ALTO LAZIO VIAGGIO NEI COMUNI CON FALDE INQUINATE, DA
BRACCIANO A CAPRANICA
Emergenza
arsenico: disagi e proteste per i rubinetti «vietati» da inizio anno. File alle
autobotti. «I dati epidemiologici rilevano nella Tuscia un'alta mortalità per
tumori»
Fatica quotidiana
per l'acqua
di Valeria Costantini
BRACCIANO
(Roma) - «Noi in
fila alla fontana come fanno le donne Masai in Africa». Un paragone visivamente
efficace per raccontare il disagio che i cittadini di Viterbo e provincia
stanno subendo a causa dell'emergenza arsenico. Da quando è scaduta la proroga
della deroga Ue e sono tornati i limiti massimi di metallo nelle acque per uso
umano, numerosi comuni viterbesi hanno vietato il consumo dell'acqua che esce
dai rubinetti di casa. Mamme, giovani, ma soprattutto anziani: li vedi
camminare chini, carichi come muli, strette tra le mani le taniche pesanti,
appena caricate di acqua potabile dall'autobotte. Scenari da terzo mondo, se
non fossimo a Bracciano, Comune a due passi dalla Capitale.
Fontanelle
e rubinetti nell'Alto Lazio sono vietati da quando, a inizio 2013, sono scattate le ordinanze dei
sindaci. La legge italiana, datata 2001, già fissava i limiti di presenza di
arsenico nell'acqua a 10 microgrammi per litro. Deroghe su deroghe (ultima
scadenza a dicembre 2012), bocciatura europea e dieci anni dopo, 25 aree del
viterbese sono ancora fuorilegge. Persino l'informazione scorre come l'acqua
buona: con il contagocce.
In via dei Pasquatelli a
Bracciano, si ferma una delle autobotti di rifornimento del Comune: c'è la fila
per riempire otri e bidoni. «Vengo qui tutti i giorni, una fatica assurda,
questi divieti improvvisi hanno provocato il caos», racconta la signora Alda,
settantacinquenne che si ritrova a spiegare la situazione ad una sua vicina di
casa, stupita dalla presenza dell'autobotte.
«Alle scuole poi zero notizie, -
denuncia una mamma - non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale. Ma qualcuno
controlla che i miei figli non bevano l'acqua dai bagni?».
Nel vicino borgo di Capranica, i divieti non li trovi nemmeno affissi
sui muri come, invece, seppur scarsi, a Bracciano. «Abbiamo messo i filtri alla
macchinette, sennò il caffè non si può fare. - spiegano al bar della piazza -
Siamo ridotti a lavarci i denti con le bottiglie, una situazione invivibile».
A Civita Castellana come a
Caprarola, Comuni con
livelli anche di venti o cinquanta microgrammi sopra i limiti, non tutti sanno,
ancora, che l'acqua è diventata un lusso. O un pericolo, grave e presente. In
via dei Pasquatelli a Bracciano, si ferma una delle autobotti di rifornimento
del Comune: c'è la fila per riempire otri e bidoni. «Vengo qui tutti i giorni,
una fatica assurda, questi divieti improvvisi hanno provocato il caos»,
racconta la signora Alda, settantacinquenne che si ritrova a spiegare la
situazione ad una sua vicina di casa, stupita dalla presenza dell'autobotte.
«Alle scuole poi zero notizie, -
denuncia una mamma - non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale. Ma qualcuno
controlla che i miei figli non bevano l'acqua dai bagni?».
Nel vicino borgo di Capranica, i divieti non li trovi nemmeno affissi
sui muri come, invece, seppur scarsi, a Bracciano. «Abbiamo messo i filtri alla
macchinette, sennò il caffè non si può fare. - spiegano al bar della piazza -
Siamo ridotti a lavarci i denti con le bottiglie, una situazione invivibile».
A
Civita Castellana come a Caprarola, Comuni con livelli anche di venti o
cinquanta microgrammi sopra i limiti, non tutti sanno, ancora, che l'acqua è
diventata un lusso. O un pericolo, grave e presente.
A
Ronciglione, nei pressi delle «casette dell'acqua», posizionate oltre un anno
fa, c'è rabbia e rammarico tra i cittadini in fila per le scorte. I prezzi?
Gratis la naturale, cinque centesimi la minerale. «Una vergogna, nessuno ci ha
detto per anni che bevevamo acqua tossica e ora ci obbligano a caricarci di
taniche ogni giorno. Sotto pioggia e neve», tuona Marianna, infuriata
cinquantaduenne in coda a piazza Mancini. «Poi non si capisce nulla, - aggiunge
Isa, bagagliaio dell'auto pieno di otri - sulle casette dovrebbero esserci
avvisi della Asl che garantisce la salubrità dell'acquedotto e invece le trovi
solo sul sito internet. Ma un vecchietto come fa a saperlo? Su quella in via
Pertini poi il display è rotto ma dovrebbe avvertire di cambiare il filtro».
Raimondo Chiricozzi del Comitato
Acqua Potabile di Ronciglione da anni denuncia l'immobilismo delle istituzioni.
«Gli studi del Dipartimento Epidemiologico della Regione Lazio indicano un alto
eccesso di mortalità per tumori nella Tuscia, frutto della contaminazione da
arsenico - spiega - Ma si è corsi ai ripari troppo tardi e oggi ne pagano le
spese i cittadini».
Valeria Costantini
31 gennaio 2013 |
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_gennaio_31/arsenico-code-per-acqua-potabile-2113783082046.shtml
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