei rimborsi. Agli inizi di dicembre l'Autorità per il Gas e l'Elettricità, oltre a fissare il nuovo metodo per calcolare la tariffa dell'acqua, ha imposto ai vari gestori idrici italiani di restituire, entro il mese di marzo 2014, quello che il referendum del giugno 2011 aveva abolito, ossia la remunerazione del capitale investito che ancora fino a tutto il 2013 veniva inserita nella bolletta dell'acqua. Dai dati in mano ai comitati toscani 1.810.454 utenti hanno continuato illegittimamente a pagarlo.

Nei mesi precedenti già alcuni comitati si erano accorti che la tariffa fissata da alcuni gestori conteneva una voce denominata "oneri finanziari" pari al 6,4%, che altri non era se non una riproposizione sotto altra veste di quel 7% abrogato dal referendum. E quindi in sostanza un nuovo tentativo di fare pagare ai cittadini i profitti dei gestori privati. Ora, con l'ultimatum per la restituzione fissato dall'AEEG, le somme indebitamente percepite dovranno essere rimborsate agli utenti. Ma l'Autorità Idrica Toscana, l'ente che controlla l'operato dei vari gestori idrici,  aveva di fatto già calcolato nei mesi scorsi la somma da restituire agli utenti, pari secondo una stima forfettaria, a 5.917.156. Tale cifra è stata calcolata applicando il 7% solo al periodo compreso fra il 21 luglio ed il 31 dicembre 2011.
Il periodo successivo, quello che comprende il 2012 ed il 2013 infatti - spiega Alessandro Mazzei il direttore dell'AIT - "prevede l'applicazione del nuovo metodo tariffario fissato dall'AEEG".

In base ai calcoli effettuati dall'AIT, a ciascuno dei 1.810.454 toscani dovrebbero essere rimborsati in media 3,27 euro. La stima varia da gestore a gestore, a secondo del livello degli investimenti fatti rispetto alla tariffa fissata. E così mentre l'Acquedotto del Fiora che serve i 276 mila utenti nelle provincie di Siena e Grosseto, restituirà  a ciascuno di essi 37 centesimi, Publiacqua, che serve invece 628 mila utenti nelle provincie di Firenze Prato e Pistoia, restituirà 5,36 euro ad ognuno.

I comitati sono in fase di mobilitazione poichè, dicono,  il metodo tariffario fissato dall'AEEG non può essere applicato in maniera retroattiva e in modo arbitrario, in quanto l'ammontare delle somme da restituire risulta più basso rispetto a quello calcolato con il metodo applicato nella bolletta con cui quelle cifre sono state incassate dai gestori. Secondo i comitati la cifra da restituire ai 1.810.454 toscani sarebbe pari a 28,8 milioni di euro. Per questa ragione e per la riproposizione con la nuova tariffa della remunerazione del capitale investito, i comitati per l'acqua pubblica impugneranno di fronte al TAR della Toscana le tariffe ed i rimborsi proposti dai vari gestori. (cm)





giovedì 2 gennaio 2014

Le nuove tariffe idriche e la restituzione della remunerazione del capitale investito








I primi di dicembre l'Autorità Garante Per l'Energia Elettrica ed il Gas ha reso noto il nuovo metodo tariffario per quanto riguarda il servizio idrico. Le nuove tariffe, che entreranno in vigore a gennaio 2014, sono rivolte a tutti quei gestori che nel 2013 non hanno presentato all'Autorità stessa un piano tariffario.

RomaA inizio dicembre il presidente dell'Autorità Garante per l'Elettricità ed il Gas; Guido Bortoni, aveva ammonito i vari gestori di provvedere entro trenta giorni alla determinazione della cifra indebitamente percepita e da restituire agli utenti del servizio idrico, in forza dell'esito del referendum del  giugno 2011. Si tratta di quel 7% di remunerazione del capitale investito  che la maggior parte dei gestori idrici continuavano indebitamente ad incamerare attraverso la bolletta dell'acqua. Per questa ragione i promotori del referendum avevano lanciato la campagna di Obbedienza Civile, attraverso cui i cittadini si autoriducevano la bolletta dell'acqua, assistiti da un pool di esperti tra cui anche numerosi avvocati.

Ebbene in alcune città, tra cui anche Roma, questa campagna aveva spinto i gestori ad attuare una politica serrata di distacchi del servizio idrico, anche di fronte ad insoluti di importo non rilevante, e spesso senza neanche il preavviso necessario, in barba alle procedure recentemente ribadite dalla stessa AEEG. 

Sempre a dicembre l'Autorità Garante aveva fissato il nuovo metodo tariffario idrico, ufficialmente per favorire costi più efficienti e per stimolare maggiori investimenti, in modo da ridurre le perdite dalla rete e l'impatto dell'inquinamento ambientale dovuto alle acque reflue. In relazione al nuovo metodo tariffario, in vigore dal 1° gennaio 2014, i criteri guida sarebbero due: "la selettività e la responsabilizzazione da attuare attraverso una regolazione asimmetrica, capace di adattarsi alle diverse esigenze di un settore molto differenziato a livello locale e nella governance". 

Ricordiamo che nel 2013 erano già state approvate dall'Autorità le tariffe di 486 gestioni, in base al precedente metodo tariffario, per un totale di 20 milioni di abitanti serviti. In relazione a quei comuni in cui erano state riscontrate nelle acque quantitativi di arsenico superiori a quelli consentiti, l'Autorità ha deliberato ulteriori verifiche sui gestori, tese a valutare l'effettiva adozione delle misure necessarie a riportare i parametri nei limiti consentiti.

Recentemente alcuni comitati emiliani hanno calcolato gli aumenti introdotti dal nuovo metodo tariffario:  in base ai calcoli la città più penalizzata sarebbe Piacenza, assieme a Bologna e Modena, con un incremento medio del 13%. Ma non solo. Altro elemento criticato dai comitati è la sostanziale riduzione degli investimenti previsti.

Ma la questione che desta più indignazione riguarda la tanto sventolata restituzione. Ad esempio in Emilia Romagna verrebbero restituiti solo 9 milioni sui 30 calcolati dai comitati. Secondo Enrico Menozzi di ATERSIR: "Ai piacentini verranno restituiti 1 milione e 500 mila euro attraverso le bollette del prossimo anno, e cioè, diviso per ogni singolo contribuente, circa il 4% di quanto si spenderebbe". 

Per il Comitato Acqua Bene Comune, la cifra che complessivamente verrà restituita, è stata calcolata sulla base del nuovo metodo tariffario anzichè sul vecchio. Ad esempio agli utenti di Bologna saranno restituiti circa 2,2 milioni di euro, ma nulla verrà rimborsato a Parma, Modena o Ferrara, in quanto non erano stati riconosciuti ai gestori i profitti finanziari. 

Per questo motivazioni, in altre regioni come la Lombardia, i comitati hanno già presentato ricorso al TAR, contro il nuovo metodo tariffario dell'Autorità Garante. Le udienze preliminari sono già attese per il 23 gennaio. (cm)


mercoledì 25 dicembre 2013

La privatizzazione dell'acqua in Grecia





 Malgrado l'esperienza internazionale abbia dimostrato come la privatizzazione del servizio idrico sia dannosa per gli interessi dei cittadini, il governo greco sta portando avanti la privatizzazione delle risorse idriche e del sistema fognario del paese. In questo report realizzato per la rivista UNFOLLOW, Christos Avramidis  e Antonis Galanopoulos mettono in luce diversi aspetti di questa vicenda, incluso il tentativo molto discusso di acquisizione da parte dei cittadini, della società di gestione del servizio idrico EYATh
di Augustine Zenakos

"L'idea che l'acqua rappresenti un diritto umano proviene da alcune NGO 'estremiste' ". Nel 2005 il presidente della Nestlè ha affermato che l'acqua è un alimento come gli altri, e quindi come tale deve avere un prezzo di mercato.
Si tratta dell'unica persona ad avere definito l'ONU, che nel 2010 con il voto favorevole di 122 membri contro 41 astensioni ha dichiarato l'acqua diritto umano fondamentale, 'un' organizzazione estremista', sebbene uno di quei 41 stati  sia stato proprio la Grecia. Tuttavia quest' astensione appare meno sorprendente se si considerano i diversi tentativi di privatizzare sia il servizio idrico che quello fognario, verificatisi negli ultimi decenni. Attualmente il processo di vendita del 51% del capitale della EYATh, la società che gestisce il servizio idrico e quello fognario a Salonicco (Thessaloniki Water Supply and Sewerage SA) è già in corso, mentre EYDAP, l'omologa che gestisce acqua e fognature ad Atene (Athens Water Supply and Sewerage company) è in procinto di seguire la stessa sorte. Guardando gli altri paesi, anche la società di distribuzione del servizio idrico portoghese è in corso di privatizzazione. David Hall, direttore del PSIRU (Public Services International Research Unit) ritiene che la spinta dei nuovi processi di privatizzazione "venga offerta da quei gruppi che sostengono le politiche di austerità e di ristrettezza dei bilanci pubblici, apportando pesanti tagli ai servizi essenziali: si tratta di politiche imposte in modo stringente a quei paesi con un elevato livello di indebitamento, i quali hanno invocato il salvataggio del FMI e dell'Unione Europea."

Un business molto florido malgrado la crisi
La società EYATh è stata costituita nel1998, a seguito della fusione tra l'azienda di distribuzione dell'acqua di Salonicco e quella delle fognature.  Nel 2001 la società è stata quotata in borsa, dopo essere stata scorporata nella società di infrastrutture EYATh e in quella di gestione dei servizi EYATh SA. Oltre a ciò, il 25% del capitale di quest'ultima è stato ceduto ad azionisti privati. EYATh SA serve la regione allargata di Salonicco, che conta oltre un milione e mezzo di abitanti. Il prezzo al metro cubo di acqua erogata è stato per molto tempo il più basso d'Europa.

Nonostante la crisi le società greche di gestione del servizio idrico producono ingenti profitti
Sfruttando il servizio idrico che rappresenta un monopolio naturale, EYATh SA garantisce livelli elevati di profitto. In particolare nel periodo 2007-2011 essa ha conseguito un livello di profitti pari a 75,2 milioni di euro: solo nel 2012 i profitti  sono stati 17,8 milioni. Oltre a ciò la società ha un ammontare di riserva pari a 35 milioni. Il signor Archontopoulos, presidente del sindacato dei lavoratori della EYATh, afferma:" Le municipalità ed altri grandi debitori hanno accumulato un debito complessivo nei nostri confronti di oltre 50 milioni di euro, cosa che lascia supporre che gli investitori effettueranno i loro pagamenti in un lasso di tempo molto breve". Sicuramente i profitti della EYATh sono associati ai tagli salariali ed a quelli del personale che si sono susseguiti negli anni passati, posto che le assunzioni sono state bloccate nel 2003, anno in cui si è tenuto l'ultimo concorso. Così se nel 1998 la EYATh aveva 650 dipendenti per un'area servita più piccola rispetto a quella attuale, il numero dei dipendenti attuale è pari a 250, con solo 11 tecnici idraulici per tutta la città. Ma nonostante tutto le società che gestiscono il servizio idrico in Grecia hanno un' elevata redditività a dispetto della crisi. Si pensi che l'amministrazione centrale e le municipalità hanno un accumulato nei confronti di tutte le società idriche greche un debito complessivo   pari a 356 milioni di euro, elemento questo che pone sotto una luce particolare il paradosso della privatizzazione: il governo greco, per rimborsare i debiti accumulati nei confronti dei nuovi proprietari, dovrà rinunciare oltre alla sua quota di dividendi azionari, anche ad una parte dei ricavi della vendita della società idrica EYATh.
Il parlamentare europeo Kriton Arseni ci ha confessato:" Gli unici beneficiari di questa vendita saranno i nuovi proprietari, mentre a perdere saranno i cittadini".

I gruppi interessati a rilevare la EYATh
Il 30 marzo del 2013 il TAIPED, un fondo di investimento per lo sviluppo della repubblica ellenica, creato dal governo per implementare il processo di  privatizzazione, ha approvato due schemi di investimento che daranno luogo alla seconda fase della gara per la privatizzazione della EYATh SA.  I consorzi che prenderanno parte alla gara sono attualmente due: il primo è guidato dalla multinazionale francese SUEZ Environnement SA (il cui nome è legato a molte delle proteste circa le conseguenze nefaste di una privatizzazione) e dall'operatore AKTOR Concessioni SA, di proprietà di George Bobolas. Il secondo  è invece guidato dalla società israeliana Mekorot Development and Enterprise Ltd, dalla società greca di costruzioni G. Apostolopulos Partecipazioni SA, dalla società olandese di progettazione MIYA Water Projects BV, dalla società TERNA Energy SA di G.Peristeris. Mekerot viene indicata dai siti specializzati come uno degli strumenti principali attraverso cui il governo israeliano compie violazioni dei diritti umani fondamentali nei territori palestinesi occupati.
Secondo alcune informazioni, il consorzio guidato da Suez sta portando a termine una serie di colloqui per cercare di convincere le parti sociali che la sua acquisizione del 51% del capitale della EYATh SA non rappresenterebbe una privatizzazione, ma la costituzione di una società mista pubblico-privata. I rappresentanti della EYATh SA da parte loro si sono dimostrati fino ad ora disponibili al dialogo ed alla collaborazione. Alcuni osservatori parlano di una cauta fiducia. Altri due consorzi di imprese sono stati esclusi dalla seconda fase della gara: si tratta dell'imprenditore Ivan Savvides e del gruppo "Sindacato dei Cittadini per l'Acqua". Il primo era già stato escluso a partire dalle fasi iniziali, a causa dell'impossibilità di individuare un partner tecnico, vale a dire un'impresa operante nel settore dei servizi idrici, e quindi di rispettare i requisiti previsti dalla gara stessa. L'altro consorzio, il Sindacato dei Cittadini per l'Acqua, scaturito dall'iniziativa K136, ha proposto  una gestione sociale del servizio idrico, attraverso una serie di cooperative tra comuni limitrofi. Il suo rappresentante, Lazaros Angelou ha dichiarato:"Nel caso in cui partecipassero tutti i fruitori dei 510 mila metri cubi di acqua consumata, servirebbero 136 euro a metro cubo a testa per rilevare la società. In base al programma stabilito i contributi verranno sottoscritti in favore del Sindacato dei Cittadini, e verranno convertiti in azioni. Ogni singolo sottoscrittore, a prescindere dalla quota versata, avrà diritto ad un solo voto all'interno dell'Assemblea Generale. Le decisioni verranno assunte all'interno dell'Assemblea in modo democratico. L'Assemblea sarà convocata ogni trimestre, e per revocare un membro dell'Assemblea sarà necessaria una maggioranza qualificata. La società di gestione del servizio idrico e di quello fognario EYATh cesserà di avere una natura privatistica orientata al profitto. I ricavi che supereranno i costi saranno reinvestiti nel servizio, o saranno destinati alle necessità delle comunità locali".
Alcuni giorni successivi alla sua esclusione dalla gara, il Sindacato dei Cittadini  ha ricevuto una lettera dal Presidente della TAIPED, in cui veniva giustificata l'esclusione con l'assenza delle condizioni necessarie per poter partecipare alla fase successiva. Il Sindacato ha risposto al TAIPED che non avrebbe accettato una giustificazione così vaga e insufficiente, ed ha presentato un ricorso contro la decisione di esclusione in cui viene chiesto l'annullamento dell'esclusione alla gara, o in alternativa la cancellazione della gara stessa.

K136 e gli Investitori Socialmente Responsabili
Secondo i rappresentanti del Sindacato dei Cittadini, la loro partecipazione al secondo livello della gara era dato quasi per certo, grazie al  parere di un esperto che aveva verificato il soddisfacimento di tutte le condizioni previste. Il Sindacato avrebbe depositato la somma necessaria per partecipare alla gara, fissata dal TAIPED, con una percentuale di capitale preso a prestito non superiore al 5,5% della somma totale, così come richiesto. Il signor Angelou ci ha spiegato più dettagliatamente dove il Sindacato dei Cittadini avrebbe trovato il denaro necessario ad acquistare la EYATh:"Abbiamo coinvolto 22 investitori socialmente responsabili (Social Responsible Investors) nella proposta di acquisto da noi sottoscritta, dopo avere verificato la loro corrispondenza ai criteri di contribuzione sociale che avevamo in precedenza fissato". Una volta constatato che l'adesione dei semplici cittadini all'operazione di acquisto era stata molto scarsa, solo 600 persone, per riuscire a raggiungere la somma necessaria si è resa indispensabile la soluzione degli investitori socialmente responsabili. "E' stato stimato che il loro peso economico superi i 30 miliardi di euro", afferma Angelou, e così la capacità di raggiungere la cifra richiesta per l'acquisto della EYATh è stata documentata". A questo punto non riveste molta importanza il fatto che la proposta del Sindacato dei Cittadini, a dispetto dei propositi e degli obiettivi, presentasse molte lacune e contraddizioni.
Inizialmente sembrava che questi investitori socialmente responsabili non avessero molta voglia di essere coinvolti, mentre alcuni di essi non conoscevano nessuno dei dettagli relativi alla EYATh o al Sindacato dei Cittadini. La stessa partecipazione degli Investitori presentava dei dubbi. Mentre la versione del Sindacato sostiene che gli Investitori Responsabili si sarebbero fatti carico del versamento della somma per l'acquisto della EYATh il giorno stesso della transazione, un'altra versione sosteneva invece che la somma necessaria a concludere la transazione, sarebbe stata messa a disposizione del Sindacato,  attraverso dei prestiti di piccolo importo. Resta da capire se gli investitori avrebbero accettato di finanziare migliaia di cittadini con il denaro necessario, e se il denaro sarebbe stato accreditato direttamente ai cittadini e in quali termini. Date queste zone grigie all'interno della proposta del Sindacato dei Cittadini, l'unica credibilità del gruppo K136 era data dalla presenza di Robert Apfel, responsabile per la comunicazione con gli investitori. La fiducia riposta in Apfel si è basata - racconta Kostas Marioglou uno degli esponenti del Sindacato  - sul fatto di "essere stato incaricato anche dal governo greco di progettare il ruolo del settore privato (Private Sector Involvement)". Secondo quanto afferma il gruppo K136, Apfel ha preso parte al PSI come capo del Bondholder Communications Group. L'iniziativa è stata anche sostenuta da John Redwood e da Citigate Dewe Rogerson. Redwood è stato il consulente per la privatizzazione e in seguito nel 1983 primo consigliere politico del governo di Margaret Thatcher, svolgendo un ruolo chiave nella privatizzazione di British Telecom e in seguito di British Gas, ricoprendo ancora oggi l'incarico di deputato tra le fila dei tories. Citigate Dewe Rogerson è stato invece responsabile della comunicazione finanziaria e di business per quasi tutte le privatizzazioni che sono state fatte in Inghilterra. Tutto questo giustifica la seguente domanda: perchè società e individui che conoscono le privatizzazioni meglio di chiunque altro, hanno accettato di partecipare ad un' iniziativa che si oppone alla privatizzazione?


Robert Apfel: il capitalismo dovrebbe essere instillato in ogni essere umano
Abbiamo rivolto questa domanda al sig. Apfel, il quale ha risposto:" Credo che tutti abbiano da guadagnare con la privatizzazione. Ritengo che il governo debba privatizzare la EYATh SA, in modo tale da rendere l'azienda più vicina ai bisogni dei cittadini. Mi ricorda molto le privatizzazioni fatte dalla Thatcher, quando il 62% delle azioni della British Gas finirono nelle mani dei consumatori. Il governo concesse dei prestiti ad interesse zero per consentire ai cittadini di poter acquistare le azioni della società del gas. Sono consapevole del fatto che ancora oggi molti equiparano la Thatcher a Satana, ma quella sua scelta consentì alla popolazione inglese di entrare in possesso di buona parte del capitale della British Gas.  Erano sufficienti 40 sterline per acquisire una quota del capitale della società". Se dal nostro punto di vista l'iniziativa intrapresa in Grecia dai K136 appare come qualche cosa di nuovo e originale, il sig. Apfel la considera solo una nuova privatizzazione: "La privatizzazione della EYATh eseguita in questo modo, può rappresentare un esempio per tutta l'Europa. Un'altra iniziativa a cui sto lavorando è quella che consentirà ai bambini di partecipare". Secondo la Banca Centrale Greca gli abitanti della Macedonia centrale avrebbero nei loro portafogli e nei loro conti bancari circa 2,8 miliardi di euro semplicemente risiedendo in quella provincia. Questa è la ricchezza posseduta dalla regione della Macedonia centrale, ed essa dovrà essere messa in circolazione. Credo che molti all'interno del governo, incluso il sig. Samaras, saranno eccitati nel vedere 100 mila cittadini-capitalisti con i loro 136 euro a testa in mano, in attesa di rilevare la loro quota della EYATh. Noi abbiamo bisogno di portare le grosse aziende di stato più vicino ai cittadini. E per poter fare questo dobbiamo andarle a prendere all'amministrazione centrale".
E' evidente come l'idea di capitalismo popolare illustrata da Apfel sia in netta contraddizione con gli obiettivi promossi attraverso l'iniziativa K136 di un'economia sociale solidaristica. Mentre L. Angelou continua a  sostenere come  il progetto K136 differisca profondamente da ciò che è accaduto in Inghilterra durante i governi della Thatcher. Ciò principalmente a causa della sua natura "non profit", oltre all'obiettivo di condividere conti e non azioni, Apfel nella sua risposta alla nostra domanda se il progetto K136 sia simile o meno al progetto della Thatcher, non lascia spazio a fraintendimenti: "Indubbiamente, si".
In ultima analisi l'iniziativa K136  si oppone ad un meccanismo consolidato, mentre l'intenzione di Apfel è quella di riprodurre quel meccanismo in tutte le sfere della vita sociale. Solamente se tutti quanti noi diventiamo dei capitalisti convinti, e mettiamo in circolazione i nostri depositi all'interno dell'economia reale, il sistema stesso sarà capace di rigenerarsi e di sopravvivere alla sua attuale crisi. La diversità tra gli obiettivi perseguiti da K136 e quelli di Apfel è dunque evidente. Tuttavia, saranno in grado di condurre allo stesso risultato?


L'esperienza internazionale: La privatizzazione dell'acqua produrrà effetti negativi per i cittadini
Quello che sta accadendo in Grecia, oltre ad essere in contrasto con un grossa esperienza accumulata negli anni passati circa gli effetti negativi sulla popolazione della privatizzazione del servizio idrico, si contrappone ad una tendenza molto attuale di servizi idrici che tornano ad essere gestiti dal pubblico, dopo essere stati in precedenza privatizzati. Il concetto che sta alla base della nazionalizzazione non è rappresentato solo dal principio secondo il quale il servizio idrico deve esser gestito dal pubblico, poichè rappresenta un bene essenziale, ma anche da motivazioni di ordine economico, in quanto è stato ampiamente dimostrato come una gestione pubblica sia in grado di soddisfare pienamente sia gli interessi dei cittadini che quelli delle casse dello stato. Come ci ha raccontato il signor Kolokytha, professore associato al dipartimento di Ingegneria Civile, presso l'Università Aristotele: "Quando si tratta di portare l'acqua nelle case della popolazione, l'acqua stessa deve essere considerata come un bene sociale, ed un servizio idrico capace di portare nelle case della gente un'acqua di buona qualità, in quantità adeguata e ad un costo sostenibile,  rappresenta un obbligo per lo stato centrale o per l'amministrazione locale. Qualsiasi impresa privata ha come obiettivo principale quello di massimizzare il profitto, e questo lascia intendere come essa non possa operare sul terreno dell'interesse sociale generale".
"L'esperienza internazionale mostra come la privatizzazione del servizio idrico metta a rischio il diritto di accesso ad uno dei beni più importanti per la sopravvivenza umana. Il tipico esempio ci viene dall'esperienza inglese. La privatizzazione del servizio idrico portata a termine dalla Thatcher ha causato degli effetti drammatici sulla popolazione, producendo un aumento del prezzo dell'acqua del 50% nei primi quattro anni dall'ingresso dei privati, triplicando il numero delle famiglie insolventi, abbassando il livello di qualità dell'acqua, aumentando i casi di dissenteria dovuti alle pratiche di conservazione dell'acqua, e causando una moltiplicazione esponenziale dei fenomeni di inquinamento della risorsa idrica" afferma il parlamentare europeo Kriton Arsenis. Tra le dozzine di casi di privatizzazioni fallimentari, quello esemplare è rappresentato sicuramente dalla Bolivia, dove la privatizzazione è stata imposta come condizione essenziale per la concessione del prestito da parte del Fondo Monetario Internazionale. La privatizzazione in Bolivia ha causato un aumento insostenibile del costo dell'acqua (200-300%). Le proteste della popolazione sono in seguito sfociate in una tragedia, con sette manifestanti morti, ed il governo è stato alla fine costretto a tornare  sui suoi passi , rinazionalizzando il servizio idrico.


La ripubblicizzazione del servizio idrico ed il referendum
Alcuni esempi di resistenza alla privatizzazione o di ripubblicizzazione del servizio idrico si possono oggi vedere anche in Europa. Il più importante è senza dubbio rappresentato da quello di Parigi, dove nel 2008 l'amministrazione comunale ha deciso di non rinnovare il contratto per la gestione del servizio idrico alle due multinazionali francesi Suez e Veolia, contratto datato 1985. L'amministrazione ha creato l'azienda municipalizzata Eau de Paris affidandole nel 2010 la gestione del servizio idrico. Abbiamo contattato Anne Le Strat, delegata dal sindaco di Parigi e presidente di Eau de Paris, che ci ha detto :"La scelta di ripubblicizzare il servizio idrico è stata dettata da una forte convinzione, quella secondo cui la gestione del servizio idrico debba rispondere ad un interesse pubblico: l'acqua è un bene comune, una risorsa vitale che deve essere controllata e gestita da un soggetto che sia pienamente responsabile. Questa riforma della gestione del servizio idrico si basa sull'impegno preciso da parte del comune di Parigi a considerare l'acqua un servizio pubblico".
I risultati di questa riforma sono oggi apprezzabili in modo evidente: 35 milioni di euro di profitti annuali, mentre il costo dell'acqua potabile è stato per la prima volta ridotto nel 2011 dell'8%, dopo una crescita a partire dal 1985 del 260%.
Nel 2011 in Italia si è tenuto un referendum, con il 95% degli elettori italiani che si sono espressi contro la privatizzazione del servizio idrico. Numerose pressioni esterne, poco democratiche, hanno tentato di sovvertire questo enorme risultato, che tuttavia è stato ratificato nel luglio 2012 dalla Corte Costituzionale.
A Vienna l'87% dei cittadini ha votato contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali, e tra questi anche il servizio idrico.
David Hall ci ha raccontato che "Ogni volta che la privatizzazione del servizio idrico è stata sottoposta a referendum popolare, essa è stata puntualmente respinta in massa". Di conseguenza, la proposta dell'amministrazione di Salonicco di sottoporre la privatizzazione del servizio idrico ad un referendum viene vista molto positivamente, anche se l'esito non viene ritenuto vincolante.
Il referendum è in grado di elevare il livello del confronto, soprattutto a seguito dell'esclusione dell'iniziativa K136, che alcuni consideravano come una soluzione di ripiego rispetto alla privatizzazione pura e semplice.
In questo contesto un ruolo dominante viene svolto dall'iniziativa SOSte to nero
(Salva l'acqua), che coordina attraverso un'assemblea, le iniziative di una serie di agenzie e di organizzazioni che si oppongono alla privatizzazione. Teoricamente la privatizzazione viene anche contrastata da tutte le amministrazioni locali, le quali si sono espresse attraverso una risoluzione unanime da parte dell'Unione Centrale delle Municipalità della Grecia, contro la scelta del governo centrale di privatizzare il servizio idrico locale e quello fognario. Il prossimo passo spetta al governo greco. Accetterà di indire un referendum, con la possibilità di annullare la privatizzazione, e quale sarà la posizione del Presidente della Repubblica, al quale spetta l'ultima parola su questa materia? In ultimo, chi comanda in questo Paese? La Suez ed il fondo TAIPED o la demos ossia la gente? L'etimologia della forma di governo denominata democrazia, lascerebbe presupporre che il potere sia detenuto dalla gente. Fino ad oggi la realtà ci ha dimostrato il contrario. (traduzione di cm)