venerdì 4 gennaio 2013

Arsenico nelle acque pubbliche:
vietato bere in 32 aree, 25 nel Viterbese


Chiusi a fini potabili 4 acquedotti da Ardea ad Anguillara. Autobotti per 5 mila abitanti tra Velletri e Lanuvio. Card da 600 litri di potabile per i residenti a Civitavecchia Nord


ROMA - Migliaia di famiglie nel Lazio non possono più usare l'acqua che sgorga dai rubinetti di casa o dalla fontanelle pubbliche. E' l'effetto della cessazione delle deroghe concesse per il triennio 2010/2012 relativamente ai parametri di arsenico e fluoruro contenuto nelle acque destinate all'uso umano: dal primo gennaio 2013, infatti, i sindaci dei Comuni con le falde avvelenate (dove è presente arsenico oltre i 10 microgrammi litro) hanno dovuto correre ai ripari emettendo severe ordinanze di divieto.
CORSA ALLE ORDINANZE - Con l'arrivo del nuovo anno si contano, tra limitazioni imposte per intere città o soli quartieri, ben 32 ordinanze di divieto di consumo - la maggior parte nel Viterbese - relativi ad acque divenute «non potabili» per effetto della fine delle deroghe alle norme Ue. Al momento nessuna ordinanza interessa la provincia di Latina, zona in cui il gestore idrico assicura che l'emergenza arsenico è rientrata. Qualche problema si registra ancora nei comuni dell'hinterland romano, dove si contano 7 ordinanze. A gennaio 2012, nel Lazio, erano in vigore deroghe su 90 comuni: un terzo di queste città, dopo un anno, è ancora esposto ai rischi dell'arsenico, mentre quasi 900 mila cittadini, aspettando i lavori di risanamento, hanno pagato cara l'acqua anziché godere di qualche sconto per i disservizi subiti.
PROVINCIA ROMANA - In provincia di Roma, le ordinanze emesse alla vigilia del nuovo anno riguardano 3 mila cittadini di Velletri e circa 2 mila a Lanuvio che hanno a disposizione le autobotti per approvvigionarsi. Divieti anche a Civitavecchia Nord: qui le famiglie hanno ricevuto una card per ritirare gratuitamente 600 litri d'acqua ciascuna. Niente potabilità ad Ardea, Canale Monterano, Mazzano Romano ed Anguillara Sabazia - conta circa 18 mila anime - che chiude ai fini potabili gli acquedotti Arsial 1, Arsial 2, Ponton dell'Elce e Colle Biadaro.
RITARDI NEL VITERBESE - E' la Tuscia a soffrire maggiormente i ritardi nei lavori per la messa in sicurezza delle rete idrica. In pochi giorni sono state emesse 25 ordinanze che hanno dichiarato la non potabilità dell'acqua. Nel dettaglio sono questi i comuni coinvolti: Civita Castellana, Bagnoregio, Blera, Bolsena, Canino, Capodimonte, Capranica, Caprarola, Carbognano, Civitella D'Agliano, Fabrica di Roma, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Lubriano, Marta, Montalto di Castro, Monte Romano, Piansano, Ronciglione, Villa San Giovanni in Tuscia, Vetralla, Tuscania, Tessennano, Tarquinia ( già pronte le autobotti e le fontanelle pubbliche, mentre per tutte le informazioni è possibile rivolgersi al comando della Polizia Locale al numero di telefono 0766/849244) e infine Viterbo.
«VOGLIAMO SCONTI» - Il presidente della Provincia di Viterbo Marcello Meroi ed il vicepresidente con delega all’Ambiente Paolo Equitani, vista l'emergenza irrisolta, chiedono uno sconto per i cittadini: «Proporremo alla Talete ( il gestore del servizio idrico, ndr) ed agli organi competenti (in attesa di capire se verrà o meno prorogata per l’anno in corso la funzionalità delle strutture dell’Ato) di praticare, a partire dal gennaio 2013, uno sconto tariffario sostenibile con le esigenze finanziarie e di gestione della società, in considerazione del fatto che, alle limitazioni all’uso dell’acqua, è giusto accompagnare anche un’equa riduzione dei costi finora sostenuti dai cittadini». Naturalmente, proseguono i due politici viterbesi, «la Regione dovrà farsi carico di compensare le eventuali minori entrate che potrebbero penalizzare la sopravvivenza della Talete».
LATINA PAGA CARO - In provincia di Latina, sul finire del 2012, il gestore idrico ha invece annunciato in pompa magna il superamento dell'emergenza. Un plauso alla sincerità dei vertici aziendali, che hanno candidamente ammesso come, ancora una volta, siano stati i cittadini a farsi carico di tutto. Come ha detto l'amministratore delegato Raimondo Besson: «Ora la cartina dell’Ato 4 è tutta verde, l'arsenico è nei limiti consentiti». «Con soddisfazione - aveva dichiarato il presidente della spa Giuseppe Addessi - possiamo dire che tutti i lavori fatti sono stati finanziati dalle casse di Acqualatina e quindi dei cittadini utenti. Il problema dell'arsenico l'abbiamo risolto con i soli fondi della bolletta e con un piccolo contributo della Regione».

DIVIETI SALVA-SALUTE - In termini pratici, nelle zone fuori legge, oltre al divieto di bere, è in vigore il divieto d’uso per cottura, reidratazione e ricostituzione di alimenti, il divieto d’uso per preparazione di alimenti e bevande (escluso lavaggio frutta e verdura sotto flusso d’acqua e utilizzando acqua potabile per l’ultimo risciacquo), divieto d’uso per pratiche di igiene personale che comportino ingestione anche limitata di acqua (lavaggio denti e cavo orale). E' consentito l'uso dell’acqua per igiene personale, tranne nei casi di presenza di specifiche patologie cutanee (eczema, patologie cutanee a rischio anche di tipo evolutivo o degenerativo). Divieto d’impiego, inoltre, da parte delle imprese alimentari. Tra gli usi consentiti rientrano invece le operazioni di igiene domestica (lavaggio indumenti, stoviglie e ambienti), lo scarico del wc e l'utilizzo negli impianti di riscaldamento.
LITE TRA POLITICI - E la vicenda non poteva certo rimanere estranea alla diatriba politica in vista delle elezioni regionali. A litigare l'aspirante governatore del centrosinistra Nicola Zingaretti e l'assessore uscente Cangemi. «E' necessario - ha detto Zingaretti - di fronte a questa drammatica situazione lavorare a favore di una nuova legge che ripristini la legalità e che permetta, come dovrebbe essere in ogni stato moderno e civile, di poter usare l'acqua del rubinetto di casa. Il motivo per cui ci troviamo in questa situazione è che non sono stati fatti investimenti per la potabilizzazione».
Stizzito, Giuseppe Cangemi ha rivendicato il lavoro della giunta uscente: «Zingaretti non sa di cosa sta parlando. L’emergenza potabilità delle acque nel Lazio è l’ennesimo pasticcio, al pari dei rifiuti, lasciato in eredità a questa regione dalla giunta di centrosinistra guidata prima da Marrazzo e poi da Montino».
Michele Marangon
3 gennaio 2013 | 8:41

 http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_gennaio_3/arsenico-ordinanze-e-autobotti-dopo-fine-deroghe-2113388613818.shtml

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