giovedì 31 gennaio 2013

In coda per l'acqua, ogni giorno 
«Noi, come nel Terzo Mondo»


ALTO LAZIO VIAGGIO NEI COMUNI CON FALDE INQUINATE, DA BRACCIANO A CAPRANICA

Emergenza arsenico: disagi e proteste per i rubinetti «vietati» da inizio anno. File alle autobotti. «I dati epidemiologici rilevano nella Tuscia un'alta mortalità per tumori»
Fatica quotidiana per l'acqua
di Valeria Costantini
BRACCIANO (Roma) - «Noi in fila alla fontana come fanno le donne Masai in Africa». Un paragone visivamente efficace per raccontare il disagio che i cittadini di Viterbo e provincia stanno subendo a causa dell'emergenza arsenico. Da quando è scaduta la proroga della deroga Ue e sono tornati i limiti massimi di metallo nelle acque per uso umano, numerosi comuni viterbesi hanno vietato il consumo dell'acqua che esce dai rubinetti di casa. Mamme, giovani, ma soprattutto anziani: li vedi camminare chini, carichi come muli, strette tra le mani le taniche pesanti, appena caricate di acqua potabile dall'autobotte. Scenari da terzo mondo, se non fossimo a Bracciano, Comune a due passi dalla Capitale.
Fontanelle e rubinetti nell'Alto Lazio sono vietati da quando, a inizio 2013, sono scattate le ordinanze dei sindaci. La legge italiana, datata 2001, già fissava i limiti di presenza di arsenico nell'acqua a 10 microgrammi per litro. Deroghe su deroghe (ultima scadenza a dicembre 2012), bocciatura europea e dieci anni dopo, 25 aree del viterbese sono ancora fuorilegge. Persino l'informazione scorre come l'acqua buona: con il contagocce.
In via dei Pasquatelli a Bracciano, si ferma una delle autobotti di rifornimento del Comune: c'è la fila per riempire otri e bidoni. «Vengo qui tutti i giorni, una fatica assurda, questi divieti improvvisi hanno provocato il caos», racconta la signora Alda, settantacinquenne che si ritrova a spiegare la situazione ad una sua vicina di casa, stupita dalla presenza dell'autobotte.
«Alle scuole poi zero notizie, - denuncia una mamma - non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale. Ma qualcuno controlla che i miei figli non bevano l'acqua dai bagni?».

Nel vicino borgo di Capranica, i divieti non li trovi nemmeno affissi sui muri come, invece, seppur scarsi, a Bracciano. «Abbiamo messo i filtri alla macchinette, sennò il caffè non si può fare. - spiegano al bar della piazza - Siamo ridotti a lavarci i denti con le bottiglie, una situazione invivibile».
A Civita Castellana come a Caprarola, Comuni con livelli anche di venti o cinquanta microgrammi sopra i limiti, non tutti sanno, ancora, che l'acqua è diventata un lusso. O un pericolo, grave e presente. In via dei Pasquatelli a Bracciano, si ferma una delle autobotti di rifornimento del Comune: c'è la fila per riempire otri e bidoni. «Vengo qui tutti i giorni, una fatica assurda, questi divieti improvvisi hanno provocato il caos», racconta la signora Alda, settantacinquenne che si ritrova a spiegare la situazione ad una sua vicina di casa, stupita dalla presenza dell'autobotte.
«Alle scuole poi zero notizie, - denuncia una mamma - non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale. Ma qualcuno controlla che i miei figli non bevano l'acqua dai bagni?».

Nel vicino borgo di Capranica, i divieti non li trovi nemmeno affissi sui muri come, invece, seppur scarsi, a Bracciano. «Abbiamo messo i filtri alla macchinette, sennò il caffè non si può fare. - spiegano al bar della piazza - Siamo ridotti a lavarci i denti con le bottiglie, una situazione invivibile».
A Civita Castellana come a Caprarola, Comuni con livelli anche di venti o cinquanta microgrammi sopra i limiti, non tutti sanno, ancora, che l'acqua è diventata un lusso. O un pericolo, grave e presente.
A Ronciglione, nei pressi delle «casette dell'acqua», posizionate oltre un anno fa, c'è rabbia e rammarico tra i cittadini in fila per le scorte. I prezzi? Gratis la naturale, cinque centesimi la minerale. «Una vergogna, nessuno ci ha detto per anni che bevevamo acqua tossica e ora ci obbligano a caricarci di taniche ogni giorno. Sotto pioggia e neve», tuona Marianna, infuriata cinquantaduenne in coda a piazza Mancini. «Poi non si capisce nulla, - aggiunge Isa, bagagliaio dell'auto pieno di otri - sulle casette dovrebbero esserci avvisi della Asl che garantisce la salubrità dell'acquedotto e invece le trovi solo sul sito internet. Ma un vecchietto come fa a saperlo? Su quella in via Pertini poi il display è rotto ma dovrebbe avvertire di cambiare il filtro».
Raimondo Chiricozzi del Comitato Acqua Potabile di Ronciglione da anni denuncia l'immobilismo delle istituzioni. «Gli studi del Dipartimento Epidemiologico della Regione Lazio indicano un alto eccesso di mortalità per tumori nella Tuscia, frutto della contaminazione da arsenico - spiega - Ma si è corsi ai ripari troppo tardi e oggi ne pagano le spese i cittadini».

Valeria Costantini
31 gennaio 2013 |
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_gennaio_31/arsenico-code-per-acqua-potabile-2113783082046.shtml

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